Strage di Ferragosto strage | |
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Tipo | Agguato |
Data | 15 agosto 2007 02.24 |
Luogo | Duisburg |
Stato | Germania |
Obiettivo | Esponenti della 'Ndrina dei Pelle-Vottari |
Responsabili | Esponenti della 'Ndrina dei Nirta-Strangio |
Motivazione | Faida di San Luca tra clan della 'ndrangheta |
Conseguenze | |
Morti | 6 |
La strage di Duisburg o strage di Ferragosto (o dell'Assunta) è un omicidio multiplo commesso a Duisburg, in Germania, il 15 agosto 2007. Il fatto avvenne davanti a un ristorante italiano e venne commesso da criminali affiliati alla 'ndrangheta.
L'atto criminale è stato compiuto da affiliati alla 'ndrina dei Nirta-Strangio, contro la 'ndrina dei Pelle-Vottari, quale ultimo atto della faida di San Luca che imperversava tra i clan dal 1991.
Le sei vittime sono state notate da un passante intorno alle 2:30, quattro in una Volkswagen Golf, le altre due in un furgone Opel. Cinque erano già decedute, mentre la sesta morì durante il trasporto in ospedale[1][2]. Cinque delle persone uccise erano originarie della provincia di Reggio Calabria. Uno di loro era originario di Corigliano Calabro.[1][2]
Secondo le analisi degli investigatori il crimine doveva essersi consumato intorno alle 2:24 di notte, una stima basata su quanto riferito da un testimone oculare che aveva visto due persone allontanarsi dal luogo del delitto.
Nel locale si stava cenando e festeggiando il diciottesimo compleanno di una delle vittime, Tommaso Venturi. Usciti dal ristorante, i sei erano saliti sulle auto, quando i sicari sono entrati in azione. Nella sparatoria che ne è seguita sono stati esplosi almeno 70 colpi. Al termine della sparatoria gli assassini hanno sparato un colpo in testa a ciascuna vittima, per assicurarsi della loro morte.
Le indagini, dopo la strage, sono iniziate subito con la collaborazione tra la polizia tedesca (Bundeskriminalamt), i Carabinieri e la polizia italiana (Interpol di Roma, Questura di Reggio Calabria).
Nei giorni immediatamente successivi viene divulgato un possibile identikit di uno di due uomini visti fuggire dal ristorante: un uomo dall'età apparente di 20-30 anni, magro, alto circa un metro e ottanta, con capelli neri corti, due lunghe basette e un grosso neo sotto l'occhio destro.[3]
Si pensa che l'obiettivo principale fosse Marco Marmo, sospettato di avere custodito le armi servite per l'omicidio di Maria Strangio, moglie di Giovanni Nirta[4], ma anche responsabile di un traffico di armi con la ex Jugoslavia.
Si è pensato che in quei momenti si stesse svolgendo una festa di compleanno, ma il ritrovamento di un santino bruciacchiato nella tasca dei pantaloni di Tommaso Venturi ha fatto pensare piuttosto a un rito di affiliazione tipico della mafia calabrese.[5][6]
Inizialmente, la polizia tedesca aveva ipotizzato anche una pista investigativa legata a problemi interni al clan Pelle-Vottari, un'ipotesi che in seguito è stata esclusa[7].
«GS: "Oh.. Achi... cosa stai facendo? La Mamma è lì?". AM: "No, perché?.. Cosa è successo?". GS: "Achi... la Mamma è lì?". AM: "No, ma perché?". GS. "Vai a dirglielo pe...." e inizia a piangere. AM: "Che c'è?". GS: "È morto mio fratello, è morto mio nipote, è morto tuo fratello, sono morti tutti..."»
Il 12 luglio 2011 la Corte d'Assise di Locri ha emanato la sentenza di primo grado riguardante la strage di Duisburg in cui sono stati condannati all'ergastolo i seguenti imputati: Giovanni Strangio, Gianluca Nirta, di 42 anni, Francesco Nirta, Giuseppe Nirta, detto Peppe u versu, di 71 anni, Francesco Pelle, detto Ciccio Pakistan, di 34 anni, Sebastiano Romeo, di 34 anni, Francesco Vottari, detto Ciccio u Frunzu, di 40 anni, e Sebastiano Vottari, detto il Professore, di 28 anni.[35][36][37]
Gli altri condannati, per i quali era stata chiesta una pena di 25 anni di reclusione, sono: Antonio Carabetta, condannato in primo grado a 9 anni e assolto con formula piena in grado di appello, sua figlia Sonia, condannata anch'essa a 9 anni, e Antonio Pelle, condannato a 12 anni di reclusione. Quest'ultimo è divenuto latitante il 15 settembre 2011 quando, ricoverato presso l'ospedale di Locri e già in stato di arresto, si è potuto allontanare inosservato. Per il suo ricovero non era stata predisposta alcuna forma di sorveglianza[38]. Verrà ritrovato dopo 5 anni[39] in un nascondiglio celato tra le mura di casa[40] e tratto nuovamente in arresto.
Nel processo sono stati assolti tre imputati: si tratta di Sebastiano Strangio, per il quale era stato chiesto l'ergastolo, di Antonio Rechichi e di Luca Liotino.[35]
Dopo una nuova indagine della DDA di Reggio Calabria, che ha rilevato in una Renault Clio, che secondo gli inquirenti sarebbe una delle due auto che ha ospitato gli esecutori, il DNA di Sebastiano Nirta, il 1º dicembre 2013, la Corte d'Assise di Locri ha condannato Sebastiano Nirta (anni 42) alla pena dell'ergastolo, assolvendo suo cugino Giuseppe "Charlie" Nirta e condannando quest'ultimo a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa. La sentenza è stata letta dal Presidente supplente della Corte di Assise Alfredo Sicuro in un clima tesissimo, tra le proteste dei parenti degli imputati; presente anche il Vice Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri. Due dei quattro esecutori della strage sono stati condannati, ma le indagini proseguiranno per risalire alla ricostruzione completa degli eventi.[41][42]
Il 26 maggio 2014 la Corte d’Assise d’appello di Reggio Calabria dichiara colpevoli e condanna all'ergastolo: Giovanni Strangio quale ideatore e autore della strage[43][44][45], Francesco Nirta[44], Giuseppe Nirta, detto Peppe u Versu[44], Sebastiano Vottari, detto Il professore[44], Francesco Vottari, detto Ciccio u Frunzu[44], e Francesco Pelle, detto Ciccio Pakistan[44]. Condannato invece a 12 anni di carcere Antonio Pelle, a 9 anni Sonia Carabetta e Sebastiano Nirta a 12 anni, solo per associazione mafiosa, e assolvendolo dall'omicidio. Ridotta la pena a Giovanni Luca Nirta, marito di Maria Strangio, dall'ergastolo a 14 anni di carcere e Sebastiano Romeo a 12 anni di carcere[44]. Assolto, infine, Antonio Carabetta.[44]
Il 16 maggio 2016 la Corte di cassazione decide di condannare definitivamente all'ergastolo: Giovanni Strangio quale ideatore e autore della strage, Francesco Nirta, Giovanni Nirta, Sebastiano Vottari e Francesco Vottari[46][47]. Assolti: Antonio Pelle e Sonia Carabetta.
Infine, Francesco Pelle e Sebastiano Nirta vengono rinviati alla Corte d'Appello, a quest'ultimo sono confermati i 12 anni di carcere.[46][47]
Il 6 febbraio 2017 reinizia il processo d'appello per Sebastiano Nirta (1971), accusato di pluriomicidio e detenzione di porto d'armi, condannato in primo grado all'ergastolo, in secondo grado a 12 anni di carcere e annullata con rinvio in appello al terzo grado[48]. L'11 febbraio 2019 la Corte d'Appello di Reggio Calabria lo condanna all'ergastolo[33][34]. Il 10 novembre 2020 la Cassazione conferma in via definitiva la condanna all'ergastolo per Nirta[49][50][51].