I Titani (in greco antico: Τιτάνες?, Titánes; singolare: Τιτάν) sono, nella mitologia e nella religione greca, gli dei più antichi (próteroi theoí[1]), nati prima degli olimpi e generati da Urano (Cielo) e Gea (Terra)[2][3]. Titanidi erano invece chiamate le loro sorelle, mogli e compagne[4].
I titani vengono considerati come le forze primordiali del cosmo, che imperversavano sul mondo prima dell'intervento regolatore e ordinatore degli dei olimpici[5].
L'origine del termine Τιτάνες non è assolutamente certa. Esiodo[6] la fa discendere, ma in modo del tutto fantasioso, dal termine τιταίνειν ("produrre uno sforzo", "tendere in alto") e da τίσις ("vendetta", "punizione") collegandoli alla relazione con Urano, loro padre[2], che li avrebbe chiamati così per disprezzo, per odio[7].
Nella Teogonia di Esiodo, viene narrato che unendosi a Urano (il Cielo), Gea (la Terra) genera i sei titani:
e le sei titanidi:
Dopo i titani, l'unione tra Gea e Urano genera i tre Ciclopi (Bronte, Sterope e Arge[8]) e gli Ecatonchiri (Centimani): Cotto, Briareo e Gige dalla forza terribile. Urano imprigiona i tre ecatonchiri e i ciclopi. La ragione di questo rifiuto risiederebbe secondo alcuni autori[9][10] nella loro "mostruosità". Gea allora costruisce una falce dentata e chiede agli altri figli, i titani, di mettersi contro il volere del padre Urano. Solo l'ultimo dei titani, Crono, risponde all'appello della madre: appena Urano si stende nuovamente su Gea, Crono, nascosto[11] lo evira.
Da questo momento inizia il dominio di Crono il quale, unendosi a Rea, genera Estia, Demetra, Era, Ade ed Ennosigeo ("Scuotitore della terra", da intendere come Poseidone o Posidone[12]); ma tutti questi figli vengono divorati da Crono in quanto, avvertito dai genitori Gea e Urano che uno di questi lo avrebbe spodestato, non vuole cedere il potere regale. Questo stato di cose procura a Rea grande sconforto, la quale, incinta dell'ultimo figlio avuto da Crono, Zeus, e, consigliatasi con gli stessi genitori, decide di partorirlo di nascosto a Litto (Creta)[13], consegnando a Crono una pietra che questi divora pensando fosse il proprio ultimo figlio.
Zeus cresce in forza e intelligenza, fino a che sconfigge il padre Crono facendogli vomitare gli altri figli che aveva divorato[14], e il primo oggetto vomitato da Crono è proprio quella pietra che egli aveva inghiottito scambiandola per Zeus[15]. Quindi Zeus scioglie dalle catene i tre Ciclopi[16], così costretti da Urano, i quali lo ricambieranno consegnandogli il tuono, il fulmine e il lampo.
Lo stesso argomento in dettaglio: Titanomachia.
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La titanomachia è il nome della lotta tra i titani residenti sul monte Otri e gli dei dell'Olimpo figli di Crono e di Rea. Zeus coinvolge i ciclopi e gli ecatonchiri nella battaglia che diverrà così decisiva e si concluderà con la sconfitta dei titani e la loro segregazione nel Tartaro, chiuso da mura e da porte di bronzo costruite appositamente da Poseidone e guardati a vista dagli stessi tre ecatonchiri.
Sempre nella Teogonia esiodea viene citata la generazione di altri titani:
Nell'antichità erano comunque rappresentati uguali agli esseri umani, allo stesso modo degli dei, anziché in forme mostruose come in alcune loro rappresentazioni contemporanee, come nella saga videoludica di God of War o il film Disney Hercules.