Segnale di pericolo radiazioni a Pripjat' in Ucraina

Il turismo nero (in inglese: dark tourism) o turismo macabro o, mediaticamente, turismo dell'orrore è una forma di turismo verso luoghi legati a catastrofi, guerre, delitti o in generale associati alla morte. Pur essendo un fenomeno tipico della contemporaneità, indotto dalla comunicazione mediatica, nasce in realtà con lo stesso turismo moderno (XIX secolo) e presenta affinità con altre attrazioni legate alla morte diffuse in passato.[1][2][3]

Storia

Antecedenti del turismo nero sono individuati in alcune attrazioni del mondo antico e medievale come i giochi gladiatori romani, le pubbliche esecuzioni le visite alle tombe dei santi. In età moderna e contemporanea luoghi d'attrazione furono le rovine di Pompei, gli obitori di Parigi,[2] il campo di battaglia di Waterloo (già pochi giorni dopo l'evento) e i distretti di Londra teatro dei crimini di Jack lo squartatore.[4]

Astanti all'impiccagione di sette uomini in Liberia nel 1979

L'atto di nascita del fenomeno parrebbe comunque situarsi nel corso del XIX secolo, quando l'operatore turistico Thomas Cook organizzò un viaggio in Cornovaglia finalizzato ad assistere ad alcune impiccagioni.[3] Questo perché il turismo nero, nella sua forma genuina, è sostenuto da un'autentica industria.[4] Nel corso del XX secolo, inoltre, esso si è chiaramente differenziato dai suoi precedenti storici, perdendo interesse per la morte tout court e rivolgendosi solo alla morte atroce o comunque insolita e significativa, in una società in cui vige il tabù della morte.[1] Sullo scorcio del secolo e all'inizio del successivo, il turismo macabro ha conosciuto un picco, indubbiamente al traino dei media; non è chiaro tuttavia se l'incremento sia dovuto più alla domanda o all'offerta.[2]

Tipologia

La letteratura accademica sul turismo nero è quasi esclusivamente in lingua inglese. Essa distingue diverse sfumature del fenomeno.[4]

Interpretazioni

Mete

La Concordia spiaggiata al largo del Giglio

Note

  1. ^ a b Stone.
  2. ^ a b c Stone-Sharpley.
  3. ^ a b Kamin.
  4. ^ a b c van Broeck-López, p. 24.

Bibliografia

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