Varicosi | |
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Specialità | chirurgia vascolare |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-9-CM | 454, 456 e 671 |
ICD-10 | I83.9 |
OMIM | 192200 |
MeSH | D014648 |
MedlinePlus | 001109 |
eMedicine | 462579 |
Sinonimi | |
Varicosi | |
Per varicosi o malattia varicosa si intende una dilatazione patologica permanente di una vena associata a una modificazione di tipo regressivo delle pareti venose.[1] Tale dilatazione può essere localizzata, con almeno una zona di nodosità, o diffusa. Spesso, nel linguaggio comune, ci si riferisce a tale patologia con la locuzione vene varicose, varici, malattia venosa cronica (MVC).
Le varici vengono generate principalmente da:
Esiste una predisposizione genetica alla costituzione della debolezza delle pareti venose, oltre a fattori a rischio tipicamente femminili e alla posizione eretta che agevolano la patologia. Le vene, diversamente dalle arterie, non posseggono uno strato muscolare molto sviluppato, quindi la vena si dilata quando la parete tende a rilasciarsi, a causa di una quantità di sangue transitante superiore alla norma oppure per un suo rallentamento. Questo processo può essere contrastato dai muscoli che circondano la vena, ma se la loro spinta è insufficiente allora la dilatazione può divenire costante.[2] L'evoluzione della malattia varicosa nella maggioranza dei casi è ascendente dal basso verso l'alto.[3]La gravidanza,[4] l'età e l'obesità[5] rappresentano fattori di rischio specifici per le donne.[6]
Le varici [7], tipiche espressioni di una malattia multifattoriale da disfunzione del sistema venoso degli arti inferiori, sono costituite da dilatazioni permanenti delle vene.
Grandi o piccole che siano, hanno forma di cordoni o di nodi, e normalmente sono collocate nel sottocute ma anche più superficialmente nel derma (in tal caso sono dette teleangectasie)[8]. Anche le emorroidi, le varici esofagee ed il varicocele rappresentano una forma di varicosi pur se collocata in distretti meno comuni.
Distinguiamo le Varici Essenziali o Primitive dalle Varici Secondarie dette anche Postflebitiche o Postrombotiche. Le prime insorgono in assenza di una specifica causa determinante, in quanto sono costituzionali e riconoscono una eziologia genetica, anche se la loro patogenesi resta ancora da chiarire. Infatti numerose ipotesi sono state avanzate quali momenti scatenanti: aumento della pressione venosa, aumento del carico ematico, degenerazione delle strutture valvolari, ecc. Le varici secondarie invece sono causate dall’aumento della pressione venosa deambulatoria, trasmessa alla rete superficiale da quella profonda, affetta da esiti di una pregressa trombosi, quali una persistente ostruzione del lume o una incompetenza delle valvole[7]. Tali condizioni vanno sotto il comune nome di Sindrome Post flebitica o Postrombotica (SPT).
Le varici provocano una sintomatologia, a seconda della gravità del caso, variabile da semplici disagi estetici a sensazioni di pesantezza e persino di dolore, sempre esacerbate dalla stazione eretta, specie se prolungata. L’insorgenza di sintomi o di sofferenze del derma/ipoderma dei segmenti bassi della gamba è direttamente correlata all’evoluzione della MVC verso lo scompenso emodinamico, tipico della insufficienza venosa cronica (vedi complicanze).
Le complicanze delle varici sono così classificabili:
1)Venose: emorragia, trombosi della rete superficiale (varicoflebite), o profonda
2)Cutanee e sottocutanee: edema, discromie, ipodermite, eczema ed ulcera. Espressioni tutte di una compromissione dei normali scambi nutritizi del letto capillare, conseguenza di un deficit dei meccanismi che assicurano un soddisfacente ritorno venoso al cuore. Tale condizione clinica va sotto il nome di Insufficienza Venosa Cronica (IVC).
Per semplificare la descrizione del variegato quadro della varicosi, ed anche di altre patologie venose, è stata introdotta dal 1994 la Classificazione CEAP. Una sigla che identifica il singolo caso con quattro item, uno per ogni lettera:
A queste lettere fa seguito una cifra o una sigla corrispondente ai diversi aspetti della malattia.
L’espressione semplificata della CEAP, solitamente usata, si limita al solo item C e prevede le seguenti espressioni cliniche (al cui fianco leggerete in parentesi le percentuali di prevalenza, divise per sesso, nella popolazione occidentale): C1(M 58,4% F 59,5%) presenza di varici reticolari di diametro <3mm e di teleangectasie (piccole varici del derma volgarmente dette capillari); C2 (M 12,4% F 15,8%) il classico quadro di varici di vene sottocutanee di calibro > 3mm; nel C3 (M 11,6 F 14,9%) si inseriscono i casi che presentano edema quale primo esordio della IVC; quest’ultima nei casi più avanzati, classificati C4 (M 3,1% F 2,7%) provoca reazioni discromiche e reattive della cute, che esiteranno in vere ulcere e parleremo allora di C6 (0,1%) per quelle attive e di C5 (0,6%) per le pregresse. Successivamente ha trovato spazio nella CEAP anche una classe C0 che ha accolto quei casi che, pur mostrando una sintomatologia tipica della varicosi, non presentavano alcuna varice visibile nemmeno sul piano strumentale, le ragioni della dignità nosologica ad essi attribuita trova le sue ragioni nella possibile condizione di predisposizione alla varicosi, di cui sarebbero tali soggetti portatori.
Ci sono tre sistemi venosi negli arti inferiori
Le indicazioni principali si dividono:
Le norme igieniche più importanti da seguire per prevenire o limitare l'insorgenza della malattia varicosa sono:[11]