Parmenide
Titolo originaleΠαρμενίδης
Altri titoliSulle idee
L'incipit dell'opera in un manoscritto di fine IX secolo
AutorePlatone
1ª ed. originaleIV secolo a.C.
Generedialogo
Sottogenerefilosofico
Lingua originalegreco antico
PersonaggiSocrate, Parmenide, Zenone di Elea, giovane Aristotele
SerieDialoghi platonici, III tetralogia

Il Parmenide (in greco antico: Παρμενίδης?) è un dialogo di Platone inserito nella terza tetralogia (insieme a Filebo, Simposio e Fedro) e appartenente ai cosiddetti dialoghi dialettici o della vecchiaia, quelle opere caratterizzate dallo sviluppo e dalla messa in discussione, da parte del filosofo, delle teorie avanzate nella fase della maturità. La sua data di stesura va quindi presumibilmente posta tra il 368 e il 361 a.C.[1]

Conosciuto come l'opera più complessa ed enigmatica di Platone,[2] il Parmenide narra il dialogo avvenuto tra gli eleati Parmenide e Zenone, ad Atene in occasione delle Grandi Panatenee, e il giovane Socrate - dialogo quasi sicuramente mai avvenuto. Gli argomenti affrontati possono essere così elencati: analisi del monismo parmenideo e obiezioni di Socrate alle affermazioni di Zenone; analisi della dottrina socratica delle idee e conseguenti obiezioni di Parmenide; formulazione da parte del filosofo eleate di un metodo di indagine ipotetico (differente da quello del Fedone e del Menone); esemplificazione di tale metodo, prendendo in esame le ipotesi opposte «se l'uno è» e «se l'uno non è», sviluppandone le conseguenze e scoprendone l'aporeticità.

Personaggi

Platone e l'Eleatismo

La lettura del Parmenide pone di fronte al complesso rapporto tra il pensiero di Platone e l'Eleatismo. Anzitutto, la scelta del personaggio di Parmenide come conduttore del dialogo indica la volontà da parte dell'autore di mostrare le affinità tra la propria filosofia e quella dell'Eleate. Parmenide ed Eraclito erano visti da Platone come gli iniziatori della filosofia, riconducibili ai due filoni di pensiero Parmenide-Zenone-Gorgia ed Eraclito-Protagora. Scegliendo Parmenide come conduttore del dialogo, dunque, Platone ha voluto da un lato sottolineare il suo debito nei confronti del monismo eleatico, e dall'altro dimostrare l'assurdità di una simile unità assoluta.[13] Non è infatti possibile spiegare il molteplice in riferimento a se stesso, poiché esso richiede il riferimento ad un'unità fondativa - ragion per cui unità e molteplice sono inseparabili. D'altra parte, l'unità del molteplice non è altro che un insieme di unità e molteplicità relative, su cui avrà il compito di indagare la filosofia attraverso la dialettica. Le idee sono dunque quegli enti primi, eterni e immobili di cui partecipano le cose sensibili. Esse rimangono sempre identiche, in sé e per sé, e separate dal mondo sensibile a causa della propria superiorità ontologica: solo attraverso il ragionamento sarà possibile conoscerle, in modo da conoscere così i criteri di ragionamento assoluti fondativi della vera conoscenza, dell'etica e della politica.

In secondo luogo, la partecipazione degli oggetti alle idee viene interpretata da Socrate sia come "presenza" che come "somiglianza", ma in entrambi i casi non si è al riparo da critiche e obiezioni (si pensi alle tre difficoltà sollevate da Parmenide nella prima parte): le idee devono allora essere postulate, in maniera tale da salvare il pensiero, come afferma Francesco Fronterotta.[14] Solo in questo modo è possibile spiegare l'indirizzo del pensiero e della filosofia. In caso contrario, come affermato dallo stesso Parmenide in 135c5-6, non si saprebbe che fare della filosofia, dal momento che, negando le idee, verrebbe meno lo scopo dell'indagine filosofica, che è appunto quello di indagare le verità somme attraverso la dialettica.

Interpretazioni del Parmenide

Plotino

Bisogna infine volgere uno sguardo, seppur rapido, alle diverse interpretazioni del Parmenide. Il testo più enigmatico di Platone ha infatti dato adito a diverse interpretazioni nel corso della storia del pensiero occidentale.

La prima e più importante è quella del Neoplatonismo, rimasta in auge per svariati secoli. Per i neoplatonici (in particolare ricordiamo Plotino, Proclo e Damascio) è possibile dedurre le prime ipostasi dalle quattro tesi della prima ipotesi ("se l'uno è"), mentre le successive quattro servono a verificare l'impossibilità di negare l'Uno.[15] È un'interpretazione di carattere strettamente teoretico, che tende a sottolineare gli aspetti metafisico-teologici del testo, facendo leva sulla sua ambiguità.[16]

G.W.F. Hegel

Nel XIX secolo, Hegel definirà il Parmenide «il capolavoro della dialettica antica».[17] Egli infatti ritiene che l'uno di cui si parla nel dialogo corrisponda all'Assoluto: le tesi negative ("se l'uno non è") sono quindi contraddittorie, in quanto rappresentano l'impotenza dell'uomo di giungere alla conoscenza dell'Assoluto, che deve così ripiegare sulla Ragione per superare le contraddizioni dell'Intelletto.

Da rilevarsi, infine, è l'interpretazione analitica, che ha preso corpo con lo sviluppo degli studi di filosofia del linguaggio nel secolo scorso: Ernst Tugendhat, ad esempio, riconduce il problema dell'ontologia classica a una serie di problemi semantici, dovuti all'incapacità di svelare l'ambiguità dei significati linguistici in campo. Parmenide ha frainteso il significato di "essere" e non "essere" a causa del duplice valore della copula "è", che indica sia esistenza sia identità, e il suo ragionamento, degenerato, è stato poi ripreso da Platone nella sua dottrina delle definizioni e dei concetti universali. Secondo questa interpretazione, quindi, l'ontologia è solo un'illusione del pensiero.[18]

Note

  1. ^ F. Fronterotta, Guida alla lettura del Parmenide di Platone, Roma 1998, p. 5.
  2. ^ F. Fronterotta, Guida alla lettura del Parmenide di Platone, Roma 1998, p. 3.
  3. ^ Parmenide 127d.
  4. ^ Glaucone e Adimanto erano fratelli di Platone, mentre Antifonte era loro fratellastro, figlio di loro madre Perictione e del secondo marito di lei, Pirilampo.
  5. ^ M. Migliori, Dialettica e Verità. Commentario filosofico al Parmenide di Platone, Milano 1991, pp. 105 sgg.
  6. ^ F. Fronterotta, Guida alla lettura del Parmenide di Platone, Roma 1998, p. 9.
  7. ^ F. Trabattoni, Platone, Roma 1998, p. 233.
  8. ^ F. Trabattoni, Platone, Roma 1998, p. 234.
  9. ^ Aristotele, Metafisica I, 990a.
  10. ^ F. Fronterotta, Guida alla lettura del Parmenide di Platone, Roma 1998, p. 87-89.
  11. ^ M. Migliori, Dialettica e Verità. Commentario filosofico al Parmenide di Platone, Milano 1991, pp. 180-353.
  12. ^ F. Fronterotta, Guida alla lettura del Parmenide di Platone, Roma 1998, pp. 85-87.
  13. ^ La polemica di Platone sembra in particolare rivolgersi contro Melisso, suo contemporaneo e allievo di Parmenide. Cfr. F. Fronterotta, Guida alla lettura del Parmenide di Platone, Roma 1998, pp. 22-24.
  14. ^ Platone, Parmenide, a cura di G. Cambiano, intr. e note di F. Fronterotta, Bari 1998, p. XLI.
  15. ^ Plotino, Enneadi V, 1, 8, 1-25.
  16. ^ F. Fronterotta, Guida alla lettura del Parmenide di Platone, Roma 1998, pp. 106-110.
  17. ^ G.W.F. Hegel, Prefazione a Fenomenologia dello spirito, a cura di Enrico De Negri, Firenze 1987, vol. I, p. 59.
  18. ^ E. Tugendhat, Introduzione alla filosofia analitica, trad. it, Genova 1989, pp. 28-43.

Bibliografia

Traduzioni italiane

Bibliografia secondaria

Voci correlate

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