Mirafiori Sud
Palazzi di via Artom, visti dal parco Colonnetti - Basse Lingotto
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Piemonte
Provincia  Torino
Città Torino
CircoscrizioneCircoscrizione 2
Codice postale10127
Superficie11,49 km²
Abitanti33 693 ab. (2003)
Densità2 932,38 ab./km²

Mirafiori Sud (Mirafior Sud in piemontese) è una zona di Torino, con una vasta superficie che comprende gran parte della periferia sud-ovest del capoluogo piemontese. Era la denominazione della Circoscrizione 10 della città, dal 2016 accorpata con la Circoscrizione 2 (Reg. comunale di decentramento n. 374/2016[1])

Il territorio di Mirafiori, deve il suo nome a un antico castello sabaudo, detto appunto Miraflores, fatto costruire da Carlo Emanuele I alle porte meridionali di Torino nel 1585, come regalo alla moglie spagnola Caterina Michela d'Asburgo, ed andato successivamente distrutto.[2]

La zona è nota alla storia del XX secolo soprattutto per l'omonimo impianto industriale automobilistico della FIAT torinese, in passato grande polo produttivo, tanto che la rese una delle più popolose della città.

Urbanistica

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Il quartiere confina:

Mirafiori Sud costituiva una circoscrizione a sé, prima di essere accorpata alla quella di Santa Rita -Mirafiori Nord ed é una delle circoscrizioni più vaste di Torino e si può dividere in alcune principali macrozone:

Storia

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Le origini

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La parte occidentale fu inizialmente popolata da alcuni monaci benedettini cistercensi di Staffarda nel XIII secolo, presso quella che, qualche decennio dopo, da semplice grangia diventerà la fortificazione detta del Drosso[3], sui confini con Beinasco, oggi ancora in buone condizioni.
“Mirafiori” invece, deriva dal Castello di Miraflores, oggi inesistente, sorto nel 1580 sulle rive settentrionali del torrente Sangone, sui resti di una villa detta La Pellegrina, già proprietà di tale Emanuele Filiberto Pingone [2] e rivenduta ai Savoia. Il castello, provvisto altresì di eleganti giardini fioriti, venne chiamato Mira-fiori, quindi donato da Carlo Emanuele I alla sua sposa Caterina d'Asburgo e di Spagna nel 1585, da cui il nome spesso citato in lingua spagnola. Intorno al castello si formò quindi un borgo, più una annessa chiesa in stile barocco rustico (1617), per iniziativa di Vittorio Amedeo I, la Chiesa della Visitazione di Maria Vergine e di San Barnaba, ancor oggi esistente. I poderi più antichi e le botteghe furono costruite lungo la Strada del Castello, delle quali, ad esempio, si attesta la morte di un panettiere durante la peste del 1599[4].
Il Castello cominciò poi il suo declino durante le incursioni francesi del 1646-1706, mentre i Savoia decisero di costruire le loro residenze altrove, a Venaria e Stupinigi. In questo periodo, proprio grazie alla nascente Palazzina di Stupinigi, venne costruito un lungo viale alberato che doveva collegare il centro della città, corso Stupinigi ovvero l'attuale Corso Unione Sovietica, che taglia in due il quartiere, terre che furono delle famiglie Pelassa e Coggiola.
Nel 1867 poi, il conte Cesare Balbo donò alla comunità parrocchiale un terreno, dove fu possibile creare un piccolo cimitero nel 1876, di cui ne restano ancor oggi tracce tra corso Unione Sovietica e il torrente Sangone.

Mausoleo della Bela Rosin

Il Castello di Mirafiori cadde definitivamente in rovina sul finire del XIX secolo, proprio ai tempi di Rosa Vercellana, soprannominata la Bela Rosin, Contessa di Mirafiori e di Fontanafredda, già moglie morganatica del re Vittorio Emanuele II; a causa dell'incuria, e soggetto continuamente alle esondazioni del vicino torrente Sangone, le rovine del Castello furono praticamente abbattute nel 1888-1890, mentre fu contemporaneamente completato l'adiacente Mausoleo della Bela Rosin, morta tre anni prima. Nel 1885 inoltre, una linea tramviaria a vaporiera raggiungeva il borgo[5] della linee per Vinovo-Piobesi, ma fu dismessa nel secondo dopoguerra.

Il XX secolo

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Nel 1906, nacque il primo ippodromo torinese, dove oggi c'è la zona di Piazza Guala. Cuore di un'ippica di rango, fu diretto da nobili come il conte Giuseppe Tarino di Gropello, Vittorio Balbo Bertone di Sambuy, Enrico Marone Cinzano, ed ancora Federico Tesio, fino alla lunga permanenza della stessa famiglia Agnelli e della fabbrica Fiat Mirafiori. L'ippodromo fu dismesso nel 1958[6], per lasciare spazio al nuovo rione di alti palazzi e spostare le gare all'allora nascente ippodromo di Garino di Vinovo, nella prima cintura della città. Dell'ippodromo Mirafiori non rimane nulla, se non alcune foto d'epoca e una breve citazione nel film Totò lascia o raddoppia? del 1956.
Nell'inverno 1910-11 poi, nacquero le officine aeronautiche e l'Aeroporto di Torino-Mirafiori (detto "Campo di Volo Mirafiori" o "Aeroporto Gino Lisa"), successivamente utilizzato per scopi militari. Fu dismesso nel secondo dopoguerra, per lasciar spazio all'attuale Parco Colonnetti e passare tutta l'aviazione torinese all'Aeroporto di Corso Marche (Torino Ovest) e successivamente a quello di Caselle (1953).

L'ingresso storico (Porta 5) della Fiat Mirafiori.

I problemi sociali

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Il 1939 fu l'anno della costruzione dello stabilimento automobilistico industriale Fiat Mirafiori. Dagli anni cinquanta, Torino divenne meta di grandi migrazioni interne, che l'espansione dell'industria richiamò soprattutto dal Triveneto e dall'Italia meridionale. Agli inizi degli anni sessanta la popolazione nel quartiere decuplicò, arrivando a circa 40 000 abitanti [7]. Nel 1962, il Comune deliberò l'incremento del piano "Torino Casa", con la costruzione di circa 800 alloggi in locazione. Tra il 1963 e il 1971 l'intervento di società come Gescal, Iacp e Poste, favorì la costruzione di altri 17000 alloggi.

Le aree operaie e popolari furono soprattutto concentrate in strada del Drosso, via Negarville, via Roveda, via Farinelli, via Onorato Vigliani e via Artom.

In particolare, via Artom, prospiciente al Parco Colonnetti, area di proprietà del Comune e dell'Università agraria, fu destinata a edilizia residenziale pubblica: i nuovi quartieri, denominati M22, M23 e M24 comprendevano anche otto edifici di nove piani, costruiti tra il 14 aprile 1965 e il 14 aprile 1966, provvisti di 780 alloggi realizzati con tecnica di prefabbricazione integrale, brevetto francese già definito "obsoleto" nel paese d'origine. Di questi appartamenti, 87 furono assegnati a famiglie che avevano chiesto un cambio di alloggio, 321 a vincitori di concorso pubblico, 342 a persone trasferite in modo coatto dai baraccamenti delle casermette di Borgo San Paolo (1500 individui, in media 6-7 persone per 35–38 m², con punte anche di 16-17 persone, indigenti, sinistrati, alluvionati del Polesine, ex internati) e dal casermone di via Verdi (dopo la demolizione del quale fu costruito il Palazzo delle Facoltà umanistiche, Palazzo Nuovo). Gli ex baraccati furono soprattutto giovani immigrati con le loro famiglie, con non pochi problemi economici.
Negli anni settanta, via Artom assunse presto una connotazione negativa, poiché caratterizzata da abitanti con problematiche sociali, alta densità abitativa e con un quartiere-dormitorio isolato dalle zone circostanti e con scarsi servizi[8].

La riqualificazione

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Torri residenziali in Via Artom
Murales in Via Artom

Tra il 1975 e il 1983, la Giunta comunale Novelli cominciò a rivolgere attenzione al quartiere, realizzando alcuni spazi per l'aggregazione, lo sport, scuole, servizi sociali e sanitari, potenziamento dei trasporti.
Negli anni novanta un P.R.U. (Piano di Recupero Urbano) finanziò il nuovo ponte stradale di via Artom sul torrente Sangone, denominato "Ponte Europa" (che collega con la vicina Nichelino) ed il potenziamento di altre linee di trasporto pubblico.
Al momento dell'abbattimento dell'edificio di via Garrone 73 (28 dicembre 2003) e dello smantellamento di via Artom 99, 349 alloggi su 780, pari al 45%, erano ancora abitati dagli assegnatari originari o da un familiare o convivente, subentrato per voltura del contratto di locazione: 349 famiglie per quarant'anni hanno abitato, e molte di queste continuano ad abitare, in via Artom, in cui hanno ormai radici profonde.
Il 2006 fu un altro obiettivo per riqualificare il quartiere (e Torino in genere) grazie alle Olimpiadi Invernali, quindi allo sfruttamento degli impianti sportivi del Parco Colonnetti, e di cui rimane ancora il ricordo delle due piccole statue-mascotte, "Gliz" e "Neve", raffigurate all'angolo di via Vigliani-via Artom.
Dal 2011 viene istituita, a ridosso del Parco Colonnetti su via Artom/via Panetti, la Locanda e Casa nel Parco [9], sede della Fondazione Mirafiori-

"Torino Nuova Economia" è una società di intervento, a capitale prevalente pubblico, costituita nel 2005 da Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino e Fiat SpA per dare attuazione a uno degli obiettivi del Protocollo di Intesa finalizzato al mantenimento nell'area di Mirafiori di un polo di attività produttive. Le aree sono collocate nel quadrante urbano che rappresenta la Porta Sud di accesso alla Città di Torino, e articolate in Zona A, Zona B e Zona C, hanno complessivamente una superficie di circa 300 mila metri quadrati che progressivamente vengono restituite al tessuto urbano mediante interventi di riqualificazione urbanistico edilizi e di valorizzazione socio-economica.[10]

Edifici storici, spazi espositivi e d'interesse

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Stabilimenti e scuole superiori

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Impianti sportivi

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Fontana al Parco Colonnetti.

Le vaste aree verdi del quartiere dispongono di significativi impianti sportivi:

Giardino Emilio Pugno in Via Negarville 8

Parchi e aree verdi

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Giardino Luigi Maiocco

Nei media

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Note

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  1. ^ http://www.comune.torino.it/decentr/Circ2.pdf
  2. ^ a b MuseoTorino - Scheda: Castello di Mirafiori
  3. ^ Storia di Mirafiori - C'ERA UNA VOLTA MIRAFIORI - Circoscrizione 10 - Mirafiori Sud, su www.comune.torino.it. URL consultato il 27 marzo 2024.
  4. ^ Storia di Mirafiori - C'ERA UNA VOLTA MIRAFIORI - Circoscrizione 10 - Mirafiori Sud, su www.comune.torino.it. URL consultato il 27 marzo 2024.
  5. ^ Linea per Vinovo - Le foto, su museodeltram.it. URL consultato il 22 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2014).
  6. ^ MuseoTorino,Comune di Torino,Direzione Musei,Assessorato alla Cultura e al 150° dell’Unità d’Italia, 21Style http://www.21-style.com, Ippodromo di Mirafiori - MuseoTorino, su www.museotorino.it. URL consultato il 27 marzo 2024.
  7. ^ MuseoTorino,Comune di Torino,Direzione Musei,Assessorato alla Cultura e al 150° dell’Unità d’Italia, 21Style http://www.21-style.com, Costruzione di Mirafiori Sud - MuseoTorino, su www.museotorino.it. URL consultato il 27 marzo 2024.
  8. ^ La Stampa - Consultazione Archivio
  9. ^ Casa nel Parco, su Rete delle Case del Quartiere ETS. URL consultato il 27 marzo 2024.
  10. ^ Torino Nuova Economia Spa, su www.torinonuovaeconomia.it. URL consultato il 27 marzo 2024.
  11. ^ MuseoTorino,Comune di Torino,Direzione Musei,Assessorato alla Cultura e al 150° dell’Unità d’Italia, 21Style http://www.21-style.com, Borgo Mirafiori - MuseoTorino, su www.museotorino.it. URL consultato il 27 marzo 2024.
  12. ^ Ufficio Stampa - IL COMUNE INTITOLA UN GIARDINO A NINO FARINA, CAMPIONE DEL MONDO DI AUTOMOBILISMO, su www.comune.torino.it. URL consultato il 27 marzo 2024.
  13. ^ Servizio Telematico Pubblico - Ufficio Stampa, Comunicati Stampa
  14. ^ http://www.comune.torino.it/statistica/intitolazioni/schede/febbraio48.htm
  15. ^ Claudio Raffaelli, Felicita Ferrero, una vita attraverso le bufere del XX secolo – CittAgorà, su comune.torino.it, 26 marzo 2024. URL consultato il 27 marzo 2024.
  16. ^ Uno spazio verde dedicato a Luigi Maiocco – TorinoClick, su torinoclick.it, 24 settembre 2015. URL consultato il 27 marzo 2024.
  17. ^ La ragazza di via Millelire - Enciclopedia del cinema in Piemonte, su www.torinocittadelcinema.it. URL consultato il 27 marzo 2024.

Bibliografia di riferimento

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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