La caduta dei Titani di Cornelis van Haarlem (1596–1598)

I Titani (in greco antico: Τιτάνες?, Titánes; singolare: Τιτάν) sono, nella mitologia e nella religione greca, gli dei più antichi (próteroi theoí[1]), nati prima degli olimpi e generati da Urano (Cielo) e Gea (Terra)[2][3]. Titanidi erano invece chiamate le loro sorelle, mogli e compagne[4].

I titani vengono considerati come le forze primordiali del cosmo, che imperversavano sul mondo prima dell'intervento regolatore e ordinatore degli dei olimpici[5].

Etimologia

L'origine del termine Τιτάνες non è assolutamente certa. Esiodo[6] la fa discendere, ma in modo del tutto fantasioso, dal termine τιταίνειν ("produrre uno sforzo", "tendere in alto") e da τίσις ("vendetta", "punizione") collegandoli alla relazione con Urano, loro padre[2], che li avrebbe chiamati così per disprezzo, per odio[7].

I titani nella Teogonia di Esiodo

Oceano (Ὠκεανός), in una statua rinvenuta a Efeso e risalente al II secolo d.C., oggi conservata presso il Museo archeologico di Istanbul. Oceano è il primo figlio di Urano (Οὐρανός ἀστερόεις, "Cielo stellante") e Gea (Γαῖα, "Terra"). Nell'Iliade (XIV 201) è detto «padre degli dei».

Nella Teogonia di Esiodo, viene narrato che unendosi a Urano (il Cielo), Gea (la Terra) genera i sei titani:

e le sei titanidi:

Dopo i titani, l'unione tra Gea e Urano genera i tre Ciclopi (Bronte, Sterope e Arge[8]) e gli Ecatonchiri (Centimani): Cotto, Briareo e Gige dalla forza terribile. Urano imprigiona i tre ecatonchiri e i ciclopi. La ragione di questo rifiuto risiederebbe secondo alcuni autori[9][10] nella loro "mostruosità". Gea allora costruisce una falce dentata e chiede agli altri figli, i titani, di mettersi contro il volere del padre Urano. Solo l'ultimo dei titani, Crono, risponde all'appello della madre: appena Urano si stende nuovamente su Gea, Crono, nascosto[11] lo evira.

Da questo momento inizia il dominio di Crono il quale, unendosi a Rea, genera Estia, Demetra, Era, Ade ed Ennosigeo ("Scuotitore della terra", da intendere come Poseidone o Posidone[12]); ma tutti questi figli vengono divorati da Crono in quanto, avvertito dai genitori Gea e Urano che uno di questi lo avrebbe spodestato, non vuole cedere il potere regale. Questo stato di cose procura a Rea grande sconforto, la quale, incinta dell'ultimo figlio avuto da Crono, Zeus, e, consigliatasi con gli stessi genitori, decide di partorirlo di nascosto a Litto (Creta)[13], consegnando a Crono una pietra che questi divora pensando fosse il proprio ultimo figlio.

Zeus cresce in forza e intelligenza, fino a che sconfigge il padre Crono facendogli vomitare gli altri figli che aveva divorato[14], e il primo oggetto vomitato da Crono è proprio quella pietra che egli aveva inghiottito scambiandola per Zeus[15]. Quindi Zeus scioglie dalle catene i tre Ciclopi[16], così costretti da Urano, i quali lo ricambieranno consegnandogli il tuono, il fulmine e il lampo.

La Titanomachia

Lo stesso argomento in dettaglio: Titanomachia.

La titanomachia è il nome della lotta tra i titani residenti sul monte Otri e gli dei dell'Olimpo figli di Crono e di Rea. Zeus coinvolge i ciclopi e gli ecatonchiri nella battaglia che diverrà così decisiva e si concluderà con la sconfitta dei titani e la loro segregazione nel Tartaro, chiuso da mura e da porte di bronzo costruite appositamente da Poseidone e guardati a vista dagli stessi tre ecatonchiri.

Sempre nella Teogonia esiodea viene citata la generazione di altri titani:

I titani nelle altre tradizioni mitologiche greche

Genealogia (Esiodo)

Urano
Gaia
Ponto
Oceano
Teti
Iperione
Teia
Crio
Euribia
Potamoi
Oceanine
Elio
Selene
Eos
Astreo
Pallante
Perse
Crono
Rea
Ceo
Febe
Estia
Era
Ade
Zeus
Latona
Asteria
Lelanto
Demetra
Poseidone
Giapeto
Asia o Climene
Temi
(Zeus)
Mnemosine
Atlante
Menezio
Prometeo
Epimeteo
Ore
Muse


Nella cultura di massa

Nell'antichità erano comunque rappresentati uguali agli esseri umani, allo stesso modo degli dei, anziché in forme mostruose come in alcune loro rappresentazioni contemporanee, come nella saga videoludica di God of War o il film Disney Hercules.

Note

  1. ^ Esiodo Teogonia 424.
  2. ^ a b Herbert Jennings Rose. Oxford Classical Dictionary 1970; trad. it. Dizionario di antichità classiche. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, p.2106
  3. ^ Franco Ferrari, Marco Fantuzzi, Maria Chiara Martinelli, Maria Screna Mirto, Dizionario della Civiltà classica, vol. 2, Milano, Rizzoli, 2001, p. 1757.
  4. ^ Apollodoro, I,1,3
  5. ^ Károly Kerényi, Gli dei e gli eroi della Grecia. Milano, il Saggiatore, 1963, p. 29
  6. ^ Teogonia, 209
  7. ^ Teogonia, 208
  8. ^ Dèi con un "occhio solo", i loro nomi richiamano rispettivamente il "Tonante", il "Fulminante" e lo "Splendente".
  9. ^ Fritz Graf. Il mito in Grecia. Bari, Laterza, 2007, p.61
  10. ^ Cassanmagnago, p.929.
  11. ^ Nella vagina della madre, locheós, (così legge Shawn O'Bryhim, Hesiod and the Cretan Cave in "Rheinisches Museum fuer Philologie" 140: 95-96, 1997.)
  12. ^ Colonna nota 31 p.86.
  13. ^ O sul monte Egeo (Arrighetti, pp. 345-6.)
  14. ^ In Apollodoro I,2,1 è Metis (Μῆτις), una delle oceanine e prima moglie di Zeus, a far somministrare a Crono l'emetico che lo costrinse a vomitare i figli.
  15. ^ Pasuania, X, 24,6 testimonia di una "pietra sacra" collocata sul monte Parnaso, nei pressi della tomba di Neottolemo.
  16. ^ Arrighetti, p.347; Cassanmagnago, (89) p.936.
  17. ^ a b Arrighetti p.294.
  18. ^ Cassanmagnago, p.931 (46).
  19. ^ Cassanmagnago la vuole figlia di Asteria e Perse p.934; così anche Guidorizzi p. 637 e p. 1419 e Kerényi (Gli dei della Grecia, p.40); mentre Herbert Jennings Rose e Charles Martin Robertson (in Oxford Classical Dictionary 1970; trad. it. Dizionario di antichità classiche. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, p. 729) la leggono come figlia di Febe (Phoibe) e Ceo (Coio).

Bibliografia

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