Una soldatessa della Marina degli Stati Uniti spara contro un bersaglio con una carabina Mk 18.

Un'arma da fuoco (o arma a fuoco) è un tipo di arma da sparo termobalistica, che tramite una canna (più o meno lunga) serve per scagliare e dirigere lontano un proiettile, sfruttando l'energia dei gas in espansione, prodotti dalla combustione della carica di lancio.

La sua azione può essere diretta o indiretta.

Storia

[modifica | modifica wikitesto]

Età antica

[modifica | modifica wikitesto]

La prima arma di questo tipo di cui si abbia conoscenza in Europa, nacque dopo l'anno 500 ed era denominata "candela romana", mentre altrove "fuoco greco". Si basava su un grosso vaso in cui veniva versata della polvere pirica. Successivamente, su questa veniva posato un proiettile composto di stracci imbevuti di oli combustibili. I soldati davano fuoco al proiettile e questo incendiava la carica sottostante che lo scagliava oltre le mura delle città, appiccando il fuoco sui tetti delle case. Il termine "fuoco greco" indicava anche una mistura (di cui non è conosciuta esattamente la composizione, ma presumibilmente a base di bitume), usata a scopo incendiario in campo navale, lanciata da sifoni imbarcati sulle galee; aveva la caratteristica di non spegnersi a contatto con l'acqua, presumibilmente per la presenza di calce viva. [senza fonte]

Medioevo

[modifica | modifica wikitesto]
Esempio di fucile ad avancarica con accensione a miccia: archibugi giapponesi del periodo Edo.

L'utilizzo e l'importanza di tali armi è comunque legato alla scoperta della polvere da sparo, già conosciuta dai cinesi a partire dal IX secolo: già il secolo dopo era comune in Cina l'utilizzo di razzi a scopo militare, e a partire dal XIII secolo si ha menzione dei primi cannoni, e dell'uso bellico della polvere da sparo.

In Europa, solo dopo il 1200 si riuscì ad ottenere la formula ancor oggi usata per la fabbricazione della polvere nera: già nel 1331 le cronache menzionano la comparsa dei primi cannoni in Europa, a Cividale del Friuli, seguiti dalle prime armi portatili come ad esempio lo schioppo, nel 1364.

Alcune delle prime attestazioni dell'uso delle armi da fuoco in Occidente sono italiane, dato che armi di questo tipo sono documentate a Firenze nel 1326, a Gassino nel 1327, mentre a Mantova era conservato un piccolo cannone in bronzo datato 1322[1].

Età moderna

[modifica | modifica wikitesto]
Disegno di cannoni del XIV secolo

Per le prime armi da fuoco europee del XIV secolo, l'accensione della carica di polvere avveniva attraverso un foro (chiamato "focone") situato alla base chiusa della canna, tramite un acciarino, poi con una miccia come nei primi tipi di schioppo; seguì l'introduzione di una miccia riutilizzabile la cui parte accesa, anziché infilarsi direttamente nel focone, si appoggiava su uno scodellino ricavato a fianco del focone stesso, che veniva chiamato "bacinetto" e sul quale era posta una piccola parte di polvere da sparo. Successivamente si utilizzò una pietra focaia che, provocando scintille, accendeva la polvere posta all'interno del bacinetto; solo in seguito si passò alla capsula a percussione che infiammava la polvere della carica propellente vera e propria quando venivano percosse dal cane che vi si abbatteva premendo il grilletto: le capsule erano poste su un cilindretto cavo collegato al focone, detto "luminello".

Archibugio europeo del 1425

Tutti questi sistemi riguardavano armi ad avancarica, cioè che si caricavano dalla bocca della canna, inserendo prima la polvere di lancio, poi un disco di feltro o cartoncino detto "borra" e infine la pallottola; questa inizialmente era in pietra ma presto fu costruita in piombo, e veniva avvolta per i 3/4 da uno straccetto per evitare che i gas generati dall'esplosione della polvere fluissero davanti alla palla da lanciare, dato che esisteva un discreto spazio tra il diametro esterno della palla ed il diametro interno della canna, per via delle tolleranze di lavorazione, enormi a quel tempo. Si premeva poi il tutto con una bacchetta in dotazione, similmente a quanto si faceva per i cannoni.

Nel XV secolo venne creata la "cartuccia" consistente in un involucro di carta nitrata contenente la polvere da sparo, la borra e la pallottola. Bastava strappare con i denti la parte inferiore della cartuccia ed infilarla nella canna, ricaricando così l'arma con una sola operazione e con quantità di polvere più costanti.

Il fatto di dover caricare l'arma dalla bocca da fuoco rendeva le prime armi estremamente lente nel reiterare l'azione di fuoco in quanto i tempi di ricarica erano lunghi e dipendenti dall'addestramento di chi la eseguiva; erano inoltre frequenti i malfunzionamenti dovuti alla mancata accensione della polvere a causa dell'umidità. Al fine di superare il primo problema e quindi aumentare la frequenza di fuoco, vennero costruite armi a canna multipla, con due/tre canne (massimo quattro per alcune realizzazioni), ma visto che ogni canna in più rappresentava un peso aggiuntivo questa soluzione comprometteva la mobilità sul terreno. Per questo motivo, le armi ad avancarica multicanna più antiche furono soprattutto pistole: le canne più corte erano più leggere, oltre ad essere armi destinate ad un utilizzo a distanze brevi o brevissime, dove la possibilità di sparare più colpi verso bersagli multipli a distanze pericolosamente brevi, poteva rappresentare la differenza tra la vita e la morte. Armi a canne multiple rimasero comunque realizzazioni abbastanza rare, spesso confinate ad armi non portatili (come il "ribauldequin", una sorta di piccolo pezzo d'artiglieria multicanna) mentre in Giappone iniziano ad apparire nel XVII secolo i primi archibugi giapponesi.

Età contemporanea

[modifica | modifica wikitesto]
Revolver Colt Army mod. 1860.

All'inizio del XIX secolo furono inventate le prime armi a ripetizione, come il "revolver", opera di Samuel Colt in base a un suo brevetto del 1835: si sfruttava un tamburo, ovvero una sorta di cilindro con più camere di scoppio, ognuna delle quali destinata ad accogliere una carica completa di proiettile, che veniva sparato quando la camera era allineata con l'asse della canna (che invece era singola): l'allineamento avveniva ogniqualvolta si arretrava il cane, mentre lo sparo avveniva quando si premeva il grilletto. Quest'ultimo liberava il cane stesso che, quindi, si abbatteva percuotendo via via le capsule al fulminato di mercurio poste sulla circonferenza posteriore del tamburo che, a loro volta, innescavano la carica di lancio contenuta nella corrispondente camera sottostante. In queste armi tuttavia ogni colpo era caricato singolarmente inserendo i vari componenti anteriormente in ogni camera del tamburo.

In seguito, con il passaggio alle armi a retrocarica, si ebbe un ulteriore sviluppo con l'adozione del sistema di accensione "a percussore lanciato" reso possibile dalla nascita della cartuccia, racchiusa all'interno di un involucro detto bossolo. Tra i primi esempi di tali armi si può ricordare il fucile Chassepot con percussore ad ago e cartucce di carta con innesco situato direttamente a contatto della parte posteriore della palla. Da segnalare anche nella seconda metà del XIX secolo i fucili ad azionamento a leva e la mitragliatrice Gatling, una delle prime armi a ripetizione ad avere un certo utilizzo in un conflitto, in tal caso nella guerra civile americana.

Ad oggi la carica, l'innesco e il proiettile sono contenuti in un bossolo metallico e l'insieme costituisce la cartuccia, mentre l'arma provvede (dopo essere stata caricata ed avendo alloggiata una munizione nella "camera di cartuccia" all'interno della canna) a percuotere l'innesco tramite un percussore (a sua volta azionato o meno da un "cane"), che vi si abbatte sopra come un martello. Il fatto che l'intera munizione sia diventato un unico oggetto, ha permesso anche lo sviluppo di sistemi di alimentazione, di scatto e di gestione della ripetizione del colpo che hanno portato a produrre armi da fuoco automatiche con cadenze di tiro di parecchie centinaia di colpi al minuto; le armi automatiche con maggiore cadenza di tiro attualmente in uso discendono dal cannone M61 Vulcan e sono munite di un affusto con più canne rotanti: ad esempio, l'arma principale dell'aereo anticarro A-10 Thunderbolt II è un cannoncino a 7 canne rotanti in grado di sparare 4000 colpi (esplosivi o perforanti in uranio impoverito) da 30 mm al minuto.

Componenti

[modifica | modifica wikitesto]

Sono elementi caratterizzanti di tale tipo di arma:

In alcune armi da fuoco ad avancarica era presente anche il luminello.

Canna

[modifica | modifica wikitesto]

La canna è sostanzialmente un tubo metallico ed è l'ambiente in cui si esplica l'azione iniziale del munizionamento, quella che permette di far partire il proiettile e di direzionarlo verso un bersaglio ed a causa dell'energia emessa al suo interno, la canna è soggetta ad un fenomeno chiamato surriscaldamento di canna.

Cane

[modifica | modifica wikitesto]

Il cane è un componente armato dal grilletto oppure a mano e nella sua successiva corsa in avanti colpisce, tramite il percussore, l'innesco della cartuccia facendo partire il colpo.

Cassa

[modifica | modifica wikitesto]

La cassa, in un'arma da fuoco lunga, è una componente fatta di legno o materiali sintetici, che unisce le diverse componenti e permette la presa, il puntamento ed il tiro.

Calcio

[modifica | modifica wikitesto]

Il calcio è la parte di essa che viene utilizzata come impugnatura, o imbracciata dal tiratore.

Castello

[modifica | modifica wikitesto]

Il castello è quella componente che contiene le parti operative.

Caricatore

[modifica | modifica wikitesto]

Il caricatore ha il compito di contenere le cartucce (formate da bossolo, che contiene propellente e innesco, e proiettile) in modo da semplificare la ricarica dell'arma.

Culatta

[modifica | modifica wikitesto]

La culatta è la parte posteriore della bocca di fuoco. Nelle armi ad avancarica è la parte posteriore della canna, che contiene la carica di lancio ed è normalmente chiusa (è a chiusura della parte posteriore della canna). Nelle armi da fuoco leggere e portatili moderne, la culatta fa parte della canna dove è situata la camera di combustione, ma essendo aperta è necessario un otturatore di chiusura, per contenere la pressione dei gas sviluppati dalla carica di lancio.

Estrattore

[modifica | modifica wikitesto]

L'estrattore è quella parte delle armi da fuoco retrocarica e a cartuccia metallica, destinata ad estrarre il bossolo dopo lo sparo, cioè a farla uscire dalla camera di scoppio, di concerto con l'espulsore.

Grilletto

[modifica | modifica wikitesto]

Il grilletto è quella parte esterna del meccanismo di scatto di un'arma da fuoco che consente il rilascio del cane o del percussore, provocando così l'esplosione del colpo. Viene normalmente azionato con il dito indice della mano che impugna l'arma.

Otturatore

[modifica | modifica wikitesto]

L'otturatore è quella parte di qualsiasi arma da fuoco a retrocarica, che serve per chiudere la culatta e resiste alla forza di espansione dei gas nello sparo.

Percussore

[modifica | modifica wikitesto]

Il percussore è il meccanismo atto a provocare lo sparo della cartuccia, tramite l'urto con la capsula a percussione di innesco in essa presente.

Selettore di fuoco

[modifica | modifica wikitesto]

Il selettore di fuoco è un dispositivo presente solitamente nelle armi da fuoco automatiche e serve per modificare la modalità di fuoco. Le tre varianti principali sono: semi-automatico, raffica ed automatico.

Slitta

[modifica | modifica wikitesto]

La slitta è quella rotaia presente sul dorso o sul ventre della canna di un'arma da fuoco che serve ad agganciare un accessorio all'arma stessa, solitamente un organo di mira ottico.

Caratteristiche e funzionamento

[modifica | modifica wikitesto]

Quando si aziona un'arma da fuoco, la polvere della carica viene incendiata, provocando una forza sufficiente a spingere il proiettile fuori della canna e ad una certa distanza: questa forza è generata dalla pressione conseguente allo scoppio della carica di lancio.

Tale pressione, tuttavia, agisce anche in direzione opposta, verso il retro della canna e quindi verso il tiratore: ciò non costituisce un problema con le armi monocolpo, in cui la canna è chiusa sul retro, ma nel caso di armi a ripetizione o con caricamento dalla culatta è importante che la spinta sia bloccata in modo adeguato e sicuro.

L'azionamento può essere ad:

Classificazione

[modifica | modifica wikitesto]
Fucile semiautomatico americano Garand M1.

L'arma da fuoco portatile moderna è essenzialmente composta da: canna, carcassa (chiamata anche "cassa" o "fusto" e contenente i meccanismi di chiusura come l'otturatore, i meccanismi di scatto come il grilletto, il cane o il disconnettore, gli eventuali meccanismi di alimentazione), calcio (o impugnatura) e sistema di mira. Le armi da fuoco si possono suddividere in varie categorie generali (ad esempio arma semi-automatica, arma automatica e armi da fuoco leggere).

Sturmgewehr 44 ritenuto il primo fucile d'assalto prodotto al mondo

Secondo le dimensioni

[modifica | modifica wikitesto]

Le armi da fuoco dal punto di vista delle dimensioni si possono distinguere in:

Secondo la lunghezza

[modifica | modifica wikitesto]

Per stabilire se un'arma possa essere considerata lunga o corta si adottano criteri, generalmente definiti dalla legislazione statale o dal diritto internazionale. Ad esempio secondo il diritto dell'Unione Europea l'art. 78 dell'accordo di Schengen del 1985 si considerano armi corte le armi da fuoco la cui canna abbia una lunghezza non superiore a 30 cm o la cui lunghezza totale non superi i 60 cm. Viceversa si considerano armi lunghe tutte le altre armi da fuoco. Questa doppia valutazione si è resa necessaria in quanto armi particolari in calibro ridotto venivano considerate, con il solo sistema militare, armi corte anche se da imbracciare. La più recente direttiva dell'Unione Europea Cee 91/477 del 18 giugno 1991 all’allegato I, punto IV, lettera A, definisce arma corta “qualsiasi arma da fuoco la cui canna ha una lunghezza inferiore ai 30 cm oppure la cui lunghezza totale non supera i 60 cm”.

Secondo il tipo di canna

[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il tipo di impiego

[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la ripetizione dello sparo

[modifica | modifica wikitesto]

Secondo l'azione, tali armi possono essere classificate in:

Meccanismi di caricamento

[modifica | modifica wikitesto]

Perché un'arma da fuoco possa sparare, deve essere prima caricata; cioè vi deve essere inserita la carica esplosiva e il proiettile. Il modo più semplice per farlo, e il primo ad essere usato nelle armi antiche fino al XIX secolo, è stata l'avancarica, cioè l'azione di inserire entrambe dalla bocca della canna; con il progredire della tecnologia venne sviluppato il sistema a retrocarica in cui nell'arma, dalla parte posteriore della canna veniva inserita una cartuccia preconfezionata che conteneva sia la carica esplosiva che il proiettile.

Avancarica

[modifica | modifica wikitesto]
Fiaschette per la polvere nera usate per il caricamento delle armi ad avancarica. Quella a sinistra, da moschetto, è prodotta dalla Colt, quella al centro è di marca sconosciuta, quella a destra accompagnava le rivoltelle Remington

In queste armi la canna e la camera di scoppio erano (e lo sono ancora per le repliche moderne di armi antiche) costituite da un solo pezzo: un tubo di metallo chiuso all'estremità, a parte un piccolo foro laterale per l'innesco della carica esplosiva posto vicino all'estremità chiusa (parte posteriore della canna o culatta). I vari componenti del caricamento (polvere da sparo, borra di pezza e la palla vera e propria) venivano inseriti infilandoli manualmente nella canna dalla parte anteriore aperta (la bocca), che era anche la parte da cui sarebbe uscito il proiettile quando si avesse aperto il fuoco (da qui il nome di "avancarica").

In genere la carica era costituita da polvere nera, che andava versata a mano nella quantità giusta; poi veniva premuto nella canna un pezzo di stoffa per compattare la polvere e separarla dal proiettile; infine veniva inserito il proiettile e premuto ben bene. Fatto questo, si metteva un po' di polvere nell'incavo del bacinetto dell'arma in modo da creare una miccia di polvere, per innescare la carica, e il meccanismo di sparo consisteva in un semplice grilletto che faceva scattare un cane munito di pietra focaia, che battendo sulla "martellina" metallica (comunemente chiamata "chiusino") posta sul bacinetto accanto al foro d'innesco provocava la scintilla che dava fuoco alla polvere.

La potenza dell'esplosione variava molto da colpo a colpo, a seconda di quanta polvere era stata versata, di quanto era stata pressata e di quanto era pesante il proiettile; inoltre era possibile che nonostante la scintilla l'innesco facesse cilecca, cioè non esplodesse: in questo caso bisognava scaricare l'arma, con molta cautela perché il colpo poteva partire "a scoppio ritardato", cioè dopo alcuni minuti. Nonostante la semplicità erano quindi armi pericolose che richiedevano una buona dose di esperienza per poter essere maneggiate con sicurezza.

Nella prima metà del XIX secolo venne introdotta la capsula a percussione (contenente fulminato di mercurio) che, posta su un "luminello" situato al posto del foro della polvere di innesco, detonava quando veniva colpita dal cane incendiando la carica di lancio e facendo partire il colpo. Tuttavia dopo pochi anni l'invenzione della retrocarica soppiantò completamente anche queste nuove armi. Questa innovazione dimostrò la sua efficacia sui campi di battaglia di Sadowa (3 luglio 1866) dove i prussiani utilizzarono i loro fucili Dreyse a retrocarica contro gli austriaci e di Mentana (1867) dove i francesi utilizzarono i loro Chassepot. Al giorno d'oggi si costruiscono solo poche armi ad avancarica, per la maggior parte ricostruzioni di armi storiche, sia nella versione "a pietra focaia" che in quella a "luminello". Nel 2005 le armi ad avancarica monocolpo sono state liberalizzate sia nella vendita che nella detenzione (solo le repliche moderne).

Retrocarica

[modifica | modifica wikitesto]

Nelle armi a retrocarica la canna è aperta in entrambe le direzioni ed il munizionamento viene inserito dall'estremità posteriore con la palla rivolta anteriormente. Al momento dello sparo, la palla percorrerà tutta la lunghezza dell'anima della canna per uscire anteriormente. Da qui il nome di retrocarica.

Il munizionamento (cartuccia) comprende in un solo pezzo sia la carica esplosiva che il proiettile, tenuti insieme da un bossolo di ottone, cartone o plastica (le ultime due sono oggi usate quasi esclusivamente nelle armi a canna liscia o nel munizionamento a bassa potenza da addestramento). La cartuccia viene inserita nella camera di cartuccia (sorta di alloggiamento creato nella parte posteriore dell'anima della canna che ricalca esattamente forma e dimensione della parte anteriore del bossolo fino al fondello della particolare e specifica cartuccia prevista per quella determinata arma), bloccata tra la forzatura (un restringimento dell'anima costituito dall'inizio dei solchi di rigatura in corrispondenza della fine della camera di cartuccia) e la culatta (o l'otturatore). Nelle armi automatiche e semiautomatiche l'otturatore è tenuto premuto contro la canna tramite l'azione di una molla fino all'azione di sparo, consentendo al bossolo di uscire solo dopo che la palla sia uscita dalla canna. All'arretrare dell'otturatore il bossolo sparato viene espulso mediante l'espulsore, piccola parte generalmente solidale con il fusto dell'arma che, urtando contro il fondello del bossolo e usando l'estrattore come fulcro, espelle il bossolo dall'arma. Riavanzando verso la chiusura, l'otturatore può camerare una nuova cartuccia dal serbatoio.

Questa innovazione (uso della cartuccia metallica e caricamento posteriore della stessa) rivoluzionò letteralmente il mondo delle armi da fuoco: permise una molto maggiore affidabilità e precisione delle armi (essendo la polvere predosata esattamente) e soprattutto permetteva una cadenza di tiro molto superiore: un moschettiere esperto con un fucile ad avancarica riusciva a sparare al massimo un colpo ogni dieci-venti secondi, contro i due-cinque secondi a colpo di una recluta con una nuova arma a retrocarica. Per ultimo, il fatto di avere delle parti mobili nella parte retrostante la camera di scoppio, permise successivamente di usare una parte dell'energia dell'esplosione per azionare meccanismi di ricarica e fuoco automatici. Oggi quasi tutte le armi da fuoco in commercio (e tutte quelle usate professionalmente) sono a retrocarica.

Sistemi di chiusura

[modifica | modifica wikitesto]

L'adozione della retrocarica ha portato tutta una serie di miglioramenti e lati positivi, tuttavia ha comportato la necessità di operare con una culatta mobile e separabile dalla canna (chiamata otturatore), per poter aprire e chiudere la camera di cartuccia ed operare la carica e la scarica dell'arma.

Per espletare l'azione di chiusura, sono stati sviluppati diversi meccanismi, chiamati appunto sistemi di chiusura, fondamentalmente divisi in chiusura labile e chiusura stabile. La chiusura labile è quella più semplice, in cui l'otturatore rimane a contatto del fondello di cartuccia e della parte terminale posteriore della canna, spinto solamente dalla molla di recupero. La chiusura stabile invece prevede un "incastro" meccanico, per mantenere l'otturatore a contatto del fondello e della parte terminale posteriore della canna.

esempio di arma dotata di chiusura a blocchetto oscillante comandato tramite leva: schema del sistema di chiusura del fucile Martini Henry del 1871 in dotazione all'esercito britannico dell'epoca
esempio di arma dotata di chiusura ad apertura ritardata sistema Browning modificato (con piano inclinato anziché la bielletta): schema della pistola semiauto Radom Viz 35

La chiusura stabile è detta chiusura meccanica di tipo geometrico o chiusura geometrica. Ovvero, un solido cavo, come è la canna, ha un ricettacolo chiamato camera di cartuccia, che accoglie un altro solido come il bossolo, il quale presenta una faccia piana chiamata fondello rivolta verso l'esterno. Il solido-bossolo è tenuto in sede da un altro solido costituito dall'otturatore che copre completamente il fondello e preme su di esso.

Sistemi di alimentazione

[modifica | modifica wikitesto]

L'utilizzo della cartuccia metallica e dei sistemi di chiusura nelle armi a retrocarica, ha posto le basi per una successiva evoluzione: l'uso dei sistemi di alimentazione, che ha comportato la possibilità di avere più cartucce già pronte per il cameramento in canna e direttamente già presenti all'interno dell'arma, con conseguente abbassamento dei tempi di ricarica.

In effetti, l'uso di un sistema di alimentazione è la differenza base tra un'arma a colpo singolo ed una a ripetizione (anche manuale).

Un sistema di alimentazione è costituito dall'unione tra un qualche tipo di "serbatoio" contenente le cartucce con il giusto sistema di chiusura/apertura (eventualmente modificato rispetto a quelli utilizzati per armi a colpo singolo, in modo da prelevare una cartuccia dal serbatoio ed incamerarla ad ogni azione manuale od automatica esercitata sull'otturatore).

Il serbatoio può assumere diverse forme e modi di funzionamento: in particolare può essere fisso e fare parte integrante dell'arma oppure può essere "staccabile" dando la possibilità di averne a disposizione diversi già riempiti di munizioni e conseguentemente di sostituire un serbatoio "vuoto" con uno "pieno".

Meccanismo di sparo

[modifica | modifica wikitesto]

Il meccanismo di sparo è il complesso meccanico costituito dalle varie parti componenti la catena cinematica di scatto, tramite la quale si comanda l'inizio dell'azione di sparo: leva di sparo (grilletto), leve, molle, percussore ed eventuale cane. Spesso questo meccanismo interagisce con il sistema di chiusura/apertura anche per il suo stesso funzionamento.

Il grilletto è il dispositivo primario con il quale si comanda l'azione di sparo. Premendolo si attivano le funzioni dei dispositivi direttamente collegati (leve di rinvio) che a loro volta agiscono sull'elemento terminale che scatena effettivamente l'azione di sparo: il percussore.

Il percussore può essere di diversi tipi:

Occorre notare che vi sono armi (soprattutto a livello storico) che usavano direttamente il cane per percuotere la capsula d'innesco: ne sono un esempio le armi ad avancarica "a luminello" ed i revolver Colt Navy 1851 ed Army 1860. Anche queste armi, morfologicamente, utilizzano un percussore fisso. In questi casi, però, veniva chiamata "percussore" la parte cuneiforme del cane destinata a battere la capsula stessa, la cui esplosione incendiava la carica di lancio presente nella "camera di scoppio" (parte posteriore della canna o delle singole camere del tamburo).

La modalità con la quale si comanda l'azione di sparo (chiamata anche modalità di scatto) può essere:

Secondo le modalità di funzionamento del meccanismo di sparo e secondo l'iterazione con il gruppo di chiusura/apertura, si determinano le caratteristiche per l'eventuale utilizzazione in armi automatiche e semiautomatiche.

Armi automatiche

[modifica | modifica wikitesto]
Mitragliatrice Suomi M31 con caricatore da 70 colpi, in ogni scatola ci sono da 20 a 50 colpi.

Il termine può essere usato impropriamente in riferimento alle armi semi-automatiche, le quali esplodono un proiettile per ogni pressione del grilletto. Tecnicamente, è corretto utilizzarlo per le armi full-auto ("completamente automatiche"), che continuano a caricare ed esplodere munizioni fino a che persiste la pressione sul grilletto. In genere, è possibile discernere dal contesto quale modalità si intende: spesso per "pistola automatica" o "fucile da caccia automatico" (a canna liscia) si intende in realtà un meccanismo semi-automatico.

Armi semiautomatiche

[modifica | modifica wikitesto]

Le armi semiautomatiche sono morfologicamente uguali alle armi automatiche: ciò che le differenzia è il sistema di scatto, il quale permette di sparare solamente un colpo ad ogni pressione del grilletto.

Questi tipi di armi sparano quindi sempre a colpo singolo ad ogni pressione del grilletto, pur provvedendo alla ricarica di una nuova cartuccia in camera per essere pronte alla ripetizione del colpo appena si torna a premere il grilletto, a differenza delle armi a ripetizione manuale che necessitano ad ogni colpo anche dell'azione manuale di ricameramento di una nuova cartuccia.

Le armi automatiche e semiautomatiche possono essere caratterizzate da una preventiva azione di caricamento iniziale e manuale oltre, ovviamente, al normale inserimento del caricatore: per poter rendere l'arma offensiva (pronta al fuoco) si dovrà scarrellare, cioè arretrare manualmente il carrello-otturatore per permettere alla prima cartuccia di entrare nella canna e di armare il percussore (nelle armi che iniziano l'azione di sparo ad otturatore chiuso) o per predisporre la "massa battente" ad eseguire la sua funzione qualora venisse premuto il grilletto (nelle armi che iniziano il ciclo di fuoco ad otturatore aperto).

Armi con modalità di fuoco selezionabile

[modifica | modifica wikitesto]

Alcune armi hanno un selettore per modificare l'impostazione da semiautomatico (colpo singolo), a raffica controllata (numero determinato di colpi, in genere tre), o a tiro automatico (raffica continua o "full auto"). Ad esempio, prendendo in esame il fucile d'assalto utilizzato dall'Esercito Italiano, il Beretta AR 70/90 cal. 5,56 mm NATO, possiamo notare una piccola leva posta sul lato, accanto al grilletto, che permette proprio l'utilizzo o meno di questa modalità di fuoco. Con la leva posta sull'1 si otterrà il colpo singolo, sul 3 la raffica controllata e per ultimo quella libera.

Armi d'artiglieria

[modifica | modifica wikitesto]

Questo tipo di armi da fuoco sono concepite per colpire grandi obiettivi (truppe, edifici, navi, punti determinati del terreno) e non hanno nessun impiego concepibile per un uso personale: sono tutte armi da guerra, la cui vendita e commercio sono generalmente vietati nei confronti dei privati cittadini. Si dividono in artiglieria a tiro diretto, artiglieria a tiro indiretto e artiglieria missilistica. Le bombe aviotrasportate vengono invece catalogate come armi esplodenti, così come la generalità delle testate belliche di razzi e missili e le bombe a mano.

Maggiori produttori mondiali

[modifica | modifica wikitesto]

I maggiori centri di produzione di armi da fuoco si trovano negli USA, Russia, Cina, Francia, Italia, Germania e Regno Unito; mentre per le armi fantasma si segnalano invece il passo del Khyber in Pakistan e le Filippine. Queste ultime sono particolarmente note per la produzione di pistole semiautomatiche calibro 45.[3]

Note

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ (EN) Fabio Romanoni, Fabio Romanoni, Armi, equipaggiamenti, tecnologie in Guerre ed eserciti nel Medioevo, a cura di Paolo Grillo e Aldo A. Settia, Bologna, Il Mulino, 2018 (Guerre ed eserciti nella storia, serie a cura di N. Labanca), pp. 161-188. URL consultato il 1º febbraio 2019.
  2. ^ https://www.odditycentral.com/news/the-swiss-mini-gun-worlds-smallest-working-revolver.html
  3. ^ Agents Recover Thousands of Bullets, 3D Printer And Ghost Guns From Convicted Felon's Residence, in Newsweek, February 27, 2020. URL consultato il July 7, 2020.

Bibliografia

[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 2456 · LCCN (ENsh85048533 · GND (DE4017012-3 · BNE (ESXX525008 (data) · BNF (FRcb119309557 (data) · J9U (ENHE987007533786805171 · NDL (ENJA00575086