La space opera (espressione inglese per indicare l'epopea spaziale o epica spaziale) è un sottogenere della fantascienza ambientato tipicamente nello spazio esterno, caratterizzato dall'avventura romantica e talvolta melodrammatica con viaggi interstellari e, non di rado, battaglie spaziali, in immensi universi spesso dominati da imperi galattici. Nato nella letteratura, il genere ha poi riscosso successo anche nella televisione, nel cinema e negli altri media.
Il termine "space opera" fu coniato[1] nel 1941 dall'appassionato e futuro scrittore di fantascienza Wilson Tucker, nell'articolo di una fanzine,[2] come termine peggiorativo. All'epoca i radiodrammi sentimentali erano divenuti popolari negli Stati Uniti col soprannome di soap opera, in quanto erano sponsorizzati dai produttori di detersivo. Tucker definì la space opera come l'equivalente fantascientifico: un'"artificiosa, rimacinata, puzzolente e logora storia d'astronavi".[3] Ancora in precedenza, il termine horse opera era stato utilizzato come soprannome per i film western. In effetti alcuni fan e critici hanno notato che le trame delle epopee spaziali sono state a volte tratte dalle storie western e semplicemente traslate in un'ambientazione spaziale, come stigmatizzato sul retro della copertina del primo numero della rivista Galaxy Science Fiction. Ancora, a cavallo tra gli anni venti e trenta, quando la fantascienza era pubblicata nelle riviste, le storie erano spesso definite "epiche di super-scienza" (super-science epics).[4]
A cominciare dagli anni sessanta, e largamente accettata negli anni settanta, la space opera fu ridefinita, secondo la definizione di Brian Aldiss nell'antologia dal titolo Space Opera del 1974, come - parafrasando Hartwell e Cramer - "la buona vecchia roba" ("the good old stuff").[5] Tuttavia subito dopo la sua ridefinizione cominciò a essere messa in discussione, ad esempio, con la pratica editoriale e commerciale di Judy-Lynn del Rey e le recensioni del marito e collega Lester del Rey:[5] in particolare essi contestavano l'affermazione che opere spaziali fossero obsolete, così la casa editrice Del Rey Books etichettò le riedizioni di precedenti opere di Leigh Brackett come space opera.[5] All'inizio degli anni ottanta le storie avventurose ambientate nello spazio vennero nuovamente ridefinite, allargando l'etichetta di "space opera" a opere fondamentali della cultura di massa come Guerre stellari.[5] Fu solo nel corso degli anni novanta che si cominciò a riconoscere la space opera come un genere legittimo della fantascienza.[5] Hartwell e Cramer definiscono la space opera come "fantascienza avventurosa colorita, drammatica su larga scala, scritta con competenza e talvolta bene, di solito incentrata su un simpatico personaggio e su una trama d'azione eroica, frequentemente ambientata in un futuro relativamente lontano e nello spazio o su altri mondi, tipicamente in tono ottimista. Spesso tratta di guerra, pirateria, virtù militari e molta azione su larga scala, grandi rischi.[5][6]
Alcuni critici distinguono tra space opera e planetary romance.[7] Dove la space opera nasce dal genere del western e dell'avventura marinaresca, il planetary romance nasce dalla tradizione del mondo perduto e delle civiltà perdute. Entrambi presentano avventure con ambientazioni esotiche, ma la space opera enfatizza il viaggio nello spazio, mentre il planetary romances è focalizzato sul mondo alieno. Da questo punto di vista, le storie con ambientazione marziana, venusiana e lunare di Edgar Rice Burroughs si possono considerare dei planetary romance (peraltro tra le prime), come pure le storie di Eric John Stark scritte da Leigh Brackett sotto l'influenza di Burroughs.
Talvolta la space opera è anche messa in contrapposizione con la fantascienza hard, in cui l'enfasi è data al progresso tecnologico e alle invenzioni, dove le ambientazioni sono attentamente lavorate per obbedire alle leggi della fisica, alla cosmologia, matematica e biologia, come ad esempio in alcune opere di Alastair Reynolds. D'altra parte molti autori riescono a combinare l'avventura spaziale con una certa accuratezza tecnico-scientifica, facendo sì che le epopee spaziali meglio scritte facciano parte a pieno titolo della migliore fantascienza.
Molti filoni della space opera si sovrappongono con la fantascienza militare, concentrandosi su battaglie spaziali su larga scala con armi avveniristiche. In storie di questo tipo, il tono militare e le tecnologie degli armamenti possono venire considerati molto seriamente. A un estremo, il genere è utilizzato per speculare sulle guerre future che coinvolgono il viaggio spaziale, o l'effetto di guerre di questo tipo sugli esseri umani; dall'altro vi sono storie in cui la trama bellica presenta ornamenti fantascientifici. Il termine "space opera militare" è occasionalmente utilizzato per identificare questo genere, nell'uso che ne fa ad esempio il critico Sylvia Kelso quando descrive il ciclo dei Vor di Lois McMaster Bujold.[8]
La distinzione chiave della space opera dalla fantascienza militare è che il personaggio principale in una space opera non fa parte del personale militare, ma civile o paramilitare. La fantascienza militare inoltre non include necessariamente un'ambientazione come lo spazio esterno o gli altri pianeti come la space opera.
Gli autori delle prime storie di space opera sono stati E. E. "Doc" Smith con le sue serie dell'Allodola dello spazio e dei Lensman, Edmond Hamilton, Jack Williamson, John W. Campbell e, qualche anno più tardi, anche Leigh Brackett.
Nel corso dell'epoca d'oro della fantascienza statunitense, le fantasiose storie di space opera erano viste in netto contrasto con il materiale terso e scientificamente plausibile che divenne dominio della fantascienza "mainstream" tipizzata dalla rivista Astounding Stories. Benché in tale epoca le space opera venissero spesso relegate al rango di puro intrattenimento per ragazzi, la loro libertà d'immaginazione e romantica ha riscosso in seguito una grande influenza sugli autori della fantascienza "New Wave" degli anni sessanta, che erano esasperati dalle limitazioni della fantascienza "hard".[9]
Dopo la rottura delle convenzioni del genere per mano della "New Wave" e in seguito all'enorme successo del film Guerre stellari (1977), la space opera tornò a essere ancora una volta un sottogenere accettabile per la critica.
In anni più recenti, una rinascita della space opera ha prodotto qualcosa che alcuni considerano un sottogenere definito la "nuova space opera" (The New Space Opera, dal titolo di un'antologia del 2007 curata da Gardner Dozois e Jonathan Strahan). Specificamente, essa combina le proporzioni galattiche e la grandeur della space opera tradizionale con elementi della fantascienza hard, la fantascienza a carattere più spiccatamente meccanico/tecnologico. La "nuova space opera"[1] è perciò rigorosa dal punto di vista scientifico e ambiziosa nei suoi obiettivi. Tra i praticanti del nuovo genere vi sono Stephen R. Donaldson, Dan Simmons, John Varley, David Brin, Iain Banks, Catherine Asaro, Orson Scott Card, Charles Stross, Peter F. Hamilton, Lois McMaster Bujold, M. John Harrison, Ken MacLeod, Alastair Reynolds, Mike Resnick, C. J. Cherryh, Joe Haldeman, Vernor Vinge e Greg Bear.
Nel corso degli anni tra il 1982 e il 2002 il premio Hugo per il miglior romanzo di fantascienza è stato spesso assegnato a un candidato del genere della space opera.[5]
Il mondo degli anime, i cartoni animati giapponesi, è diventato uno dei maggiori ambienti di sviluppo per la space opera: serie come Cowboy Bebop, Gundam, Kate e Julie (Original e Flash), Seikai no monshō, Legend of the Galactic Heroes e Mobile Battleship Nadesico accrescono la popolarità di questo genere e in una certa misura lo influenzano (quello di Farscape costituisce un esempio di come gli anime possano influenzare una serie TV in corso di svolgimento).
All'interno dei romanzi di space opera la verosimiglianza scientifica dei diversi scenari varia enormemente. In alcuni casi, la sola violazione delle leggi conosciute della fisica è il viaggio a velocità superiori a quella della luce. All'estremo opposto, capita che i protagonisti usino diversi poteri mistici e possano distruggere in un sol colpo interi pianeti o specie aliene. Altrettanto variabile può apparire la completezza e lo sviluppo dei personaggi descritti. Ad esempio, Lois McMaster Bujold e Iain Banks scrivono di conflitti dalle caratteristiche molto umane.
Una sottocategoria molto popolare di space opera riguarda poi la narrazione di grandi battaglie spaziali con armi avveniristiche. Alcune hanno un piglio del tutto militare, e delineano sistemi di armamento con grande precisione tecnologica (space opera militare o military science fiction).
Molti scrittori di fantascienza usano tuttavia varianti degli scenari delle space opera con minor contenuto militarista e xenofobia interplanetaria. Nei suoi esempi più alti, la space opera è infatti una riflessione sulle future guerre nello spazio o sui suoi effetti sul genere umano. Nei casi peggiori, consiste nell'uso di trame per nulla fantascientifiche all'interno di scenari che solo a prima vista possono apparire tali.
Molte serie televisive di fantascienza, da Battlestar Galactica a Star Trek, sono varianti di space opera. Harry Harrison e Douglas Adams ne hanno messo in burletta gli stereotipi più frequenti. Il romanzo Novilunio (The Wanderer) di Fritz Leiber racconta di una Terra coinvolta in un conflitto interstellare. Altri, come Samuel R. Delany in Nova, si ispirano a concezioni mitologiche. Il genere è stato anche oggetto di satira col racconto di Jack Vance intitolato Space Opera del 1965, in cui una compagnia operistica diffonde la cultura in pianeti che ne sono privi.
Romanzi e serie in ordine di prima pubblicazione.