Terenzio Mamiani | |
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Ministro della pubblica istruzione del Regno di Sardegna | |
Durata mandato | 21 gennaio 1860 – 23 marzo 1861 |
Capo del governo | Camillo Benso, conte di Cavour |
Predecessore | Gabrio Casati |
Successore | Francesco De Sanctis, Regno d'Italia |
Ministro dell'Interno dello Stato Pontificio | |
Durata mandato | 4 maggio 1848 |
Ministro degli Esteri dello Stato Pontificio | |
Durata mandato | 20 novembre 1848 – 29 dicembre 1848 |
Membro del Consiglio dei deputati | |
Durata mandato | maggio 1848 – dicembre 1848 |
Legislatura | Unica |
Collegio | Pesaro (risultò eletto anche nei collegi di Faenza - Brisighella e di Roma IV) |
Deputato dell'Assemblea costituente della Repubblica Romana | |
Legislatura | Unica |
Collegio | Urbino e Pesaro |
Deputato del Regno di Sardegna | |
Durata mandato | 4 novembre 1849 – 17 dicembre 1860 |
Legislatura | III, IV, V, VI, VII |
Gruppo parlamentare | Destra |
Collegio | Pinerolo (III e IV leg.) Genova V (V leg.) Pint (VI leg.) Cuorgnè (VII leg.) |
Sito istituzionale | |
Deputato del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 18 febbraio 1861 – 12 giugno 1861[1] |
Legislatura | VIII |
Gruppo parlamentare | Destra |
Collegio | Cuorgnè |
Sito istituzionale | |
Senatore del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 20 maggio 1864 – 21 maggio 1885 |
Legislatura | dalla VIII (nomina 13 marzo 1864) alla XV |
Tipo nomina | Categoria: 5 |
Incarichi parlamentari | |
Cariche
Commissioni
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Prefisso onorifico | Conte |
Partito politico | Destra storica |
Titolo di studio | Laurea in Lettere e filosofia |
Professione |
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Terenzio Mamiani della Rovere (Pesaro, 19 settembre 1799 – Roma, 21 maggio 1885) è stato un filosofo, politico, scrittore e patriota italiano. Ultimo conte di Sant'Angelo in Lizzola, fu fra i protagonisti di rilievo del periodo risorgimentale italiano.
Era figlio di Gianfrancesco, conte di Sant'Angelo in Lizzola, e di Vittoria Montani.
Cugino di Giacomo Leopardi, entrò in contatto a Firenze nel 1827 con i circoli degli intellettuali vicini al Gabinetto Vieusseux (quando iniziò a collaborare al periodico Antologia), e sviluppò poi la propria esperienza politica partecipando ai moti del 1831 prima a Bologna, poi ad Ancona. Fu Ministro dell'Interno nel Governo provvisorio delle Province Unite Italiane (febbraio-aprile 1831).
Nel 1847 con Domenico Buffa fondò a Genova il giornale La Lega Italiana[2], sostituito tre mesi dopo da Il Pensiero Italiano.
Nel 1848 con Vincenzo Gioberti diede vita a Torino alla Società nazionale per la confederazione italiana.
Ricoprì incarichi pubblici nello Stato Pontificio:
Alla proclamazione della Repubblica abbandonò il seggio dell'Assemblea costituente. Dimessosi, si ritirò a vita privata. Con la restaurazione del papato però fu condannato all'esilio.[6] Si stabilì a Genova e ottenne la cittadinanza dello Stato sardo. Eletto deputato nella III legislatura del Parlamento subalpino, venne riconfermato nelle tre legislature successive. Fu ministro dell'Istruzione nel terzo governo Cavour (gennaio 1860 - marzo 1861). Successivamente fu Senatore del Regno d'Italia (dal 1864) e vicepresidente del Senato. Ottenne la cittadinanza sarda solo nel 1855 grazie al personale interessamento di Cavour, che lo volle poi al suo fianco in Parlamento, malgrado lo sapesse legato alla sinistra rattazziana.[7]
Nel 1827 fu professore di eloquenza nell'Accademia militare di Torino e dal 1857 insegnò Filosofia della storia all'Università di Torino e poi a Roma. La sua posizione, sostanzialmente moderata, ispirò una contestuale visione storico-filosofica che - alla vigilia dell'Unità d'Italia - si rifletté nella sua opera di Ministro della Pubblica Istruzione nell'ultimo governo del Regno di Sardegna presieduto da Cavour (governo Cavour III). Nel 1860 Mamiani approvò i nuovi programmi scolastici, che includevano l'insegnamento della religione cattolica tra le materie fondamentali.[8]
Il 15 agosto 1896 la Loggia "11 settembre 1860", in occasione della solenne commemorazione che la città di Pesaro decretò a Terenzio Mamiani, con un pubblico manifesto rese nota la sua appartenenza alla Massoneria e il 20 agosto successivo fece fissare al suo monumento, opera di Ettore Ferrari, una corona bronzea con la dedica: "Al Fratello Terenzio Mamiani, la Massoneria Italiana"[9].