Roberto Gervaso (Roma, 9 luglio 1937 – Milano, 2 giugno 2020) è stato un giornalista, scrittore e aforista italiano. I suoi libri sono stati tradotti in Spagna, Portogallo, Francia, Regno Unito, Germania, America Latina, Giappone, Bulgaria, Polonia e Stati Uniti.
Trascorse l'infanzia a Torino con la famiglia. Studiò in Italia e negli Stati Uniti[1]; nel capoluogo piemontese si laureò in lettere moderne, con una tesi su Tommaso Campanella.
Giovane lettore del Corriere della Sera, scoprì di avere una predilezione per gli articoli di Indro Montanelli. Nel 1956, dopo aver conseguito la maturità liceale, gli chiese un incontro. Montanelli gli aprì le porte della sua casa romana in piazza Navona. Successivamente favorì la sua assunzione come cronista al Corriere d'Informazione, l’edizione del pomeriggio del Corriere (1960)[2]. Da Milano Gervaso ottenne il trasferimento a Roma, dove proseguì la sua carriera professionale nel Corriere della Sera.
Tra gli anni sessanta e settanta firmò, insieme a Montanelli, i sei volumi dal 3º all'8º della Storia d'Italia, acquisendo grande notorietà. Negli anni settanta lasciò il Corriere della Sera per mettersi in proprio. Scrisse su altri giornali, cominciò a lavorare in radio e in televisione. Gli venne affidata dalla Rai una rubrica di interviste, prima in Domenica in di Pippo Baudo nella stagione televisiva 1980-1981 e poi in Buona Domenica di Corrado nella stagione 1984-1985. Durante questo periodo divenne celebre la sua imitazione da parte di Gianfranco D'Angelo come "Gervasetto" nel programma televisivo Drive In.[3] Come commentatore politico, a partire dal 1996 e ininterrottamente fino al 2006, condusse il programma Peste e Corna e... Gocce di storia, andato in onda dal lunedì al venerdì alle 7:30 su Rete 4. Compariva in video indossando sempre una cravatta a farfalla[1].
Fu collaboratore di quotidiani (Il Mattino, Il Messaggero, Il Gazzettino, il Giornale, sul quale tenne una rubrica di aforismi ogni lunedì, e Libero) e periodici, opinionista e commentatore politico e di costume. Fu presidente onorario della «European sexual dysfunction alliance» (ESDA).[senza fonte]
Nel maggio 1981 venne scoperta la sua appartenenza alla loggia massonica P2. Al riguardo dichiarò: «Mi ero iscritto perché mi piaceva la massoneria e volevo scriverci un libro, come poi ho fatto. In realtà la P2 era un'entità affaristica contrapposta a quella di Cuccia e Agnelli, che aveva vinto».[4] Dallo scandalo P2 Gervaso uscì pulito, in quanto l'iscrizione ad una loggia massonica segreta non costituisce reato ipso facto[5].
Morì il 2 giugno 2020 a Milano, all'età di 82 anni, dopo una battaglia durata vent'anni contro un tumore della prostata. La camera ardente fu allestita il 4 giugno a Roma al Campidoglio, nella Sala Protomoteca e i funerali vennero celebrati il giorno successivo nella basilica di Santa Maria in Montesanto, nota come la Chiesa degli artisti a piazza del Popolo dove presenziarono alcuni volti noti dello spettacolo; inizialmente il suo corpo venne tumulato nel cimitero comunale di Sacrofano, località dove visse per tanti anni; nel giugno 2021 le sue ceneri sono state traslate nel Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera.[6][7][8][9][10]
Nel corso della sua vita Roberto Gervaso conobbe tre grandi crisi di natura depressiva: la prima avvenne all'età di 23 anni, la seconda a 43 anni, mentre la terza all'età di 71 anni (in termini temporali, rispettivamente nel 1960, nel 1980 e nel 2008)[4][11].
Fu vegetariano per oltre quarant'anni. A riguardo disse di esserlo diventato per tre motivi: perché lo era sua madre, perché provava verso la carne «una ripugnanza filosofica»[12] e infine per il consiglio di un medico, secondo il quale l'essere vegetariano lo avrebbe tenuto lontano da certe malattie[13].
Si sposò con Vittoria, originaria di Palermo, da cui ebbe una figlia, Veronica Gervaso nata nel 1974.