Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina
Archidioecesis Crotonensis-Sanctae Severinae
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Catanzaro-Squillace
Regione ecclesiasticaCalabria
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
ArcivescovoAngelo Raffaele Panzetta
Vicario generaleRaffaele Leto
Arcivescovi emeritiDomenico Graziani
Presbiteri111, di cui 100 secolari e 11 regolari
1.702 battezzati per presbitero
Religiosi16 uomini, 76 donne
Diaconi14 permanenti
 
Abitanti205.427
Battezzati188.992 (92,0% del totale)
StatoItalia
Superficie1.885 km²
Parrocchie84 (7 vicariati)
 
ErezioneV secolo (Crotone)
IX secolo (Santa Severina)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
ConcattedraleSant'Anastasia
Santi patroniBeata Maria Vergine di Capocolonna
IndirizzoC.P. 232, Piazza Duomo 19, 88900 Crotone, Italia
Sito webdiocesikr.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale di Santa Severina.
Il santuario della Madonna del Soccorso a San Mauro Marchesato.
Il palazzo arcivescovile di Crotone.

L'arcidiocesi di Crotone-Santa Severina (in latino Archidioecesis Crotonensis-Sanctae Severinae) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Catanzaro-Squillace appartenente alla regione ecclesiastica Calabria. Nel 2021 contava 188.992 battezzati su 205.427 abitanti. È retta dall'arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta.

Territorio

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L'arcidiocesi comprende per intero la provincia di Crotone, più i comuni di Petronà, Cerva, Andali, Belcastro, Marcedusa e Botricello in provincia di Catanzaro.[1]

Sede arcivescovile è la città di Crotone, dove si trova la basilica cattedrale di Santa Maria Assunta. A Santa Severina sorge la concattedrale di Sant'Anastasia.

Nell'arcidiocesi si trovano anche quattro chiese ex cattedrali: la chiesa di San Michele arcangelo a Belcastro, la chiesa di Santa Maria Assunta a Isola Capo Rizzuto, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Strongoli e la chiesa di San Donato a Umbriatico. Della cattedrale di San Teodoro di Cerenzia rimangono alcune rovine, mentre nulla rimane della cattedrale di San Leone, nel territorio di Scandale.

Il territorio si estende su 1.885 km² ed è suddiviso in 84 parrocchie, raggruppate in 7 foranie: Crotone, Santa Severina, Cerenzia, Umbriatico, Belcastro, Isola di Capo Rizzuto e Strongoli[2].

Storia

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Santa Severina

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La più antica menzione della sede di Santa Severina si trova nella Notitia Episcopatuum redatta dall'imperatore bizantino Leone VI (886-912) e databile all'inizio del X secolo.[3] Secondo Vitalien Laurent, la fondazione della sede metropolitana bizantina di Aghia Severina può essere compresa fra l'885 e l'886, nell'epoca stessa in cui la città fu strappata dai Bizantini agli Arabi.[4]

La stessa Notitia Episcopatuum attribuisce a Santa Severina quattro diocesi suffraganee: Umbriatico[5], Cerenzia, Gallipoli[6]. e Isola. Nei secoli successivi alla provincia ecclesiastica verranno aggiunte anche Belcastro (XII secolo), Strongoli (XII secolo), San Leone (XIII secolo) e Cariati (XV secolo), mentre Gallipoli ne verrà esclusa.

Incerti sono i motivi che hanno spinto i bizantini a creare la provincia ecclesiastica di Santa Severina. Alcuni autori ritengono che, per la sua posizione strategica, Santa Severina sia stata un centro di propaganda bizantina;[7] altri invece sostengono che l'erezione della metropolia sia giustificata da una specie di orgoglio nazionale bizantino, in quanto doveva dissimulare la perdita di Siracusa, caduta in mano Araba nell'878[8][9].

Iscrizioni epigrafiche hanno messo in luce l'esistenza di due arcivescovi.[10] Nel cosiddetto battistero della cattedrale si trova il nome di Giovanni, che fece costruire la cattedrale, attorno all'895, in concomitanza con l'erezione dell'arcidiocesi: è il primo arcivescovo di Santa Severina. Nella cattedrale "vecchia", costruita nell'XI secolo, si trova il nome dell'arcivescovo Ambrogio, promotore del nuovo edificio (1036), che fu cattedrale fino al 1274.[11] La Vita di San Nilo menziona altri due arcivescovi, Stefano I e Blattone, vissuti nella seconda metà del X secolo, mentre fonti documentari bizantine attestano l'esistenza degli arcivescovi Basilio nel 997 e Giovanni II nel 1032. L'ultimo arcivescovo prima della fine della dominazione bizantina è l'anonimo che assistette nel 1076 alla caduta di Santa Severina in mano normanna e fuggì in seguito a Costantinopoli.

Con l'arrivo dei Normanni, l'arcidiocesi passò progressivamente al rito latino. Tuttavia perdurò la presenza del rito e delle tradizioni greche: ancora durante il pontificato di papa Innocenzo III (inizio XIII secolo) i canonici della cattedrale di rito bizantino erano esentati dalle leggi canoniche relative al celibato.

Con una bolla del 22 marzo 1183, papa Lucio III conferma all'arcivescovo Meleto tutti i suoi privilegi, elenca e conferma tutti i possessi e i beni acquisiti dai precedenti vescovi Andrea e Romano, sancisce e conferma tutte le immunità concesse dai duchi normanni, e infine conferma i suoi diritti metropolitici sulle Chiese di Umbriatico, Strongoli, Cerenzia, Belcastro e Isola, e gli concede l'uso del pallio.

Tra gli arcivescovi del XIII secolo emerge in particolare la figura di Ruggero di Stefanuzia (1273-1295), che fece costruire l'attuale cattedrale di Santa Severina in sostituzione di quella eretta dal greco Ambrogio nel 1036, ma che si distinse per l'appoggio armato dato alla fazione angioina contro quella aragonese in lotta dopo i vespri siciliani per il predominio sulla Calabria, assieme al fratello Lucifero, vescovo di Umbriatico; trasferito a Cosenza nel 1295, troverà la morte sul campo di battaglia.[12]

Nel XVI secolo Giovanni Battista Orsini prese parte al concilio di Trento e a lui si deve la stesura dei canoni riguardanti il matrimonio. Il suo successore Giulio Antonio Santorio contribuì a risolvere il problema dei fedeli di rito bizantino e istituì il seminario diocesano di Santa Severina. Nel 1571, sempre sotto il suo episcopato, fu soppressa la diocesi di San Leone e il suo territorio fu aggregato all'arcidiocesi. Francesco Antonio Santoro (1573-1586) indisse per la prima volta due sinodi provinciali, che videro la partecipazione dei vescovi suffraganei.

Il 27 giugno 1818, in forza della bolla De utiliori di papa Pio VII, la diocesi di Belcastro fu soppressa ed il suo territorio unito a quello dell'arcidiocesi di Santa Severina. A seguito di altre soppressioni, la provincia ecclesiastica severinate comprendeva solamente la diocesi di Cariati. A partire dagli ultimi anni del XIX secolo, la cattedrale fu interessata da importanti lavori di restauro e recupero archeologico che permisero di collocare meglio l'evoluzione architettonica della cattedrale nel corso dei secoli così come la sua cronotassi episcopale. Tali ricerche, culminate con la fondazione di una rivista storica (con sede presso la cattedrale) chiamata Siberene, si devono all'interesse dell'allora vicario Antonio Pujia.[13] Il 6 gennaio 1952, con la bolla Romanis Pontificibus di papa Pio XII, fu soppressa la provincia ecclesiastica di Santa Severina. Questa, mantenendo la dignità arcivescovile, divenne immediatamente soggetta alla Santa Sede, mentre la suffraganea Cariati fu soggetta alla sede metropolitana di Reggio Calabria, che rimase così l'unica metropolia della Calabria.

Crotone

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La diocesi di Crotone fu eretta in epoca antica. Secondo la tradizione l'evangelizzazione del territorio fu opera di Dionigi l'Areopagita, discepolo di san Paolo, verso la fine del I secolo. Indizi documentari sembrano attestare l'esistenza della diocesi già verso la fine del V secolo, con il vescovo Maiorico, menzionato da papa Gelasio I nelle sue lettere, dove però non è mai indicata la sede di appartenenza. Il primo vescovo attribuibile con certezza a Crotone è Giordano, il quale nel 551 si trovava a Costantinopoli assieme a papa Vigilio nella controversa questione dei Tre Capitoli. In seguito la diocesi è ricordata più volte nell'epistolario di Gregorio Magno, dalle quali si evince che nel 592 la sede era vacante per la morte del suo vescovo e il papa intervenne per far sì che i crotonesi eleggessero un nuovo vescovo con l'aiuto di Giovanni di Squillace.

Come attesta l'epistolario di Gregorio Magno, la Calabria non aveva sedi metropolitane e, benché Crotone dal 556 fosse sottomessa politicamente all'impero bizantino, dipendeva dal punto di vista ecclesiastico dal patriarcato di Roma. Solo dalla prima metà dell'VIII secolo, in seguito alle controversie sull'iconoclastia, la Calabria fu sottratta dall'imperatore Leone III Isaurico alla giurisdizione di Roma e sottomessa al patriarcato di Costantinopoli (circa 732). È in questo contesto che la diocesi assunse come rito liturgico quello greco, e venne sottoposta alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Reggio, come attesta la Notitia Episcopatuum redatta dall'imperatore Leone VI (886-912) e databile all'inizio del X secolo.[14]

Nel periodo bizantino, sono documentate le partecipazioni dei vescovi di Crotone al sinodo romano del 680 (Pietro), al concilio di Nicea del 787 (Teotimo) e al concilio di Costantinopoli dell'869-870 (Niceforo). Durante la lotta iconoclasta Crotone divenne un provvidenziale rifugio per i monaci fuggiti dall'Oriente e per le loro icone. In seguito all'erezione della sede arcivescovile di Santa Severina e delle sue suffraganee, il territorio della diocesi si ridusse in pratica a quello della sola città e dei casali presenti nel territorio circostante. Nel X secolo la diocesi subì con sempre più frequenza le incursioni degli Arabi, provenienti dalla vicina Sicilia; in una di queste incursioni trovò la morte anche il vescovo, ucciso nella sua cattedrale dove si era rifugiato.

Verso il 1060 la città di Crotone venne conquistata dai Normanni, che dettero avvio ad una progressiva latinizzazione della diocesi. Nel 1122 papa Callisto II visitò Crotone e vi tenne un sinodo fra i vescovi calabresi. Tuttavia il rito bizantino resterà in uso ancora per due secoli; erano certamente greci i vescovi Atanasio e Filippo; nel 1217 il vescovo Giovanni ottenne da papa Onorio III di poter celebrare in latino o in greco e nel 1221 fu incaricato di riformare i monasteri greci della diocesi, che erano andati via via decadendo dopo l'arrivo dei Normanni; nel 1264 il vescovo Nicola da Durazzo fu scelto dal papa per una missione a Costantinopoli per la sua conoscenza del greco.

Dal XIV secolo la diocesi visse un periodo di crisi e di decadenza, definita «una spelonca di ladri», aggravata da «malgoverno centrale, fiscalismo esagerato, prepotenza impunita dei baroni, delittuose imprese dei banditi, azioni terroristiche dei pirati».[15] Non mancarono vescovi di qualità: Antonio Lucifero (1508-1521), che ricostruì la cattedrale e ristrutturò il palazzo episcopale; Cristóbal Berrocal (1574-1578), che istituì a proprie spese il monte di pietà; Girolamo Carafa (1664-1683), che istituì il seminario diocesano nel 1664 e che l'anno successivo indisse il primo sinodo. Altri quattro sinodi furono celebrati prima dell'Ottocento, occasionati dalla necessità di riformare il clero e la disciplina, come annota Giuseppe Capocchiani nella sua relazione in occasione della visita ad limina del 1775; il vescovo infatti «denuncia alcuni gravi abusi tra cui: il continuo allontanarsi dei preti dalla diocesi; la fretta e la sciattezza nel celebrare la messa; l'invecchiamento delle specie eucaristiche; la mancata recita del breviario; la cattiva condotta del clero».[15]

Il 27 giugno 1818 la diocesi di Isola fu soppressa con la bolla De utiliori e il suo territorio fu unito a quello della diocesi di Crotone.

Nel 1845 il vescovo Leonardo Todisco Grande (1834-1849) indisse un altro sinodo, dove fu fatto obbligo ai preti di osservare le decisioni del concilio di Trento, segno che a tre secoli di distanza questi non erano ancora ottemperati.

Dal 1925 al 1946 Crotone fu unita in persona episcopi con l'arcidiocesi di Santa Severina, unione che ebbe termine con la nomina di Pietro Raimondi, che per 25 anni governò la sola diocesi di Crotone.

Crotone-Santa Severina

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Il 21 dicembre 1973, con tre nomine distinte, Giuseppe Agostino fu nominato arcivescovo di Santa Severina, vescovo di Crotone e vescovo di Cariati, unendo così in persona episcopi le tre sedi. L'unione con Cariati durò fino al 1979.

Il 4 aprile 1979, con la bolla Quo aptius di papa Giovanni Paolo II, la diocesi di Cariati cedette il territorio dei comuni in provincia di Catanzaro, tra cui anche le antiche città episcopali di Cerenzia, di Umbriatico e di Strongoli, alla diocesi di Crotone, che a sua volta cedette la parrocchia San Leonardo di Cutro all'arcidiocesi di Santa Severina.

Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, le due sedi di Santa Severina e Crotone, già unite in persona episcopi dal 1973, furono unite con la formula plena unione e la circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale, conservando il titolo arcivescovile che apparteneva alla sede di Santa Severina. L'arcidiocesi mantenne la suffraganeità con l'arcidiocesi di Reggio Calabria, contestualmente rinominata "arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova".

Tra il 1988 ed il 1989 si è celebrato il primo sinodo dopo l'unione delle due sedi episcopali.

Il 12 marzo 1988, con la lettera apostolica Croton urbs, papa Giovanni Paolo II ha confermato la Beata Maria Vergine di Capocolonna patrona principale dell'arcidiocesi.[16]

Il 30 gennaio 2001 l'arcidiocesi è entrata a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Catanzaro-Squillace con la bolla Maiori Christifidelium di papa Giovanni Paolo II.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Crotone

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Arcivescovi di Santa Severina

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Arcivescovi di Crotone-Santa Severina

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Statistiche

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L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 205.427 persone contava 188.992 battezzati, corrispondenti al 92,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
diocesi di Crotone
1950 40.000 40.000 100,0 23 21 2 1.739 2 48 9
1970 61.000 61.800 98,7 37 23 14 1.648 1 15 59 15
1980 125.569 126.838 99,0 66 42 24 1.902 2 26 94 41
arcidiocesi di Santa Severina
1949 60.000 60.000 100,0 42 34 8 1.428 8 27 23
1970 62.000 63.800 98,4 44 31 13 1.409 16 52 25
1980 70.000 70.900 98,7 35 23 12 2.000 12 63 27
arcidiocesi di Crotone-Santa Severina
1990 187.000 188.900 99,0 104 76 28 1.798 5 29 177 76
1999 202.755 203.855 99,5 114 85 29 1.778 18 32 162 81
2000 202.630 203.730 99,5 117 89 28 1.731 18 31 160 81
2001 202.550 203.550 99,5 118 89 29 1.716 20 32 156 81
2002 202.500 203.550 99,5 111 83 28 1.824 18 30 153 81
2003 201.250 202.350 99,5 110 89 21 1.829 19 24 118 80
2004 201.185 202.270 99,5 115 94 21 1.749 19 23 118 80
2006 199.700 200.900 99,4 116 95 21 1.721 16 23 143 81
2013 202.600 205.500 98,6 110 94 16 1.841 23 17 125 79
2016 184.413 186.613 98,8 122 103 19 1.511 20 20 60 82
2019 183.200 186.431 98,3 116 103 13 1.579 18 14 78 85
2021 188.992 205.427 92,0 111 100 11 1.702 14 16 76 84

Note

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  1. ^ Mappa dell'arcidiocesi dal sito web ufficiale.
  2. ^ Dal sito web dell'arcidiocesi.
  3. ^ (ELFR) Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Paris, 1981, p. 287, nn. 673-677.
  4. ^ (FR) Laurent, A propos de la métropole de Santa Severina, pp. 177 e seguenti. Altri autori, meno recenti, attribuiscono invece la fondazione della sede episcopale all'VIII secolo, prima dell'arrivo degli Arabi, o addirittura all'epoca di Gregorio Magno.
  5. ^ La Notitia riporta il termine greco Euruaton o Euraton, e cioè Euria. Questo termine ha indotto gli storici a localizzare in modo diverso la sede della prima tra le suffraganee di Santa Severina. Alcuni storici ritengono che si tratti della diocesi di Oria, nel Salento (Minasi, Le Chiese di Calabria, Napoli, 1896, p. 253-54; Castellucci, Origini cristiane del Bruzio, Roma, 1914, p. 55 e 62); altri pensano che sia la diocesi di Miria, di cui parla Gregorio Magno (Grimaldi, Studi archeologici sulla Calabria Ultra, Napoli, p. 39-41; Taccone-Gallucci, Regesti dei Romani Pontefici alla Chiese di Calabria, Roma, 1902, p. 316); altri ancora parlano della diocesi di Cariati (Orsi, Le Chiese basiliane di Calabria, Firenze, 1927, p. 195). Francesco Russo (La metropolia di Santa Severina, pp. 7-8) dimostra che Euraton corrisponde in realtà alla città di Umbriatico. Anche: Francesco Le Pera, La diocesi di San Leone Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive., in Quaderni Siberenensi, VIII (2006), p. 16.
  6. ^ L'ipotesi che Gallipoli sia la cittadina in provincia di Lecce rimane controversa, e molti studiosi sostengono che si tratti del nome bizantino di Belcastro, comune adiacenti al territorio della metropolia di Santa Severina. Raffaele Piccolo, I nomi di Belcastro attraverso il suo seggio vescovile, su www.belcastroweb.com. URL consultato il 3 dicembre 2022.
  7. ^ Gay, L'Italie Meridionale et l'Empire Byzantin, Paris, 1904, p. 190.
  8. ^ Minasi, San Nilo di Calabria, Napoli, 1892
  9. ^ (FR) Jordan, Monuments byzantins de Calabre, in Mélanges d'Archéologie et d'Histoire IX (1889), p. 324.
  10. ^ André Guillou, Le iscrizioni bizantine di Santa Severina Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive., in Quaderni Siberenensi, giugno 1999, pp. 37-45.
  11. ^ Aleksandra Vlaovic, La chiesa dell'Addolorata, già Cattedrale vecchia di Santa Severina sul sito www.ilsileno.it
  12. ^ Le Pera, Alcune note sulla cronotassi..., terza parte, pp. 40-47.
  13. ^ Francesco Lopez, Profilo storico di Altilia. Il Monastero Calabro Maria, Edizioni Pubblisfera, 2004.
  14. ^ (ELFR) Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae…, p. 283, nº 544.
  15. ^ a b Dal sito BeWeb - Beni ecclesiastici in web.
  16. ^ (LA) Lettera apostolica Croton urbs, AAS 80 (1988), pp. 967-968.
  17. ^ Nelle lettere di papa Gelasio I del 496 vengono nominati diversi vescovi del Brutium, tra cui Maiorico, che alcuni storici attribuiscono a Crotone; tuttavia nelle epistole pontificie non è mai fatta menzione della sede di appartenenza di Maiorico e degli altri vescovi, per cui la sua attribuzione a Crotone è puramente ipotetica e senza fondamento. Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., p. 340-341.
  18. ^ Questo vescovo è menzionato da Ughelli, secondo il quale Flaviano vixit sub Vigilio Papa anno 537 (Italia sacra, vol. IX, col. 384); Gams gli assegna gli anni 537-550. È dubbia l'attribuzione di questo vescovo a Crotone, perché l'unico vescovo menzionato nei documenti del papato di Vigilio è Giordano. Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., p. 342.
  19. ^ Sui vescovi da Filippo (1159) a Federico (1274): Norbert Kamp, Kirche und Monarchie..., pp. 955-964.
  20. ^ Questo anonimo vescovo è escluso da Kamp (Kirche und Monarchie..., p. 956, nota 6), perché il documento su cui si basano Ughelli e Pirro è un falso.
  21. ^ Pietro De Leo, Per la storia dell'episcopato e delle classi dirigenti nella Calabria medievale, in Archivio storico per la Calabria e la Lucania, LXV (1998), p. 23.
  22. ^ Luigi Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, vol. I, Cosenza, Tipografia Municipale, 1869, p. 159.
  23. ^ Il 27 marzo 1439 il vescovo di Cariati e Cerenzia Giovanni de Volta (de Vellis) fu nominato vescovo di Crotone e Galeazzo Quattromani, canonico di Cosenza, fu eletto vescovo di Cariati e Cerenzia. Poiché Giovanni de Volta non acconsentì al trasferimento a Crotone, le nomine furono annullate. L'anno successivo Galeazzo Quattromani fu nominato vescovo di Crotone. Eubel, Hierarchia catholica, vol. II, p. 138, nota.
  24. ^ Nel museo di Corinto in Grecia è conservato il sigillo di un arcivescovo Stefano di Santa Severina, databile al X secolo. Vitalien Laurent (A propos de la métropole de Santa Severina, pp. 182-183) ritiene che si tratti di Stefano I, noto per essere menzionato nella vita di San Nilo. V. von Falkenhausen (La vita di San Nilo come fonte storica per la Calabria bizantina, in Atti del Congresso internazionale su San Nilo da Rossano, Rossano-Grottaferrata 1989, p. 278, nota 40) ritiene che possa trattarsi di un altro arcivescovo greco, perché il nome Stefano è troppo diffuso nel mondo bizantino per identificare con sicurezza il metropolita della vita di san Nilo con quello del sigillo.
  25. ^ Vescovo menzionato, come il precedente, nella vita di San Nilo, in un episodio riferibile al 980 circa; non tutti gli studiosi concordano nell'assegnare questo metropolita a Santa Severina. Le Pera, op. cit., prima parte, pp. 35-38.
  26. ^ Le Pera, Alcune note sulla cronotassi..., seconda parte, pp. 24-26.
  27. ^ Prese parte alla consacrazione di papa Gelasio II.
  28. ^ Vescovo menzionato da Ughelli, Gams, Cappelletti e altri studiosi, ma assente in Eubel.
  29. ^ Gams inserisce un vescovo Paolo nel 1309, da escludere.
  30. ^ Morì prima dell'11 marzo 1410. Eubel, Hierarchia catholica, I, p. 449, nota 12.
  31. ^ Morì prima del 14 ottobre 1429. Pino Rende, Cronotassi dei metropoliti e degli arcivescovi di Santa Severina (dalle prime notizie fino al 1453), su archiviostoricocrotone.it. URL consultato il 9 marzo 2019.
  32. ^ Nominato arcivescovo titolare di Stauropoli.

Bibliografia

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Per Crotone

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Per Santa Severina

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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