Alain Finkielkraut (Parigi, 30 giugno 1949) è un filosofo, giornalista e opinionista politico francese.
Nato a Parigi da una famiglia di ebrei polacchi scampati alla Shoah (i suoi genitori erano sopravvissuti alla deportazione ad Auschwitz), fu allievo della École normale supérieure, nella quale studiò letteratura moderna e si laureò in filosofia.
Dal 1989 al 2014 è stato docente di Cultura generale e storia delle idee presso il dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali dell'École polytechnique, una Grande école d'ingegneria.
Cura la rubrica L'esprit de l'escalier sul mensile di attualità Causeur.
Il 10 aprile 2014 è stato nominato membro dell'Académie française.
Hannah Arendt, Heidegger, Freud, Emmanuel Lévinas e Vladimir Jankélévitch hanno incontestabilmente[su quali basi?] ispirato il suo pensiero.
Esponente di spicco di una certa Intelligencija parigina, è spesso invitato su tutte[non chiaro] le emittenti televisive e radiofoniche per contribuire a riflessioni sulla contemporaneità, la laicità, il valore della repubblica, la scuola, la cultura, gli ebrei e gli ultimi conflitti sul pianeta.
Finkielkraut è conosciuto in Italia soprattutto per le sue prese di distanza dal relativismo e dal pensiero debole. Opere di Finkielkraut tradotte in italiano sono: L'ebreo immaginario, L'umanità perduta. Saggio sul XX secolo, Nel nome dell'Altro. Riflessioni sull'antisemitismo che viene e Noi, i moderni. Quest'ultima è una sferzante critica nei confronti di ciò che viene indicato come l'attuale pensiero dominante e della presunzione di cui questo è permeato.