Norberto Bobbio
Premio Premio Artigiano della Pace 1985[1][2]
Premio Premio Balzan 1994[2][3]
Premio Premio Hegel 2000[2][4]

Senatore a vita della Repubblica Italiana
Durata mandato18 luglio 1984 –
9 gennaio 2004
LegislaturaIX, X, XI, XII, XIII, XIV
Gruppo
parlamentare
PSI (1984 – 1991)
Gruppo misto (1991 – 1996)
PDS (1996 – 1998)
DS (1998 – 2004)
CoalizioneL'Ulivo (dal 30 maggio 2001)
Tipo nominaNomina presidenziale di Sandro Pertini
Incarichi parlamentari
  • Membro della giunta per il regolamento (18 settembre 1986 – 1º luglio 1987)
  • Membro della prima commissione permanente (Affari costituzionali) (16 ottobre 1986 – 1º luglio 1987)
  • Membro della seconda commissione permanente (Giustizia) (13 settembre 1984 – 16 ottobre 1986)
  • Membro della prima commissione permanente (Affari costituzionali) (1º agosto 1987 – 28 settembre 1989)
  • Membro della prima commissione permanente (Affari costituzionali) (28 settembre 1989 – 22 aprile 1992)
  • Membro della prima commissione permanente (Affari costituzionali) (16 giugno 1992 – 17 giugno 1992)
  • Membro della seconda commissione permanente (Giustizia) (17 giugno 1992 – 14 aprile 1994)
  • Membro della terza commissione permanente (Affari esteri, emigrazione) (31 maggio 1994 – 8 maggio 1996)
  • Membro della seconda commissione permanente (Giustizia) (30 maggio 1996 – 22 aprile 1998)
  • Membro della settima commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali) (23 aprile 1998 – 21 luglio 1998)
  • Membro della settima commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali) (22 luglio 1998 – 17 marzo 1999)
  • Membro della dodicesima commissione permanente (Igiene e sanità) (18 marzo 1999 – 29 maggio 2001)
  • Membro della quinta commissione permanente (Bilancio) (16 aprile 2002 – 9 gennaio 2004)
  • Membro della sesta commissione permanente (Finanze e tesoro) (22 giugno 2001 – 16 aprile 2002)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoIndipendente
Titolo di studio
  • Laurea in giurisprudenza
  • Laurea in filosofia
ProfessioneDocente universitario, filosofo
FirmaFirma di Norberto Bobbio

«Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze.»

Norberto Bobbio (Torino, 18 ottobre 1909Torino, 9 gennaio 2004) è stato un filosofo, giurista, politologo e storico italiano, senatore a vita dal 1984 alla morte.

Considerato «al tempo stesso il massimo teorico del diritto e il massimo filosofo italiano della politica […] nella seconda metà del Novecento», è «sicuramente quello che ha lasciato il segno più profondo nella cultura filosofico-giuridica e filosofico-politica e che più generazioni di studiosi, anche di formazione assai diversa, hanno considerato come un maestro».[5]

Biografia

Fascismo e antifascismo

Bobbio (terzo da sinistra), accanto al fratello Antonio, con i cugini Norberto e Luigi Caviglia, a Rivalta Bormida, nel cortile della vecchia casa di famiglia (estate 1916)[6]

Bobbio nacque a Torino il 18 ottobre 1909 da Luigi (medico) e Rosa Caviglia.

Una condizione familiare agiata gli permise un'infanzia serena. Il giovane Norberto scriveva versi, amava Bach e la Traviata, ma sviluppò, a causa di una non ben determinata malattia infantile,[7] «la sensazione della fatica di vivere, di una permanente e invincibile stanchezza» che si aggravò con l'età, traducendosi in un taedium vitae, in un sentimento malinconico che si rivelerà essenziale per la sua maturazione intellettuale.[7]

Studiò prima al ginnasio e poi al Liceo classico Massimo d'Azeglio, dove conobbe Leone Ginzburg, Vittorio Foa e Cesare Pavese, poi divenute figure di primo piano della cultura dell'Italia repubblicana. Dal 1928, come molti giovani dell'epoca, fu iscritto al Partito Nazionale Fascista.

La sua giovinezza, come da lui stesso descritto, fu "vissuta tra un convinto fascismo patriottico in famiglia e un altrettanto fermo antifascismo appreso nella scuola, con insegnanti noti antifascisti, come Umberto Cosmo e Zino Zini, e compagni altrettanto intransigenti antifascisti, come Leone Ginzburg e Vittorio Foa".

Allievo di Gioele Solari e Luigi Einaudi, si laureò in giurisprudenza l'11 luglio 1931 con una tesi intitolata Filosofia e dogmatica del Diritto, conseguendo una votazione di 110/110 e lode con dignità di stampa.[8] Nel 1932 seguì un corso estivo all'Università di Marburgo, in Germania, insieme a Renato Treves e Ludovico Geymonat, ove conobbe le teorie di Jaspers e i valori dell'esistenzialismo. L'anno seguente, nel dicembre 1933, conseguì la laurea in filosofia, sotto la guida di Annibale Pastore, con una tesi sulla fenomenologia di Husserl[9], riportando un voto di 110/110 e lode con dignità di stampa[8], e nel 1934 ottenne la libera docenza in filosofia del diritto, che gli aprì le porte nel 1935 all'insegnamento, dapprima all'Università di Camerino, poi all'Università di Siena e a quella di Padova (dal 1940 al 1948). Nel 1934 pubblicò il primo libro, L'indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale e giuridica.

L'arresto del 1935 e la lettera a Mussolini

Lo stesso argomento in dettaglio: Lettera di Norberto Bobbio a Benito Mussolini.

Le sue frequentazioni sgradite al regime gli valsero, il 15 maggio 1935, un primo arresto a Torino, insieme agli amici del gruppo antifascista Giustizia e Libertà; fu quindi costretto, a seguito di una intimazione a presentarsi davanti alla Commissione provinciale della Prefettura per discolparsi, a inoltrare esposto a Benito Mussolini. La chiara reputazione fascista di cui godeva la famiglia gli permise però una piena riabilitazione, tanto che, nell'autunno del 1935 ottenne il suo primo incarico di filosofia del diritto a Camerino[10]. Nel 1938, dopo un'iniziale esclusione a causa dell'arresto di tre anni prima, fu riammesso alla partecipazione al concorso a cattedra, grazie all'intervento di Emilio De Bono, amico di famiglia; vinse il concorso, essendo presidente di commissione il cattolico antifascista Giuseppe Capograssi.[11] Oltre a De Bono, si erano adoperati per la sua riammissione al concorso anche Giovanni Gentile e Gioele Solari[12].

È in questi anni che Norberto Bobbio delineò parte degli interessi che saranno alla base della sua ricerca e dei suoi studi futuri: la filosofia del diritto, la filosofia contemporanea e gli studi sociali. Nel 1939 iniziò la sua attività clandestina di antifascista[10]. Nel gennaio di quell'anno fu convocato all'Università di Siena per ricoprire la cattedra di filosofia del diritto lasciata libera da Felice Battaglia; iniziò a frequentare Aldo Capitini e Guido Calogero[10]. Nel 1942 prese all'Università di Padova, come ordinario di filosofia del diritto, il posto del professor Giuseppe Capograssi[10], a sua volta insediatosi nel 1938 nella cattedra del professor Adolfo Ravà, che era stato estromesso perché ebreo[13]. Questo episodio della sua vita è spesso riportato erroneamente come se Bobbio avesse preso direttamente il posto di Ravà[14].

Nel 1942 un giovane Bobbio affermò davanti alla Società Italiana di Filosofia del Diritto che Capograssi crebbe in «quel rinascimento idealistico del XX secolo, nel nostro campo di studi iniziato, stimolato, e, quel ch'è di più, criticamente fondato da Giorgio Del Vecchio».[15]

L'adesione al Partito d'Azione

Nel 1942 partecipò al movimento liberalsocialista fondato da Guido Calogero e Aldo Capitini e, nell'ottobre dello stesso anno, aderì al Partito d'Azione clandestino.

Nei primi mesi del 1943 respinse l'"invito" del ministro Biggini (che poco dopo redasse, su impulso di Mussolini, la costituzione della Repubblica di Salò) a partecipare a una cerimonia presso l'Università di Padova durante la quale si sarebbe dedicata una lampada votiva da collocare al sacrario dei caduti della rivoluzione fascista nel cimitero della città[16].

Nel 1943 sposò Valeria Cova: dalla loro unione nacquero i figli Luigi, Andrea e Marco. Il 6 dicembre del 1943 fu arrestato a Padova per attività clandestina e rimase in carcere per tre mesi. Nel 1944 venne pubblicato il saggio La filosofia del decadentismo, nel quale criticò l'esistenzialismo e le correnti irrazionalistiche, rivendicando al contempo le esigenze della ragione illuministica.[17]

Dopo la Liberazione collaborò regolarmente con Giustizia e Libertà, quotidiano torinese del Partito d'Azione, diretto da Franco Venturi. Collaborò all'attività del Centro di studi metodologici con lo scopo di favorire l'incontro tra cultura scientifica e cultura umanistica, e poi con la Società Europea di Cultura.

Nel 1945 pubblicò un'antologia di scritti di Carlo Cattaneo, col titolo Stati uniti d'Italia, premettendovi uno studio, scritto tra la primavera del 1944 e quella del 1945, dove sosteneva che il federalismo come unione di Stati diversi era da considerarsi superato dopo l'avvenuta unificazione nazionale.

Il federalismo a cui pensava Bobbio era quello inteso come "teorica della libertà" con una pluralità di centri di partecipazione che potessero esprimersi in forme di moderna democrazia diretta.[18]

L'attività accademica

Nel 1948 lasciò l'incarico a Padova e venne chiamato alla cattedra di filosofia del diritto dell'Università di Torino, annoverando corsi di notevole importanza, come Teoria della scienza giuridica (1950), Teoria della norma giuridica (1958), Teoria dell'ordinamento giuridico (1960) e Il positivismo giuridico (1961).

Dal 1962 assunse l'incarico di insegnare scienza politica, che ricoprirà sino al 1971; fu tra i fondatori della odierna facoltà di scienze politiche all'Università di Torino insieme con Alessandro Passerin d'Entrèves, al quale subentrò nella cattedra di filosofia politica nel 1972, mantenendola fino al 1979, anche per l'insegnamento di filosofia del diritto e scienza politica. Dal 1973 al 1976 divenne preside della facoltà, ritenendo, che mentre gli incarichi accademici fossero «onerosi e senza onori», era l'insegnamento l'attività principale della sua vita: «un abito e non solo una professione».

La politica, del resto, divenne via via un tema fondamentale nel suo percorso intellettuale e accademico e, parallelamente alla pubblicazioni di carattere giuridico, aveva avviato un dibattito con gli intellettuali del tempo; nel 1955 aveva scritto Politica e cultura, considerato una delle sue pietre miliari, mentre nel 1969 era uscito il libro Saggi sulla scienza politica in Italia.

Nei venticinque anni accademici all'ombra della Mole Antonelliana, Bobbio svolse anche diversi corsi su Kant, Locke, lavori su Hobbes, Marx, Kelsen, Cattaneo, Hegel, Pareto, Mosca, Gobetti, Gramsci e contribuì con una pluralità di saggi, scritti, articoli e interventi di grande rilievo, che lo portarono, in seguito, a diventare socio dell'Accademia dei Lincei e della British Academy.
Divenuto condirettore con Nicola Abbagnano della Rivista di filosofia a partire dal 1953[22], fu come questi socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, della quale entrò a far parte il 9 marzo dello stesso anno per essere confermato socio nazionale e residente dal 26 aprile 1960[23]. Dal 1967 fu componente del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Torino[24].

Significativa la collaborazione, sul tema pacifista, col filosofo e amico antifascista Aldo Capitini, le cui riflessioni comuni sfoceranno nell'opera I problemi della guerra e le vie della pace (1979).

L'attività politica

Nel 1953 partecipò alla lotta condotta dal movimento di Unità Popolare contro la legge elettorale maggioritaria e nel 1967 alla Costituente del Partito Socialista Unificato. Nel tempo delle contestazioni giovanili, Torino fu la prima città a farsi carico della protesta e Bobbio, fautore del dialogo, non si sottrasse a un difficile confronto con gli studenti, tra i quali il suo stesso primogenito Luigi, che militava all'epoca in Lotta Continua. Nel contempo venne anche incaricato dal Ministero per la Pubblica Istruzione quale membro della Commissione tecnica per la creazione della facoltà di sociologia di Trento.

Guido Calogero e Norberto Bobbio ai "Rencontres internationales de Genève" (settembre 1953)[25]

Nel 1971 Bobbio fu tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli. Nel 1998 Norberto Bobbio, in una lettera indirizzata ad Adriano Sofri pubblicata su La Repubblica, ripudiò il tono del linguaggio utilizzato nell'appello, ma senza ritrattarne l'adesione al contenuto di critica sui fatti legati a Piazza Fontana.[26]

Il 14 febbraio 1972, scrivendo a Guido Fassò intorno al problema democratico, Bobbio si sfogò, sostenendo che «questa nostra democrazia è divenuta sempre più un guscio vuoto, o meglio un paravento dietro cui si nasconde un potere sempre più corrotto, sempre più incontrollato, sempre più esorbitante [...] Democrazia di fuori, nella facciata. Ma dietro la tradizionale prepotenza dei potenti che non sono disposti a rinunciare nemmeno a un'oncia del loro potere, e lo mantengono con tutti i mezzi, prima di tutto con la corruzione [...] La democrazia non è soltanto metodo, ma è anche un ideale: è l'ideale egualitario. Dove questo ideale non ispira i governanti di un regime che si proclama democratico, la democrazia è un nome vano. Io non posso separare la democrazia formale da quella sostanziale. Ho il presentimento che dove c'è soltanto la prima un regime democratico non è destinato a durare [...] Sono molto amaro, amico mio. Ma vedo questo nostro sistema politico sfasciarsi a poco a poco [...] a causa delle sue interne, profonde, forse inarrestabili degenerazioni».[27]

A metà degli anni settanta, nel solco di un sempre più vivace impegno civile e alle soglie di uno dei periodi più drammatici in Italia (culminato col rapimento e l'omicidio di Aldo Moro), provocò un vivace dibattito, sia negando l'esistenza di una cultura fascista sia trattando estensivamente sui rapporti tra democrazia e socialismo.

L'8 maggio 1981, alla vigilia dei referendum sull'aborto, rilasciò un'intervista al Corriere della Sera nella quale affermava la sua contrarietà all'interruzione della gravidanza[28]

Successivamente la sua attenzione si concentrò a favore di una "politica per la pace", con motivati distinguo a sostegno del diritto internazionale in occasione della guerra del Golfo del 1991.

Delle venticinque lettere inedite che fanno parte della corrispondenza epistolare che Bobbio tenne con Danilo Zolo e che sono state rese pubbliche nel volume L'alito della libertà, a cura dello stesso Zolo, è interessante quella del 25 febbraio 1991 riguardante la "guerra del Golfo" che vide protagonisti nel gennaio del 1991 gli Stati Uniti di George Bush senior, le forze dell'ONU e vari Paesi arabi alleati contro l'Iraq di Saddam Hussein che aveva invaso il Kuwait.
Bobbio definì "giusta" questa guerra, non rendendosi conto che quella parola «... poteva essere interpretata in modo diverso da come l'avevo intesa io... come guerra "giustificata" in quanto rispondente a un'aggressione.»
Bobbio quindi si lamentò delle polemiche nate al riguardo da parte di "pacifisti da strapazzo".
Il fatto che l'ONU, scrisse Bobbio, avesse autorizzato l'intervento in guerra contro l'Iraq, la rendeva "legale", in questo senso, "giusta".

Bobbio però riconobbe che l'ONU fosse stato successivamente, nel corso della guerra, messo da parte e gli "spietati bombardamenti" su Baghdad hanno fatto sì che si possa temere che «...se la pace sarà instaurata con la stessa mancanza di saggezza con cui è stata condotta la guerra, anche questa guerra sarà stata, come tante altre inutile.»

La nomina a senatore a vita

Nel 1979 fu nominato professore emerito dell'Università di Torino e nel 1984, ai sensi del secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione italiana, avendo «illustrato la Patria per altissimi meriti» in campo sociale e scientifico, fu nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. In quanto membro del Senato si iscrisse prima come indipendente nel gruppo socialista, poi dal 1991 al gruppo misto e infine dal 1996 al gruppo parlamentare del Partito Democratico della Sinistra, poi divenuto dei Democratici di Sinistra.[29]

Norberto Bobbio e Natalia Ginzburg a Barolo per festeggiare gli ottant'anni di Vittorio Foa (4 ottobre 1990)[30]

Nel 1994, dopo la stagione di Mani pulite e la cosiddetta fine della Prima Repubblica, venne pubblicato il saggio Destra e sinistra, i cui contenuti provocarono un notevole dibattito culturale, agitando non poco l'humus della politica italiana. Il libro toccò le cinquecentomila copie vendute in pochi mesi e venne ripubblicato l'anno successivo, riveduto e ampliato, con risposte ai critici.

A riconoscimento di un'intera vita lucidamente dedicata alle scienze del diritto, della politica, della filosofia e della società, tra dubbio e metodo, tra ethos e laicità, Bobbio ricevette lauree honoris causa da molte università, tra le quali quelle di Parigi (Nanterre), Buenos Aires, Madrid (tre, in particolare alla Complutense) e Bologna,[31] e vinse il Premio europeo Charles Veillon per la saggistica nel 1981, il Premio Balzan del 1994,[32] e il Premio Agnelli nel 1995.

Nel 1997 pubblicò la sua autobiografia. Nel 1999 uscì una terza edizione aggiornata del suo best seller, ormai tradotto in una ventina di lingue. Nel 2001, alla morte della moglie Valeria, Bobbio iniziò un graduale ritiro dalla vita pubblica, pur rimanendo in attività e curando ulteriori pubblicazioni. Fecero rumore le sue osservazioni critiche sia nei confronti di Silvio Berlusconi sia della partitopenia (ossia mancanza di partiti)[33] e le riflessioni sulla crisi della sinistra e della socialdemocrazia europea. Il 18 ottobre 2003 ricevette il "Sigillo Civico" della sua Torino "per l'impegno politico e il contributo alla riflessione storica e culturale".

Dopo avervi trascorso la maggior parte della vita, Norberto Bobbio morì a Torino il 9 gennaio 2004 a 94 anni. Secondo le sue volontà, alcuni giorni dopo la morte la salma venne tumulata, con una cerimonia civile strettamente privata, nel cimitero di Rivalta Bormida, comune piemontese in provincia di Alessandria.[34][35]

Pensiero

Il pensiero di Norberto Bobbio si forma nei primi decenni del Novecento in una temperie filosofica dominata dell'idealismo. Tuttavia, come molti studiosi torinesi, non abbraccia mai questa visione del mondo: dopo un primo accostamento alla fenomenologia, significativamente attestato dalle sue opere sulla filosofia di Husserl, si avvicina al filone neorazionalista e neoempirista fiorito in Europa, specialmente oltralpe in Germania e attorno al Circolo di Vienna.

Negli anni quaranta e cinquanta Bobbio entra in contatto con la filosofia analitica di tradizione anglosassone. Compie studi di analisi del linguaggio, tracciando le prime linee di ricerca della scuola analitica italiana di filosofia del diritto, di cui è ancora oggi riconosciuto figura eminente di riferimento. Al riguardo vanno menzionati perlomeno i due saggi: Scienza del diritto e analisi del linguaggio del 1950[36] e Essere e dover essere nella scienza giuridica del 1967[37].

Dedica studi specifici a Hobbes, a Pareto e a molti filosofi e teorici della politica di cui già s'è detto. Vede nell'Illuminismo un modello di rigore e di rifiuto del dogmatismo di cui riprende l'ideale razionalistico, traducendolo anche nell'analisi del sistema democratico e parlamentare. Sino dagli anni cinquanta si occupa di temi quali la guerra e la legittimità del potere, dividendo la sua produzione tra la filosofia giuridica, la storia della filosofia e i temi di attualità politica.

Durante gli ultimi anni del fascismo, Bobbio matura la convinzione della necessità di uno Stato democratico, che sgombri il campo dal pericolo della politica ideologizzata e delle ideologie totalitarie sia di destra sia di sinistra; auspica una gestione laica della politica e un approccio filosofico-culturale a essa, che aiuti a superare la contrapposizione fra capitalismo e comunismo e a promuovere la libertà e la giustizia.

Nel saggio Quale socialismo? (1976), Bobbio critica sia la dialettica marxista sia gli obiettivi dei movimenti rivoluzionari, sostenendo che le conquiste borghesi dovevano estendersi anche alla classe dei proletari. Bobbio ritiene fallimentare solo l'esperienza marxista-leninista, mentre prevede che le istanze di giustizia rivendicate dai marxisti possano, in futuro, riaffiorare nel panorama politico.

Il pensiero di Bobbio diviene così, soprattutto tra gli intellettuali dell'area socialista, un modello esemplare, grazie al suo 'sapere impegnato', certamente «più preoccupato di seminare dubbi che di raccogliere consensi». Egli stesso riprenderà la riflessione su un tema a lui caro, quello del rapporto tra politica e cultura, proponendo, tra le pagine di Mondoperaio, una «autonomia relativa della cultura rispetto alla politica» secondo la quale «la cultura non può né deve essere ridotta integralmente alla sfera del politico».

Nel 1994 esce l'opera Destra e sinistra, nella quale Bobbio focalizza le differenze fra le due ideologie e i due indirizzi politico-sociali; la destra, secondo l'autore, è caratterizzata dalle tendenze alla disuguaglianza, al conservatorismo ed è ispirata da interessi, mentre la sinistra persegue l'uguaglianza, la trasformazione, ed è sospinta da ideali. In quest'opera, Bobbio si esprime anche in favore dei diritti animali[38].

Nell'opera L'età dei diritti (1990), Bobbio individua i diritti fondamentali che consentono lo sviluppo di una democrazia reale e di una pace giusta e duratura. Una partecipazione collettiva e non coercitiva alle decisioni comunitarie, una contrattazione delle parti, l'allargamento del modello democratico a tutto il mondo, la fratellanza fra gli uomini, il rispetto degli avversari, l'alternanza senza l'ausilio della violenza, una serie di condizioni liberali, vengono indicati da Bobbio come capisaldi di una democrazia, che seppur cattiva, è preferibile a una dittatura.

Per tutta la vita scrittore di numerosissimi articoli, anche tramite interviste, Norberto Bobbio incarna l'ideale della filosofia critica e militante che lo vede protagonista anche del Centro di studi metodologici di Torino e tra i fondatori del Centro studi Piero Gobetti di Torino che conserva la sua biblioteca e il suo archivio.

Sul ruolo dell'intellettuale

«Mi ritengo un uomo del dubbio e del dialogo. Del dubbio, perché ogni mio ragionamento su una delle grandi domande termina quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo ancora un'altra grande domanda. Del dialogo, perché non presumo di sapere quello che non so, e quello che so metto alla prova continuamente con coloro che presumo ne sappiano più di me.»

Contrario alla figura dell'intellettuale «Profeta»[39], preferendo il ruolo del «Mediatore» impegnato «nella difficile arte del dialogo» (e ciò è anche testimoniato dal colloquio intrattenuto con i marxisti per un riesame critico del loro «dogmatismo e settarismo» che coinvolse anche Togliatti)[40][41][42], il suo atteggiamento teoretico fu segnato da una positiva «ambivalenza» fra una posizione realista e una idealista che non rifuggiva le complessità del discorso, ricorrendo sovente al paradosso. Ciò gli valse, in virtù dell'amore per il dibattito che consideri «il pro e il contro» di ogni questione[43], la qualifica di filosofo «de la indecisión» (Rafael de Asís Roig)[43][44], giacché ogni suo «ragionamento su una delle grandi domande [si concludeva] quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo ancora un'altra grande domanda».[45]

Maestri, amici e allievi

Nell'ultimo libro che raccoglie saggi, scritti e testimonianze su maestri, amici e allievi, Bobbio comincia ricordando i tre maestri Francesco Ruffini, Piero Martinetti e Tommaso Fiore. L'elenco degli amici è lungo e annovera compagni di studio come Antonino Repaci[46][47], Renato Treves e Ludovico Geymonat e colleghi come Nicola Abbagnano, Bruno Leoni, Alessandro Passerin d'Entrèves e Giovanni Tarello. Bobbio ricorda poi gli allievi Paolo Farneti, Morris Lorenzo Ghezzi, Amedeo Giovanni Conte, Gianfranco Pasquino, Luigi Ferrajoli, Uberto Scarpelli che, come Bobbio stesso scrive, nel 1972 fu naturaliter suo successore a Torino sulla cattedra di Filosofia del diritto.

Traggono ispirazione dal pensiero di Bobbio le "lezioni Bobbio", svoltesi nel 2004, e la manifestazione "Biennale Democrazia" di Torino.

Onorificenze

Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte
— Roma, 2 giugno 1966.[48]
Gran Croce del Merito Civile - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Croce del Merito Civile
— Roma, 10 febbraio 1984.[2]
Laurea honoris causa in Giurisprudenza - nastrino per uniforme ordinaria
Laurea honoris causa in Giurisprudenza
— Università di Bologna, 6 aprile 1989.[2]
Laurea honoris causa in Scienze Politiche - nastrino per uniforme ordinaria
Laurea honoris causa in Scienze Politiche
— Università degli Studi di Sassari, 5 maggio 1994.[2]
Onorificenza dell'Ordine Messicano Aquila Azteca - nastrino per uniforme ordinaria
Onorificenza dell'Ordine Messicano Aquila Azteca
— Torino, 21 novembre 1994.[2]

Intitolazioni

A Norberto Bobbio è stata intitolata la biblioteca dell'Università di Torino, sita presso il Campus Luigi Einaudi.

Gli sono state inoltre intitolate scuole medie ed istituti di istruzione superiore a Torino, Carignano (TO), Rivalta Bormida (AL), Roma.

A lui è intitolata la biblioteca civica di Rivalta Bormida, paese natale della madre Rosa Caviglia.[49]

Opere

Per una più completa bibliografia, si rinvia a Carlo Violi, Bibliografia degli scritti di Norberto Bobbio 1934-1993, Roma-Bari, Laterza, 1995, ISBN 978-88-420-4778-0.

Note

  1. ^ Premio "Artigiano della Pace" – giovanipace.sermig.org, su giovanipace.sermig.org. URL consultato il 3 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2013).
  2. ^ a b c d e f g Premi e riconoscimenti a Norberto Bobbio – www.centenariobobbio.it, su centenariobobbio.it. URL consultato il 3 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2011).
  3. ^ Fondazione Internazionale Balzan – Premiati: Norberto Bobbio - www.balzan.org
  4. ^ Hegel-Preis der Landeshauptstadt Stuttgart - Stadt Stuttgart: Bisherige Preisträger - www.stuttgart.de
  5. ^ Luigi Ferrajoli, L'itinerario di Norberto Bobbio: dalla teoria generale del diritto alla teoria della democrazia (PDF), in Teoria politica, n. 3, 2004, p. 127. URL consultato il 4 luglio 2019.
  6. ^ N. Bobbio, seconda tavola fuori testo.
  7. ^ a b Scrive Bobbio: «[Fui] esonerato, per mia vergogna, dalle ore di ginnastica per una malattia infantile restata, almeno per me, misteriosa». (Norberto Bobbio, De senectute, Einaudi, Torino 1996, pp. 27, 31 e passim)
  8. ^ a b Fondo Norberto Bobbio – L'Inventario: Stanza studio Bobbio (SB) – www.centrogobetti.it (PDF), su centrogobetti.it, 213-214. URL consultato il 4 dicembre 2013.
  9. ^ N. Bobbio, p. 18.
  10. ^ a b c d Portinaro 2014.
  11. ^ Nello Ajello, Una vita per la democrazia nel secolo delle dittature, su ricerca.repubblica.it, 10 gennaio 2004. URL consultato il 10 luglio 2019 (archiviato il 10 luglio 2019).
  12. ^ Franzinelli 2021, p. 167.
  13. ^ Anna Pintore, RAVÀ, Adolfo Marco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 86, Torino, Treccani, 2016. URL consultato il 28 aprile 2019.
  14. ^ A puro titolo d'esempio si veda Diego Gabutti, Norberto Bobbio non esitò a occupare la cattedra del professore ebreo Adolfo Ravà, cacciato dall'università per motivi razziali, in ItaliaOggi, 31 maggio 2018, p. 13. URL consultato il 28 aprile 2019.
  15. ^ Francesco Gentile, Società italiana di filosofia del diritto (atti del XXV Congresso), La via della guerra e il problema della pace, a cura di Vincenzo Ferrari, Filosofia giuridica della guerra e della pace, Milano, Courmayeur, Franco Angeli, 21-23 settembre 2006, p. 545, ISBN 978-88-464-9578-5, OCLC 230711533. URL consultato il 10 luglio 2019 (archiviato il 10 luglio 2019).
  16. ^ "Laicità e immanentismo nel pensiero di Norberto Bobbio", di Alfonso Di Giovine, in Democrazia e diritto, n. 4, 2015, p. 54.
  17. ^ Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, volume 9. Il pensiero contemporaneo: il dibattito attuale, UTET, Torino 1998, p. 361.
  18. ^ Norberto Bobbio, Tra due repubbliche: alle origini della democrazia italiana, Donzelli Editore, 1996 pag.149 ISBN 88-7989-211-8
  19. ^ A ottobre del 1955 Fortini si reca in Cina in visita ufficiale nella Repubblica Popolare Cinese con la prima delegazione italiana formata, tra gli altri, da Piero Calamandrei, Norberto Bobbio, Enrico Treccani e Cesare Musatti. Il viaggio durerà un mese e il diario della visita verrà pubblicato l'anno seguente in Asia Maggiore.
  20. ^ Così Fortini chiama scherzosamente Bobbio assimilandolo a Cartesio (Descartes) e al suo razionalismo
  21. ^ Franco Fortini, Asia Maggiore, Einaudi, Torino 1956, pp. 121-123.
  22. ^ Ricordo di Norberto bobio, in Rivista di Filosofia, vol. XCV, n. 1, Bologna, Società Editrice Il Mulino, Aprile 2004. URL consultato il 13 marzo 2019 (archiviato l'8 giugno 2004).
  23. ^ Proiflo biografico di Norberto Bobbio, su accademiadellescienze.it, 2005. URL consultato il 13 marzo 2019 (archiviato il 13 marzo 2019).
  24. ^ fondazioneeinaudi.it, https://www.fondazioneeinaudi.it/scopri/la-fondazione/organi-istituzionali. URL consultato il 22 novembre 2021.
  25. ^ N. Bobbio, decima tavola fuori testo.
  26. ^ "Non dobbiamo chiedere scusa per Piazza Fontana"
  27. ^ Guido Fassò, La democrazia in Grecia, Giuffrè Editore, Milano 1999, p. XI.
  28. ^ «con l'aborto si dispone di una vita altrui». Affermava la necessità di evitare il concepimento non voluto e non gradito e concludeva, rispondendo a Nascimbeni: «Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il "non uccidere". E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere».(in Intervista a Bobbio)
  29. ^ Senato della Repubblica, su senato.it.
  30. ^ N. Bobbio, ventesima tavola fuori testo.
  31. ^ Centenario Norberto Bobbio, su centenariobobbio.it (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2009).
  32. ^ Premio Balzan, su balzan.com. URL consultato l'11 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2019).
  33. ^ I timori di Bobbio Democrazia senza partiti - La Repubblica
  34. ^ Ha lasciato scritto Norberto Bobbio: «Ho compiuto 90 anni il 18 ottobre. La morte dovrebbe essere vicina a dire il vero, l'ho sentita vicina tutta la vita. Non ho mai neppure lontanamente pensato di vivere così a lungo. Mi sento molto stanco, nonostante le affettuose cure di cui sono circondato, di mia moglie e dei miei figli. Mi accade spesso nella conversazione e nelle lettere di usare l'espressione 'stanchezza mortale'. L'unico rimedio alla stanchezza 'mortale' è il riposo della morte. Decido funerali civili in comune accordo con mia moglie e i miei figli. In un appunto del 10 maggio 1968 (più di trent'anni fa) trovo scritto: vorrei funerali civili. Credo di non essermi mai allontanato dalla religione dei padri, ma dalla Chiesa sì. Me ne sono allontanato ormai da troppo tempo per tornarvi di soppiatto all'ultima ora. Non mi considero né ateo né agnostico. Come uomo di ragione e non di fede, so di essere immerso nel mistero che la ragione non riesce a penetrare fino in fondo, e le varie religioni interpretano in vari modi. Alla morte si addice il raccoglimento, la commozione intima di coloro che sono più vicini, il silenzio. Breve cerimonia in casa, o, se sarà il caso, in ospedale. Nessun discorso. Non c'è nulla di più retorico e fastidioso dei discorsi funebri». (Ne La Repubblica del 10 gennaio 2004 la cronaca del funerale di Bobbio.)
  35. ^ Né ateo né agnostico ma lontano dalla Chiesa, in «La Repubblica», 10 gennaio 2004.
  36. ^ Norberto Bobbio, Scienza del diritto e analisi del linguaggio (PDF), in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, n. 2, giugno 1950, pp. 342-367. URL consultato il 5 luglio 2019.
  37. ^ Norberto Bobbio, Essere e dover essere nella scienza giuridica (PDF), in Rivista di filosofia, n. 3, luglio-settembre 1967, pp. 235-262. URL consultato il 5 luglio 2019.
  38. ^ «Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di disuguaglianza: la classe, la razza ed il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più certi dell'inarrestabile cammino del genere umano verso l'eguaglianza. E che dire del nuovo atteggiamento verso gli animali? Dibattiti sempre più frequenti ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un'estensione fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo meno nella capacità di soffrire? Si capisce che per cogliere il senso di questo grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie quotidiane e guardare più in alto e più lontano». (da Destra e sinistra, Donzelli, Roma 1994)
  39. ^ N. Bobbio, p. LIV, nota 11: «È significativo che nella sua ultima lezione accademica tenuta come titolare della cattedra di Filosofia della politica a Torino il 16 maggio 1979, ‘presente’ come egli stesso ricorderà ‘il collega cui mi sentivo intellettualmente e politicamente più vicino, Alessandro Passerin d'Entrèves’, Bobbio abbia citato ‘con forza la celebre frase che subito dopo la Prima guerra mondiale, di fronte agli allievi, che pretendevano dal celebre professore un orientamento politico, Max Weber pronunciò: «La cattedra non è né per i demagoghi né per i profeti»’. (N. Bobbio, Il mestiere di vivere, il mestiere di insegnare, il mestiere di scrivere, colloquio con Pietro Polito, in “Nuova Antologia”, a. CXXXIV, vol. 583, fasc. 2211, luglio-settembre 1999, pp. 5-47)».
  40. ^ N. Abbagnano, Storia della filosofia, vol. IX, UTET per Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Torino 2006, pp. 459-460, ove è detto: «Bobbio, dai primi anni Cinquanta in poi, ha ricorrentemente tallonato la sinistra marxista, provocandola con intenti costruttivi e spingendola ad un esame critico del suo persistente dogmatismo e settarismo. Il documento più importante di tali provocazioni, nel decennio in esame, è la raccolta di saggi Politica e cultura del 1955. Alcuni di questi saggi appaiono in origine sulla rivista ‘Nuovi argomenti’ che [...] costituisce in quegli anni uno dei più significativi luoghi d'incontro tra area laica e quella marxista. Lì appare, nel 1954, uno dei saggi più provocatori, in senso costruttivo, [...] rivolti a quest'area (dalla quale si risponderà con gli interventi di Della Volpe e di Togliatti): quello dal titolo molto significativo Democrazia e dittatura».
  41. ^ Scrive Bobbio: «Pur non essendo mai stato comunista [...] [e] avendo dedicato la maggior parte degli scritti di critica politica a discutere coi comunisti su temi fondamentali come la libertà e la democrazia [...], [ho] sempre considerato i comunisti, o per lo meno i comunisti italiani, non come nemici da combattere ma come interlocutori di un dialogo sulle ragioni della sinistra». (N. Bobbio, Teoria generale della politica, Einaudi, Torino 2009, p. 618)
  42. ^ Sul pensiero di Bobbio circa il comunismo, si veda anche l'intervista a cura di Giancarlo Bosetti, «No, non c'è mai stato il comunismo giusto» (PDF), in l'Unità, 3 aprile 1998. Segue alla pagina successiva Archiviato il 26 agosto 2016 in Internet Archive..
  43. ^ a b N. Bobbio, p. 203.
  44. ^ N. Bobbio, p. XVII.
  45. ^ N. Bobbio, Elogio della mitezza, Linea d'ombra edizioni, Milano 1994, p. 8.
  46. ^ Antonino Repaci, magistrato e uomo della Resistenza, nipote di Leonida Repaci
  47. ^ Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo, su beniculturali.ilc.cnr.it:8080. URL consultato il 19 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2019).
  48. ^ Sito della Presidenza della Repubblica, www.quirinale.it
  49. ^ Comune di Rivalta Bormida | La Biblioteca, su www.comune.rivalta.al.it. URL consultato il 14 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2020).

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Controllo di autoritàVIAF (EN108336166 · ISNI (EN0000 0001 2146 9332 · SBN CFIV001885 · BAV 495/107923 · Europeana agent/base/145783 · LCCN (ENn79043174 · GND (DE119330849 · BNE (ESXX858171 (data) · BNF (FRcb12023289q (data) · J9U (ENHE987007258987805171 · NSK (HR000001722 · NDL (ENJA00433641 · CONOR.SI (SL25909347 · WorldCat Identities (ENlccn-n79043174