A partire dalla metà del XIV secolo, si è assistito ad un graduale calo della temperatura media globale (probabilmente particolarmente accentuata in Europa), con un'espansione notevole dei ghiacciai alpini (con un culmine nel XIX secolo) e con l'inizio di una serie di inverni spesso molto rigidi. Tale periodo è soprannominato Piccola era glaciale, ed ebbe una durata di circa cinque secoli (fino a circa la metà dell'Ottocento), alla fine dei quali è iniziata la risalita termica che ci accompagna fino ai giorni nostri.

Prima parte della Piccola era glaciale, dal XV al XVII secolo

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Sembrerebbe che il periodo in cui si iniziarono a segnare i dati meteorologici con sistematicità è collocabile agli inizi del XVIII secolo, in Europa. Localmente erano già in uso i primi termometri prima di allora, ma una diffusione più estesa della misurazione del tempo si ebbe appunto con il trascorrere dei decenni del XVIII secolo. In realtà le segnalazioni meteorologiche venivano effettuate già da diversi secoli prima, ma in mancanza di misurazioni effettive troviamo numerosi scritti antecedenti a tale periodo che ci danno un'idea complessiva dei periodi più o meno freddi che si sono avuti subito dopo il periodo caldo medievale in Europa. Di una gran mole di dati che si hanno a disposizione di diverse zone, ovviamente quelli più dettagliati sono quelli riferiti agli inverni degli ultimi tre secoli, ma è probabile che la serie di invernate più rigide in assoluto si sia registrata nel 1400; è a questo secolo che infatti apparterrebbe l'inverno forse più freddo dell'ultimo millennio, insieme al già noto inverno 1708-1709, ovvero il freddo inverno tra il 1407 e il 1408.

Si ha notizia che i ghiacci polari lambirono addirittura il Nord della Scozia, e che l'inverno fu particolarmente rigido in Inghilterra, dove il Tamigi a Londra gelò per la durata record di quattordici settimane consecutive. Si stima che durante le fasi più crude di quella tremenda invernata le temperature in Pianura Padana siano scese sotto i -30 °C con danni ingenti e numerose vittime che morivano assiderate per strada o nei loro letti.

C'è da considerare che in quegli anni la disposizione delle figure bariche era una costante di anticicloni termici russi protesi da Est verso Ovest, per cui il grande gelo arrivava senza difficoltà in Europa centro-occidentale, con ciclogenesi a carattere freddo centrate sul Mediterraneo centrale.

Un altro inverno estremamente freddo fu il 1431-1432, in Italia il fiume Po gelò per oltre due mesi, la Laguna di Venezia faceva da sostegno ai carri che passavano da Mestre fino a Venezia, gelata in profondità. Al Nord Italia sono documentate ingenti precipitazioni nevose, tanto da superare in altezza una persona, nell'inverno 1448-1449.

Dal 1455 in poi, troviamo una serie di inverni freddi, ove sistematicamente gelarono (anche a più riprese) tutti i fiumi del Nord Italia:

Dopo questa serie, giunsero quattro trimestri quasi consecutivi degni di nota, il 1489/1490 (Laguna Veneta sempre gelata, così come il Po e l'Arno, nevicò a Venezia per dodici giorni consecutivi), che tra le altre cose comportò una tardivissima recrudescenza del freddo a fine maggio, il successivo 1490/1491, che vide un prolungamento del freddo invernale fino ai primi di giugno, quando riuscì a nevicare a Bologna il 1º giugno con 32 cm di accumulo, così come nevicò (pur con accumuli inferiori) a Ferrara tre giorni dopo, con conseguenti gelate mattutine fuori stagione, il 1492/1493, con Firenze paralizzata per settimane dalla neve, e non ultimo, l'inverno 1493-1494, quando il porto di Genova gelò completamente[1].

Dopo una breve parentesi di inverni miti a cavallo fra XV e XVI secolo, arrivò una nuova serie di inverni molto freddi:

Da questo momento in poi, si assistette a una temporanea pausa del grande freddo, probabilmente in concomitanza con la fine del minimo solare di Spörer, si ebbero infatti invernate parecchio miti e soprattutto siccitose, specie tra il 1528 ed il 1542.

Vent'anni dopo circa, ricominciò di nuovo un ciclo di trimestri molto freddi, con il culmine nell'inverno 1564-1565, il più freddo del XVI secolo; è proprio questo il periodo in cui il celebre pittore Pieter Brueghel il Vecchio trasse ispirazione per il suo dipinto Cacciatori nella neve, che raffigura cacciatori immersi in un paesaggio fiammingo completamente innevato.

Si assistette, oltre al ritorno di inverni rigidi, anche ad un raffreddamento delle altre tre stagioni; in questo modo il pack presente fra Groenlandia e Islanda non faceva in tempo a sciogliersi durante i periodi non invernali, di conseguenza restava presente tutto l'anno.

Esistono, poi, altri trimestri invernali dell'epoca da citare:

A seguire, si annoverano come decisamente freddi tutti gli inverni dell'ultimo decennio del Cinquecento[2].

Il 1600 cominciò con uno degli inverni più miti in Europa del secondo millennio, il 1606-1607, a cui però fece seguito uno dei più freddi, insieme al 1407-1408 e 1708-1709, il 1607-1608, sicuramente il più freddo inverno del XVII secolo; inverno lunghissimo in Italia, in Veneto crollarono parecchi tetti delle case sotto il peso della neve, a Bologna i carri non potevano circolare poiché le strade e le vie erano immerse in accumuli di neve. A Venezia crollarono tetti sotto il peso della neve[3][4][5][6]. La Cronaca del padovano Nicolò De Rossi è un esempio di quale fosse la portata delle nevicate di quel periodo:

«In quest'anno molto calamitoso per le continue e grandissime neve che per due mesi e mezzo, che veramente mostrò un diluvio grande di neve che fu cosa inaudita il vedere una tanta quantità che per memoria di vecchi non si ricorda mai tanto naufragio che a pena si potevano vedere li huomini da una parte e l'altra delle strade, li coperti delle case non erano sicuri perché bisognavano che con forti travi fossero appuntellati, e continuamente ogni altro giorno farla gettare giù nelle strade con gran spesa....."»

Da questo momento in poi, pare che gli inverni si siano acutizzati maggiormente in Gran Bretagna, ove ad esempio il Tamigi gelò quasi tutti gli inverni ormai (basti pensare che se gelasse di questi tempi sarebbe un evento storico). Da citare i seguenti inverni del periodo:

Gli inverni a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta del XVII secolo furono straordinariamente nevosi sull'Italia settentrionale, tanto che a Torino nevicò in ben 144 occasioni tra il 1675 e il 1681. Citazione a parte, in ogni caso, merita sicuramente l'inverno 1683-1684: probabilmente si tratta del trimestre invernale più freddo di tutti i tempi in Inghilterra; il Tamigi rimase completamente gelato per oltre tre mesi, tutte le attività sportive si svolsero sopra i ghiacci del fiume londinese, dove si effettuò la più grande fiera mai tenutasi, la cosiddetta "Fiera sul Ghiaccio". La disposizione barica di quell'inverno, che vedeva un anticiclone termico russo-siberiano disteso enormemente verso Ovest coprendo l'intera Europa occidentale, provocò un freddo intensissimo anche in Francia e Spagna, mentre l'Italia e il mar Mediterraneo centrale erano sede di depressioni (da contrasto igrotermico) a carattere freddo; per questo motivo, nevicò in modo abbondantissimo in molti luoghi, perfino nella solitamente mite Roma, consecutivamente, per più giorni; pare riuscì a gelare anche parte del Nord Adriatico, così come tutti i grandi laghi e fiumi svizzeri.

Anche il successivo 1684-1685 fu molto freddo, anche se in tono minore, poi, dopo una breve pausa, tutti gli inverni dal 1691 al 1695 risultarono molto rigidi.

Nel corso del XVII secolo, il Tamigi gelò completamente dodici volte fra il 1608 e il 1695, tanto che sul pack ghiacciato si tennero giochi e sfilate, e furono costruite baracche per piccoli commerci. Ad Amsterdam i canali si trasformarono in piste di ghiaccio[7]. Nel corso di questo secolo, i ghiacciai alpini raggiunsero la loro massima estensione. Villaggi della Savoia e del Tirolo furono travolti dall'avanzata delle lingue glaciali, e gli abitanti di questi territori furono costretti a spostarsi altrove[8].

Inverni del XVIII secolo, il gelido gennaio 1709

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Finalmente a partire dai primi anni del Settecento possiamo trovare numerosi dati di prime stazioni amatoriali, diventate col tempo ufficiali, proprio in concomitanza di quello che, secondo gli studiosi, è considerato in Europa l'Inverno in assoluto più freddo di tutta l'epoca moderna e contemporanea, quello in cui probabilmente si raggiunsero i picchi più bassi in parecchie zone del continente e quello che severamente colpì in particolar modo l'Europa centrale, la Francia e l'Italia, il 1708-1709[9].

Ad onor del vero, gran parte del gelo eccezionale si concentrò nel solo mese di gennaio, e nemmeno per tutto il mese, ma fu talmente forte ed esteso da condizionare la media climatica di tutto il trimestre (che non fu comunque mite, anzi); basti pensare che la media di gennaio a Berlino fu di -13,2 °C, ovvero circa 12 °C sotto la media mensile e il mese ovviamente più freddo di tutta la sua storia, almeno dal 1700 in poi. La capitale tedesca registrò un minimo di -29,4 °C quel mese, con svariate minime sotto i -25 °C e massime sotto i -20 °C.

Dipinto di Gabriele Bella che raffigura la laguna di Venezia ghiacciata durante l'ondata di gelo dell'inverno 1709

Il gelo fu più che eccezionale: iniziò la notte dell'Epifania, gelarono in poche ore tutti i fiumi, laghi, pozzi (gelata completa del lago di Garda, unica volta nella sua storia[unica?]), in una situazione barica probabilmente che vedeva un anticiclone termico russo estesissimo fin verso la Francia e Spagna, con i nuclei gelidi più intensi in discesa proprio verso la Germania e l'Italia (probabilmente questa volta fu meno colpito il Regno Unito visto l'asse più meridionale dell'anticiclone, anche se quasi nessuna zona fu risparmiata): la cronaca di quei giorni parla di gelo eccezionale a Parigi, col termometro sceso fino a -23,1 °C, tutti i grandi fiumi dell'Europa Centro-Occidentale riuscirono a gelare, addirittura riuscì a gelare la foce del fiume Tago a Lisbona; gelarono tutti i grandi porti come Barcellona, Marsiglia, Genova, Venezia, addirittura il mare riuscì a gelare fino a Livorno, si seccarono tutte le piante di ulivo, tutti i vigneti e gli agrumi andarono persi.

A Venezia la temperatura scese fino a -17,5 °C (per rendere l'idea, la successiva temperatura più bassa mai registrata sono i -13,6 °C del gennaio 1963), in Pianura Padana una dubbia misurazione di -36 °C a Faenza lascia presumere che le temperature minime si siano spinte sotto o intorno ai -30 °C per svariati giorni; si ebbero numerose nevicate a Roma e Napoli dal 6 fino al 24 gennaio, periodo in cui l'entrata di una perturbazione atlantica fece cadere oltre un metro e mezzo di neve in Pianura Padana.

Il freddo tornò a più riprese a febbraio e a marzo (record di minime sottozero per marzo a Berlino quel mese), nuova neve venne segnalata in pianura ad aprile[dove?], e addirittura fino ai primi di luglio in Baviera.

Il 1º maggio 1714 si ha un'eccezionale nevicata (sebbene senza accumulo) nella città di Torino. Si tratta della nevicata più tardiva mai documentata nel capoluogo piemontese.[10][11] Un'altra nevicata eccezionalmente tardiva si è verificata il 28 maggio 1723, quando si è verificata una fioccata a Tagliacozzo, riconosciuta come la più tardiva della storia per la cittadina.[12]

Dopo una relativa pausa degli inverni freddi (con un accenno al 1715-1716, molto freddo, neve nuovamente abbondante a Roma) arrivò un'altra invernata fra le più terribili del secolo, il 1739-1740: il freddo colpì tutto il continente in varie fasi, anche in questo caso comunque la situazione barica vedevi Alte in Europa centro-occidentale e Basse sul Mediterraneo centrale (con neve fin sulle coste italiane a più riprese); si dice, in alcuni racconti, che gli uccelli morivano stecchiti per terra mentre erano in volo; freddo fortissimo in Belgio e di nuovo in Inghilterra, con le ormai consuete fiere a Londra sul Tamigi ghiacciato, che fece segnare una temperatura record di -22,0 °C. Berlino registrò un bimestre gennaio-febbraio con una temperatura media di -7,9 °C, fra le più basse di sempre.

Successivamente, si evidenzia il gennaio 1744, che in Sicilia fu uno dei mesi più nevosi degli ultimi secoli (a Palermo circa mezzo metro di neve (misura non solo mai più raggiunta, ma nemmeno avvicinata), e una tripletta consecutiva di inverni molto freddi e nevosi nell'area mediterranea: 1752-1753, 1753-1754, 1754-1755, di cui va segnalato il gennaio 1755, a cui appartengono diversi record secolari sull'Europa orientale.

Altro inverno freddo il 1766-1767, in particolar modo il mese di gennaio; da quest'invernata in poi, ricomincia un nuovo periodo di frequente freddo intenso invernale, che si protrarrà fino alla fine della Piccola Era Glaciale; dopo una relativa pausa ad inizio Settecento, si segnala infatti una nuova avanzata dei ghiacciai alpini verso quote più basse di quelle consuete. Vanno citati i seguenti inverni:

Di quel periodo particolarmente freddo verrà anche ricordato il mese di marzo 1785, probabilmente il più freddo dei tempi moderni: a Berlino si raggiunsero i -4,4 °C; esso risultò molto più freddo del precedente trimestre invernale e addirittura è a questo mese che appartiene il record di freddo assoluto annuale di Praga, con -27,6 °C.

Pochi anni più tardi, nel 1788, il dicembre risulta il più freddo - insieme a quello del 1879 - dell'ultimo millennio; a Londra la temperatura crollò fino a -21 °C già a fine novembre, anche a Parigi si misurò lo stesso valore; in Italia il gelo e la neve arrivarono a raggiungere i massimi effetti alla fine di dicembre, ove nevicò a Roma per quattro giorni, e a Napoli, fra il 28 e il 30 del mese, si ebbe un'abbondantissima nevicata (circa 40 cm al porto).

Altro mese da citare sul finire del XVIII secolo, il gennaio 1795, che fu freddissimo in Italia e nuovamente in Inghilterra (con conseguente ennesima gelata del Tamigi, iniziata circa nel Natale 1794 e protrattasi fino al mese di marzo; forse è stata la gelata più duratura della storia del fiume londinese).

Freddissimo fu, in Europa centro-orientale, anche il 1798-1799 (media di gennaio a Praga di -12,2 °C).

Inverni del XIX secolo e la fine della Piccola era glaciale

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Sono molte le invernate da elencare per quanto riguarda questo secolo; inoltre, avendo a disposizione dati migliori per quantità e affidabilità, si può tracciare un resoconto più dettagliato degli episodi più rilevanti del periodo.

Il 1829-1830 è l'inverno più freddo per quanto riguarda questo secolo (sulle Alpi addirittura freddo quanto il 1708/1709) ed è celebre per la neve, caduta copiosissima in Pianura Padana, specialmente a Bologna, dove si accumularono complessivamente oltre due metri di manto bianco (ci sono disegni dell'epoca con la città praticamente sepolta)[13][14].

Successivamente, vanno citati i seguenti anni:

Particolarmente gelido il 1857-1858, il trimestre in cui Bologna segnò ben 88 temperature minime consecutive sotto lo zero, e che appunto risultò freddo praticamente senza sosta, in Italia è stato come media termica uno dei più freddi di sempre. Da annotare poi il gennaio 1864, che risulterà in Italia portatore di un freddo non comune, addirittura fra i cinque più intensi e duraturi, a livello mensile, dal 1800 ad oggi. Un'altra citazione va al 1879-1880, e principalmente al mese di dicembre 1879, che è forse stato quello più gelido di tutta la serie europea, addirittura, in zone come la Francia, il mese più freddo in assoluto, e forse anche più rigido del gennaio 1709; Parigi ha il suo record di -25,6 °C, stabilito nei primi giorni di dicembre (la media della capitale francese fu di -7,9 °C quel mese, praticamente 13 °C sotto media), le temperature scesero fino a -28 °C/-30 °C nei sobborghi della città; il freddo fu estremo, comunque, in quasi tutta l'Europa: Roma, in particolare, ebbe una media mensile di +4,3 °C per quel mese, ovvero oltre 5 °C sotto media, mentre Milano sperimentò circa 6 °C di anomalia negativa.

Freddo in Europa anche il gennaio 1881, poi, dopo una breve pausa, l'ultimo decennio dell'Ottocento presentò una serie di inverni freddissimi da zona a zona, come il 1890-1891, che in particolar modo in Italia fu nevosissimo (uno dei più freddi di sempre al Centro-Sud e nelle zone balcaniche). Per quanto riguarda il Nord Italia, inoltre, vanno citate le ingenti nevicate in Piemonte del febbraio 1875, gennaio 1876, dell'inverno 1882-1883 e del febbraio 1888.

Solo due anni dopo, si annovera come estremo il gennaio 1893, il quale è stato uno dei mesi più freddi del secolo non solo in Europa, ma in tutto l'emisfero Nord, sono centinaia infatti i record assoluti battuti in questo mese in diverse aree del pianeta; è il mese dove Berlino conserva il suo record di freddo assoluto annuale, di -31,9 °C. Il gelo fu forte anche in Italia.

L'ultimo evento significativo del secolo riguarda il febbraio 1895 che, oltre ad esser stato come al solito gelido su Europa centrale e orientale (fra i febbraio più freddi del XIX secolo), vanta di nuovo nevicate eccezionali al Sud Italia, in Sicilia, Roma e Napoli.

I grandi eventi freddi del Novecento

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Nonostante la Piccola era glaciale fosse ormai alle spalle e stesse lasciando inesorabilmente il posto ad un lento aumento delle temperature medie (con conseguente ritiro dei ghiacciai alpini), il XX secolo riuscì comunque a portare eventi freddi sparsi, anche se via via sempre più locali, con picchi freddi in certi casi non inferiori a quelli che si erano avuti durante i secoli precedenti.

Degni di nota furono il febbraio 1901 (grandi nevicate a Roma) e successivamente l'inverno 1904-1905, che fu uno dei più freddi del secolo al Sud Italia (oltre che uno dei più nevosi, soprattutto in Sicilia).

Da lì in poi sembra esserci una pausa, tuttavia i mesi di gennaio 1907 e febbraio 1909 risultarono molto freddi in Europa orientale; questa pausa spalancò però le porte, 20 anni dopo, all'inverno 1928-1929, celebre per il suo mese di febbraio straordinariamente freddo in gran parte dell'Europa, in particolar modo in Europa centrale, orientale e nel Nordest italiano; basti pensare che è stato il mese più freddo delle serie (avviata dal 1775) di Praga, con una media di -13,7 °C.

Ad eccezione del gennaio 1935 (mese fra i più freddi di ogni epoca in Ucraina, Spagna e Nord Africa, in quell'occasione si registrò l'ancora imbattuto record di freddo per il continente nero, -23,9 °C ad Ifrane sui monti di Atlante, oltretutto mese notevole per la neve in Sardegna), gli anni trenta videro una nuova pausa per quanto riguarda invernate particolarmente rigide, prima che toccasse ad un decennio per il quale forse non si è contato neanche un inverno che non sia stato quanto meno rigido, ma che tuttavia manca di alcuni dati di diverse città, a causa della seconda guerra mondiale imperversante in quegli anni; nonostante ciò, è stato spesso raccolto un buon numero di dati significativi.

Il 1939-1940 portò un fine dicembre 1939 freddissimo, con neve storica a Roma e Napoli, (treni paralizzati dalla neve) e un mese di gennaio 1940 che, per quanto riguarda zone come la Germania e la Russia, apparve molto simile alle invernate in piena Piccola era glaciale: è in questo mese che Mosca segnò il suo record di freddo assoluto, con -42,2 °C.

Il 1940-1941 è ricordato per il mese di dicembre, che fu il più rigido, come temperatura media, del XX secolo in molte aree d'Europa (soprattutto in Italia).

Arrivò quindi il 1941-1942, forse a livello europeo il più freddo del XX secolo, calcolando una media ponderata di diverse città europee.

Risultarono freddi anche i successivi tre inverni (soprattutto il gennaio 1945, neve a Roma e Napoli), per poi arrivare un altro inverno che viene ricordato come fra i più freddi del secolo al Nord Italia e in Inghilterra, il 1946-1947; molto freddo anche il mese di marzo 1949, con una delle ultime nevicate serie al piano in Sicilia, eccezionali per il contesto primaverile nel quale si verificarono.

Durante tutti gli anni quaranta le estati, in controtendenza, risultarono molto calde.

Una veloce ondata di gelo colpì il Mediterraneo nel gennaio 1954 (mese eccezionale in Spagna), ultimo episodio ragguardevole prima dello storico febbraio 1956.

Oltre a una "banca" dati e di stazioni ormai più che sufficiente, da questo periodo in poi si ebbero a disposizione anche mappe bariche e termiche per tutte le quote; quelle appunto del grande freddo del 1956, mostrano una severa ondata di gelo che come modalità ed estensione, oltre che durata, fu la più violenta di tutto il secolo scorso, eccezion fatta per quella del febbraio 1929: i mesi di dicembre 1955 e gennaio 1956 risultarono addirittura caldi, ma nei primi giorni di febbraio 1956 tutto cambiò: il gelo scese dal Nord della Russia, e un bacino gelido con un cuore di -28 °C a 850 hPa (circa 1 450 metri) iniziò la sua corsa, raggirando le Alpi, portando una massa di aria gelida e nevosa su tutto il Mediterraneo di eccezionale intensità.

Nevicò per più giorni a Roma, Napoli, Palermo e quasi ovunque in Italia; Torino Caselle crollò a -21,8 °C, suo record mai più raggiunto; record assoluto anche per Milano Linate, con -15,6 °C, e Trieste, con -14,1 °C.

Gli Appennini furono seppelliti da metri di neve, la neve tornò anche nel mese di marzo (dove nevicò di nuovo a Roma e Napoli in modo abbondante), e nel mese di giugno, dove si ricorda una nevicata tardiva quasi nel centro di Trento.

Eccezionale al centro-sud Italia fu anche l'ondata di freddo tra il 30 novembre e il 2 dicembre 1957. In quell'occasione la neve cadde con accumulo molto precocemente, soprattutto in Puglia. A Bari sono caduti 15 cm. Freddo eccezionale anche a Messina, Palermo Boccadifalco e Cozzo Spadaro per la prima decade di dicembre con +1,2 °C, +0,8 °C e +1,5 °C rispettivamente.[15] Terribile per il raccolto del Centro-Italia fu la gelata tardiva dell'8 maggio.

Da lì in poi, si registrò un nuovo calo delle temperature medie globali, con una nuova serie di inverni freddi ed estati che tornano ad essere mediamente miti; gli anni sessanta videro inverni in Europa generalmente freddi, uno su tutti l'inverno più freddo dal Secondo Dopoguerra, il 1962-1963:

Iniziato a dicembre, proseguì con una singolare successione di espansioni dell'anticiclone termico siberiano verso l'Europa, alternato a fasi atlantiche, fino al mese di marzo, che fu in ogni caso rigido; il freddo non risparmiò nessuna zona del continente; in Inghilterra, nonostante non si ebbero le gelate del Tamigi come nei secoli precedenti, quest'inverno risultò essere non solo il più freddo del Novecento, ma fra i più freddi della storia.

Negli anni sessanta, vanno annoverati anche il febbraio 1965, molto freddo in Italia e celebre soprattutto per la nevicata più abbondante del secolo a Roma, con 40 cm di neve; molto freddi anche i mesi di gennaio 1966 (record assoluto annuale a Bologna Borgo Panigale, con -18,8 °C, e a Catania Sigonella, con -5,0 °C) e di gennaio 1968 (record assoluto annuale a Potenza, con -12,2 °C).

Gli anni settanta videro estati ancora meno calde in Europa, ma allo stesso tempo inverni leggermente più miti, ma con alcune ondate di gelo celebri, come quella tardiva del marzo 1971 (nuovamente neve a Roma e al Sud Italia), dell'aprile 1972 (quando la neve raggiunse lo spessore di 3 cm a Torino il 25 aprile)[16] e dell'aprile 1973 (quando nevicò a Bologna il 21)[17] e quella di fine dicembre 1978-inizio gennaio 1979, che fu eclatante in Russia (infatti nel 1979 si verificò il Capodanno più freddo della storia di Mosca); appartiene a quest'ondata di gelo la temperatura più bassa mai registrata in Europa, -58,1 °C a Ust'-Ščuger, in Russia; questa ondata di gelo arrivò in Italia in modo singolarmente repentino, con crolli termici, anche di 15 °C/20 °C, in poche ore, in particolare nei luoghi adiacenti al mare Adriatico (in quest'occasione si raggiunsero i record assoluti annuali a Lecce Galatina, con -9,4 °C, e a Pescara, con -13,2 °C, notevoli anche i -17,0 °C di Bologna Borgo Panigale). Un altro evento eccezionale fu l'improvviso arrivo prematuro del gran freddo nell'ottobre 1974: 578 mm ad Acerno (SA), oltre 400 mm su tutta l'Irpinia, oltre 200 mm a Napoli, in Calabria e sulla dorsale appenninica.

Gli anni ottanta furono di nuovo caratterizzati da molte estati molto calde, e tre invernate di fila straordinariamente fredde, prima un accenno anche al 1980-1981 che al Sud fu freddissimo e nevosissimo, in molte zone come medie termiche finali e centimetri di neve non inferiori ad altri inverni memorabili. Particolarmente colpita è stata la città di Palermo che, l'8 gennaio, ha visto la più grande nevicata del secolo.[18] Neve sulla costa anche a Pantelleria.

I tre inverni celebri di quel decennio partono da quello che fu il mese più freddo del Dopoguerra al Centronord italiano, fautore di moltissimi nuovi record di freddo, soprattutto al Centro-Nord: il gennaio 1985. I record che l'ondata di gelo rase al suolo sono molteplici, spiccano comunque i -23,2 °C di Firenze; notevoli anche, tra gli altri, i -6,8 °C di Genova, i -19,4 °C a Brescia, i -18,4 °C a Verona, i -22,0 °C a Piacenza, i -19,0 °C a Frosinone, i -11,0 °C a Roma Ciampino, i -15,8 °C a Perugia e i -10,4 °C a Foggia Amendola. Il freddo cominciò il 6 gennaio (con la famosa nevicata dell'Epifania a Roma) e durò per quasi due settimane, prima che l'entrata di una perturbazione atlantica interessasse la Pianura Padana, portando un manto nevoso alto fra i 50 e i 90 cm, con punte ben più generose sulle aree pedemontane. Il freddo fu molto intenso e prolungato anche nel resto d'Europa, dove a differenza dell'Italia ci fu anche un febbraio molto freddo (soprattutto in Scandinavia).

Appena un anno dopo, va annoverato il febbraio 1986, che portò nuovamente copiose nevicate in Italia (ancora a Roma il 9 febbraio). Nel 1986 è da annotare anche la nevicata del giorno di Natale in alcune città del Sud Italia (ad esempio nevischio a Palermo Città, con leggeri accumuli a partire dai 100 mslm, neve a Bari, Perugia, Pescara, Brindisi e altre località del Meridione d'Italia).[19] Un anno ancora più tardi, il gennaio 1987: in zone come Scandinavia, Paesi Baltici, Polonia, è stato fra i mesi più freddi di tutti i tempi, e all'ondata di gelo di inizio gennaio di quell'anno appartengono più della metà dei record assoluti di quelle zone; l'Italia fu solo sfiorata dal grosso del gelo, ma al Centro-Nord riuscì comunque a nevicare copiosamente a metà mese. Freddissimo anche il febbraio in Europa, prima che si registrasse il mese di marzo più freddo del secolo in Italia e zone come i Balcani: l'ondata di gelo del marzo 1987 durò oltre 15 giorni, e fu eccezionale in aree come la Puglia; proprio in Puglia, per durata e picchi, quell'ondata di freddo sarebbe risultata eccezionale anche se si fosse verificata in gennaio.

Nel dicembre 1988 la neve ha fatto la sua ricomparsa sulle coste del Sud, e oltre a Bari, Brindisi, Taranto, Palermo, Reggio Calabria, Napoli e Messina, la neve ha fatto la sua comparsa (con leggero accumulo) anche a Siracusa e soprattutto a Catania. In quest'ultima questa è stata l'ultima nevicata con accumulo fin sul porto.[20][21]

Da quel momento in poi, si assistette a una nuova pausa del freddo, e gli episodi veramente gelidi e diffusi sono andati via via scomparendo in Europa, pur apparendo localmente, lasciando il posto ad invernate mediamente più calde rispetto a molte di quelle dei decenni precedenti.

Negli anni novanta, comunque, vanno citati:

Gli eventi freddi principali del Duemila

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Nel XXI secolo si è assistito ad una ripresa degli eventi freddi, in particolar modo in ambito europeo e in Italia settentrionale. Per quanto riguarda invece l'Europa Meridionale e il Nord Africa, gli eventi sono aumentati notevolmente nel secondo decennio di questo secolo, portando nevicate e ondate di freddo eccezionali che in alcuni casi non si vedevano da un secolo in Europa Meridionale.

Località Temperatura minima assoluta Data Data inizio rilevamenti
Arezzo[49] -8,9 °C 2 marzo 1879
Livorno[50] -4,8 °C 1º marzo 1856
Mantova[51] -7,3 °C 2 marzo 1828
Voghera[52] -11,3 °C 2 marzo 1875
Albenga Villanova[53] -8,0 °C 2 marzo 1922
Verona[54] -10,4 °C (eguagliato il 5/3/1949) 2 marzo 1946
Udine[55] -10,0 °C 1º marzo 1969
Ronchi dei Legionari[56] -11,8 °C 2 marzo 1967
Trieste Porto[57][58] -6,4 °C 1º marzo 1919
Treviso Sant'Angelo[59] -8,0 °C 1º marzo 1936
Vicenza[60] -10,0 °C 2 marzo 1913
Volano[61] -9,1 °C 2 marzo 1986
Capo Frasca[62] -0,8 °C 2 marzo 1962
Brescia[63] -9,3 °C 2 marzo 1925
Bolzano[64] -10,7 °C 1º marzo 1929
Bologna Borgo Panigale[65] -9,7 °C 1º marzo 1933
Bergamo[66] -7,7 °C 2 marzo 1937
Monte Cimone[67] -21,0 °C 1º marzo 1882
Forlì[68] -10,5 °C 1º marzo 1938
Ferrara[69] -7,6 °C 2 marzo 1927
San Valentino alla Muta[70][71] -22,6 °C 1º marzo 1951
San Pietro Capofiume[72] -10,3 °C 2 marzo 1985
Capannori-San Pietro a Marcigliano[73] -7,4 °C 2 marzo 1993
Rolo[74] -9,2 °C 2 marzo 1985
Ravenna[75] -5,4 °C 2 marzo 1947
Pontelagoscuro[76] -7,0 °C 2 marzo 1999
Piacenza San Damiano[77] -12,6 °C 1º marzo 1916
Passo dei Giovi[78] -10,8 °C 2 marzo 1931
Parma[79] -11,0 °C 1º marzo 1929
Spa La Sauveniere[80] -13,7 °C 1º marzo 1950
Gospic[81] -23,6 °C 2 marzo 1901
Ogulin[82] -20,4 °C 2 marzo 1949
Besançon[83] -14,0 °C 1º marzo 1884
Biarritz Anglet[84] -7,2 °C 1º marzo 1931
Bourges Aerodrome[85] -11,3 °C 1º marzo 1945
Carcassonne Salvaza[86] -7,5 °C 1º marzo 1948
Ile d'Oleron Chassiron[87] -5,2 °C 1º marzo 1917
Île-d’Yeu-Saint Sauveur[88] -7,1 °C 1º marzo 1895
La Rochelle[89] -6,6 °C 1º marzo 1931
Limoges Bellegarde[90] -9,6 °C 1º marzo 1973
Lione[91] -9,6 °C 1º marzo 1975
Metz[92] -15,3 °C 1º marzo 1941
Mont-de-Marsan Base Aérienne[93] -11,5 °C 1º marzo 1945
Montelimar[94] -7,4 °C 2 marzo 1920
Nantes[95] -9,6 °C 1º marzo 1945
Nimes[96] -6,8 °C 2 marzo 1920
Parigi Orly[97] -9,4 °C 1º marzo 1921
Rennes[98] -7,3 °C 1º marzo 1925
Tolosa[99] -8,4 °C 1º marzo 1947
Tolosa Francazal[100] -7,4 °C 1º marzo 1927
Vichy[101] -7,4 °C 1º marzo 1927
Augsburg[102] -24,2 °C 1º marzo 1941
Monaco Istituto Meteorologico[103] -13,9 °C 1º marzo 1982
Monaco Riem[104] -24,0 °C 1º marzo 1939
Nurnberg[105] -18,3 °C 1º marzo 1931
Oberstdorf[106] -25,3 °C 1º marzo 1936
Stoccarda[107] -18,6 °C 1º marzo 1941
Stoccarda Schnarrenberg[108] -14,6 °C 1º marzo 1958
Trier Petrisberg[109] -13,9 °C 1º marzo 1931
Wurzburg[110] -16,2 °C 2 marzo 1931
Lazaropole[111] -18,5 °C 11 marzo 1949
Amsterdam[112] -16,7 °C 4 marzo 1949
De Bilt[113] -14,4 °C 4 marzo 1901
Eelde[114] -18,4 °C 4 marzo 1906

Note

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Voci correlate

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