Battaglione Garibaldi
Bandiera del Batallon Garibaldi, 12ª Brigada Internacional (circa 1937)
Descrizione generale
Attivoottobre 1936 - settembre 1938
NazioneSpagna
ServizioEsercito Popolare Repubblicano
Brigate Internazionali
TipoBattaglione di fanteria
Guarnigione/QGDeposito e base delle Brigate Internazionali, Albacete
Battaglie/guerreGuerra civile spagnola
Parte di
11ª Brigada Internacional (1936)
12ª Brigada Internacional (1936-1938)
Comandanti
Degni di notaMag.Randolfo Pacciardi
V.Comm.Ilio Barontini
Libero Battistelli
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Il battaglione Garibaldi fu una formazione militare, costituita da volontari italiani nel 1936, per combattere le forze nazionaliste comandate dal generale Francisco Franco nella guerra civile spagnola, a supporto dell'Ejército Popular de la República della Repubblica Spagnola.

Il 30 aprile 1937, fu elevato a rango di Brigata.

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Brigate internazionali.

La formazione

Il 22 ottobre 1936, il primo ministro spagnolo Francisco Largo Caballero, autorizzò la formazione di “brigate internazionali”, costituite da gruppi di volontari stranieri, per difendere la repubblica spagnola dalla sollevazione armata delle truppe di stanza nel Marocco spagnolo, che stavano rapidamente prendendo il controllo di gran parte del territorio. Le prime organizzazioni che, in tutto il mondo, si attivarono per reclutare volontari, furono i partiti dell'Internazionale Comunista e i sindacati dei lavoratori.

Già in precedenza, peraltro, gli esuli antifascisti italiani avevano costituito delle colonne che si erano spontaneamente affiancate all'esercito repubblicano spagnolo, come la Colonna Italiana di ispirazione prevalentemente libertaria e giellista (Giustizia e Libertà) creata da Carlo Rosselli, Mario Angeloni e Camillo Berneri o come la colonna di Guido Picelli e la Centuria Gastone Sozzi, formate da comunisti.

Nell'estate del 1936, Rosselli propose a Randolfo Pacciardi, ex-segretario del Partito Repubblicano Italiano ed esule a Lugano, l'eventuale concorso alla formazione di una legione italiana nelle brigate repubblicane spagnole. Lo scopo fondamentale, dichiarato da Carlo Rosselli stesso in Oggi in Spagna, domani in Italia, era l'abbattimento del fascismo, il cui definitivo annientamento era preso come presupposto per l'instaurazione di una società organizzata su basi più libere ed egualitarie.[senza fonte]

Già noto come capo militare per l'audacia dimostrata combattendo nella prima guerra mondiale, Pacciardi aveva già avuto l'idea di un corpo di volontari che accorresse a dar man forte alla repubblica democratica minacciata; pensava però a una «legione italiana» assolutamente apartitica, organizzata secondo il modello dei garibaldini che nel 1897-1898 avevano combattuto in Grecia contro i turchi o di quelli accorsi in Francia nel 1914 prima dell'entrata in guerra dell'Italia[1].

Randolfo Pacciardi

Considerato 'super-partes' sia dai socialisti che dai comunisti, il 26 ottobre 1936 Pacciardi firmò a Parigi l'accordo per la formazione di una Legione antifascista italiana sotto il patronato politico dei partiti socialista, comunista e repubblicano e con il concorso delle organizzazioni aderenti al comitato italiano pro Spagna[2].

Il comando di Randolfo Pacciardi

A Pacciardi fu affidato il comando del battaglione Garibaldi, con il grado di maggiore; con la carica di "Commissario politico" gli furono affiancati i comunisti Antonio Roasio e Luigi Longo e il socialista Amedeo Azzi. Il battaglione faceva parte della XII brigata internazionale insieme al battaglione franco-belga André Marty e al tedesco Thälmann. Era composto da quattro compagnie, oltre allo stato maggiore[3]: la 1ª compagnia Gastone Sozzi, comandata da Luigi Luperini, ove erano confluite le truppe della preesistente centuria[4]; la 2ª compagnia Fernando De Rosa, comandata da Umberto Raspi; la 3ª compagnia Mario Angeloni, comandata da Erasmo Ferrari; la 4ª compagnia Lauro De Bosis, comandata da Silvio Bianchi e la 5ª compagnia Madrid (composta da elementi spagnoli del Battaglione Madrid e dai membri della soppressa "colonna Picelli"), comandata da Mariano Fulmini. Le compagnie erano affiancate da un plotone d'assalto, comandato dall'ungherese Nemech e da un Gruppo Arditi, comandato da Giorgio Braccialarghe; nel dicembre 1936 il Gruppo Arditi assorbirà anche il plotone d'assalto.

Pacciardi guidò il battaglione alla difesa di Madrid, prima al Cerro de los Angeles - ove il battaglione ebbe il battesimo del sangue - poi alla Puerta de Hierro e nella città universitaria. In seguito, a Pozuelo, venne promosso tenente colonnello. Fu alla testa del battaglione anche a Boadilla del Monte, Mirabueno e Majadahonda. Nella Battaglia del Jarama venne ferito a una guancia e a un orecchio. Trasferitosi a Parigi per sottoporsi alle necessarie medicazioni, Pacciardi partecipò solo alle ultime fasi della Battaglia di Guadalajara (il comando del battaglione era stato temporaneamente affidato al valorosissimo Vice Commissario Ilio Barontini)[5]; ripreso il comando, combatté anche sul fronte di Morata de Tajuna e Casa de Campo, nell'aprile 1937.

Inquadramento nelle Brigate Internazionali

Fronte e retro della medaglia commemorativa dei reduci della XII Brigata Garibaldi
Giovanni Pesce (1918-2007)

Il battaglione, originariamente denominato genericamente 3º Battaglione Italo-Spagnolo, venne costituito il 14 ottobre 1936 ad Albacete ed inquadrato nella IX Brigada Movil dell'Esercito Repubblicano, che pochi giorni dopo venne riorganizzata nella XI Brigata Internazionale, così strutturata:

Il successivo 3 novembre 1936 il battaglione "Garibaldi" venne separato dalla XI Brigata e riassegnato alla XII Brigata, nella quale rimase inquadrato fino alla fine della guerra, così strutturata:

Severamente impegnato nella Battaglia di Madrid, il battaglione subì gravi perdite e venne rinforzato con elementi provenienti da altre unità miliziane formate da italiani, tra cui il Battaglione Matteotti, proveniente da una scissione della Colonna Italiana, la Colonna Strozzi e i resti della Colonna Malatesta. A partire dall'aprile 1937 le Brigate Internazionali vennero nuovamente riorganizzate al fine di renderle più omogenee dal punto di vista linguistico e la XII Brigata si strutturò interamente su personale italiano e spagnolo, come segue:

Pacciardi restò al comando della brigata e la guidò nei combattimenti a Huesca e Villanueva del Pardillo. Contrariato dalla mancata realizzazione di una brigata completamente italiana ed in dissenso con la componente comunista, Pacciardi lasciò la formazione ad agosto del 1937 e lasciò la Spagna dopo aver assistito, a Barcellona, alla commemorazione di Carlo Rosselli, che era stato ucciso il 9 giugno 1937 a Bagnoles-de-l'Orne da una formazione della destra francese filofascista. Dopo l'addio di Pacciardi, al comando della brigata subentrarono cinque successivi comandanti in tredici mesi: Carlo Penchienati, Agostino Casati, Luciano Zannoni, Eloj Paradinas e Alessandro Vaia. La brigata combatterà ancora al Farlete (sul fronte di Saragozza), dal 24 al 30 agosto 1937, alle Fuentes de Ebro, dal 10 al 18 ottobre 1937, alla Sierra de Gredos, il 15-16 febbraio 1938, al fronte di Ginestra, dal 4 aprile al 2 settembre 1938, e sull'Ebro, dal 3 al 23 settembre 1938, sino allo scioglimento del 24 settembre 1938. Il 21 settembre precedente, infatti, il nuovo primo ministro spagnolo, Juan Negrín, su pressione delle democrazie occidentali impegnate nella politica di non intervento, aveva disposto il ritiro dal fronte di tutti i combattenti non spagnoli, stimati in 13.000 unità ad ottobre 1938. Il 29 ottobre 1938, a Barcellona, tutte le Brigate internazionali tennero una sentita e commossa parata di addio.

Gli ultimi veterani della Garibaldi, Giovanni Pesce e Vincenzo Tonelli, sono deceduti nel luglio 2007 e nel luglio 2009.

Il reparto dei volontari albanesi

Al battaglione Garibaldi aderirono anche 36 volontari albanesi, guidati dal kosovaro Asim Vokshi[6], caduto eroicamente sul fronte dell'Ebro nel 1937.

I veterani albanesi della rivoluzione spagnola formeranno in seguito il primo nucleo della resistenza partigiana in Albania, tra questi si ricordano in particolare: Mehmet Shehu (in carica più volte come Primo Ministro, Ministro della Difesa e degli Interni), Petro Marko (scrittore, partigiano e prigioniero politico).

Alle vicende degli antifascisti albanesi durante la Rivoluzione Spagnola è dedicata una sezione al Museo Storico Nazionale di Tirana.

Composizione

Lo storico Andreu Castell segnala come nel battaglione, e poi nella Brigata Garibaldi, vi fosse la maggior tolleranza e senso di fraternità fra comunisti filo-sovietici, trotskisti e anarchici.

Bandiera della "Centuria Gastone Sozzi", una delle unità miliziane formate da italiani successivamente assorbite nel Battaglione Garibaldi.

Diversi anarchici, sciolta la brigata italiana, infatti, non vollero entrare nel ricostituito esercito popolare e lasciarono la Spagna.

Lo storico Pietro Ramella ha analizzato l'appartenenza politica di un campione di circa 4000 italiani aderenti alle Brigate, secondo i dati dall'Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna,[7] ottenendo i seguenti dati (i dati sono in costante aggiornamento grazie alle costanti ricerche di storici come il friulano M.Puppini):

Militanti

Note

  1. ^ Liberal. Fondazione di Alberto Indelicato, Anno II n. 14 - Ottobre-Novembre 2002
  2. ^ Randolfo Pacciardi, Il Battaglione Garibaldi. Volontari italiani nella Spagna Repubblicana, La Lanterna, Roma, 1945, pp. 41-42
  3. ^ Istituto storico grossetano della Resistenza e dell'età contemporanea: il Battaglione Garibaldi Archiviato il 31 gennaio 2012 in Internet Archive.
  4. ^ Esiste una pubblicazione dell'A.I.C.V.A.S, il Quaderno 4, in cui è scritto: «22 ottobre 1936 viene formalmente sciolta la Centuria Gastone Sozzi (giovane comunista di Cesena ucciso nelle carceri italiane). I suoi combattenti entrano a far parte del Battaglione Garibaldi.
  5. ^ da LA RISVEGLIA, su geocities.com. URL consultato l'8 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2009).
  6. ^ (EN) Edhe çka duhet të bëjmë Ne për popullin mik spanjoll? - Telegrafi, in Telegrafi, 3 giugno 2010. URL consultato il 25 luglio 2017.
  7. ^ Saggio di Pietro Ramella, su storia900bivc.it. URL consultato il 26 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2013).

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

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