Pippo Barzizza
Pippo Barzizza ritratto negli anni 1930
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
GenereSwing
Jazz
Big band
Periodo di attività musicale1924 – 1960 (Compositore, arrangiatore, direttore d'orchestra)
StrumentoViolino, piano, sax, banjo, fisarmonica
EtichettaBrunswick, Columbia, Fonit, Cetra, Polydor

Giuseppe "Pippo" Barzizza (Genova, 15 maggio 1902Sanremo, 4 aprile 1994) è stato un compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra italiano.

Raggiunge fama e successo negli anni 1930 e 1940, prima con la Blue Star e poi con l'Orchestra Cetra, che sotto la sua direzione acquista una fisionomia e un carattere specialissimi, così da essere considerata «...la migliore grande formazione italiana in grado di esprimersi in un linguaggio jazzistico»[1]. Compone anche molte canzoni e musiche di commento per numerosi film di successo.

Significativa anche l'analisi di Franco Franchi, che così si esprime: «Fu tra i primi in Italia ad interessarsi del jazz e dello swing e divenne per molti anni, assieme al suo amico-rivale Cinico Angelini, un punto di riferimento per i seguaci della musica leggera, sia grazie alle sue composizioni originali, sia per la capacità di lanciare tanti cantanti e relative canzoni, e infine per il tentativo di dare un'impronta più moderna alla canzone italiana».[2]

Biografia

Gli inizi

Pippo Barzizza nasce a Genova il 15 maggio del 1902 da Luigi e Fortunata Battaglieri. Talento musicale assai precoce, a sei anni viene iscritto all'Istituto musicale Camillo Sivori per studiare il violino. Prepara l'esame di ammissione guidato dallo zio Giovanni Lorenzo Barzizza, amministratore dei beni del marchese Pallavicini e competente musicologo. In tre mesi di studio molto intenso apprende quello che al Regio Conservatorio viene insegnato in due anni: l'intero programma di solfeggio cantato. A ottobre del 1908 si presenta all'esame, lo supera con facilità e prende la prima di una lunga serie di medaglie d'oro al merito scolastico. Pippo non sa ancora leggere, ma è in grado di trascrivere «senza il minimo errore» una sinfonia di Mozart.

Frequenta le elementari e le medie, poi il ginnasio e il liceo Cristoforo Colombo; contemporaneamente studia il violino con il prof. Biasoli, il tutto con grande profitto. Quotidianamente ascolta i "cilindri" fonografici di suo padre, appassionato conoscitore dell'opera lirica e in generale della musica classica; inoltre, accompagnato dallo zio Lorenzo, va spesso al Teatro Carlo Felice per assistere a molte rappresentazioni di famose opere liriche, che segue sullo spartito per piano e canto, con l'obbligo tassativo di non perdere mai il segno. Anche in questo modo costruisce la sua solida cultura classica e operistica.

Al liceo appare particolarmente dotato per la matematica, tanto che pensa d'iscriversi all'università per laurearsi in ingegneria. Durante lo stesso periodo, sempre incoraggiato dal prof. Biasoli, studia armonia, contrappunto, composizione e strumentazione, guidato con affetto e competenza dal Maestro Renzo Angeleri e, da autodidatta, impara il pianoforte, il primo dei tanti strumenti che apprenderà e poi suonerà in carriera, almeno fino al 1933: il violino, il banjo, la fisarmonica e l'intera sezione dei sax. Sempre nello stesso periodo suona come ultimo dei violini al Politeama di Genova e commenta al pianoforte, naturalmente improvvisando, i film muti proiettati in un cinema vicino a casa.

Genova, 1920: Pippo Barzizza (al centro) ritratto con il suo violino.

A diciassette anni interrompe lo studio del violino: la causa occasionale è rappresentata dall'ascolto di un concerto da un giovanissimo Yehudi Menuhin, del quale il giovane Pippo nota la tecnica diversa e più efficace rispetto a quella da lui appresa. In realtà è anche spinto dal suo desiderio di fare il direttore d'orchestra e il compositore, guidato, come amava raccontare, da «...un'imperiosa vocina interiore». E in questa sua scelta sarà assecondato dal prof. Biasoli, per il quale avrà sempre parole di affetto e di stima. Tra i diciassette e i vent'anni s'imbarca frequentemente come orchestrale su grandi navi di linea, alternando questa attività a quella svolta in orchestre genovesi. Il primo ingaggio è sul piroscafo di lusso (con solo posti di prima classe) Esperia: essendo ancora minorenne, viene imbarcato per gentile concessione del capitano come passeggero. Gira il Mediterraneo e traversa più volte l'Atlantico. A New York avviene il decisivo ed entusiasmante incontro con lo swing e il jazz statunitense. È anche un periodo di studio tenace della discografia d'oltre Atlantico. Pippo copia dischi su dischi, sezione per sezione, e così perfeziona sul campo il suo talento di grande arrangiatore.

Nel 1922 viene scoperto dal musicista livornese Armando Di Piramo, che lo inserisce nella sua orchestra, portandolo all'Olimpia e al De Ferrari di Genova. Barzizza lo descrive in questi termini:

«Un ottimo musicista Armando. Un tipo molto esigente con i suoi orchestrali che, peraltro, erano tutti veramente in gamba. Andavo a sentirli all'Olimpia quasi ogni pomeriggio assieme al mio Maestro (Renzo Angeleri, ndr.) e ci restavo fino all'ora del tè. [...] Tra un brano e l'altro parlavo con Di Piramo, mi complimentavo per le loro esecuzioni, chiedevo i titoli dei pezzi, insomma cercavo in ogni modo di accattivarmene la simpatia. Avevo imparato a memoria quasi tutto il repertorio, e a casa mi esercitavo soprattutto sui brani più impegnativi. Un giorno il secondo violino scappò con la donna di Di Piramo e per me fu un colpo di fortuna: fui ingaggiato seduta stante e cominciai così la professione di orchestrale, con grande rammarico dei miei genitori che volevano che facessi l'ingegnere.[3]»

Nel 1923 presta il servizio militare a Rimini, dove per ordine di un colonnello organizza una piccola banda militare, che riscuote un grande successo. Congedato, il 12 aprile 1924 arriva ancora in uniforme a Milano per riprendere la sua attività con l'orchestra Di Piramo, che si esibisce al Cova, un importante locale vicino al Teatro alla Scala. Così Pippo ricorda la ripresa della sua attività professionale:

«Nel 1924, per esattezza il 12 aprile, arrivai a Milano e andai subito al Cova dove suonavano Armando Di Piramo e suo fratello Sirio.(...) Armando mi diede la chiave della sua camera d'albergo, dicendomi: "Va a cambiarti e poi ascolta i dischi che trovi in camera". Andai e rimasi stravolto; Armando aveva un bellissimo fonografo e dei dischi che mi fecero saltare sulla sedia. Erano incisioni di Paul Whiteman. (...) Quel 12 aprile del 1924 fu decisivo per la mia vita. La musica americana e il jazz divennero la mia grande passione. Accettai l'ingaggio e contemporaneamente divoravo quei dischi, cercando di decifrarli. Fu così che iniziai, completamente solo, grazie al bagaglio musicale che avevo, a scrivere arrangiamenti.[4]»

Qualche mese dopo arrivano a Milano i fratelli Phillips con la loro "Riviera Five": Pippo insegna a Sid i primi rudimenti dell'arrangiamento e lui gli dà lezioni di sassofono, insegnandogli tra le altre cose la tecnica del "pizzicato". Così ricorda Pippo quei giorni:

«Al Cova eravamo molto apprezzati: facevamo della buona musica sincopata e la gente si meravigliava del mio modo di suonare il sassofono. Ricordo che in quel periodo si celebrava il trentennale della Manon Lescaut, e molti milanesi, al termine dell'opera, concludevano la serata nei locali vicino alla Scala. Il Cova registrava ogni sera il tutto esaurito. Noi suonavamo sotto un gazebo e il Maestro Puccini veniva spesso a sedersi vicino a me. Una notte mi chiese come facessi a produrre il suono del pizzicato sul sassofono. "È un semplice schioccar di lingua sull'ancia", gli risposi. Sai, allora i sassofonisti provenivano dalle fanfare militari o dalle associazioni bandistiche e avevano scarse conoscenze del loro strumento. Non potevano suonare in quel modo perché tenevano tutti il bocchino del sax a rovescio, con l'ancia di sopra.[5]»

Sempre a Milano realizza la sua prima incisione fonografica alla Pathé, negli studi di corso Sempione. Nel 1925 inizia la sua attività di autore, prima con l'Editrice Aromando (da cui si distaccherà in modo burrascoso), poi per qualche anno con le Edizioni Carisch, per approdare finalmente alle Edizioni Curci, dove stabilisce con Alberto Curci un rapporto di grande e reciproca stima. Inizia anche la sua attività di arrangiatore.

Nel 1925, dopo un breve periodo al Ristorante Carminati, costituisce la sua prima formazione, la Blue Star. Nel tempo trascorso a Milano, dall'aprile del '24 al luglio del '25, Pippo perfeziona inoltre le sue conoscenze tecniche e artistiche, copiando (e studiando) decine di dischi dei migliori jazzisti americani, formando così:

«…il suo straordinario orecchio di arrangiatore, e quindi di polistrumentista, capace di assecondare brillantemente le esigenze di ogni singola parte orchestrale. Nel 1925 raccolse tutti i frutti di quel prezioso bagaglio formativo, fondando l'orchestra Blue Star, un monumento del jazz in Italia, perlomeno fino alla prima metà degli anni Trenta.»[6]»

A proposito della passione di Pippo per la musica americana, il jazz e il suo talento di arrangiatore, così scrive Adriano Mazzoletti:

«L'influenza di Whiteman e del suo arrangiatore dell'epoca, Ferdie Grofé, fu determinante per la futura carriera di Pippo Barzizza che già nel 1927 era considerato arrangiatore di notevole importanza a livello internazionale, tanto che alcuni suoi spartiti vennero pubblicati in Germania, e uno di questi, "Original Charleston", scritto da Barzizza già nel 1925, venne riprodotto in uno dei primi libri di jazz pubblicati in Europa: Jazz, di Paul Bernhard, uscito nel 1927 a Monaco di Baviera. Dalla pagina 82 del libro si parla a lungo della Blue Star in termini estremamente elogiativi.»[7]»

L'Orchestra Blue Star fotografata nel 1925, anno della fondazione. Barzizza è al sassofono.

Direttore d'orchestra

Nell'organico iniziale della Blue Star sono presenti Gianni Miglio e Luigi Balma, che negli anni a venire saranno gli unici elementi fissi, affiancati da altri orchestrali costantemente rinnovati. Pippo, forte del suo straordinario talento di polistrumentista[8] (padroneggia ben nove strumenti) ne è il frontman:

«[...] eccelle nel violino ma suona anche il sassofono nell'ormai storico complesso Blue Star (...) ed è stimato dai colleghi per il suo eclettismo musicale (suona infatti anche fisarmonica, pianoforte e batteria), oltre che per la sicurezza, la precisione quasi matematica e l'autorevolezza del gesto direttoriale.»[9]»

Pippo sceglie gli elementi della sua orchestra ponendo come prerequisiti la padronanza di "almeno" tre strumenti[10], la capacità di leggere a prima vista qualunque spartito e di suonare a memoria un repertorio assai vasto. L'organico arriva presto a sette elementi, che dispongono di ben trentasei strumenti, mellophone incluso. Le foto dell'orchestra ne evidenziano le notevoli capacità: fino a sette persone «in piedi dietro una vera e propria barriera di strumenti. In una di queste foto se ne contano ben ventisei: quasi quattro a testa! Doveva essere uno spettacolo straordinario ammirarli».[10]

L'Orchestra Blue Star ritratta in una data imprecisata tra il 1928 e il '29. Barzizza, al violino, è a sinistra. L'organico consta di sette elementi.

La Blue Star debutta l'8 luglio 1925 al Sempioncino di Milano[8]; sempre a Milano si esibisce con grande successo al Cova e all'Olimpia. Si afferma rapidamente come una delle più prestigiose orchestre italiane[8] e grazie alla competente attività dell'agente Eugenio Pugliatti (conosciuto in mezza Europa con il nome d'arte di Eugeny) ottiene importanti scritture in Francia e in Svizzera. Si esibisce al Casinò di Cannes, a quello di Saint Raphael, al "Ciro's" di Parigi e al Palace Hotel di Sankt Moritz, frequentato da facoltosi clienti americani e da altre famose personalità. Accompagnato da Pugliatti, al quale rimarrà legato per tutta la vita da una sincera amicizia, Barzizza si spinge fino a Costantinopoli per una fortunata tournée di molti mesi, dalla quale Pippo torna arricchito. Coi proventi della sua attività acquista un appartamento per i suoi genitori a Pegli e si regala, tra le altre cose, una potente FIAT 507 Torpedo. Suona anche nella sua città, al Grand'Italia, applaudito e ammirato dai colleghi genovesi:

«Quando suonavamo al Grand'Italia, all'angolo di Piazza De Ferrari, venivano a sentirci anche molti colleghi musicisti. Persino Piero Rizza, che aveva la Louisiana Orchestra e faceva le serate danzanti allo Chez Vous, proprio sotto il nostro locale. Suonavamo per il tè e poi di sera fino alle 22.00. Ma nessuno ballava: la gente veniva per ascoltarci. Penso che quelle serate possono considerarsi tra i primi esempi di jazz-concerto in Italia[11]»

Tra le file della Blue Star militarono i migliori jazzisti liguri del tempo, tra i quali si distinse il trombonista Potito Simone, che già nel 1921 suonava (primo in Italia) il trombone a coulisse.[11]. Nel 1928 Barzizza è a Sanremo per l'inaugurazione del Casinò: in tale occasione conosce Tatina Salesi, che sposerà nel febbraio dell'anno successivo. Il 22 novembre 1929 nasce la figlia primogenita Isa, destinata a sua volta ad un'importante carriera nel cinema e nel teatro. Negli anni successivi ottiene altre buone scritture a Cannes, a Saint Raphael e di nuovo a Parigi, oltre che a Milano (Olimpia, Cova, Birra Italia). La Blue Star conclude la sua vicenda artistica sciogliendosi nel 1933, anche per le crescenti difficoltà di avere buoni contratti all'estero.

Tatina Salesi Barzizza, moglie di Pippo.

Nel 1931 Pippo inizia un'intensa attività discografica, che continuerà senza interruzioni fino al 1936, e si afferma come arrangiatore di grande talento, oltre che come autore di belle canzoni. Lavora per le etichette Fonit, Columbia, La voce del padrone, Odeon, Brunswick e Fonotipia. Nel 1934 l'editore Carisch lo definisce in una locandina il Re del Jazz Italiano[12]. Nel 1935 si fa notare per alcune registrazioni di autentico jazz. Al riguardo annota Mazzoletti:

«Se le case discografiche avessero dato più spazio ai musicisti italiani facendo loro incidere dischi di jazz, oggi raccontare questa storia sarebbe meno difficoltoso.»

[13]

Nel 1936 riceve dall'EIAR la proposta di dirigere a Torino l'orchestra Cetra. Il compenso non è elevato e comprende anche le incisioni per la casa discografica Cetra e Pippo pensa di lasciar cadere l'offerta; sceglie tuttavia di consigliarsi con l'ingegner Glenshow, direttore della Columbia e suo buon amico, che lo convince ad accettare, avendo intuito la grandissima opportunità contenuta in quella proposta di collaborazione. Pippo firma quindi il contratto e si trasferisce a Torino con Tatina, Isa e il figlio secondogenito Renzo, nato nel dicembre 1935.

L'Orchestra Cetra a fine anni 1930 in formazione big band con 18 elementi.
L'Orchestra Cetra negli anni 1940

Pippo ha 34 anni e a Torino inizia la sua più bella stagione di direttore d'orchestra, di arrangiatore e compositore, prendendo il via una carriera che lo porterà in breve tempo ad una grandissima popolarità. Così Pippo racconta l'inizio di questa nuova avventura:

«All'inizio la Cetra era un vero disastro. Mi toccò fare la rivoluzione. L'orchestra che mi avevano affidato era abituata a suonare come se ci trovassimo ancora in piena Belle Epoque. Tirai dentro con me all'inizio Gino Filippini al pianoforte e Saverio Seracini alla chitarra".[14]»

L'Orchestra Cetra, ereditata dalla direzione di Claude Bampton, parte con un organico di quattordici elementi; negli anni successivi arriva ad averne diciotto e si potenzia con ottimi musicisti, acquistando

«[...] una fisionomia e un carattere specialissimi, così da essere presto considerata la migliore tra le grandi orchestre italiane in grado di esprimersi in linguaggio jazzistico.[15]»

Sono anni in cui gli ascoltatori dell'EIAR si dividono in "barzizziani" e "angeliniani", alimentando così una forte rivalità tra i due colleghi, legati peraltro da una solida amicizia. L'orchestra Barzizza si rivolge ai giovani, agli studenti del liceo e dell'università, ad un pubblico complessivamente più sofisticato; quella di Angelini esprime un genere più facile e popolare. La sigla di apertura e di chiusura del programma è Marilena, composta e arrangiata da Pippo nel 1936, uno ... swing, una grinta, un'allegria straordinarie, una perfetta rappresentazione del suo talento musicale e, ancor più, del suo carattere esuberante[16]. «L'Orchestra Cetra funziona ...come una macchina ritmo-polifonica oliata ed efficientissima, (...) e la concezione jazzistica, sempre in senso orchestrale, cui si rifà il musicista genovese è principalmente quella di Duke Ellington.»[17].

Pippo Barzizza, Isa e Renzo a Torino nel 1939.

Il regime fascista chiudeva un occhio sulla sua musica troppo "americana", imponendo solo la traduzione in italiano dei titoli originali: così In the mood diventa Con stile, Woodchoppers diventa Al ballo dei taglialegna. Per quanto riguarda gli autori, vengono coniati nomi di fantasia italiani. «Sotto la direzione di Barzizza, la Cetra incise alcuni dischi - non troppi, in verità - di jazz autentico.»[18] "Pippo è in stato di grazia: compone memorabili canzoni come Domani o Sera, bellissima pagina armonicamente fin troppo ardita per l'epoca»,[19]. e pezzi per sola orchestra come Do sol la si do e il suo straordinario "adagio". È in questo periodo che Barzizza si esprime al meglio nei suoi arrangiamenti per l'Orchestra Cetra. Trascorre, con la "sua" Cetra, sei anni straordinari. Poi, l'8 dicembre del 1942, la sede dell'EIAR di Torino va a fuoco per un bombardamento e riporta danni molto seri.[20]

Ernesto Bonino, Michele Montanari, Caterina Lescano, Silvana Fioresi, Giuditta e Sandra Lescano, Pippo Barzizza all'EIAR di Torino nel febbraio 1941

L'orchestra, con tutti i suoi cantanti, viene temporaneamente trasferita a Firenze, dove va in onda regolarmente per quasi un anno. Rientra avventurosamente a Torino alla fine del 1943, solo con una parte dei suoi orchestrali, e riprende le trasmissioni nella sede EIAR, ormai presidiata dai tedeschi. Ma le tragiche vicende della guerra condizionano fortemente tutta l'attività radiofonica. Un grande successo di quegli anni travagliati è Il Boscaiolo, popolarissima canzone che verrà adottata come nuova sigla d'orchestra nel primo dopoguerra (Marilena, come tante altre cose e persone, dopo la liberazione fu "epurata"). Nel 1946 l'attività riprende a pieno ritmo; tuttavia la magia degli anni dal 1936 al 1942, davvero straordinari, non tornerà mai più. Negli anni successivi l'attività di Pippo è intensissima: ai grandi concerti EIAR (che presto diventerà RAI) alterna fortunate tournée in Italia e all'estero. I Concerti Cora, il Gran varietà, erano "del tutto paragonabili a quanto oggi, con mezzi diversi, si fa in televisione". Nel 1947 Pippo incomincia a comporre musiche di commento per i film, attività che diventerà molto intensa. Negli anni successivi si divide tra Roma (i film) e Torino (la RAI), in una spola incessante tra le due città. Tuttavia troverà il tempo di scrivere un trattato di strumentazione, noto tuttora come il Barzizza, che andrà in stampa nel 1952. È una sintesi delle sue esperienze di arrangiatore: gli esempi e gli schemi basilari sono riportati con una tale chiarezza che alle volte «…basta dare un'occhiata al prezioso libretto per cancellare ogni dubbio o esitazione!» È il giudizio di Freddy Colt, musicista ed estimatore di Pippo. Questo il titolo dell'opera: L'Orchestrazione Moderna nella Musica Leggera, anche se Pippo ha sempre considerato riduttiva la definizione di "musica leggera", «Per me non c'è la musica leggera o la musica pesante: c'è la buona musica e basta!», diceva.

Nel 1948 compone il fortunatissimo commento musicale del film Fifa e arena con Totò e Isa. Tutte le canzoni proposte nel film avranno grande successo. Paquito Lindo stabilisce il nuovo record nella vendita dei dischi 78 giri. E Ay Nicolete fa impazzire i fan della Rai. Molti i titoli successivi con Totò: Un turco napoletano, Le sei mogli di Barbablù, Miseria e nobiltà, Totò all'inferno, ecc. E poi film con Macario, Walter Chiari, Marcello Mastroianni e altri attori importanti. Nel 1949 vince il Microfono d'Argento come migliore orchestra italiana. È giusto anche ricordare l'imponente quantità d'incisioni realizzate in quegli anni così brillanti: «L'enorme discografia dell'Orchestra Cetra diretta da Barzizza fra il giugno del 1936 e la fine del 1948 non è stata ancora ricostruita, perché le difficoltà di un'opera del genere sono quasi insormontabili. I bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero in pratica gli archivi delle case discografiche italiane e con le schede andarono perdute le matrici originali»[21]. In una sua nota Barzizza parla di circa 3.500 dischi a 78 giri; quindi (circa) 7000 facciate, riferendosi probabilmente anche alla produzione discografica svolta dal 1931 al 1936.

Nel 1951 il trasferimento a Roma, l'Orchestra Cetra viene sciolta e gli viene affidata "L'Orchestra Moderna", con un organico di 50 elementi. I suoi concerti continuano con Rosso e nero, una trasmissione condotta con grande bravura da un giovanissimo Corrado, molto seguita e con punte di ascolto notevoli. Pippo continua con successo la sua attività di compositore di musiche da film. In quegli anni lavora per lui Ennio Morricone, che Pippo apprezza moltissimo come arrangiatore: «È il più bravo - diceva, intuendone le grandi possibilità - Ennio è destinato ad una grande carriera». Nel 1954 anche "L'Orchestra Moderna" viene sciolta. Pippo ha forti contrasti con la dirigenza dell'epoca e medita di dare le dimissioni. C'è un periodo oscuro in Rai, mentre è fiorente l'attività per il cinema. Nel 1954 Pippo viene mandato a Londra e a Parigi per studiare le nuove tecniche di registrazione e verificare, come diceva lui, lo stato dell'arte. Torna in Italia entusiasta e pieno di nuove idee che tuttavia non avranno un gran seguito. Sempre nel 1954 realizza, con la valida collaborazione di un caro amico, Massimo Porre, un cortometraggio dal titolo La Volpe, di cui è soggettista e sceneggiatore, regista e montatore: lo presenta al Festival dei Film amatoriali di Cannes e vince il terzo premio assoluto e il primo per la migliore sceneggiatura.

Pippo Barzizza. Un grande arrangiatore, tra gli strumenti della sua orchestra.

Nel 1955 compone e arrangia quasi interamente le musiche di Valentina, commedia musicale di Marcello Marchesi, autore dei testi e regista della messa in scena. La protagonista è Isa. Le canzoni composte per quella occasione avranno, come lo spettacolo, un buon successo, in particolare Valentina e Sposi nel Sogno. Sempre in quell'anno firma un contratto con la Polydor e registra a Monaco di Baviera alcune delle sue cose più significative; ottiene anche un grosso riconoscimento internazionale: L'Oscar della canzone, come migliore orchestra italiana, consegnata a Nizza nel corso di una bella cerimonia. Le incomprensioni e i contrasti con la dirigenza della Rai di quegli anni gli pesano molto e il 15 marzo del 1955 presenta le sue dimissioni, che tuttavia vengono respinte. Sempre nel '55 sposta la residenza a Sanremo nella sua amatissima villa, ma il lavoro lo tiene lontano da casa per quasi tutto l'anno, e per tutti gli anni successivi. Nel '56 è a Roma con un organico di 36 elementi; continua l'attività discografica con la Polydor e il suo lavoro di compositore di musiche per i film. Il 28 febbraio del '57 Barzizza, Angelini e altri ottimi musicisti vengono licenziati senza un ragionevole motivo. «Vergogna!» annota Pippo in uno dei suoi brogliacci. Contrariamente alle sue aspettative, il lavoro per la Rai aumenta e nel '58 «… Barzizza visse una stagione d'oro come arrangiatore, producendo la cifra record di 128 lavori.»[22].La sua attività è intensissima e si svolge tra Roma e Milano in funzione dei contratti Rai. Le più recenti ricerche fatte nell'Archivio O.S.N. della Rai di Torino, condotte con grande competenza e passione dal prof. Malvano e dalla squadra di ricercatori da lui coordinata, hanno permesso di ricostruire integralmente l'ultima parte della carriera di Barzizza. Il già citato Rosso e Nero (1954), Parata di fine anno (1954), Le canzoni della fortuna (1956/57), Passerella di primo applauso (1957), Musica in celluloide (1957), Appuntamento a Roma (1957), "Pippo lo sa", con un titolo ispirato a Pippo non lo sa, una notissima canzone di Gorni Kramer (1958), Il giro del mondo in 80 giorni (1959).[23]

Nel 1960 Pippo è a Roma per Gran Gala di cui cura la parte musicale dal mese di febbraio a tutto giugno; a suo dire, il miglior programma a cui abbia partecipato. Ma il '60 sarà per Pippo un anno durissimo: il 21 dicembre del '59 muore il suo amatissimo "papalone" Luigi; e il 3 giugno del '60 muore in un incidente il marito di Isa, Carlo Alberto Chiesa. Provato dal dolore e dalla fatica è colpito da un infarto che interrompe e conclude un'eccezionale e fortunata carriera.

La malattia e il buen retiro a Sanremo

Pippo Barzizza nel suo studio. Sanremo, anni '80.

Gli anni dal 1960 al 1994 Pippo li trascorrerà a Sanremo con la sua Tatina. I primi tempi sono piuttosto difficili: l'incertezza sulla sua ripresa fisica, la paura di dover vivere come un invalido e la lontananza dal quel suo mondo così competitivo, ma anche così affascinante. Ma Pippo ha una salute di ferro e il recupero ha del miracoloso; si distrae dipingendo tutti gli infissi della sua casa e diventa un "provetto pittore"; gioca con i suoi cani; legge molto, cura il suo giardino. Poi la voglia di far musica prevale e ritorna alla sua vita di sempre, ma a Sanremo, nella sua villa, dedicando il suo tempo, le sue capacità ed esperienza non più a platee esigenti, ma ad un gran numero di allievi giovani e meno giovani. Così il suo studio si trasforma in una vera sala di registrazione; arriverà ad avere cinque registratori multitraccia (Teac, Revox, Akai, Philips, stereo e mono) 8 tastiere, batteria elettronica e un ottimo campionatore.

Nel 1984 partecipa alla trasmissione La notte del jazz, ideata e condotta da Adriano Mazzoletti, nel corso della quale riceverà un importante riconoscimento. Infine nel 1984 e in occasione dei sessant'anni della Rai, alla presenza di Sandro Pertini e di Nilde Iotti, dirige per l'ultima volta una grande orchestra proponendo Il Boscaiolo e Sera, due tra le sue più famose e amate composizioni, ri-arrangiate proprio per quella occasione. Nel 1987 fa la sua ultima apparizione in televisione, ospite di Giancarlo Magalli nella trasmissione Pronto, è la Rai?, accompagnato da Isa, sua figlia.

Pippo Barzizza muore circa un mese prima di compiere 92 anni, il 4 aprile del 1994.

In suo onore, il "Centro Studi Stan Kenton" di Sanremo ha istituito un premio per arrangiatori la cui giuria è stata presieduta da Ennio Morricone. I premiati sono stati: ex aequo Enrico Blatti (Roma) e Stefano Zavattoni (Perugia) nel 2002 ed Antonello Capuano (Campobasso) nel 2003. Al premio per arrangiatori, si affiancava un trofeo alla carriera assegnato ad un arrangiatore/compositore "storico". I premiati dal 2000 al 2004 sono stati: Virgilio Savona, Piero Piccioni, Gianni Ferrio, Roberto Pregadio e Riz Ortolani.

Orchestre

Nel 1925 Barzizza realizza finalmente il suo sogno: immagina la sua prima formazione raccogliendo intorno a sé musicisti in grado di suonare "almeno" tre strumenti e capaci di leggere a prima vista qualunque spartito. Ha inizio così la bella avventura della Blue Star. Pippo, è lo chef d'orchestre, il boss del gruppo, di cui cura anche gli arrangiamenti. La Blue Star si scioglierà nel 1933 per le crescenti difficoltà di ottenere buoni contratti, in particolare all'estero.

Orchestra Blue Star, sei elementi (1925)

Blue Star, 1927. Barzizza è al centro con la fisarmonica

Orchestra Blue Star, sette elementi (1928)

Barzizza con Pizzini, Rabagliati e Petralia. Torino, fine anni '30

Orchestra Cetra

Nel 1936 Barzizza firma il contratto con l'EIAR e prende la guida dell'Orchestra Cetra, ereditata dalla direzione di Claude Bampton. Pippo sostituisce immediatamente alcuni elementi e ne riforma completamente l'organico; in pochi mesi di intenso lavoro riesce a dare la sua inconfondibile impronta al nuovo complesso, grazie anche ai suoi innovativi e moderni arrangiamenti. Successivamente potenzierà l'orchestra con l'inserimento di altri ottimi musicisti: tra gli altri, il trombettista Gaetano Gimelli. All'inizio degli anni quaranta la Cetra è considerata "la migliore tra le grandi orchestre italiane in grado di esprimersi in linguaggio jazzistico"[1]. L'Orchestra Cetra viene sciolta nel 1951 per un'alquanto discutibile decisione della dirigenza dell'epoca.

Orchestra Cetra, sedici/diciotto elementi (1936)

Pippo Barzizza con l'Orchestra Cetra negli studi Eiar di Torino (anni trenta).

Orchestra Cetra, ventidue elementi (1940)

Gaetano Gimelli, Orchestra Cetra

Altre Orchestre (1951 - 1960)

Nel 1951 Barzizza si trasferisce a Roma; l'Orchestra Cetra viene sciolta e gli viene affidata "L'Orchestra Moderna", con un organico di oltre cinquanta elementi. Dirigerà questa orchestra fino al 1954 in trasmissioni di grande successo, come Rosso e nero, un programma radiofonico molto seguito e con punte di ascolto notevoli, e condotto con grande bravura da un giovanissimo Corrado Mantoni. Segue un periodo molto oscuro nella gestione della RAI, durante il quale Pippo si dedica all'attività discografica, alle musiche della commedia Valentina, con Isa Barzizza protagonista, testi e regia di Marcello Marchesi; e anche al cinema amatoriale, realizzando un cortometraggio, dal titolo La volpe, premiato al Festival di Cannes nel 1955. Nel 1956 lo ritroviamo finalmente alla testa di un organico di trentasei elementi, un'altra ottima orchestra che si fa subito notare per le sue caratteristiche. Concluderà la sua carriera di direttore d'orchestra e di grande arrangiatore con Gran Gala, che alla fine degli anni cinquanta era considerata la rivista radiofonica più importante della Rai. Pippo Barzizza ne curava l'intera parte musicale, scegliendo i brani da eseguire, i cantanti e i collaboratori, occupandosi personalmente degli arrangiamenti per un organico di oltre cinquanta elementi. Di Gran Gala si è salvato ben poco; e quel poco è stato caricato sul Barzizza Channel, con tanti altri contenuti, sia in audio che in video.

Cantanti

Dal 1936 al 1942: Alberto Rabagliati, Silvana Fioresi, il Trio Lescano, Ernesto Bonino, il Quartetto Cetra, Aldo Donà, Norma Bruni, il Trio Aurora, Lidia Martorana, Oscar Carboni, Dea Garbaccio, il quartetto Stars, Carla Boni, Rino Loddo, Tina Allori, Silvana Lalli, i Radio Boys, per citarne solo alcuni, ottimi artisti del tutto paragonabili per notorietà e talento agli attuali divi della televisione, e molti altri, tutti istruiti (e qualche volta scoperti) da un ottimo musicista, il Maestro Carlo Prato.

Una testimonianza interessante su quel periodo e sulla trasgressiva personalità di Pippo Barzizza è contenuta nel film Ecco la Radio!, documentario del 1940 sulle attività dell'EIAR. Inoltre sono stati pubblicati sul Barzizza Channel altri due filmati, tratti dalle numerose riprese in passo ridotto realizzate dal Maestro Barzizza, e digitalizzate presso la Home Movies di Bologna, "Gli anni più belli -1928/1949", (dic. 2014), e "Una vita per la musica", (marzo 2015), utilissimi alla comprensione sia dell'artista che del personaggio pubblico.

Sigle d'orchestra e canzoni

Nel 1936 Barzizza compone e arrangia un pezzo per orchestra sola: lo intitola Marilena, che diventerà la sua sigla d'apertura. Nel 1946 la sigla Marilena viene epurata, come tante altre persone e cose: sparisce e non sarà più programmata. La nuova sigla d'orchestra è tratta da Il boscaiolo, un'allegra canzone country di Pippo Barzizza, che in tempo di guerra, con Rabagliati e le Lescano, ottiene un successo strepitoso. L'arrangiamento per la sigla, pacato e imponente, rappresenta in modo assai felice la continuazione e il consolidamento della sua carriera. A proposito delle sue sigle, così scrive Gianni Borgna: «Celeberrime anche le sue sigle. Quella di apertura era La canzone del boscaiolo, di Barzizza e Morbelli. Quella di chiusura la gradevolissima Sera, di Barzizza e Testoni, che ricorda irresistibilmente quella del contemporaneo Benny Goodman.»[24] E poi le sue tante composizioni:

e più di cento altre canzoni.[25]

Programmi radiofonici RAI

Filmografia

Nel 1947 Barzizza compone il commento musicale del film I due orfanelli con Totò, Campanini e, al suo debutto, la figlia Isa. Inizia così la sua intensa e fortunata attività di compositore di musiche per il cinema che dirige quasi sempre personalmente. Fa due brevi apparizioni come attore nei film I pompieri di Viggiù e in Saluti e baci.

Televisione

Pippo Barzizza ha partecipato dal 1964 al 1970 come autore della musica agli sketch televisivi della rubrica pubblicitaria su Rai1 Carosello, pubblicizzanti i televisori Minerva della Cozzi dell'Aquila.[26]

Discografia parziale

«L'enorme discografia dell'Orchestra Cetra diretta da Barzizza fra il giugno del 1936 e la fine del 1948 non è stata ancora ricostruita, perché le difficoltà di un'opera del genere sono quasi insormontabili. I bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero in pratica gli archivi delle case discografiche italiane e con le schede andarono perdute le matrici originali»[21]. In una sua nota Barzizza parla di circa 3.500 dischi 78 giri; quindi (circa) 7000 facciate, riferendosi probabilmente anche alla produzione discografica svolta saltuariamente dal 1925 al 1930 e molto intensamente dal 1931 al 1936. Matrici e dischi quasi interamente perduti durante i bombardamenti del 1942/45. Riportiamo qui solo i dischi pubblicati a nome di Pippo Barzizza.

Album

78 giri

Pubblicazioni

L'Orchestrazione Moderna nella Musica Leggera,[27] tuttora notissimo tra gli addetti ai lavori come il Barzizza. È una sintesi delle sue esperienze di arrangiatore: gli esempi e gli schemi basilari sono riportati con una tale chiarezza che alle volte «...basta dare un'occhiata al prezioso libretto per cancellare ogni dubbio o esitazione!» È il giudizio di Freddy Colt, ottimo musicista e suo sincero estimatore.

Riconoscimenti

Nel 1949 Barzizza vince il "Microfono d'argento" come direttore dell'Orchestra Cetra, considerata la migliore orchestra italiana in attività; e Pippo considera questo premio come il meritato riconoscimento di tanti anni di appassionato lavoro. Nel 1955 ottiene anche un grosso riconoscimento internazionale: L'"Oscar della canzone", per la migliore orchestra italiana, consegnato a Nizza nel corso di una suggestiva cerimonia. L'orchestra "Moderna" appena premiata, era stata sciolta con poca lungimiranza l'anno precedente.

Onorificenze

Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia
Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana

Pippo Barzizza ironizzava spesso sulla sua posizione di «Commendatore ma anche Cavaliere o Cavaliercommendatore» e sul riconoscimento della sua attività di musicista sia nel Regno d'Italia che nella Repubblica Italiana. Non volle mai usare questi titoli; «È più che sufficiente essere chiamato Maestro” - diceva - e magari questo titolo è davvero meritato».[senza fonte]

Note

Isa, Pippo e Tatina Barzizza. Parigi, 1929
Pippo e Isa. Milano, 1930
  1. ^ a b Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia, p. 331
  2. ^ Franco Franchi, Canzoni italiane, pp. 97-108
  3. ^ Egidio Colombo, Genova in Jazz fra storia e cronaca, p. 15
  4. ^ A. Mazzoletti, Il jazz a Genova dai pionieri agli anni Cinquanta, pp. 28-29
  5. ^ Egidio Colombo, Genova in Jazz fra storia e cronaca, p. 16
  6. ^ Andrea Malvano, L'arte di arrangiar(si), p. 46
  7. ^ A. Mazzoletti, Il jazz a Genova dai pionieri agli anni Cinquanta, p. 29
  8. ^ a b c Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia, p. 194
  9. ^ Luca Cerchiari, Jazz e fascismo, in: L'Epos, 2003, p. 26
  10. ^ a b Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia, p. 196
  11. ^ a b Egidio Colombo, Genova in Jazz fra storia e cronaca, p. 17
  12. ^ Egidio Colombo, Genova in Jazz fra storia e cronaca, p. 19
  13. ^ Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia, p. 197
  14. ^ Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia, p. 330
  15. ^ Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia
  16. ^ Luca Cerchiari, Jazz e Fascismo, p. 27
  17. ^ Luca Cerchiari, Jazz e Fascismo, p. 2.
  18. ^ Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia, p. 334
  19. ^ Luca Cerchiari, Jazz e Fascismo, p. 28
  20. ^ Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia, p. 332
  21. ^ a b Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia, p. 335
  22. ^ Andrea Malvano, L'arte di arrangiar(si), p. 166
  23. ^ Andrea Malvano, L'arte di arrangiar(si), p. 168
  24. ^ Gianni Borgna, Storia della canzone italiana, Laterza, 1985, p. 81
  25. ^ Edizioni musicali Curci, Carisch, Mario Aromando
  26. ^ Marco Giusti, Il grande libro di Carosello, II edizione, Sperling e Kupfer, ISBN 88-200-2080-7, p. 180
  27. ^ L'Orchestrazione Moderna nella Musica Leggera, Curci, Milano, 1952, prima edizione.

Bibliografia

Altri progetti

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