Recanati comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Antonio Bravi (lista civica) dal 10-6-2019 |
Territorio | |
Coordinate | 43°23′54.78″N 13°33′09.11″E / 43.39855°N 13.552531°E |
Altitudine | 293 m s.l.m. |
Superficie | 103,46 km² |
Abitanti | 20 659[1] (31-10-2023) |
Densità | 199,68 ab./km² |
Frazioni | Bagnolo, Castelnuovo, Chiarino, Le Grazie, Montefiore, Santa Lucia, Fontenoce, Costa Dei Ricchi, Sambucheto, Spaccio Romitelli |
Comuni confinanti | Castelfidardo (AN), Loreto (AN), Macerata, Montecassiano, Montefano, Montelupone, Osimo (AN), Porto Recanati, Potenza Picena |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 62019 |
Prefisso | 071, 0733 limitatamente alle frazioni di Montefiore e Sambucheto |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 043044 |
Cod. catastale | H211 |
Targa | MC |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 982 GG[3] |
Nome abitanti | recanatesi |
Patrono | san Vito, san Flaviano |
Giorno festivo | 15 giugno |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
Recanati è un comune italiano di 20 659 abitanti[1] della provincia di Macerata nelle Marche.
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Recanati sorge sulla cima di un colle, la cui cresta tortuosa è quasi pianeggiante, a 293 m s.l.m., tra le valli dei fiumi Potenza e Musone.
Il mare Adriatico, oltre il quale quando l'aria è chiara si vedono i monti della Dalmazia, è a una decina di chilometri a est della città. In direzione nord è visibile il monte Conero che si perde nelle acque e dagli altri lati della città, non chiusa né limitata da prossime elevazioni, sono visibili le cime degli Appennini. Le cime dei monti Sibillini con il monte Vettore e più su il monte San Vicino, lo Strega e il Catria sono ben visibili.
Come altri centri marchigiani, anche Recanati è la tipica "città balcone" per l'ampio panorama che vi si scorge: città e borgate sono sparse in gran numero nell'ampia distesa, tra piani, valli e colline.
Dell'origine del primo centro abitato di Recanati non si hanno notizie certe. Sicuramente i territori circostanti furono abitati già in epoca preistorica dalla popolazione dei Piceni, diffusi nella regione. In epoca romana, lungo la valle del fiume Potenza, allora navigabile, sorsero due importanti città: Potentia, in corrispondenza della foce e Helvia Recina, anche detta Ricina, verso l'interno.
A causa dell'invasione dei Goti condotta da Radagaiso intorno al 406 d.C., che misero a ferro e a fuoco la zona, la popolazione cercò rifugio sulle colline. Si ritiene che tanto Recanati quanto Macerata debbano la loro origine a quell'antica città. Il nome Recanati, in latino Recinetum e Ricinetum, indica anch'esso la derivazione della città da Ricina. Recanati poi si andò a poco a poco formando con la riunione di alcuni piccoli luoghi posti sullo stesso colle: il castello di Monte Morello, il castello di San Vito, altrimenti detto Borgo di Muzio, il castello di Monte Volpino e il borgo di Castelnuovo, borgo che in origine sembra si chiamasse Castello dei Ricinati.
Nel XII secolo, sorto il dissidio tra la Chiesa e Federico Barbarossa, Recanati respinse il governo dei Conti che appoggiavano l'Imperatore ed elesse i consoli. La città diventò un Libero Comune. Fu amministrata dai consoli fino al 1203, poi adottò il sistema dei Podestà.
Nel 1228 Federico II di Svevia, favorito dai ghibellini, fece guerra al Papa. Recanati, in genere fedele al Papato, scelse di stare con Federico II. Per questo nel 1229 Recanati ottenne dall'imperatore Federico II la proprietà di tutto il litorale, dal fiume Potenza all'Aspio, con la facoltà di edificare un porto (Porto Recanati). Ben presto però i recanatesi tornarono dalla parte del papato. Nel 1239, riaccesosi il dissidio fra il Papa e l'Imperatore, Recanati, unico tra i comuni circostanti a essere rimasto fedele al papato, diede ospitalità al Vescovo di Osimo Rinaldo, ai Duchi guelfi e ai Legati Pontifici, costretti alla fuga dalle vessazioni dei ghibellini. Nel 1240, papa Gregorio IX levò a Osimo il titolo di Città e sede vescovile, riducendolo a condizione di villa e contemporaneamente dichiarò città il castello di Recanati e lo decorò con la cattedrale episcopale di San Flaviano.
Il 1296 segnò un'epoca importantissima. In quest'anno infatti si manifestò che la cappella venerata dentro la chiesa di Loreto, a quel tempo territorio recanatese, era la Santa casa di Nazaret, portata dagli angeli dalla Palestina.
Scrive Monaldo Leopardi nei suoi annali: "Il secolo decimoquarto sorgeva torbido e minaccioso come aveva già tramontato il secolo precedente, e in molte comuni della Marca si vedevano preludi di novità e apparecchiamenti di guerra. Questi segni apparivano principalmente in Ancona, Fermo, Iesi, Camerino, Cagli, Fano, Osimo e Recanati". Fra questi paesi infatti non mancavano discordie che spesso portavano a scontri, a guerre e a lunghi assedi. Per questo nel 1301 il rettore della Marca Piero Caetani fece pubblicare una costituzione che "intimava di non fare sedizione, esercito, cavalcata ne verun'altra mossa", pena forti sanzioni. Nonostante questo negli anni a venire gli scontri furono numerosi e cruenti.
Gli anni dal 1311 al 1315 furono fra i più lugubri della storia recanatese. Le fazioni dei guelfi e dei ghibellini ardevano in città sempre con maggior fuoco. Recanati, storicamente legata alla parte guelfa, aveva nel Vescovo Federico e nella sua famiglia un forte sostenitore di quella parte, suscitando gelosia e acredine nell'altra parte. Così nel 1312 alcuni nobili ghibellini recanatesi, sostenuti dal podestà, dai magistrati e da molti consiglieri, assalirono le proprietà del Vescovo saccheggiandole. La Curia generale citò a comparire il Comune e le persone coinvolte, condannandoli al pagamento di mille lire di ravennati, causando così nuovi tumulti. La città cadde in mano ghibellina e vi rimase per due anni resistendo ai diversi assedi, finché Giovanni XXII mandò da Avignone un monito; il rettore della Marca, Amelio di Lautrec, mandò suo cugino Ponzio Arnaldo con ingenti forze, costringendo i ghibellini alla resa. Tutto sembrava tornato alla pace quando scoppiò la congiura: nella notte furono introdotti uomini armati di Osimo, comandati da Lippaccio e Andrea Guzzolini. Sopraffatto il Marchese, fecero prima strage del suo esercito, poi trucidarono i capi guelfi e le loro famiglie, senza risparmiare donne e bambini. Il Vescovo e il clero furono cacciati e chiunque fosse ligio al Papa fu carcerato.
Il 2 febbraio 1316 Stefano Colonna, capo della Lega degli Amici, fondata nel 1308 dai ghibellini della Romagna e del Piceno, ottenne il perdono da parte di Giovanni XXII per aver tentato di conquistare la città. Nonostante ciò nei mesi seguenti i ghibellini si scontrarono nuovamente con i guelfi. Quindi Giovanni XXII chiese loro di sottomettersi al potere papale ma essi non accettarono. Così il papa, dopo aver inviato soldati che furono sconfitti, scomunicò i podestà e trasferì la sede vescovile a Macerata. L'8 dicembre 1321 Giovanni XXII bandì una crociata contro i ribelli ghibellini concedendo a chi vi partecipasse le stesse indulgenze elargite ai pellegrini in Terra Santa. Molti accorsero all'invito del pontefice, specialmente della Toscana, e si venne a costruire un forte esercito. Nei primi mesi del 1322, sotto il comando di Fulcieri de Calboli l’esercito guelfo pose l’assedio a Recanati e ne devastò il territorio. I ghibellini attendevano gli aiuti promessi da Federico da Montefeltro ma, giunta la notizia della sua morte, fuggirono dalla città che si arrese al marchese Amelio di Lautrec. Pochi giorni dopo si dettero alla fuga anche i capi ghibellini recanatesi. Liberata la città dai ghibellini, i capi della parte guelfa mandarono ambasciatori a Macerata per fare atto di sottomissione ad Amelio e consegnare le chiavi di Recanati.
Il 15 maggio 1322 i guelfi recanatesi fecero il loro ingresso pacifico a Macerata ma Amelio, per vendicare l’uccisione del nipote e dei suoi compagni nel precedente scontro, ordinò l’incendio e la devastazione della città e distrusse le fortificazioni, le case dei capi ghibellini e il Palazzo dei Priori. Nonostante la gravità dei danni, Recanati seguitò a essere uno dei comuni più importanti della provincia. Nel 1324 termina la guerra tra Amelio e Recanati, si auspicava un periodo di concordia per riparare ai danni subiti. Il 29 giugno 1326 i ghibellini guidati dai nobili recanatesi, assalirono il palazzo del Comune tentando di uccidere il Podestà e di far sollevare il popolo. Ma il piano fallì e gli organizzatori della rivolta furono presi e impiccati. Negli anni successivi i Recanatesi si mantennero fedeli al pontefice Giovanni XXII e al vescovo Francesco de’ Silvestri di Cingoli, il quale aveva l’incarico di pacificare la regione e di perdonare i ribelli. In cambio dell’assoluzione il vescovo Francesco de’ Silvestri impose una multa di tremila fiorini e la consegna di dodici ostaggi al mese. La Sede Vescovile fu restituita solo nel 1354[4]
Nel 1393 Bonifacio IX concesse alla Città la facoltà di battere moneta in rame, argento e oro, da ritenersi valida in tutto lo Stato.
Il 13 settembre 1405 il Consiglio Comunale approvava una raccolta ordinata delle Costituzioni, Statuti e Ordinamenti della Città di Recanati divisa in quattro libri stampati col titolo: Diritti municipali, o Statuti dell'illustre Città di Recanati. Questi statuti furono chiesti dalla Città di Firenze come modello per la costituzione di un proprio corpo giuridico. La Repubblica di Recanati fu insignita del titolo di Justissima Civitas dai Priori del Comune di Firenze.
Nel 1415 Papa Gregorio XII lascia il pontificato per consentire la conclusione dello scisma d'occidente e viene a vivere a Recanati quale legato e vicario perpetuo per la Marca. Nel mese di ottobre del 1417 morì. Fu sepolto nella cattedrale recanatese di San Flaviano, in cui riposano tuttora le sue ceneri. Fu l'ultimo papa a non essere sepolto a Roma.
Nel 1422, Papa Martino V ordinò che nella già celebre fiera annuale che si svolgeva a Recanati, i mercanti, le merci e i concorrenti, avessero libero e sicuro accesso. Questo rafforzò notevolmente la fiera che contribuì in modo sensibile allo sviluppo economico della città, consentendo di intrecciare relazioni diplomatiche coi principali centri italiani ed europei. Per due secoli Recanati ebbe un ruolo di rilievo negli scambi commerciali dell'Adriatico; nel corso degli anni vi giunsero uomini di lettere, come l'umanista Antonio Bonfini, giuristi, come Antonio da Cannara, e celebri pittori, quali Lorenzo Lotto, Guercino, Caravaggio, Sansovino, Luigi Vanvitelli. In questo clima, nella metà del Cinquecento, una famiglia di scultori, i Lombardi (Aurelio, Ludovico e Girolamo Lombardi), giunse dalla nativa Ferrara e Venezia per lavorare a Loreto e aprì la propria fonderia dietro la chiesa di San Vito. Col tempo Recanati divenne un importante centro fondiario. Altri si aggiunsero a loro: Tiburzio Vergelli di Camerino, Antonio Calcagni (padre di Michelangelo Calcagni,scultore), Sebastiano Sebastiani, Tarquinio e Pier Paolo Jacometti, Giovan Battista Vitali. Furono la scuola scultorea recanatese a dare il via alla tradizione di orafi e argentieri che da allora hanno lavorato sul territorio nei secoli successivi.
Il 21 marzo 1456 la Beata Vergine apparve miracolosamente a una giovane albanese di nome Elena. Slavi e albanesi erano presenti in gran numero nelle campagne marchigiane, rifugiatisi qui per sfuggire ai predoni turchi nelle coste dalmate. Nel punto dell'apparizione fu costruita di lì a poco la chiesetta di Santa Maria delle Grazie. Nel 1586 Papa Sisto V elevò a rango di città il castello di Loreto, edificato intorno alla Chiesa di Santa Maria, fino ad allora territorio sotto la giurisdizione di Recanati. Per tutto il XVIII secolo Recanati dovette sopportare aggravi e fastidi per fornire foraggi e vettovaglie ora agli austriaci, poi agli spagnoli e ai francesi. Questo durò fino al Trattato di Aquisgrana (1748).
Nel 1798 la città subì l'occupazione francese da parte delle truppe napoleoniche. La partecipazione ai moti risorgimentali del 1831 costa la vita al recanatese patriota della libertà Vito Fedeli, chiuso in un carcere pontificio. Nel 1848 Giuseppe Garibaldi volle transitare nella città di Giacomo Leopardi per soccorrere Roma, la capitale della Repubblica Romana, a cui Recanati apparteneva[5].
Nel 1860 l'annessione dello Stato della Chiesa al Regno d'Italia, in seguito alla battaglia di Castelfidardo, integrò la storia del comune di Recanati alla storia dell'Italia moderna. Nel 1893 un tratto di litorale viene scorporato dal territorio comunale per costituire il nuovo comune di Porto Recanati.
Nel 1937 con R.D. nº 1335, convertito nella Legge 2255, viene istituito il Centro Nazionale di Studi Leopardiani, la cui sede era stata progettata da Guglielmo De Angelis d'Ossat. Nel 1968, il politico recanatese Giacomo Brodolini, eletto nelle file del PSI viene nominato Ministro del lavoro e della previdenza sociale nel secondo governo di Mariano Rumor (1968-1969). Da Ministro, introdusse fondamentali riforme nel mondo del lavoro: il superamento delle gabbie salariali, la ristrutturazione del sistema previdenziale e l'elaborazione dello Statuto dei lavoratori sono solo alcune delle iniziative di cui fu promotore.
Nel 1990 nasce il Premio Città di Recanati, che poi prenderà il nome di Musicultura. Il Festival si impone come una delle più importanti manifestazioni nazionali di musica d'autore. Nel 2005 il festival si trasferisce allo Sferisterio di Macerata Nel 2008 nasce a l'Artika Festival che propone esposizioni di arte contemporanea, performance e concerti. Il festival, che propose artisti come Hernan Chavar, Nicola Alessandrini, Niba, Hotel Nuclear, 7/8 kili, Zapruder filmmakersgroup, Davide Savorani, Carloni & Franceschetti, cessò la sua attività nel 2012. Il festival vide la presenza di musicisti come Turin Brakes, Dente, Bachi da pietra, Ronin, IOIOI, Il pan del diavolo, Above the tree, Der Feuerkreiner, OvO, Uochi Toki, Pitch, Bob Corn, Dadamatto. Nella letteratura fra gli altri sono stati ospitati Paolo Nori e Alessandro Bonino.[6]
Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Montefiore.
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Venne costruito nel Basso Medioevo, si trova al confine con Montefano. Risalire al X secolo, eretto nell'area di confine del ducato di Spoleto e dei Bizantini della Pentapoli. Il castello fu riedificato nel XIII secolo per arginare le truppe del feudo di Osimo che si trovava di fronte al castello di Montefano. Montefiore si dotò degli statuti comunali nel 1405, vennero eseguiti lavori di fortificazione, con la costruzione della grande torre centrale, documentata nel 1429, mentre una ventina d'anni più avanti le mura vennero rinforzate a scarpa per via degli attacchi dei capitani di ventura, e contro il papa e il duca Sforza di Milano. Nel 1467 i lavori venne effettuati dai sue signori Antonio Politi e Tommaso Gabrielli, come attesta una lapide. Nel 1486 vi installò il presidio militare il governatore della Marca Fermana Boccalino di Gozzone, signore di Osimo, che portò il castello al massimo splendore, facendolo diventare una rocca imprendibile, rispetto alla costruzione originaria con funzioni di avvistamento. La trasformazione lenta in borgo abitato avvenne dal XVII secolo, venne trasformata la cappella di San Biagio del 1184, e l'afflusso sempre più cospicuo di paesani determinò la costruzione di una nuova chiesa fuori le mura nel 1840. Il castello venne danneggiato durante il 1943-44 e ristrutturato. Il castello a pianta poligonale con quattro corpi in muratura ed è sovrastato da un'alta torre quadrilatera con merlature. Nelle epoche successive subì notevoli opere di ampliamento.
Le porte di Recanati in tutto erano 14, e si conservano solo queste:
Abitanti censiti[11]
Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetti marchigiani.
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Il dialetto recanatese (u reganatese), insieme ai vernacoli di Montefano, Filottrano e, più all'interno, di Staffolo, Cupramontana nonché del quadrilatero Arcevia-Serra San Quirico-Fabriano-Sassoferrato, fa parte di un gruppo di transizione (definibile come zona mista o "grigia") tra i dialetti della zona anconetana (o marchigiana centro-settentrionale) e quelli della zona maceratese-fermano-camerte (o marchigiana centro-meridionale), in quanto ospita influssi provenienti in egual misura da entrambe le aree. Si tratta di una parlata di classificazione incerta, al punto che dagli studiosi viene fatta rientrare indifferentemente tanto nell'uno tanto nell'altro gruppo: è comunque evidente che, data la notevole ampiezza del territorio comunale, mentre nelle frazioni più settentrionali, come Bagnolo, gli influssi anconetani sono predominanti, viceversa in quelle poste più a sud, come Sambucheto, il dialetto acquisisce una chiara impronta maceratese.
Si possono passare ad analizzare innanzitutto gli elementi di chiara derivazione anconetana: essi avvicinano il recanatese non tanto al dialetto del capoluogo marchigiano ma piuttosto a quello dei comuni limitrofi quali Loreto, Castelfidardo e Osimo, con cui Recanati, grazie alla vicinanza, ha sempre avuto notevoli scambi non solo commerciali ma anche linguistici, al punto che nella ex frazione di Porto Recanati, divenuta comune autonomo dalla fine del XIX secolo, gli influssi anconetani dominano nettamente, e la parlata locale è di conseguenza iscrivibile nella famiglia anconetana in senso stretto. I tratti "anconetani" più significativi sono:
Invece tra gli aspetti che avvicinano il recanatese alla famiglia maceratese-fermano-camerte, vanno annoverati:
Infine sono da ritenere forme tipiche esclusivamente di Recanati nuà/vuà per “noi/voi”, sopre per “sopra” e sotta per “sotto”, questi ultimi due fenomeni guizzanti anche altrove.
Il lessico locale recanatese attinge anch'esso tanto dall'area anconetana quanto da quella maceratese. Eccone alcuni esempi: armango=almeno, bardascio=bambino, ciuétta=civetta, derèto=dietro, fugaraccio=falò, 'gna=bisogna, igno’=in giù, jòppa=zolla, lala=ala, minga=mica, négne=nevicare, pertegara=aratro, 'rsumijo=fotografia, sbrégo=strappo, torcolétto=rametto, vèspera=vespa, zécchere=zecche.
Analogamente ciò vale a proposito dei modi di dire: ciacca l'ajo=ben ti sta, de riffe o de raffe=in qualche maniera, è como jì a curre c'u lebbre=è una gara impari, jì a gatto mino’=camminare carponi, mango pe' mele=nemmeno per sogno, e me' cojoni=però, ci vorrebbe pure, pijà gammo’=prendere il sopravvento, sartà u fosso=fare il salto di qualità, secco rrabbito=magrissimo, voja de fadigà sarteme addosso=detto di persona sfaticata.
Ancora, sono di seguito riportati alcuni proverbi tipici: ‘A cerqua nun fa’ i melaranci=ogni albero dà il proprio frutto, ogni uomo dà solo quel che ha, Mejo puzzà de vì che d'ojo santo=meglio ubriachi che in fin di vita, Carta canta e villan dorme= lo scritto si fa sentire (cioè fa prova), mentre il contadino dorme (nel senso che non può farsi sentire, cioè non ha voce in capitolo perché non sa scrivere), perciò è sempre indispensabile avere prove scritte perché le parole volano e non restano, Quanno u gallo canta da gajina, a casa va in ruìna=quando l'uomo fa la parte della donna (si lascia comandare), le cose in famiglia non vanno mai bene, Sant'Antò d'a barba bianga, se nun negne nun se magna=se a Sant'Antonio abbate (17 gennaio) non nevica non si ha cibo, Anno bisesto, anno funesto=l'anno bisestile è pieno di contrarietà, D'istate u monte, d'inverno a fonte=per regolarsi sul tempo che farà, l'estate si guarda la montagna, d'inverno il mare, Scirocco, oggi tiro e dumà scrocco=Oggi soffio e domani porto acqua.
Uno dei cittadini storicamente più illustri di Recanati, Giacomo Leopardi, in una lettera allo scrittore piacentino Pietro Giordani del 30 maggio 1817, ebbe modo di segnalare i pregi della favella recanatese, soffermandosi in particolare sulla pronuncia: “Ella non può figurarsi quanto sia bella. È così piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, e non tiene punto né della leziosaggine toscana né della superbia romana, mentre basta uscir due passi dal suo territorio per accorgersi di una notabile differenza, la quale in più luoghi pochissimo distanti, non che notabile è somma”.
Sono presenti sul territorio della città di Recanati: 6 scuole materne o dell'infanzia, 6 scuole elementari o primarie, 2 circoli didattici (materna ed elementare), una scuola media o secondaria di I grado, il Liceo "Giacomo Leopardi" (che comprende gli indirizzi classico, scientifico, scientifico scienze applicate, linguistico, liceo delle scienze umane e liceo delle scienze umane indirizzo economico sociale) l'Istituto Tecnico Industriale "Enrico Mattei" (con specializzazioni di informatica, chimica, meccanica e telecomunicazioni), l'Istituto Professionale Industria e Artigianato "F. Corradini", l'Istituto Professionale per i Servizi Commerciali e Turistici "V. Bonifazi"
Lo stesso argomento in dettaglio: Distretto industriale plurisettoriale di Recanati - Osimo - Castelfidardo.
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Sul suo territorio hanno sede l'azienda iGuzzini, produttrice di apparecchi di illuminazione per interni ed esterni, l'azienda Clementoni, produttrice di giocattoli educativi e la fabbrica F.lli Guzzini che produce stampi in plastica.
Storici sindaci sono stati Luigi Flamini, negli anni '50, e Franco Foschi, dal 1960 al 1970.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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26 novembre 1985 | 22 giugno 1990 | Orazio Mario Simonacci | Democrazia Cristiana | Sindaco | [15] |
22 giugno 1990 | 23 aprile 1995 | Luca Marconi | Democrazia Cristiana | Sindaco | [15] |
24 aprile 1995 | 26 giugno 1999 | Roberto Ottaviani | Sinistra | Sindaco | [15] |
27 giugno 1999 | 13 giugno 2004 | Fabio Corvatta | Centro-sinistra | Sindaco | [16] |
14 giugno 2004 | 21 giugno 2009 | Fabio Corvatta | Centro-destra | Sindaco | [16] |
22 giugno 2009 | 25 maggio 2014 | Francesco Fiordomo | Partito Democratico | Sindaco | [17] |
25 maggio 2014 | 9 giugno 2019 | Francesco Fiordomo | Partito Democratico-UDC-Liste civiche | Sindaco | [18] |
10 giugno 2019 | in carica | Antonio Bravi | Lista civica | Sindaco | [15] |
La società di spicco per la ginnastica artistica è l’Associazione dilettantistica Artistica Recanati che festeggia nel 2023 i suoi trent’anni; da quest’anno milita in serie C.
Come nel resto d'Italia, il calcio è la disciplina più popolare e seguita. La principale squadra di calcio locale è l'Unione Sportiva Recanatese 1923 che milita in Serie C. Le altre squadre cittadine sono il CSI Recanati, l'Atletico Recanati e l'Europa Calcio, tutte e tre militanti in Terza Categoria.
A Recanati la pallacanestro è uno sport molto radicato. In città hanno sede l'Unione Sportiva Basket Recanati, militante in Serie B, e l'Associazione Dilettantistica Pallacanestro Recanati, militante in Serie C.