Syllogae minores (lett. "sillogi minori") è il termine usato in letteratura per descrivere le collezioni minori di epigrammi greci, che fanno parte dell'antologia greca. "Syllogae" deriva dalla parola greca "Συλλογαί" (collezioni), mentre il termine "minores" (minori) è usato per distinguerle dalle collezioni più grandi e importanti, ossia l'Antologia Palatina e l'Antologia di Planude.

Alcune di queste hanno una rilevanza particolare perché contengono epigrammi che non si trovano in altre collezioni o perché risalgono a stadi di tradizione importanti per la ricostruzione del testo dei componimenti che contengono (le varianti testuali in esse contenute vanno quindi affiancate a quelle delle Antologie maggiori); altre sillogi derivano invece da collezioni conosciute, soprattutto dall'Antologia di Planude.

Collezioni

Queste sono le collezioni che rientrano nelle Syllogae minores:[1][2][3][4][5]

Note

  1. ^ a b Francesca Maltomini, Tradizione antologica dell'epigramma greco. Le Sillogi Minori di età bizantina e umanistica. (Pleiadi 9.), Rome: Edizioni di Storia e Letteratura, 2008, ISBN 978-88-8498-480-7
  2. ^ Further greek epigrams, edited by D.L. Page, Cambridge University Press, 1981, pag. xiv
  3. ^ Bryn Mawr Classical Review 2009.05.41 Archiviato il 13 aprile 2018 in Internet Archive., Reviewed by Lucia Floridi, Center for Hellenic Studies
  4. ^ a b Asclepíades de Samos, epigramas y fragmentos: estudio introductorio, revisión del texto, traducción y comentario, Luis Arturo Guichard, 2004, p. 96
  5. ^ Greek Anthology : The Garland of Philip and Some Contemporary Epigrams - A. S. F. Gow, D. L. Page, pag. liv, Cambridge University Press, ISBN 9780521737586
  6. ^ Progymnasmata in Anthologiam Graecam, Friedrich Wilhelm Schneidewin, Georg-August-Universität (Göttingen, Allemagne), Gottingae, 1855
  7. ^ The Classical review , vol. 5-6, Classical Association (Great Britain), D. Nutt, 1955, pag. 143
  8. ^ Sternbach non si servì del codice P perché, banalmente, non ne conosceva l'esistenza: esso arrivò infatti nella Biblioteca Nazionale di Parigi nel 1886, come legato testamentario di E. Miller, ma il catalogo del lascito non fu pubblicato che undici anni dopo (cf. Henri Omont, Catalogue des manuscrits grecs, latins, français et espagnols et des portulans recueillis par feu Emmanuel Miller, Paris 1897, 58-9), ma passò quasi del tutto inosservato fino al 1978, quando Robert Aubreton (La Sylloge Barberino-Vaticana, «Revue des Études Anciennes» 89 (1978), 228-38) ed Elpidio Mioni (L'antigrafo dell'«Appendix Barberino-Vaticana» all'Antologia di Planude, «Miscellanea. Università di Padova» 1 (1978), 69-79), che già aveva segnalato il manoscritto nel 1975 (L'"Antologia greca" da Massimo Planude a Marco Musuro, in Scritti in onore di Carlo Diano, Bologna 1975, 263-307), non ne resero noto il contenuto.

Bibliografia

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