Riccardo Bauer | |
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Deputato della Consulta nazionale del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 25 giugno 1945 – 15 marzo 1946 |
Legislatura | Consulta nazionale |
Incarichi parlamentari | |
Questore | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito d'Azione |
Titolo di studio | Laurea in scienze economiche |
Università | Università commerciale Luigi Bocconi |
Professione | giornalista |
Riccardo Bauer (Milano, 6 gennaio 1896 – Milano, 15 ottobre 1982) è stato uno storico, giornalista, politico e antifascista italiano.
Partecipa come tenente di artiglieria da montagna alla prima guerra mondiale affrettando le pratiche per ottenere la cittadinanza italiana in modo da potersi arruolare, era infatti nato da Francesco, boemo di nascita, e da Giuseppina Cairoli.[1] Terminata la guerra, dopo due ferite, una medaglia di bronzo, due croci di guerra ed un encomio solenne, congedato nel giugno 1919 rientra a Milano dove riprende gli studi e nel dicembre 1920 consegue la laurea in scienze economiche presso l'università Bocconi".[1]
È prima segretario e poi direttore del Museo sociale della Società Umanitaria di Milano, carica dalla quale fu rimosso dai fascisti nel 1924.
Collaboratore de La Rivoluzione liberale di Piero Gobetti e fondatore, con Ferruccio Parri e altri, del settimanale Il Caffè, viene arrestato più volte e, nel 1927, confinato a Ustica e a Lipari.[2]
Tornato libero nel 1928, riprende l'attività clandestina e, con Ernesto Rossi e altri, aderisce al movimento Giustizia e Libertà, fondato a Parigi nell'agosto del 1929 da Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti. Dopo altri arresti, nel 1931 Bauer viene condannato definitivamente dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato a venti anni di reclusione.[3] Si tratta della prima sentenza contro il movimento "Giustizia e Libertà" e i suoi massimi dirigenti. Tra gli imputati figurano lo scienziato Umberto Ceva, suicidatosi in carcere, e la spia dell'OVRA Carlo Del Re.[4]
Nel 1939 esce dal carcere e viene inviato al confino di Ventotene.[5] Liberato nel 1943, alla caduta del fascismo, partecipa al congresso clandestino del Partito d'Azione (Firenze, 5-6 settembre 1943) nel quale è nominato responsabile militare per il Centro-Sud, in previsione di una lotta popolare armata contro le divisioni tedesche che già calano agguerrite attraverso il confine del Brennero[6]. A Roma, dopo l'8 settembre, come dirigente e capo della Giunta militare del Partito d'Azione, è tra i principali organizzatori della Resistenza. È membro del Comitato centrale di liberazione nazionale e del più ristretto comitato militare, con Luigi Longo e Sandro Pertini.
Nel 1944 fonda e dirige fino al 1946 la rivista Realtà Politica. Dopo la Liberazione milita nel Partito d'Azione e viene nominato componente della Consulta nazionale (1945). Nel febbraio del 1946 si tiene il primo congresso del partito, nel quale la radicalizzazione dei contrasti interni porta all'uscita di Parri e La Malfa. Deluso, Bauer lascia la politica dimettendosi anche dalla Consulta; torna prima alla vicepresidenza, poi alla presidenza della Società Umanitaria.
Negli anni cinquanta e sessanta fa più volte parte del Consiglio di Amministrazione della Triennale di Milano. Successivamente al 1969, presiede la Lega italiana dei diritti dell'uomo, la Società per la Pace e la Giustizia internazionale, il Comitato italiano per l’universalità dell’Unesco.
Dopo la sua morte è stata creata una Fondazione e il Centro di formazione professionale Riccardo Bauer di Milano [7], che rappresenta la naturale evoluzione delle attività formative sviluppate dalla Scuola del Libro della Società Umanitaria e opera nell'area della fotografia e della comunicazione visiva. Nel 1997 per i suoi scritti politici Un progetto di democrazia, antologia curata da Arturo Colombo, gli è stato assegnato, alla memoria, il premio internazionale "Ignazio Silone".[8] A Milano, sulla casa in piazzale Cadorna 4 dove visse, è ricordato da una targa marmorea.
Tra le sue opere principali:
Controllo di autorità | VIAF (EN) 54273133 · ISNI (EN) 0000 0001 2280 1325 · SBN CFIV005133 · LCCN (EN) n79039804 · GND (DE) 119498901 · BNF (FR) cb12741788w (data) · J9U (EN, HE) 987007601290805171 · CONOR.SI (SL) 24697955 |
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