Giovanni Serodine (Ascona, 1594 o 1600 – Roma, 21 dicembre 1630) è stato un pittore svizzero-italiano[1].
A Roma, giovanissimo al seguito del padre Cristoforo e del fratello maggiore Giovanni Battista, stuccatore, si formò sugli esempi del Caravaggio, del Borgianni e dei caravaggeschi olandesi, che egli seppe interpretare con altissima originalità divenendo "la figura più importante per la continuazione e l'accrescimento della tradizione caravaggesca".
Nelle tele della Chiamata dei figli di Zebedeo e dell'Invito a Emmaus, che eseguì a Roma verso il 1618 per la chiesa parrocchiale di Ascona, è infatti già un principio di risoluzione del compatto luminismo caravaggesco in un pittoricismo più sciolto che si paleserà ancor meglio nell'Elemosina di San Lorenzo (realizzata per la Basilica di San Lorenzo fuori le mura, a Roma, attualmente conservata presso il Museo dell'Abbazia di Casamari, Frosinone), databile intorno al 1625, nel Tributo della moneta della National Gallery of Scotland di Edimburgo e nell'Incontro dei Santi Pietro e Paolo della Galleria Nazionale d'Arte Antica a Roma. In questi dipinti la pennellata, rapida e densa, tende quasi a realizzare una tecnica "impressionistica" per la quale la luce corrode la forma delle figure e le fonde con la vibrante mobilità dell'atmosfera.
In un brevissimo volgere d'anni l'artista spinse il suo pittoricismo ad una drammaticità quasi visionaria (si veda per esempio il Ritratto del padre del Museo d'Arte di Lugano, del 1628 circa) che trascende oramai i termini dello stesso naturalismo da cui aveva preso le mosse e si indirizza piuttosto verso modi di espressione già barocchi.