«Nelle istituzioni esistenti, sostenute da immani forze di produzione e di distruzione, viene assimilata e mercificata ogni e qualsiasi protesta, persino quella dei Lumpen, ogni tentativo di lasciare la «nave dei folli». Se il metodo di Nietzsche può ancora aiutarci, allora l'unica forza che ci è rimasta è quella della cultura, della ragione.»
Mazzino Montinari (Lucca, 4 aprile 1928 – Firenze, 24 novembre 1986) è stato un germanista e filosofo italiano.
È considerato uno dei massimi editori e interpreti dell'opera di Friedrich Nietzsche. Ha definitivamente dimostrato che Nietzsche non ha mai scritto un'opera dal titolo La volontà di potenza e che le cinque diverse compilazioni che la sorella del filosofo e altri editori dilettanti hanno pubblicato sotto questo titolo sono testi del tutto inaffidabili per comprendere il pensiero di Nietzsche.[2][3][4]
Si era formato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all'Università di Pisa, presso la quale si laureò nel 1949 con una tesi di filosofia della storia sui movimenti ereticali a Lucca.
Caduto il fascismo, divenne un attivista del Partito comunista italiano, presso il quale si occupava della traduzione di scritti dal tedesco. Nel 1953, mentre visitava la Germania Est per motivi di ricerca,[5] fu testimone della rivolta del '53. Successivamente, in seguito alla repressione della Rivoluzione ungherese del 1956, si allontanò dall'ortodossia marxista e dalla carriera nel partito. Mantenne tuttavia la sua iscrizione al PCI, e rimase fedele agli ideali del socialismo. Tra il 1950 ed il 1957 collaborò con le Edizioni Rinascita,[6] e per un anno fu direttore dell'omonima libreria in Roma.
Alla fine degli anni 1950, con Giorgio Colli,[7] iniziò a preparare una traduzione italiana delle opere di Nietzsche. Dopo averne rivisto la raccolta di opere e manoscritti in Weimar, Colli e Montinari decisero di iniziarne una nuova edizione critica. Essa divenne lo standard per gli studiosi, e fu pubblicata in italiano da Adelphi, in francese da Éditions Gallimard[8] (Parigi), in tedesco da Walter de Gruyter[9] e in olandese da Sun (tradotta da Michel van Nieuwstadt). Per questo lavoro fu preziosa l'abilità di Montinari nel decifrare la scrittura a mano (praticamente incomprensibile) di Nietzsche, fino a quel momento trascritta solo da "Peter Gast“ (pseudonimo di Heinrich Köselitz).[10]
Nel 1972 fondò la rivista internazionale Nietzsche-Studien[11] di cui fu coeditore fino alla morte. Attraverso le sue traduzioni ed i suoi commenti di Nietzsche, Montinari diede un contributo fondamentale alla ricerca storica e filosofica, inserendo Nietzsche nel contesto del proprio tempo.
Mazzino Montinari morì improvvisamente il 24 novembre 1986, stroncato da un infarto nella sua casa di Firenze all'età di 58 anni.