La tregua di Parabiago (28 agosto-29 agosto 1257) è la premessa di un trattato di pace, chiamato Pace di Sant'Ambrogio, che pose fine alle lotte interne al Comune di Milano tra popolo (Commune populi) e nobiltà (Commune militum), consolidando il potere dei Torriani come Signori di Milano e scongiurando una guerra civile.

Cause

Tali "litigi" iniziarono per colpa delle ambizioni dell'allora Arcivescovo Leone da Perego, capo dei nobili, che per mantenere i privilegi tradizionali, non volle ammettere il popolo alla politica cittadina.

Culminarono però con un omicidio: un nobile, Guglielmo da Landriano, per far fronte ad una personale crisi economica, si indebitò con il popolano Guglielmo Salvo di Porta Vercellina, ma non riuscendo più a restituirgli i soldi, decise di assassinarlo con l'inganno, invitandolo nella sua villa di Marnate, e nascondendo il corpo, che fu poi ritrovato dalla servitù e portato in Milano, per le vie e le piazze principali, scatenando così l'ira "popolana".

Premesse di guerra

Sotto la guida di Martino della Torre, il Commune populi insorse, costringendo il ceto nobiliare alla fuga dalla città nel luglio del 1257, con la protezione dell'Arcivescovo. Così il 5 agosto questi ultimi ripararono a Castelseprio, mentre le milizie popolane assediarono le terre intorno a Fagnano Olona.

Intanto però arrivarono per il Commune militum i primi rinforzi dal Seprio e muovendosi verso Varese, il 15 agosto incontrarono i nobili Comaschi. Insieme respinsero fino a Nerviano i popolani, occupando a loro volta Legnano e Canegrate; però, a fianco della popolazione, il 24 agosto giunse il Carroccio, pronto allo scontro.

Tra le altre cose durante gli spostamenti, l'Arcivescovo Leone da Perego si ammalò e rimase nel suo palazzo di Legnano, fino alla data della sua morte (14 ottobre 1257).

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