Domenico Gagini

Domenico Gagini o Gaggini (Bissone, 1420 circa – Palermo, 29 settembre 1492) è stato uno scultore italiano, originario del Canton Ticino, nell'attuale Svizzera, figlio di Pietro, attivo in Italia nel Rinascimento.

Tabernacolo con figure oranti, Castel Nuovo, Napoli

Sposa Soprana de' Savignone dalla quale ha il primo figlio maschio Giovanni Gagini, in seconde nozze Caterina con la quale genera Antonello Gagini. Stabilitosi definitivamente a Palermo nel 1463[1] ove rimarrà fino alla morte, darà vita alla nota dinastia artistica siciliana dei Gagini e all'omonima bottega.

È sepolto nella cappella della corporazione dei marmorai o scultori sotto il titolo dei «Santi Quattro Coronati» della chiesa di San Francesco d'Assisi di Palermo.[2]

Gli esordi

Statua della Temperanza, Castel Nuovo, Napoli
Veduta generale delle Virtù, Arco trionfale di Castel Nuovo, Napoli

Della sua formazione non si hanno notizie documentate, anche se la sua opera rivela influssi gotico-lombardi dovuti quindi alla sua formazione giovanile.

Secondo Vasari sarebbe stato allievo di Filippo Brunelleschi a Firenze, e anche il Filarete nel suo Trattato di architettura parla di un «Domenico proveniente dal lago di Lugano, discepolo di Pippo di Ser Brunelleschi». La sua permanenza a Firenze ebbe luogo probabilmente dal 1444 al 1446; in tale periodo avrà avuto modo di ammirare l'opera di Donatello, ma soprattutto le formelle di Lorenzo Ghiberti, il cui stile era più congeniale alla sua formazione tardogotica.[3]

Cappella di San Giovanni Battista - cattedrale di San Lorenzo

Nel 1448 gli viene commissionata la Cappella di San Giovanni Battista nella cattedrale di San Lorenzo a Genova. Il progetto che Domenico doveva realizzare si rifaceva alla tradizione dei cappelloni trecenteschi di matrice tardogotica. Il documento stesso riferisce sia del modello sia del luogo dove sarebbe stara eretta: un cappellone addossato alla parte sinistra della tribuna della chiesa, dove già si conservavano le spoglie del Precursore. Domenico progetta una struttura che ricorda molto il monumento funebre Brancacci realizzato a Napoli da Michelozzo di Bartolomeo, modello che l'artista bissonese conosceva dal diretto contatto con Michelozzo, attivo nella cerchia brunelleschiana.

La chiesa del Santo Sepolcro rinominata in «San Giovanni in Prè», Commenda dell'Ordine Gerosolimitano, custodì le reliquie fino al loro trasferimento nel battistero della cattedrale di San Lorenzo, ambiente oggi noto come San Giovanni il Vecchio. Nel 1323 i fratelli Nicolò e Oberto Campanaro patrocinarono il nuovo ambiente documentato in prossimità del presbiterio. Cronisti in epoche successive attestano lo smantellamento dell'altare di San Lorenzo (verosimilmente posto sotto la cupola al centro del transetto) e la traslazione del medesimo nell'area adiacente al coro collocato nell'abside, pertanto la cappella si affaccia sulle ultime campate della navata sinistra prossima al braccio settentrionale della crociera.

Conscio che il culto del Precursore stava espandendosi a dismisura, si rese necessario la costruzione di una nuova cappella più grande e più maestosa. Domenico presenta un progetto che ricorda da vicino la facciata della Cappella de' Pazzi di Firenze, ma anche la cornice della Presentazione dei Magi di Gentile da Fabriano. I pezzi del vecchio cappellone furono smontati e rimontati nella nuova facciata. Un rilievo della facciata elaborato da Fabio Cosentino ha permesso di ricostruire il primo progetto in tutti i suoi componenti architettonici e iconografici rivelando chiari influssi rosselliniani e michelozziani che fanno supporre una continuità lavorativa di Domenico nei cantieri di Santo Spirito e di San Lorenzo in Firenze proprio negli anni che vanno dal 1446 al 1448.[4]

Col progetto varato nel 1448, i cantieri attivi dal 1451 al 1465, con la collaborazione di Elia Gagini (1451 - 1456), il sacro recinto fu ulteriormente ingrandito, perfezionato e arricchito. Elia assicurò il proseguimento, completamento e la consegna dell'imponente manufatto dal 1456 al 1465.

Madonna col Bambino nel succorpo dell'Annunziata

Le sculture dell'arco trionfale di Alfonso V d'Aragona

Intorno al 1457 è a Napoli, dove la sua personalità si arricchisce delle innovazioni diffuse da Francesco Laurana. Partecipa infatti a una delle realizzazioni che aprono la fase rinascimentale nel Mezzogiorno d'Italia, cioè l'apparato delle sculture in Castel Nuovo a Napoli dell'Arco di Alfonso V d'Aragona (1457-1458) inserito nella cerchia di artisti organizzata da Laurana. Frutto del suo scalpello è la statua della Temperanza. Sempre in Castel Nuovo gli vengono attribuite la porta bifronte, varco d'accesso alla Sala dei Baroni e la Madonna della Cappella di Santa Barbara.

Lavori eseguiti in Sicilia

Tabernacolo della Cappella palatina in Castel Nuovo

Sull'onda della diffusione dell'arte rinascimentale avviata dall'arco trionfale del Castel Nuovo, l'artista arriva a Palermo nel 1459 dove apre una bottega che alla sua morte sarà ripresa da suo figlio Antonello. Contribuirà fortemente alla diffusione del linguaggio rinascimentale in Sicilia guadagnandosi l'appellativo dialettale confidenziale di "Mastru Duminicu marmuraru".[5]

Le cronache delle iniziali commissioni riportano le generalità distorte in Domenico Cangemi «lu marmuraru» d'origine lombarda e si ha traccia delle prime attività lavorative dal 1460 al 1463, con opere consistenti nel recupero, ripristino e manutenzione di mosaici, arabeschi e intarsi, dei manufatti marmorei preesistenti, lavori sollecitati dal ciantro della Cappella di San Pietro o Cappella Palatina di Palazzo Reale a Palermo.[6]

Questi primi interventi si identificano con chiari riferimenti alla grandezza di Filippo Brunelleschi, specie nella Risurrezione di Tabita, ove realizza come sfondo panoramico dettagli architettonici che richiamano alla memoria la cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze. Con la particolare personalizzazione l'artista omaggia riconoscente il maestro, testimonia concretamente i trascorsi fiorentini, suggella ulteriormente la cronaca fornita dallo storico Giorgio Vasari.

L'arte non fu solo l'unica fonte di sostentamento economico, ma anche il commercio e il traffico di prodotti isolani: contratti stipulati dal 1468 attestano che Domenico Gagini faceva incetta di zucchero e suoi derivati in quantità dai magazzini di taluni committenti e nell'ambito dell'ampia cerchia di conoscenze, attività in seguito intrapresa dalla maggior parte degli artisti forestieri, al punto da favorire lo sviluppo di una fitta rete commerciale che prevedeva ingenti flussi di grano, formaggi e altri generi di Sicilia per essere rivenduti a Carrara, nella riviera di Genova o in Lombardia, per converso da questi luoghi provenivano i marmi importati nell'isola, da cui si traeva nuovo guadagno. Nasce così una sorta di proficuo interscambio commerciale: non mancando le commissioni e sempre nuove occasioni di lavoro, amministravano[il soggetto?] il patrimonio acquistando e investendo in case e poderi, formando famiglie, crescendo ed educando all'arte i figli e i discepoli, prosperando e benedicendo la nuova patria che li aveva benignamente accolti. Difatti l'iscrizione sul bordo della conca del Genio di Palermo di Palazzo Pretorio recita:

(LA)

«Panormus conca aurea suos devorat alienos nutrit»

(IT)

«Palermo conca d'oro divora i suoi e nutre gli stranieri»

Opere

Prospetto Cappella di San Giovanni Battista

Opere sparse

Rinascimento genovese

Rinascimento napoletano

"Madonna col Bambino", Basilica cattedrale del Santissimo Salvatore, Mazara del Vallo

In Sicilia

Agrigento e provincia

Caltanissetta e provincia

Catania e provincia

Messina e provincia

"Madonna con Bambino", Chiesa di San Francesco di Paola di Milazzo

Palermo e provincia

Sepolcro di Antonello Speciale, Cappella della Madonna del Rosario, chiesa di San Francesco d'Assisi
Sarcofago Beata Elisabetta Amodei, Cappella del Sacro Cuore, chiesa di San Francesco d'Assisi
Sepolcro e "Madonna col Bambino", Cappella della Madonna della Neve, chiesa di San Francesco d'Assisi
Statua della "Madonna col Bambino e San Giovanni", chiesa di San Francesco d'Assisi
"Madonna dell'Oreto", chiesa di San Giuseppe dei Teatini
"Madonna dell'Udienza", chiesa del Carmine Maggiore
"Madonna dell'Udienza", chiesa del Carmine Maggiore
Palermo
Petralia Sottana
Polizzi Generosa
San Mauro Castelverde

Siracusa e provincia

Trapani e provincia

Marsala
Mazara del Vallo
Salemi

Museo Civico di Salemi:

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ Gioacchino di Marzo (Conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana Lazelada di Bereguardo), "I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI; memorie storiche e documenti." [1], Volumi I e II, Palermo, Stamperia del Giornale di Sicilia, pp. 68-69.
  2. ^ a b Gioacchino di Marzo, pp. 99.
  3. ^ Francesco Abbate, Storia dell'arte nell'Italia meridionale, Volume 2, pag.189-190, 1998, ISBN 8879894293
  4. ^ Si vedano le pubblicazioni di F. Cosentino per maggiori informazioni
  5. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 95.
  6. ^ a b Gioacchino di Marzo, pp. 79.
  7. ^ Touring Club Italiano Liguria, pp. 124.
  8. ^ Touring Club Italiano Liguria, pp. 105.
  9. ^ Touring Club Italiano Liguria, pp. 309.
  10. ^ Touring Club Italiano Napoli, pp. 190.
  11. ^ Touring Club Italiano Napoli, pp. 168.
  12. ^ Touring Club Italiano Napoli, pp. 114.
  13. ^ a b Touring Club Italiano Napoli, pp. 116.
  14. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 171.
  15. ^ a b c d e Gioacchino di Marzo, pp. 94.
  16. ^ Touring Club Italiano, pp. 789.
  17. ^ Touring Club Italiano, pp. 878.
  18. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 170 e 171.
  19. ^ Touring Club Italiano, pp. 462.
  20. ^ a b Gioacchino di Marzo, pp. 73.
  21. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 83.
  22. ^ Touring Club Italiano, pp. 149.
  23. ^ Touring Club Italiano, pp. 147.
  24. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 69.
  25. ^ Touring Club Italiano, pp. 160.
  26. ^ Touring Club Italiano, pp. 308.
  27. ^ Touring Club Italiano, pp. 169.
  28. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 77 / 85.
  29. ^ Touring Club Italiano, pp. 464.
  30. ^ Touring Club Italiano, pp. 626.
  31. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 77 e 94.
  32. ^ Touring Club Italiano, pp. 306.
  33. ^ a b c d Gioacchino di Marzo, pp. 93.
  34. ^ Touring Club Italiano, pp. 313.
  35. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 75.
  36. ^ a b c d e Touring Club Italiano, pp. 277.

Bibliografia

Voci correlate

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