Unione Nazionale
LeaderGiovanni Amendola
StatoBandiera dell'Italia Italia
SedeRoma
Fondazione8 novembre 1924
Dissoluzione6 novembre 1926
IdeologiaLiberalismo
Antifascismo
CollocazioneCentro
Seggi massimi Camera
11 / 535
(1924)
Seggi massimi Senato
11 / 535
(1924)

L'Unione Nazionale è stato un partito politico antifascista fondato da Giovanni Amendola all'indomani del delitto Matteotti (10 giugno 1924) e della secessione aventiniana (26 giugno 1924).

Storia del partito

Giovanni Amendola

L'8 novembre 1924, su impulso del leader liberal-democratico Giovanni Amendola, si riunì un gruppo di uomini politici, professionisti e intellettuali antifascisti, per costituire un'associazione politica in rappresentanza di quei principi di libertà e di democrazia, "fondamento dell'Unità d'Italia e delle lotte risorgimentali, prevaricati e perseguitati dall'insorgente regime fascista"[1].

Al nuovo partito politico, denominato Unione nazionale delle forze liberali e democratiche, aderirono personalità di diversa estrazione politica quali i liberal-democratici Nello Rosselli e Luigi Einaudi, radicali come Giulio Alessio, socialdemocratici come Ivanoe Bonomi, Meuccio Ruini e Luigi Salvatorelli, indipendenti come Carlo Sforza, e, in seguito, repubblicani come il giovane Ugo La Malfa[2]. Tra i firmatari del documento v'erano undici deputati, sedici ex-deputati e undici senatori, che si costituirono in gruppo politico[3].

Nel giugno 1925, il movimento tenne a Roma il suo primo (e unico) Congresso; in seguito mutò il proprio nome in Unione democratica nazionale[4].

Il 20 luglio 1925 Giovanni Amendola fu aggredito dalle squadre fasciste in località La Colonna a Pieve a Nievole (in provincia di Pistoia). Non si sarebbe più ripreso dall'aggressione: Amendola perì a Cannes il 7 aprile 1926, a seguito delle percosse subite.

La stessa Unione Nazionale non sopravvisse al suo leader. Con l'approvazione delle leggi eccezionali del fascismo (regio decreto 6 novembre 1926, n. 1848), infatti, il partito fu - anche formalmente - disciolto dal regime. Nella "Pentarchia" costituita al fine di porre in liquidazione il movimento, figura anche il giovane La Malfa.

Nel movimento radical-socialista Giustizia e Libertà, sorto in esilio a Parigi nel 1929, si possono ritrovare in parte le iniziative di Nello e di Carlo Rosselli (che nel libro Socialismo liberale ha cercato di integrare il meglio del pensiero liberale e di quello socialista)[5].

Altri firmatari del manifesto dell'Unione Nazionale, furono protagonisti dei governi:

Luigi Einaudi sarà Presidente della Repubblica Italiana tra il 1948 e il 1955.

Esponenti principali

Ivanoe Bonomi
Carlo Sforza
Luigi Einaudi
Piero Calamandrei
Ugo La Malfa

Note

  1. ^ Il Mondo, 18 novembre 1924
  2. ^ Alessandro Galante Garrone, I radicali in Italia (1849-1925), Milano, Garzanti, 1973, pp. 405-406.
  3. ^ Manifesto dell'Unione Nazionale di Giovanni Amendola Copia archiviata, su repubblicanidemocratici.it. URL consultato il 19 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2012)., e: Francesco Bartolotta, Parlamenti e Governi d'Italia, Vito Bianco Editore, Roma, 1970
  4. ^ Alessandro Galante Garrone, cit., pag. 405
  5. ^ Il messaggio politico dei fratelli Rosselli - integrato dal pensiero mazziniano - costituì successivamente il substrato ideologico del Partito d'Azione, guidato da Parri, Valiani e La Malfa. Il PdA sarà protagonista della Resistenza partigiana contro il nazifascismo, del CLN e della Liberazione.

Bibliografia

Voci correlate