Walter Benjamin nel 1928

Walter Benjamin (pronuncia tedesca [ˈvaltɐ ˈbɛnjamiːn])[1] nome completo Walter Bendix Schöenflies Benjamin (Berlino, 15 luglio 1892Portbou, 26 settembre 1940) è stato un filosofo, scrittore, critico letterario e traduttore tedesco, pensatore eclettico che si è occupato di epistemologia, estetica, sociologia, misticismo ebraico e materialismo storico. Il lavoro di Benjamin, riconosciuto postumo, ha influenzato filosofi (quali Theodor Adorno, György Lukács e Hannah Arendt), mistici (come Gershom Scholem) e drammaturghi (come Bertolt Brecht).

Biografia

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L'Angelus Novus di Paul Klee (1920) ispirerà a Benjamin, che lo acquisterà nel 1921, la descrizione dell'"angelo della storia".

Benjamin nasce a Berlino il 15 luglio 1892, in una famiglia ebraica. Il padre, Emil, era un ricco antiquario e la madre, Paula Schönflies, proveniva da un'agiata famiglia di commercianti. A Walter seguono altri due figli: Dora (che morirà a Zurigo nel 1946) e Georg (futuro dirigente del Partito Comunista Tedesco, che morirà nel 1942 nel campo di concentramento di Mauthausen).

Nel 1902 Walter frequenta a Berlino il Friedrich-Wilhelm Gymnasium dal quale verrà trasferito per motivi di salute nel 1905 e presso il quale tornerà nuovamente nel 1907 per terminare gli studi liceali con la maturità nel 1912. Nello stesso anno si iscrive al corso di filosofia dell'Università di Berlino. Alterna la frequenza a questi corsi con quella presso l'Università di Friburgo in Brisgovia. Qui conosce il giovane poeta Christoph Friedrich Heinle, cui dedicherà un cospicuo corpus di poesie, composte tra il 1915 e il 1925. In questi anni intensifica la sua attività nella Jugendbewegung, un'organizzazione universitaria giovanile con la quale aveva iniziato a collaborare fin dai primi mesi universitari. Degli anni 1914-1915 è anche il manoscritto incompiuto di Metafisica della gioventù.

Il 21 luglio 1915, a Berlino, avviene il primo incontro con Gershom Scholem, con il quale stringerà una profonda amicizia e un saldo legame intellettuale. Scholem, che abbandonerà poco dopo gli studi di matematica e filosofia per dedicarsi allo studio della mistica ebraica, favorirà l'avvicinamento di Benjamin agli studi sull'ebraismo e un'analisi approfondita del rapporto tra l'ebraismo e la filosofia. A tale proposito si veda il libro di Gershom Sholem: Walter Benjamin. Storia di un'amicizia, Adelphi, Milano, 1992.

Nel 1917 sposa Dora Kellner, già sposata con Max Pollak e da questo divorziatasi per la relazione con Benjamin. Nel 1918 nasce il suo unico figlio, Stefan (che morirà a Londra nel 1972).

Il 27 giugno 1919 si laurea summa cum laude in filosofia discutendo una tesi su Il concetto di critica nel primo romanticismo tedesco. Tutt'altro che opera immatura, questo lavoro legge in modo del tutto originale la critica letteraria dei fratelli Friedrich e August Wilhelm Schlegel, concentrandosi sul concetto di rispecchiamento (Wiederspiegelung), cioè di un'opera letteraria che sia commento e riflessione sulla letteratura stessa, anticipando così temi propri della letteratura postmoderna.

Gli anni dal 1920 al 1927 sono anni di grande impegno intellettuale; scrive, in ordine cronologico, Per la critica della violenza, Il compito del traduttore, Saggio su Le affinità elettive di Goethe e la complessa opera Il dramma barocco tedesco. In questi anni conosce Ernst Bloch, Franz Rosenzweig, Theodor W. Adorno, Erich Fromm. Nel 1924 aveva conosciuto Asja Lacis, una regista rivoluzionaria lettone con la quale inizierà un rapporto intellettuale e sentimentale che sarà determinante per la sua decisa svolta in senso marxista e comunista. Nello stesso anno fallisce il tentativo di ottenere l'abilitazione presso l'Università di Francoforte e entrare così nel mondo accademico. La dissertazione presentata da Benjamin in quest'occasione è il fondamentale saggio che oggi conosciamo come Der Ursprung des deutschen Trauerspiels (Il dramma barocco tedesco). Un anno dopo, nel 1925, Benjamin ritirò la tesi, temendo il suo possibile rifiuto.[2] In quest'opera l'autore cercava di "salvare" la categoria di allegoria. Essa, però, si rivelò troppo poco in linea con l'ortodossia accademica del tempo e apparve eccessivamente astrusa e contorta ai suoi esaminatori, tra i quali c'erano membri di spicco della facoltà di filosofia, come Hans Cornelius.[3] Il risultato fu la fine delle sue aspirazioni accademiche. Questo fallimento comportò il rifiuto da parte di suo padre di continuare a sostenerlo finanziariamente, cosicché Benjamin fu costretto a accettare impieghi saltuari come critico e traduttore per mantenere lui e la sua famiglia.[3] Sul fronte letterario si occupa anche di divulgare l'opera della cugina, la poetessa berlinese Gertrud Kolmar, che verrà deportata ad Auschwitz nel marzo del 1943, alla quale, proprio in questi anni, dedica diversi articoli e recensioni su alcune riviste.

Nel 1928 stringe un'altra importante amicizia anch'essa determinante per la sua ulteriore evoluzione intellettuale: incontra e si lega a Bertolt Brecht. A partire dagli anni trenta si avvicina all'Istituto di ricerche sociali diretto da Max Horkheimer, con il quale i rapporti si faranno più intensi a partire dal 1934-1935. Negli stessi anni si impegna sempre più, oltre che in saggi letterari densi di riflessioni filosofiche (il Leskov, il saggio su Kafka, quello su Baudelaire, di cui traduce anche le opere maggiori, e il saggio L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica), in un'opera filosofica che, contenuta nelle intenzioni, lo accompagnerà, incompiuta ed estremamente vasta, fino alla morte: il Passagen-Werk.

La presa del potere da parte dei nazisti il 30 gennaio 1933 significò per Benjamin l'impossibilità di qualsivoglia impiego in Germania. Per alcuni mesi si assentò da Berlino per rifugiarsi in Spagna e in Francia. Lasciò definitivamente la Germania nel settembre dello stesso anno per stabilirsi a Parigi, dove sarà "un ascoltatore assiduo delle conferenze del Collège de sociologie".[4] Parigi era, e divenne sempre di più, l'oggetto privilegiato dei suoi studi sulla città moderna.[5] Nel settembre del 1939, allo scoppio della guerra, viene internato in un campo di lavori forzati in quanto cittadino tedesco. Tra la fine del 1939 e il maggio del 1940 scrive le Tesi di filosofia della storia (Über den Begriff der Geschichte),[6] il suo ultimo lavoro e testamento spirituale. Le Tesi avrebbero dovuto essere l'introduzione del Passagen-Werk, che Benjamin non poté completare e che grazie a Georges Bataille fu nascosto e conservato alla Bibliothèque Nationale[7]. Gli abbozzi furono trovati da Giorgio Agamben nel 1981 alla Bibliothèque Nationale tra le carte di Bataille;[8] e furono pubblicati in Italia da Einaudi, prima nel 1986 con il titolo Parigi, capitale del XIX secolo e poi nel 2000 con il titolo I «passages» di Parigi.

Il 14 giugno 1940 Parigi è occupata dai tedeschi. Benjamin fugge verso sud nel tentativo di varcare il confine spagnolo. Il suo piano prevede di raggiungere una località di mare iberica e da lì imbarcarsi verso gli Stati Uniti dove già si erano rifugiati i suoi amici dell'Istituto per la ricerca sociale, tra cui Theodor W. Adorno.

Monumento a Walter Benjamin, a Portbou, in Catalogna

Giunto nella località catalana di Portbou il 25 settembre 1940 si vede però ritirare il visto di transito. Benjamin sente che la sua cattura da parte della polizia di frontiera spagnola è probabile. Con la cattura diverrebbe automatica l'espulsione dalla Spagna verso il territorio francese, ormai saldamente nelle mani dell'esercito nazista. La notte stessa, preso dal panico, lo scrittore si suicida con un'overdose di morfina. Aveva con sé una valigia nera che custodiva gelosamente, in cui erano contenuti probabilmente dei manoscritti o delle pagine incompiute. Per tragica ironia il visto che stava attendendo per imbarcarsi per gli Stati Uniti arrivò il pomeriggio successivo al suo suicidio; ai suoi compagni di viaggio fu quindi permesso di proseguire per la loro destinazione. Altri suoi amici — tra cui Henny Gurland, futura moglie di Erich Fromm — provvidero alla sua tumulazione nel cimitero di Portbou, pagando l'affitto del loculo per soli cinque anni. Dopo tale periodo il suo corpo fu calato in una fossa comune, il che rese impossibile la sua identificazione; la sua valigia nera fu ritrovata alcuni decenni dopo presso il tribunale di Figueres, ma non conteneva il manoscritto cui Benjamin pare tenesse moltissimo.

A Portbou esiste un memoriale che ricorda la figura di Walter Benjamin.

Opere

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Edizioni critiche

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Opere tradotte in italiano

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Note

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  1. ^ (DE) Max Mangold, Duden Aussprachewörterbuch, a cura di Franziska Münzberg, 6ª ed., Mannheim, Bibliographisches Institut & F.A. Brockhaus AG, 2006, pp. 195, 829, ISBN 3-411-04066-1.
  2. ^ (EN) Jane O. Newman, Benjamin's Library: Modernity, Nation, and the Baroque [La biblioteca di Benjamin: modernità, nazione e barocco], Cornell University Press, 2011, p. 28.
  3. ^ a b Jay Martin, L'immaginazione dialettica: storia della Scuola di Francoforte e dell' Istituto per le ricerche sociali (1923-1950), Torino, Einaudi, 1979, p. 315, ISBN 8806178717.
  4. ^ «Le divagazioni di Caillois su una comunità aristocratica composta da individui spietati, tirannici, pronti ad affrontare i rigori di un'imminente età glaciale che avrebbe provocato una selezione implacabile, avevano un suono ancora più equivoco. Le connotazioni fascistizzanti di questi discorsi furono prontamente segnalate da critici di sinistra, socialisti e comunisti, nonché da un ascoltatore assiduo delle conferenze del Collège come Walter Benjamin» (da Carlo Ginzburg, Miti emblemi spie. Morfologia e storia, Einaudi, 1986, n.ed. 2000, p. 230).
  5. ^ Martin Jay L'immaginazione dialettica, op. cit., p. 316.
  6. ^ Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia, Mimesis, 2012.
  7. ^ «Da ricordare anche la nota con la quale terminano i volumi della corrispondenza [di Benjamin]: segnala che il dossier dei Passages (titolo del progetto al quale Benjamin stava lavorando alla fine della sua vita) è stato nascosto alla Bibliothèque Nationale di Parigi grazie a Bataille.» (da Il Collegio di sociologia. 1937-1939, Bollati Boringhieri 1991, p. 487).
  8. ^ Roberto Gilodi, Benjamin - Uno 'straccivendolo' alla ricerca capillare dei rifiuti di Baudelaire, in Alias, Roma, il manifesto, 24 marzo 2013, p. 3. URL consultato il 1º aprile 2013.
  9. ^ Zur Kritik der Gewalt (1920-1921?)
  10. ^ Franz Kafka. Zur zehnten Wiederkehr seines Todestages
  11. ^ Über den Begriff der Geschichte

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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