Tamiri (in greco antico Θάμυρις, Thamyris), figlio di Filammone e della ninfa Argiope, è una figura della mitologia greca.

Fu poeta e musico e, poiché si vantava di cantar meglio delle Muse, suscitò l'ira delle figlie di Zeus che, per punirlo, lo accecarono, gli tolsero la memoria e lo privarono delle sue capacità canore.

Nell'Iliade

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La vicenda di Tamiri è brevemente narrata nell'Iliade:

«E quelli che Pilo abitavano e l'amabile Arene,
e Trio, guado dell'Afeo, ed Epi ben costruita,
e Ciparissento ed Anfigénia abitavano,
e Pteleo ed Elo e Dorio, là dove le Muse
fattesi avanti al tracio Támiri tolsero il canto,
mentre veniva da Ecalia, da Euríto Ecaleo
e si fidava orgoglioso di vincere, anche se esse,
le Muse cantassero, figlie di Zeus egíoco!
Ma esse adirate lo resero cieco e il canto
divino gli tolsero, fecero sì che scordasse la cetra...» (Iliade, libro II, vv. 591-600)

Altri miti

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In un'altra leggenda, Tamiri è trasformato dalle Muse in un usignolo.

Era anche annoverato come uno degli amanti di Giacinto: i due sarebbero stati addirittura i primi mortali maschi legati da un rapporto omoerotico e il poeta il creatore della pederastia come istituzione sociale.[1]

Note

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  1. ^ Apollodoro, Biblioteca 1.3.3

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