Gromo comune | |
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Borgo con Torre Ginami Buccelleni | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Bergamo |
Amministrazione | |
Sindaco | Sara Riva (lista civica) dal 4-10-2021 |
Territorio | |
Coordinate | 45°57′52″N 9°55′39″E |
Altitudine | 676 m s.l.m. |
Superficie | 20,07 km² |
Abitanti | 1 137[2] (30-11-2023) |
Densità | 56,65 ab./km² |
Frazioni | Boario Spiazzi, Ripa[1] |
Comuni confinanti | Ardesio, Gandellino, Oltressenda Alta, Valbondione, Valgoglio, Vilminore di Scalve |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 24020 |
Prefisso | 0346 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 016118 |
Cod. catastale | E189 |
Targa | BG |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[3] |
Cl. climatica | zona F, 3 040 GG[4] |
Nome abitanti | gromesi |
Patrono | patrono del comune Gregorio Magno la parrocchia dedicata ai santi Giacomo e Vincenzo levita |
Giorno festivo | 25 luglio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Gromo nella provincia di Bergamo | |
Sito istituzionale | |
Gromo [ˈɡroːmo] (Gróm [ˈɡɾom] in dialetto bergamasco[5]) è un comune italiano di 1 137 abitanti[2] della provincia di Bergamo in Lombardia. Territorialmente posizionato nelle Alpi meridionali indicate con il termine Alpi e Prealpi Bergamasche[6]. È situato sulla destra orografica del fiume Serio, in alta val Seriana, e durante il Medioevo era soprannominato "la piccola Toledo"[7] essendo dotato di numerose fucine, che ne facevano un centro molto importante per la lavorazione del ferro e la conseguente realizzazione di armi bianche, alabarde, scudi e corazze.
Il comune è composto dal capoluogo sul fondovalle, posto su una rocca che domina il fiume Serio, a 676 m s.l.m. e da due frazioni che occupano entrambe le pendici montuose dei due lati della valle. Il territorio è compreso tra i 604 e i 2.534[8] m s.l.m.
A nord si trova la frazione di Ripa, mentre a est si trova la frazione di Boario, a sua volta formata da vari agglomerati posti tutti tra i 900 e i 1.200 m.
La strada che collega Gromo e il fondovalle con Spiazzi è lunga circa 7,5 km, tortuosa e panoramica, corre per i primi chilometri immersa in splendidi boschi sino alla località Valzella, primo minuscolo nucleo abitato composto originariamente da una dozzina di cascine e abitazioni in pietra con tetti in ardesia, ben conservate e abitate, arricchitosi di alcune decine di palazzine di villeggiatura.
Dalla Valzella in poi la strada esce dai boschi, raggiunge il piccolo abitato di Boario e prosegue su ripidi pendii erbosi, fino a raggiungere le pinete della località Spiazzi.[9]
Lo stesso argomento in dettaglio: Bus di Tacoi.
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Una grotta di origine carsica posta sul monte Redondo è il Bus di Tacoi. Custodisce i migliori esempi di forme carsiche conosciute. La si raggiunge con un'ora di cammino dagli Spiazzi di Gromo, con la quota d'ingresso posta a 1550 m. Si divide in quattro settori formati da cunicoli, corridoi e salti sviluppandosi per 1217 m con un dislivello di 189 m fino a raggiungere il lago verde.[10] L'origine del nome in italiano Buco dei Gracchi è riconducibile all'uccello montano omonimo, che nidificava nell'ingresso della grotta.
Le antiche miniere d'argento sul territorio di Gromo e di Ardesio, sono una parte importante nell'origine del paese, vengono documentate dagli atti notarili successivi al 1026 anno in cui il vescovo Ambrogio II, riprenderà i diritti sui territori della val Seriana dopo la transazione con il monastero di San Martino di Tours che li aveva ricevuti da Carlo Magno nel 774, ma che alcune famiglie nobili di Bergamo avevano occupato.[11] Il vescovo Ambrogio però donò le miniere e parte del territorio di Clusone ai suoi congiunti i conti di Bergamo de Martinengo.[12]
Enrico III aveva conferito all'episcopato il dominio temporale sul territorio[13], ma stavano crescendo nuove realtà politiche che avrebbero portato alla nascita dei comuni e a questo la chiesa che dei territori voleva e ne godeva i diritti, porre impedimento. Bergamo nel 1077 ebbe un nuovo vescovo, Arnolfo, poi deposto, ma dalla sua nomina sono documentate le prime notizie delle miniere d'argento, con atti di acquisto dei territori e dei diritti minerari, atti a volte interposti da terze persone.
Difficile localizzare l'esatta posizione delle miniere d'argento sul Monte Secco ad Ardesio, mentre quelle di Gromo si trovavano in località Coren del cucì[14] che pur essendo una miniera chiusa è visibile, e altre verso la località Bettuno Alto. Non è neppure possibile stabilire quanto fossero ricche di galena argentifera, anche se gli atti notarili del XII secolo con la dicitura: vena d'argento, ne indicherebbero un'abbondante quantità e ottima qualità.[15].
Nel 1179 il vescovo Guala di Bergamo, a causa di un grave dissesto finanziario della diocesi, concesse i diritti sulle estrazioni, previa il pagamento di un obolo. Nel 1229 furono redatti i Capitularia de metallis istituiti dal podestà di Bergamo Rubaconte da Mandello. Il regolamento proibiva la lavorazione dell'argento sui luoghi d'estrazione, e l'esportazione del metallo nei comuni rivali che ne erano privi, doveva obbligatoriamente essere portato a Bergamo per il conio.[16] Ma solo pochi anni dopo con la nomina a vescovo di Giovanni Tornielli, le cose tornarono a complicarsi, tantoché l'atto che indica la vendita dei diritti per la miniera di Gromo dalla famiglia Rivola al vescovo Giovanni risale al 1213,[17] e il vescovo minacciò di scomunica tutte le altre famiglie che non avessero adempiuto a questo obbligo, nominando nel 1229 giudice delle dispute minerarie con gli abitanti di Ardesio, il vescovo Guala di Brescia, che si dichiarerà nel 1235 a favore dell'episcopato, pur non riuscendo materialmente a ottenere i privilegi, risulta infatti che fossero diverse società private a gestire la miniera, tra queste la società “Ardizzone”.
La galena argentifera, estratta nelle miniere dell'alta val Seriana sarà la principale fornitura della zecca di Bergamo per il conio del pergaminus di cui rimane documentazione fino al 1302.[18] Dall'anno seguente Bergamo venne governata da Alberto Scotti di Piacenza e con lui entrarono le nuove monete come il fiorino e lo zecchino[19].
Gromo è situato in una vallata e possiede un fondovalle stretto e ripido.
Il suo clima è continentale, con inverni freddi e moderatamente secchi ed estati relativamente calde e umide. In condizioni di cielo sereno, in inverno si ha la tipica inversione con minime tra -4 e -6; in estate invece da minime di 16-17° si può arrivare a massime intorno ai 25-26°. Spesso l'inverno dà luogo a precipitazioni nevose. Anche nel caso di temperature superiori ai 30-33°, il vento è quasi sempre presente e soffia moderato e secco.
Il toponimo del paese deriva da una parola latina: Grumus difatti significa collina, altura. A suffragio di questa teoria ci sono altri esempi nella bergamasca, riferiti a luoghi posti in prossimità di colli o montagne: Grumello del Monte Gromlongo, frazione di Palazzago, e il colle Gromo di Bergamo, che ha dato nome alla via Gromo diventata poi via san Cassiano e successivamente via Gaetano Donizetti.[20][21][22]
Damnatio ad metalla, così chiamò Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nel suo Naturalis historia[23] i cristiani condannati dai romani a cavar metalli nelle miniere dell'alta Val Seriana[nota 1]. Questo e alcune tracce in armi, cocci, testimoniano la presenza di abitanti sul territorio fin dall'epoca romana, nonché rifugio per i primi italici dalle invasioni barbariche.
Nel 774 il re dei Franchi, Carlo Magno, donò i territori dell'Alta Val Seriana al monastero di San Martino di Tours a Tours e a quello di Saint Denis De Paris[24]. Successivamente nel 1026 l'Episcopato di Bergamo con il vescovo Ambrogio II se ne riappropriò in cambio di altri poderi, riservandosi il diritto sui ricavi della estrazione e lavorazione di argento e di ferro sicuramente presenti in valle, dando inizio a un periodo di gravi controversie tra il potere laico, rappresentato dal feudatario, e il potere ecclesiastico, rappresentato dal vescovo. L'atto fu rogato il 30 luglio 1026, alla presenza del vescovo di Bergamo e del prelato don Raginardo preposito della Canonica di S. Martino di Tours.[25] Anche i primi documenti scritti in cui si attesta l'esistenza del borgo risalgono a quel periodo: compaiono per la prima volta le espressioni "vallis Ardexie seu Grumi" oppure "curia Ardesii er Grummi"[26], proprio ad indicare Ardesio e Gromo, quelli che diventeranno i comuni rurali.
Nel 1179 il vescovo Guala di Bergamo concesse l'uso dei beni dell'alta valle alle famiglie montane, previa l'oneroso pagamento di 200 lire, la comunità venne rappresentata da consoli, tra questi compare Cremonese de Cromo, anche se il territorio di Gromo è da considerarsi ancora parte della valle di Ardesio. Inizia però la formazione della vicinia di Gromo che nel XIII secolo risulta essere autonoma[27].
L'alta valle divenne area di possedimenti delle famiglie della civitas, Valbondione dai Colleoni, Valgoglio dai della Crotta, mentre Gromo dai Rivola, ma le concessioni vennero contestate dai vescovi che si susseguirono, fino al 1219 quando il vescovo Giovanni Tornielli minacciò di scomunica chi non avesse rimesso le proprietà alla chiesa di Bergamo[28], causando non poche controversie tra il comune urbano di Bergamo e l'episcopato che avrà a rappresentanza come delegato pontificio negli anni successivi, il vescovo Guala di Brescia[29]. La famiglia dei Rivola che aveva estratto argento dalle miniere per coniare monete nella prima zecca di Bergamo, cedette i territori al vescovo, è del 13 marzo 1214 un atto stilato nel palazzo vescovile dove Mazzocco di Rivola e Olcinio suo figlio vendono al vescovo Giovanni Tornielli anche il diritto sulla miniera d'argento[30][31].
Gromo divenne un comune autonomo come vicinia rurale nella prima parte del XIII secolo, venne infatti redatto il primo statuto il 30 marzo 1238[nota 2], nel giardino della chiesa dei santi Giacomo e Vincenzo di Betuno di Gromo, da 12 contabili e 4 notai che lo affideranno al podestà Nantelmo da Crema[32].
La storia di Gromo è legata a quella del territorio bergamasco e dell'alta valle. Dopo la Pace di Costanza del 1183, la valle fu donata da Arnolfo conte d'Austria a Pantaleone Burgente, che promettendo il mantenimento dei privilegi ottenne il giuramento di fedeltà dei cittadini. Nel 1252 gli succedette il nipote conte Antonio Patavino che però concesse al genero Alessandro Ferrarense il governo sul territorio e che giurò di mantenere i diritti e privilegi. Mallevadore al Ferrarense fu Bono Buccelleni che ottenne per questo incarico il possesso della Pretura[33][34]
Con atto ufficiale del 12 febbraio 1267[35] Gromo conquistò la sua autonomia diventando borgo, mantenendo i diritti sulla vendita dei metalli, nonché l'esenzione di ogni tributo trasformando il suo stato di comunia vicinorum e universitates vicinorum in burgus.
Napoleone della Torre, podestà di Milano e Bergamo, per ricompensare l'apporto di 200 uomini a sostegno della espugnazione del castello di Covo occupato da Buoso da Duera[36] , concesse ufficialmente a Gromo il privilegio di essere nominato borgo di Bergamo,[37] previo il pagamento di un riscatto, contabilizzato in 433 lire. Il documento, detto Instrumento del privilegio[38], è conservato e consultabile presso il museo sito nel palazzo Milesi, sede del municipio. Furono due le famiglie che si affermarono con il loro potere e i loro castelli: i Buccelleni, con il loro Castrum de Bucellenis, ed i Priacini, con il Castrum de Priacinis, dal XV secolo dal ramo dei Ginami della famiglia Zuchinali. Intorno a loro si sviluppò il paese con la costruzione delle fucine e il commercio delle armi[39].
Con l'occupazione di Bergamo e della bergamasca dei Visconti, l'amministrazione fu retta da podestà nominati dalla sede centrale, e con la venuta dei Malatesta nel 1408 fu confermato il sistema del vicariato pur confermando i privilegi e le franchigie precedenti. Gromo, come tutta la val Seriana era di fazione guelfa, contrariamente alla valle di Scalve ghibellina, questo portò a scontri violenti fino all'occupazione veneta del 1427.
Lo stesso argomento in dettaglio: Rovina del Goglio del 1º novembre 1666.
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Seguì un periodo di prosperità economica, con conseguente significativo sviluppo architettonico: al castello del XIII secolo, si aggiunse il palazzo quattrocentesco, proprietà del comune, la chiesa di San Gregorio e la piazza così come si è mantenuta nel corso dei secoli, piazza che era conosciuta come piazza del Mercato.
Dopo la battaglia di Maclodio del 12 ottobre 1427, nel 1428[40] la Repubblica di Venezia espanse il suo dominio anche alla Città di Bergamo ed ai suoi contadi, e non sfuggì certo a quest'ultima il potenziale economico che offriva l'alta val Seriana, e nemmeno la qualità delle armi bianche prodotte dagli armaioli di Gromo[41]. Il Trecento era stato il secolo governato dai Visconti, caratterizzato dalle terribile lotte fratricide tra i guelfi e ghibellini, e l'alta val Seriana era diventata una roccaforte guelfa. Con la repubblica di Venezia questa situazione iniziò a migliorare ma i paesi dell'alta valle non volevano più vendette e beghe sul territorio, decisero quindi di formare una unione dei comuni autonoma completamente staccata da Clusone. Il 17 luglio 1473 ad Ardesio fu firmato l'accordo di nove comuni dell'alta valle che si dichiararono a favore della Repubblica di Venezia.[42][43] Questo favorì nuovi rapporti commerciali anche oltre il territorio lombardo, diventando così il paese noto come "la piccola Toledo". La produzione delle lame è testimoniata dai numerosi atti di vendita conservati sia nel palazzo che negli archivi di Stato di Bergamo e Venezia. In particolare del 1526 un atto di vendita rogato dal notaio Giovanni Buccelleni dove risulta un ordine per la forgiatura di 12000 lame, per la fucina “Maserola” posta lungo il torrente Goglio verso la località Colarete di Valgoglio.[44]
Ma durante il XVII secolo la situazione socio economica del paese cambiò profondamente. Celestino Colleoni nel suo documento "Historia quadripartita di Bergamo et suo territorio" ne fa una descrizione particolareggiata[45].
L'alta val Seriana era governata dal Consiglio della valle, ma per migliorare la propria gestione, nel 1610 i comuni dell'alta valle uscirono dal consiglio unendosi in quella che venne chiamata Unione formata da Gromo, Valgoglio ed Ardesio, quando nell'anno successivo entrò anche Gandellino si chiamò La Quadra di Ardesio. La frazione Boario sembrò non gradire l'unione tanto che divenne autonoma nel 1612 per poi tornare a unirsi al capoluogo nel 1621[46].
Il 1º novembre 1666[47] una sciagura si abbatté sul paese: una rovinosa frana staccatasi dal monte sovrastante detto Cima Bani, portò materiale in massi di pietra e piante, nel torrente Goglio, distruggendo le 32 fucine per la lavorazione del ferro con la produzione di lame e armi in asta, causando la morte di 67 abitanti, le loro abitazioni e ponendo così drammaticamente e sistematicamente fine a un periodo di ricchezza e prosperità. Ne seguì un periodo di grande carestia e miseria. Il verbale dell'evento redatto dall'incaricato della Serenissima ne riporta dettagliata cronaca.
Ne dà relazione anche Giovanni Maironi da Ponte nel suo lavoro del 1817[48]:
«In una ducale poi dell'eccelso Veneto Senato del di 19 marzo 1667, la quale accorda alla comunità di Gromo per dieci anni la esenzione da tutte le gravezze reali e personali […] a motivo dell'infortunio accaduto al comune stesso nella contrada di Goglio, essendovi in esso mancate di vita sessantatre persone, sotto le rovine di un pezzo di montagna caduta ed asportate per tal causa non solo le abitazioni di tutta la suddetta contrada, ma distrutti li terreni colle rovine di trentadue edifizj, che erano il loro sostentamento […]»
Con l'arrivo di Napoleone Bonaparte, Gromo perse i suoi poteri statutari e il 7 marzo 1798[49], venne nominato dal compartimento di Bergamo capoluogo del XIX distretto delle "Sorgenti del Serio". Nel 1809 una revisione dei confini mediante un'imponente opera di accorpamento dei piccoli centri ai più grandi portò Gromo a inglobare nei propri confini amministrativi anche i vicini comuni di Valgoglio e Gandellino. L'unione tra i tre borghi durò poco, dal momento che nel 1816, in occasione del nuovo cambio di governo che vide subentrare l'austriaco Regno Lombardo-Veneto alle istituzioni francesi, questi vennero nuovamente scissi.
La storia del paese negli anni seguenti seguì le vicende della penisola italiana con il passaggio dal dominio Austro-Ungarico all'unità d'Italia.
Nel 1927 il regime fascista, nell'ambito di una riorganizzazione amministrativa volta a favorire i grossi centri a scapito dei più piccoli, unì nuovamente Gromo con Valgoglio e Gandellino. L'unione durò fino al termine della seconda guerra mondiale, quando il 6 maggio 1947 i tre centri riacquisirono l'autonomia, divenuta però esecutiva soltanto nel 1954.
La costruzione delle centrali idroelettriche dalla fine del XIX secolo al XX diede breve risveglio all'economia del territorio.
Nel 1968, dopo una formale richiesta inoltrata nel 1955 e approvata nel 1965, le frazioni di Ripa e Bettuno, già parte del comune di Gandellino, furono aggregate a Gromo[50].
In tempi più recenti il paese visse periodi di relativa tranquillità, trovando un deciso rilancio, nel XX secolo, grazie all'industria del turismo.
Il 17 luglio 2014, con seduta straordinaria, il consiglio comunale approvò lo Statuto Costitutivo dell'Unione di Comuni[51] dell'Alto Serio con Gandellino, Valgoglio e Valbondione.
Lo stemma e il gonfalone del comune sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 27 novembre 2009.[52]
«Di azzurro, al cigno di argento, imbeccato e piotato d’oro, allumato di rosso, tenente nel becco un serpentello di verde, sinuoso in banda e con la testa all'ingiù, esso cigno attraversante la campagna di verde, accompagnato a destra da un abete dello stesso, fustato al naturale, nodrito nella campagna. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo di bianco con la bordatura di azzurro.
Il polittico di San Giovanni con cornice in legno dorato, sul lato a nord, opera marinoniana.[53][54] Il battistero è datato 1511, in stile rinascimentale. All'esterno al termine del portico del XVII secolo, vi è la cappella di San Benedetto, a fianco è allestito il museo che custodisce opere della storia cristiana di Gromo ed è dedicata al vescovo di Brescia Luigi Morstabilini nato nella piccola frazione della Ripa.
Gli archivi documentano anche la presenza di altre chiese poi scomparse, tra queste l'oratorio di San Luigi Gonzaga, posto nel centro del borgo collegato con palazzo Bonetti, e diventato poi ospedale e successivamente locale commerciale; l'oratorio detto Tribulina o forse Santa Croce posto al confine di Gromo di cui si ha notizia negli atti della visita pastorale di san Carlo Borromeo del 1575, che lo descrive: Ha cappella involtata e con dipinti, fu trovato che ove le pareti erano state dipinte le immagini di S. Giacomo e di un altro santo, gli occhi erano scavati...fatta inquisizione, non si è trovato nulla., seguì l'ordine del Borromeo di eliminare l'edificio nell'arco di tre giorni, probabilmente era stato profanato.
Abitanti censiti[71]
La sera del Venerdì santo[72][73] si svolge una processione notturna molto sentita dalla popolazione.[74][75] In quel giorno si usa mangiare la maiassa, una torta particolare, fatta di farina gialla, cipolle, mele e fichi, condita con olio e poi cotta in forno.[76][77]
Il concorso Penna d'Oro, fondato nel 1958 dalle sorelle De Marchi,[78] l'avvocato Licinio Filisetti e l'ingegnere Adolfo Ferrari, con rappresentante della giuria il poeta Giacinto Gambirasio[79], avente lo scopo di stimolare l'elaborazione letteraria in lingua dialettale è, ed è stato, l'appuntamento culturale più importante del paese. Nel 1988 la Pro loco, rimasta per anni l'organizzatrice, estese l'ambito del concorso a livello regionale[80]. Numerosi furono i poeti lombardi che si presentarono con le loro opere a questo concorso, mettendo così a confronto le diverse caratteristiche delle lingue dialettali.
Dal 2013 il concorso viene organizzato dal consiglio della biblioteca comunale, ampliandone la partecipazione non solo alle poesie ma anche a brevi poemi, sempre in dialetto lombardo.[81][82]
Il capoluogo si divide in tre località: Gromo centro, dove è posizionata la parte amministrativa e antica del paese, con il castello Ginami, il Comune nel Palazzo Milesi, la chiesa di San Gregorio, rimasto quasi intatto nella sua conformazione di borgo medioevale. Nella parte a sud del paese la località Pranzera. Nella parte a nord del paese la località Bettuno, sicuramente la più antica dove è presente la chiesa parrocchiale già nominata nel 1184.
La frazione Boario Spiazzi è situata sulla sinistra orografica del fiume Serio, è ormai quasi fusa completamente con la contrada Valzella, grazie alla costruzione di un nuovo complesso di palazzine. Boario è il nucleo originariamente più grande composto dalla chiesa barocca dedicata a san Bartolomeo con annessa canonica e da altre costruzioni sempre in pietra con copertura in ardesia. L'etimologia deriva dall'essere sempre stato un luogo destinato all'allevamento del bestiame. La presenza della frazione è indicata in una antica pergamena del 1179 che riporta Paulus de Boero a conferma che la frazione era presente già prima che il borgo di Gromo fosse riconosciuto come entità comunale.
Da Boario con alcuni ripidi tornanti la strada continua la salita e dopo poche centinaia di metri si iniziano a incontrare le prime ville e palazzine di villeggiatura che compongono gli Spiazzi. Rinomata stazione sciistica, ha conosciuto un notevole incremento del turismo invernale nei primi anni 2000, grazie all'ampliamento degli impianti di risalita fino alla località piani di Vodala.
Posta sul versante a nord ovest del paese, si divide in due contrade la Ripa Bassa e la Ripa Alta, dove sono presenti le due chiese quella della Visitazione di Maria, e l'oratorio della Santissima Trinità. La frazione è scarsamente abitata avendo subito la migrazione dei suoi abitanti verso le località industriali negli anni '50 e '60[84].
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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1955 | 1956 | Santus Luigi | Commissario prefettizio | ||
1956 | 1960 | Filisetti Lodovico | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
1960 | 1970 | Filisetti avv. Licinio | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
1970 | 1974 | Andreoletti Cav. Benito | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
1974 | 1978 | Cittadini Geom Andrea | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
1978 | 1978 | Cugini dott. Ettore | Commissario prefettizio | ||
1978 | 1988 | Oprandi Umberto | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
1988 | 1993 | Andreoletti cav. Benito | Lista civica (area centro-sinistra) | Sindaco | |
6 giugno 1993 | 26 aprile 1997 | Beatrice Santina Olivari | Lista civica (area centro-sinistra) | Sindaca | |
27 aprile 1997 | 13 maggio 2001 | Beatrice Santina Olivari | Lista civica (area centro-sinistra) | Sindaca | |
14 maggio 2001 | 29 maggio 2006 | Luigi Santus | Lista civica | Sindaco | |
30 maggio 2006 | 15 maggio 2011 | Luigi Santus | Lista civica | Sindaco | |
16 maggio 2011 | 5 giugno 2016 | Ornella Pasini | Lista civica Gromo e futuro | Sindaca | |
5 giugno 2016 | 4 ottobre 2021 | Sara Avv. Riva | Lista civica Gromo.Presente per il futuro | Sindaca | |
4 ottobre 2021 | in carica | Sara Avv. Riva | Lista civica Gromo da vivere | Sindaca |
Sul territorio è presente l'associazione sportiva Sci Club Gromo, fondata il 13 dicembre 1952, con lo scopo di avviare ed educare i giovani dell'alta valle, allo sport alpino e successivamente allo sci di fondo[85].