Donato Bendicenti (Rogliano, 18 ottobre 1907 – Roma, 24 marzo 1944) è stato un avvocato e partigiano italiano, vittima dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, medaglia d'argento al valor militare alla memoria.
Calabrese di nascita, si trasferì a Roma per motivi di studio. Laureatosi in giurisprudenza, rimase nella Capitale per esercitare la professione di avvocato. Successivamente sposò Elisa Tedeschi e si iscrisse al Partito comunista clandestino[1].
Dopo l'8 settembre 1943 entrò nella Resistenza come partigiano della "Banda del Trionfale" e membro del Comitato forense d'agitazione. In tale veste mise a disposizione la sua casa per le riunioni del PCI clandestino[1].
Il 3 marzo 1944 fu arrestato mentre usciva dalla sua abitazione dove, da alcuni minuti, era terminata una riunione della Direzione del PCI[1]. Seviziato per ventuno giorni, non riuscirono a fargli confessare nulla della sua attività clandestina. Consegnato alle SS di Herbert Kappler, il 24 marzo successivo venne fucilato alle Fosse Ardeatine.