Quando a Garibaldi fu concesso di guidare la Spedizione, la condizione era che i volontari garibaldini non fossero militari del Regio Esercito, pertanto Garibaldi non poté reclutare coloro tra i Cacciatori delle Alpi che non erano stati congedati e che era confluiti nel 46º reggimento dall’ex commilitone garibaldino colonnello Sacchi, e neppure quelli del 45º reggimento come avrebbe desiderato, ad eccezione di alcuni ufficiali e militari che si unirono comunque ai Mille, tra i quali Giuseppe Bandi[1]. Alcuni di essi dopo la conclusione della spedizione risposero dell'accusa di diserzione, insieme a quei giovani che ricevettero il precetto per il servizio di leva mentre erano con Garibaldi. La disposizione di non reclutare militari sardi fu applicata dal Bertani anche nella formazione delle Spedizioni successive, per evitare o quanto meno limitare che i militari sardi disertassero per arruolarsi tra i garibaldini, anche se erano moltissimi i soldati e ufficiali sardi, pronti a disertare e sacrificare gradi e carriera, che si vedevano rifiutare la domanda di arruolamento garibaldino.[2]
Nel dicembre 1861 fu istituita una Commissione per redigere il primo elenco dei Mille che sbarcarono a Marsala l'11 maggio 1860. La Commissione era composta dai generali: Vincenzo Giordano Orsini, Francesco Stocco, Giovanni Acerbi, i colonnelli; Giuseppe Dezza, Guglielmo Cenni e Benedetto Cairoli, Giorgio Manin, i maggiori; Luigi Miceli, Antonio Della Palù, Giulio Emanuele De Cretsckmann, Francesco Raffaele Curzio e Davide Cesare Uziel, i capitani; Salvatore Calvino e Achille Argentino. La Commissione rilasciò delle autorizzazioni a fregiarsi della medaglia decretata dal Consiglio civico di Palermo il 21 giugno 1860 per gli sbarcati a Marsala. Un altro Giurì d'onore riesaminò i titoli dei componenti la spedizione e il Ministero della Guerra pubblicò un nuovo Elenco dei Mille di Marsala, nel bollettino n.21, nell'anno 1864, in base al quale furono concesse le pensioni "di guerra" ai volontari, aventi diritto ai sensi della legge 22 gennaio 1865, n.2119.[3][4] Sulla base del secondo elenco fu redatto in modo definitivo il documento della Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia del 12 novembre 1878.
Sulla base della documentazione disponibile gli storici hanno stimato il numero dei volontari partiti il 5 maggio 1860 da Genova in circa 1.150, dei quali 1.089 sarebbero sbarcati a Marsala, in quanto una sessantina erano stati destinati alla diversione dello Zambianchi e alcuni avevano lasciato la spedizione per contrasti politici (tra cui Brusco Onnis).
Va anche considerato che secondo quanto riportato in vari studi[5], durante la sosta a Talamone, Garibaldi scartò dagli effettivi un centinaio di volontari, non ritenuti idonei per vari motivi, che fecero quindi ritorno a Genova via Livorno (Supplemento al Movimento del 13 maggio 1860, La Spedizione Garibaldina)[6]; secondo tale dato il numero dei volontari dovrebbe pertanto essere diminuito, salvo eventuali rimpiazzi sul luogo. In effetti qualche maremmano si era unito alla spedizione e 4 o 5 bersaglieri di guarnigione si erano aggregati a Porto Santo Stefano nascondendosi nelle stive[7], anche se molti altri militari che avrebbero voluto unirsi alla spedizione furono respinti.[8].
Occorre infine considerare che l’Esercito garibaldino, seppur ispirato alle norme del regolare Corpo dei Cacciatori delle Alpi, era composto di volontari organizzati autonomamente in maniera spesso improvvisata, pertanto le ricostruzioni da parte degli storici, basate solo su documenti, possono incontrare limiti, in quanto la formazione dei reparti e la loro consistenza erano variabili e non sempre documentate come in un esercito regolare, anche per mancanza di tempo e di personale dedicato.
Dopo l’arrivo della Spedizione a Marsala il comitato patriottico di Palermo scriveva indicando in oltre 1.500 i volontari garibaldini sbarcati:
«Garibaldi è fra noi, seguito da tremila combattenti, dei quali più della metà sono i cacciatori delle Alpi, innanzi a cui i Tedeschi fuggirono a Como;… »
(Storia popolare della rivoluzione di Sicilia e della impresa di Giuseppe Garibaldi – Franco Mistrali – pag. 88[9])
E d’altro lato nel suo decreto il comandante borbonico della piazza di Palermo diminuiva ad 800 il numero degli sbarcati:
«La più grande violazione al diritto delle genti ha ricondotto i pericoli nell’Isola ed in questa città. Ottocento avventurieri col loro generale ed uno stato maggiore sbarcarono a Marsala da due legni sardi il Lombardo ed il Piemonte, il giorno li dello stante col disegno di provocare la rivolta ed avvolgere il paese nell’anarchia. »
(Storia popolare della rivoluzione di Sicilia e della impresa di Giuseppe Garibaldi – Franco Mistrali – pag. 89)
Lo storico Mario Menghini nella sua opera “La Spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli”, pubblicata nel 1907, riporta il testo di alcune lettere di partecipanti alla Spedizione, già pubblicate in altri giornali, dalle quali si desume che a Talamone i volontari inquadrati sarebbero stati oltre 1.500 (Lettera da campo di Talamone presso … del 7 maggio 1860)[10], numero che viene confermato anche dopo lo sbarco in una successiva lettera del 12 maggio 1860[11], mentre in altra lettera pubblicata in “Unità Italiana” del 29 maggio 1860, si parla di 1.200 sbarcati.[12].
Sul numero dei volontari partiti il giorno 9 da Talamone, Carlo Agrati cita che il Sylva[13] li fa ammontare a 1.150, equipaggi compresi, (400 sul Piemonte e 750 sul Lombardo), mentre dall'archivio Cortes[14] risulta che sul Lombardo i volontari imbarcati quel giorno erano 627, che sommati ai 400 del Piemonte darebbero il totale di 1.027 imbarcati[15], cifra che escludendo gli equipaggi, se corretta, sembra confermare quanto affermato dallo storico Mario Menghini sull'esclusione di 100 volontari per inidoneità o altri motivi.
In effetti sul numero dei volontari effettivamente partiti da Genova, Talamone e poi sbarcati esistono anche altre diverse versioni di varie fonti, anche se non riconosciute (vedere:Il numero dei “Mille” e La partenza e la stampa internazionale).
Un’altra fonte di informazioni circa il numero di volontari imbarcati a Genova è desunta dai “Dispacci elettrici dell’Agenzia Stefani” pubblicati anche nella Gazzetta Ufficiale dell’epoca[16],[17] e riportati anche dalla stampa internazionale. Nella Gazzetta Ufficiale del 9 maggio 1860, dispaccio n. 419, Parigi 9 maggio sera, il giornale Morning Post riporta come positivo che Garibaldi si è imbarcato a Genova con 3.000 individui, mentre il dispaccio n. 420, Parigi 9 maggio (sera) – il giornale La Patrie scrive che, indipendentemente dal legno su cui si imbarcò Garibaldi, due altri vapori lasciarono Genova con 1.400 Cacciatori delle Alpi, romagnoli, lombardi e genovesi; e che altri quattro legni han dovuto da differenti punti raggiungere Garibaldi. “La spedizione (continua il giornale La Patrie) è organizzata su vasta scala: possiede armi, munizioni viveri, materiale per accampamento, mezzi per sostenere diversi mesi di lotta”. Le sottoscrizioni raccolte in Inghilterra e in Italia non essendo bastevoli a coprire le spese della spedizione, La Patrie domanda chi ha fornito il complemento del denaro necessario.
Il dispaccio n° 421, Parigi, 10 maggio, mattino - Informazioni recano che Garibaldi ha con sé 24 cannoni. [18].
Nella Gazzetta Ufficiale del 19 maggio 1860 viene riportato il dispaccio telegrafico n° 453 del 18 maggio, nel quale si annuncia, tra l’altro, lo sbarco di ulteriori volontari “emigrati siciliani” presso Tre Fontane, senza indicarne la consistenza, né il numero o la nave che li trasportava.[19].
Le notizie raccolte da varie fonti sul numero dei volontari sono pertanto diverse, anche se più volte le fonti citate indicano il numero dei volontari in circa 1.500, considerando la difficoltà di documentare una forza militare irregolare, che si formava rapidamente in semi clandestinità tollerata e il fatto che tale formazione armata doveva anche documentarsi in condizioni precarie, tutti i dati che si possono ricavare, anche con eventuali ragionevoli arrotondamenti, forse non renderanno mai il numero reale di quanti partirono allora e/o si unirono strada facendo alla spedizione.
Si può ipotizzare che un ulteriore utile riscontro potrebbe essere fornito dal rinvenimento di eventuali “rapporti riservati”, che si presume sicuramente il Regno di Sardegna facesse redigere, in quanto non appare verosimile che Cavour non si preoccupasse di conoscere l’entità della spedizione, nella quale presumibilmente si arruolavano anche alcuni “cavourriani” per osservare dall’interno e riferire in caso di progetti contrari a quanto Cavour riteneva opportuno. Di tale fatto non c’è ovviamente prova, ma è più che logico che il grande statista avesse predisposto un sistema di monitoraggio e controllo, per evitare che la situazione potesse sfuggire di mano, sia militarmente, che politicamente, fatto questo comprovato dal blocco delle partenze per alcuni successivi sbarchi che i mazziniani avevano in mente di dirigere verso lo Stato Pontificio, prima con Medici e poi con Pianciani e Nicotera, spedizioni che vennero dirottate tutte verso la Sicilia, le ultime due anche in parte con l’uso della forza.
Secondo lo storico Trevelyan al termine della campagna nel mese di novembre 1861 l’armata garibaldina avrebbe raggiunto il numero di 50.000 arruolati, di cui 7.000 garibaldini dislocati a presidio della Sicilia e 43.000 nel continente, di questi ultimi un buon numero furono gli arruolati nella fase finale e altri in fase di arruolamento.[20] (vedere: Gli sbarchi successivi al primo di Marsala)
Va osservato che nel numero di 50.000 garibaldini erano considerate anche le formazioni irregolari, nate ad opera di privati o varie milizie aggregate e parecchi garibaldini di comodo, che si arruolavano solo per ritirare il cibo e la paga e che Garibaldi commentava con queste parole:
« … un terzo era presente nel momento della battaglia e gli altri due terzi solo al momento della paga o del rancio. »
(Garibaldi and the making of Italy - Appendix J - pag. 343)
Il nucleo centrale delle forze garibaldine era costituito dagli oltre 20.000 settentrionali sbarcati con le spedizioni da Genova e Livorno, di cui circa la metà erano in ospedale oppure impiegati nelle guarnigioni e nei pattugliamenti nelle province occupate.
Anche se le fonti forniscono numeri diversi si può ragionevolmente ritenere che alla battaglia del Volturno parteciparono oltre 20.000 garibaldini di cui la metà settentrionali e 28.000 soldati borbonici[21].
Attualmente è in corso un’opera di classificazione e verifica del numero totale dei garibaldini a fine impresa, che potrebbe vedere aumentato il numero globale dei partecipanti alla spedizione finora stimato. (vedere:Il progetto alla ricerca dei garibaldini scomparsi)
L'Esercito meridionale comprendeva numerosi stranieri: la Legione ungherese, la Lègion de Flotte (francesi)[22], la Legione Britannica, molti polacchi tra cui il generale Aleksander Milbitz[23], romeni e qualche belga. Gli ungheresi, inizialmente in 50 arrivarono a essere un folto gruppo di 500 volontari, raggruppati nella Brigata "Eber" comandata dal colonnello brigadiere Nándor Éber (1825-1885)[24], corrispondente del quotidiano The Times con la cittadinanza inglese e del tenente colonnello Lajos Tüköry, che cadde a Palermo il 29 maggio 1860. Il generale Stefano Turr fu la personalità di maggior rilievo. Fu costituita anche una "Compagnia estera", formata dai soldati borbonici che avevano abbandonato Francesco II.[25]
Circa un sesto dei partecipanti alla spedizione de i Mille proveniva dalla provincia di Bergamo, che, pertanto, può fregiarsi del titolo di provincia dei Garibaldini (dai memoriali di Guido Sylva, garibaldino e storico dei Mille, ferito a Calatafimi, pluridecorato, commissionario e già Ufficiale dell'Esercito Sabaudo). In base alla provenienza regionale, i Mille possono essere così suddivisi (totale 1126):
I rimanenti erano nati all'estero, o di provenienza ignota, o stranieri. Il componente più giovane fu il veneto Giuseppe Marchetti, di Chioggia, che si imbarcò da Quarto dei Mille all'età di undici anni (ancora da compiere) assieme al padre Luigi. Il bergamasco Adolfo Biffi fu invece il più giovane a morire, ucciso nel primo assalto a Calatafimi ad appena 13 anni. Il componente della spedizione dei Mille più longevo è stato Giovanni Battista Egisto Sivelli, genovese, nato nel 1843 e morto a 91 anni nel 1934.
Già con lo sbarco di Garibaldi a Marsala si unirono ai Mille circa 200 volontari siciliani. Erano già 500 nella battaglia di Calatafimi e alcune migliaia nella presa di Palermo. In Calabria a Lungro si unirono altre 500 unità con il generale Domenico Damis[28][29]. Alla fine della campagna, tra siciliani, calabresi e meridionali in genere, si arrivò a circa 30.000 volontari nel cosiddetto Esercito meridionale di Garibaldi.
Emanuele Berio detto Il Moro (Angola 1840 - Napoli 2/3/1861), nato in Angola, allora colonia portoghese, da padre italiano e madre angolana.
Ernesto Benesch (Balschoru 1842), nato nell'odierna Repubblica Ceca.
Natale Imperatori (Lugano 13/3/1830 - Lugano 30/6/1909), mercenario nell'esercito delle Due Sicilie per qualche anno, disertò per partecipare alla II guerra d'indipendenza e, imbacandosi poi con i Mille. Dopo l'impresa partecipò a un fallito attentato a Napoleone III. Dopo essere stato scarcerato aprì una libreria a Lugano, punto di riferimento degli anarchici.
Il contingente di volontari, battezzato "Cacciatori delle Alpi", venne così suddiviso da Garibaldi con il suo Ordine del giorno del 7 maggio, redatto a Talamone:
Numerose modifiche nei comandi vennero tuttavia attuate già durante la navigazione tra Talamone e Marsala ed immediatamente dopo lo sbarco, quando vennero anche formate tre nuove compagnie[31] ed i Cacciatori delle Alpi furono riorganizzati su due battaglioni. L'effettivo ordine di battaglia della spedizione, una volta effettuato lo sbarco, era quindi il seguente:
Comando e Stato maggiore: come sopra, con l'aggiunta del Comando del Genio (maggiore Minutilla)
Questo è l'elenco dei 1089[45] garibaldini che sbarcarono a Marsala l'11 maggio 1860 tratto da quello pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia del 12 novembre 1878. Quando non disponibili informazioni più dettagliate, la professione e la residenza si riferiscono al momento della pubblicazione dell'elenco. Il manoscritto originale contenente l'elenco ufficiale de I Mille è conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato che, nel 2011, ha per la prima volta concessa la pubblicazione anastatica sul volume "Due di Mille".
Giuseppe Abbagnale (Casola di Napoli, 25 novembre 1816 - Aversa, 13 febbraio 1869), falegname; partecipò all'impresa dopo aver scontato nove anni di reclusione nelle carceri borboniche per cospirazione.
Domenico Abbondanza (Genova, 18 luglio 1824 - Genova, 17 luglio 1901), negoziante.
Giovanni Acerbi (Castel Goffredo, 14 novembre 1825 - Firenze, 4 settembre 1869), cospiratore mazziniano, intendente generale della spedizione, deputato repubblicano; morì per un incidente in carrozza.
Vincenzo Agri (Firenze, 15 aprile 1833); nella G.U. del 1878: "partecipò alla spedizione probabilmente sotto falso nome in quanto di egli non risulta nessun riscontro".
Gerolamo Airenta (Rossiglione, 15 settembre 1842 - Piacenza, 22 dicembre 1875)[48], possidente; dopo un tentativo di suicidio morì in ospedale, in preda alla depressione.
Clemente Alberti (Carugate, 23 novembre 1835 - Monza, 24 dicembre 1924)[46], caffettiere residente a Monza, sottotenente dei volontari in ritiro.
Giuseppe Alessio, probabilmente partecipò sotto falso nome; nella G.U. del 1878: “compreso nel Bollettino del 1861, ma non si hanno notizie ufficiali che lo confermino dei Mille”.
Francesco Anfossi (Nizza, 1819 - Genova, 1890), militare; comandante di una delle compagnie, giunti a Palermo fu espulso dalla spedizione per codardia.
Giovanni Antonelli (Pedona, Camaiore, 13 dicembre 1820 – Lucca, 17 novembre 1885). Analfabeta e di spirito ribelle, inizialmente fu un bracciante, poi diventò anche soldato del Granducato di Toscana ma disertò e per questo motivo fu arrestato; tuttavia riuscì a fuggire. Morì a Lucca in condizioni di salute precarie.[49]
Alessandro Antongini (Milano, 1842 – 1870), appartenente alla famiglia di imprenditori tessili che aveva fondato la Manifattura Lane Borgosesia e che aveva dato un importante contributo economico all'impresa. Non si riprese mai completamente dalle ferite ricevute e morì precocemente.
Carlo Antongini (Milano, 19 settembre 1836), fratello del precedente, fu figura di primo piano dell'imprenditoria lombarda.
Febo Arcangeli (Sarnico, 3 gennaio 1839 – Genova, 7 dicembre 1906), partecipò, negli anni seguenti, alla spedizione in Polonia con Francesco Nullo; fu ferito e subì una dura carcerazione.
Sante Luigi Arcari (Cremona, 17 luglio 1826 - Milano, 19 aprile 1871), possidente e musicista amatoriale.
Giovanni Maria Archetti (Iseo, 13 gennaio 1840 - 17 giugno 1912). Nato in una famiglia agiata, nel 1859, giovane studente in giurisprudenza a Pavia, seguì Garibaldi arruolandosi nei Cacciatori delle Alpi. Nel 1860 prese parte alla spedizione dei Mille come sergente della brigata Eber, poi fu promosso per merito tenente. Arruolatosi volontario nell'esercito regio, con esso, nel 1866, prese parte alla terza guerra di indipendenza nel corpo d'armata del generale Cialdini.
Rinaldo Arconati (Milano, 27 luglio 1845), studente, poi avvocato.
Ulisse Aretoca (forse nome sbagliato), vero nome Rebua Ulisse.
Pietro Artifoni (Bergamo, 6 dicembre 1818 - Seriate, 1884), carrettiere; veterano che aveva partecipato anche alla guerra di Crimea; era conosciuto per la sua mira infallibile.
Giuseppe Baice (Magrè di Schio, 7 settembre 1837 - ivi, 30 giugno 1867), morì pochi anni dopo di stenti e di tisi, senza essere potuto tornare a casa in Veneto.
Tomaso Barabino (Genova, 20 dicembre 1834), portiere.
Gerolamo Baracchi (Brescia, 20 aprile 1831 - Palermo, 1860) morto a Palermo per le ferite. Caporale della 4ª compagnia dei Mille nel 1860, morì durante la presa di Palermo.
Luigi Andrea Baracchino (Livorno, 29 settembre 1835).
Giuseppe Baracco (Finalmarina, 8 ottobre 1843), capitano marittimo.
Alessandro Barbesi (Verona, 27 luglio 1825), albergatore.
Fortunato Bernardo Barbetti (Brescia, 20 gennaio 1827 - 18 aprile 1904). Reduce della prima guerra di indipendenza, nel 1860 fu con i Mille inquadrato nella 4ª compagnia.
Gerolamo Barbieri (Bussolengo, 7 giugno 1839), veterinario.
Innocente Barbieri (Brescia, 21 dicembre 1840 - Gavardo, 9 maggio 1922). Di professione orefice, prese parte alla campagna del 1859 con i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi. Nel 1860 fu con i Mille come soldato della 4ª compagnia distinguendosi nella battaglia di Villa Gualtieri. Fu promosso per merito al grado di sottotenente.
Stefano Baruffi (Vignate, 24 dicembre 1834), commerciante.
Tranquillino Baruffaldi, (Barzio, 12 luglio 1839), residente a Milano.
Enrico Napoleone Bassani (Ponte San Pietro, 8 maggio 1836 - Corbetta, 1900), ufficiale in riforma del regio esercito.
Giuseppe Antonio Bassani (Chiari, 26 giugno 1838 - 15 marzo 1903). Di professione domestico si arruolò volontario tra i Mille. Combatté a Calatafimi e nella battaglia del Volturno come sergente della 18ª Divisione e fu decorato per valore della medaglia d'argento per la presa di Maddaloni.
Angelo Bassini (Pavia, 29 luglio 1815 - 1889), cui fu affidato il comando dell'VIII Compagnia (detta "di ferro") costituita di soli bergamaschi; passò nell'Esercito regio dopo giunse al grado di tenente colonnello.
Francesco Bellantonio (Reggio Calabria, 15 giugno 1822 - 21 giugno 1900), fornaio, detenuto politico nelle galere borboniche; dopo la campagna residente a Napoli, commesso presso la questura di Napoli.[51]
Giuseppe Nicolò Belleno (Genova – Calatafimi, 1860), inquadrato nei Carabinieri genovesi; morto al primo scontro.
Antonio Bellini (Verona, 7 luglio 1835, residente a Bovolone commerciante.
Ernesto Benesch (Balschoru, Boemia, 1842), sottotenente della legione ausiliaria ungherese, nel marzo 1865 fu dispensato dal servizio per affari di famiglia, dietro sua domanda. Poi nel 1868 andò a vivere a Torino. Per questa causa non gli competé la pensione.
Achille Maria Bianchi (Bergamo, 12 novembre 1841), tenente del 43º fanteria.
Angelo Bianchi (Milano, 7 maggio 1837), commerciante.
Ferdinando Bianchi (Bianchi, 3 marzo 1797 - Napoli, 7 gennaio 1866), sacerdote, detenuto politico nelle carceri borboniche; fu vittima di un misterioso omicidio.
Ferdinando Martino Bianchi (Bergamo, 4 febbraio 1838), impiegato al Montefrumentario.
Giovanni Battista Bisi (Legnago, 6 maggio 1832), tenente nelle RR. dogane.
Nino Bixio (Genova, 2 ottobre 1821 - Aceh, 16 dicembre 1873), durante la spedizione fu il braccio destro di Garibaldi; poi fu deputato al parlamento, tenente generale e capitano marittimo.
Lorenzo Boaretto, detto Bigoli (Bovolenta, 16 marzo 1836), negoziante.
Stefano Boasi (Genova, 4 marzo 1841), commerciante.
Dario Bodini (Parma, 20 marzo 1830 - ivi, 9 marzo 1867)
Ambrogio Boggiano (Genova, 31 agosto 1837 - Calatafimi, 15 maggio 1860)
Francesco Bollani (Carzago di Lonato, 20 settembre 1840 - 23 novembre 1922). Volontario dei Mille nella 7ª compagnia prima, nella 15ª Divisione poi. Fu decorato al valor militare.
Luigi Bonacina (Martinengo[53], 13 giugno 1841[53] - Milano, 20 ottobre 1864), morto all'Ospedale Fate Bene Fratelli di Milano.
Giuseppe Bonafede (Gratteri, 19 marzo 1831), direttore del giardino di acclimatazione di Palermo.
Ranieri Tertulliano Bonan (Livorno, 28 aprile 1815 - 19 novembre 1871), macchinista.
Carlo Bonardi (Iseo, 7 novembre 1837 - Calatafimi, 15 maggio 1860). Nato in una famiglia agiata e permeata dagli ideali del Risorgimento, era studente alla facoltà di giurisprudenza di Padova. Nella guerra del 1859 si arruolò volontario nei Cacciatori delle Alpi combattendo in Valtellina. Nel 1860 accorse all'impresa di Garibaldi nel meridione, ma cadde nella Battaglia di Calatafimi ed il suo corpo non venne mai più trovato.
Pasquale Bonduan (Mestre, 7 maggio 1840), scrivano privato.
Francesco Bonetti (Zogno, 11 giugno 1841), tenente nel 45º reggimento fanteria.
Fedele Boni (Modena, 24 aprile 1833), residente a Parma bracciante.
Francesco Alessandro Boni (Brescia, 3 ottobre 1841-Provezze, 29 luglio 1884). Di professione spedizioniere, nel 1860 corse tra i Mille come caporale furiere. Ferito gravemente durante la battaglia di Calatafimi fu posto in congedo. In seguito risultò residente a Provezze come segretario comunale.
Giacomo Bonino (Genova, 16 ottobre 1834 - 1º dicembre 1871), commesso
Eugenio Paolo Bonsignori (Montirone, 30 agosto 1826 - Milano, 21 aprile 1871). Di professione mediatore, nel 1859 fu tra i Cacciatori delle Alpi come furiere e fu ferito nella battaglia del 15 giugno a Virle-Treponti. Nella spedizione del 1860 fu incorporato nella 5ª compagnia come sottotenente, mentre nella guerra del 1866 in Trentino, vi partecipò come tenente del 7º reggimento del Corpo Volontari Italiani.
Carlo Bontempelli (Bergamo, 18 marzo 1832), cappellaio.
Giuseppe Rinaldo Buontempo (Orzinuovi, 10 agosto 1830 - Palermo, 1860). Emigrato in Piemonte nel 1848 per motivi politici, nel 1860 fu tra i Mille come soldato della 2ª compagnia. Fu ferito gravemente nella battaglia di Calatafimi, ma morì in combattimento nella presa di Palermo.
Luigi Buonvecchi (Treia, 8 novembre 1825 - ivi, 26 settembre 1861)
Salvatore Bottacci (Orbetello, 4 gennaio 1843), liquorista.
Cesare Bottagisi (Bergamo, 18 aprile 1831 - Calatafimi, 1860)
Luigi Enrico Bottagisi (Bergamo, 25 gennaio 1830), calzolaio.
Martiniano Bottagisi (Bergamo, 2 gennaio 1817), cameriere.
Giuseppe Ernesto Bottero (Genova, 3 dicembre 1832), commerciante.
Giovanni Botticelli (Salò, 13 gennaio 1834 - Palermo, 1860). Volontario nella guerra del 1859 con i Cacciatori delle Alpi, nel 1860 si arruolò tra i Mille. Morì in combattimento durante la presa di Palermo.
Giuseppe Girolamo Bottinelli (fu Gaetano) (Viggiù, 18 agosto 1831), ivi residente, marmista.
Vincenzo Bottone (Palermo, 24 dicembre 1838), sottotenente di vascello; dopo qualche tempo dell'impresa dei Mille si imbarcò e di lui non si seppe più nulla.
Gustavo Giuseppe Braccini (Livorno, 21 marzo 1836), muratore.
Amari Giuseppe Bracco (Palermo, 29 marzo 1829), agente di cambio.
Cesare Braico (Brindisi, 24 ottobre 1816 - Roma, 1887), di professione medico; dopo l'impresa fu deputato della I legislatura e poi Presidente del Consiglio Superiore di Sanità.
Pietro Giuseppe Bresciani (Adrara San Martino, 23 dicembre 1836), notaio.
Vincenzo Briasco (Genova, 22 settembre 1842), tipografo.
Giovanni Edoardo Brissolaro (Bergamo, 7 marzo 1841), agente di studio.
Giovanni Battista Brunialdi (Pojana Maggiore, 3 maggio 1839), residente a Torino, sellaio.
Pietro Bruntini (Bergamo, 14 marzo 1833 - Catanzaro, 6 ottobre 1860), ferito a Calatafimi e a Palermo, morto a Catanzaro a causa delle ferite, filatore.
Antonio Butturini (Pescantina, 23 novembre 1826), residente a Verona, agente di farmacia.
Giovanni Buzzacchi (Medole, 15 ottobre 1836 - ivi, 21 gennaio 1900), medico e chirurgo, residente a Medole, lasciò momentaneamente gli studi universitari per partecipare alla spedizione dei Mille, combattendo e svolgendo l'attività di medico di campo.
Lorenzo Cantoni (Parma, 10 agosto 1830), bracciante.
Stefano Canzio (Genova, 3 gennaio 1837 - 1909), direttore della Società enologica, deputato, sposò Teresa Garibaldi.
Giuseppe Maria Cappelletto (Venezia, 10 luglio 1810 - Brescia, 29 settembre 1861)
Giuseppe Capitanio (Bergamo, 18 giugno 1841 - ivi, 23 febbraio 1871), scrivano.
Giovanni Capurro (Genova, 28 dicembre 1840), proprietario di locanda.
Giovanni Battista Capurro (Genova, 12 aprile 1841), cospiratore repubblicano, dopo l'impresa entrò nell'esercito regolare e fece carriera fino al grado di generale.
Giuseppe Capuzzi (Bedizzole, 25 novembre 1825, residente a Brescia, segretario della Biblioteca.
Daniele Carabelli (Gallarate, 1º aprile 1839, residente a Milano, fu il trombettiere a Calatafimi, di mestiere argentiere.
Agostino Giovanni Bernardo Carminati (Bergamo, 20 novembre 1837), già ufficiale di stato maggiore delle piazze in aspettativa, per ferite riportate in servizio.
Egisto Castellani (Milano, 7 dicembre 1843), telegrafista al servizio delle ferrovie dell'A. I.
Antonio Castellazzi recte Castellàz (Gosaldo, 28 novembre 1840 - Venezia, 24 settembre 1878), dopo una vita turbolenta e vari periodi passati in prigione, si stabilì a Venezia; morto allo Ospedale Civile di Venezia, regio pensionato.
Francesco Maria Castellini (La Spezia, 11 novembre 1843), oste.
Carlo Ceribelli (Bergamo, 11 febbraio 1838), ufficiale in riforma del R. esercito.
Maria Stefano Cervetto (Genova, 17 maggio 1839), tenente nel 51º fanteria.
Bartolomeo Cevasco (Genova, 11 giugno 1817), fuochista sui vapori.
Pasquale Cherubini detto Luigi (Santo Stefano di Piovene, 11 aprile 1827 - Vicenza, 13 ottobre 1870)
Giuseppe Chiesa (Borgo Ticino, 30 gennaio 1839), appartenente alla leva del 1859, inscritto nella 9ª compagnia, 4º reggimento nella Brigata Piemonte, nel luglio 1861 denunciato disertore, condannato in contumacia, amnistiato nel 1872, cessò di essere iscritto nei ruoli dell'esercito.
Liberio Chiesa (Milano, 22 dicembre 1838), già maggiore dell'esercito in ritiro, amputato di una gamba, rimosso dal grado nel 1870 e escluso dall'ordine di fregiarsi la medaglia e di ricevere la pensione a causa della sua attiva partecipazione a manifestazioni antimonarchiche.
Vincenzo Chiossone (Messina, 2 maggio 1827 - 10 febbraio 1871), tenente nell'esercito.
Giovanni Battista Cruciani (Foligno, 4 gennaio 1842), disertore dell'esercito pontificio, fu con Garibaldi anche a Bezzecca e Monterotondo; poi fece il fabbricante di paste.
Francesco Luigi Cucchi (Bergamo, 17 dicembre 1834), con Francesco Nullo fu il principale artefice degli arruolamenti a Bergamo; gravemente ferito a Palermo; fu poi deputato al Parlamento.
Giovanni Curtolo (Feltre, 11 luglio 1839), scrivano privato.
Rodolfo De Witt (Orbetello, 13 aprile 1841), scritturale.
Ippolito De Zorzi (Vittorio, 18 aprile 1839), possidente.
Giuseppe Dezza (Melegnano, 23 febbraio 1830), tenente generale, comandante la divisione di Milano, aiutante di campo onorario di S. M., e deputato al Parlamento.
Giuseppe Dilani (Bergamo, 14 ottobre 1839 - Monte Suello, 4 luglio 1866), macellaio.
Eugenio Dionese (Vicenza, 15 ottobre 1837), già luogotenente.
Corrado Dodoli (Livorno, 14 aprile 1838), navicellaio; acceso repubblicano, dopo la spedizione subì un processo per un delitto politico; nel 1870 partecipò anche alla spedizione nei Vosgi.
Angelo Dolcini (Bergamo, 28 agosto 1838), falegname.
Angelo Enrico Donadoni (Bergamo, 12 giugno 1840), negoziante.
Angelo Donati (Padova, 2 ottobre 1843), industriante.
Giovanni Marsilio Feriti (Brescia, 3 ottobre 1841 - 28 gennaio 1861)
Filippo Ferrari (Varese Ligure, 15 agosto 1836), filogranista. In giovane età aderì al movimento della Giovine Italia . Arruolatosi nella spedizione Garibaldina sbarcò a Marsala in data 11 maggio 1860 e partecipò alla presa della città e alle successive battaglie in terra di Sicilia. Il 2 agosto 1860 venne promosso al grado di "Sottotenente di Fanteria" dalla "Segreteria di Stato della Guerra" della città di Palermo.
Pietro Giacomo Ferrari (Brescia, 20 marzo 1836 - ivi, 27 settembre 1863)
Giovanni Domenico Ferrari (Napoli, 3 gennaio 1805), già luogotenente di vascello di stato maggiore.
Paolo Ferrari (Brescia, 2 luglio 1820), tenente pensionato.
Pietro Ferrari (Bergamo, 5 agosto 1843 - ivi, 28 agosto 1867)
Francesco Gadioli (Libiola, 16 febbraio 1839), iscritto sulla Tesoreria di Roma, cameriere.
Antonio Gaffini (Milano, 27 novembre 1832), domestico.
Eugenio Gaffuri (fu Fortunato) (Brivio, 21 ottobre 1830 – Bergamo, 1871), inquadrato nell'VIII Compagnia perché residente a Bergamo.
Federico Gagni (Bergamo, 11 dicembre 1837), fruttivendolo.
Antonio Alessandro Galetto (Genova, 30 ottobre 1838)
Sebastiano Galigarsia (Favignana, 28 ottobre 1820 - Calatafimi, 15 maggio 1860), era un fornaio costretto ad anni esilio per le sue idee. Rivide Favignana a bordo del "Lombardo", ma non riuscì a tornare a casa.
Giacinto Galimberti (Milano, 5 luglio 1832 - Cantù, 17 novembre 1869), impiegato alla cassa di risparmio.
Giuseppe Carlo Galimberti (Milano, 10 gennaio 1834), agente commerciale.
Carlo Galli (Pavia, 16 novembre 1837), cambia valute.
Giovanni Battista Galleani (Genova, 1º febbraio 1843), commerciante.
Luigi Francesco Galleani (Genova, 15 agosto 1840 - Napoli, 3 ottobre 1860), luogotenente di stato maggiore (divisione Sirtori).
Pietro Galloppini (Borgosesia, 25 marzo 1839), cameriere d'albergo.
Barnaba Gamba (Zogno, 15 maggio 1824 - Bergamo, 5 giugno 1861)
Stanislao Lamenza (Saracena, 3 gennaio 1812 - Palermo, 27 maggio 1860), dopo i moti del 1848, aveva subito oltre dieci anni di detenzione nei bagni penali; morì in combattimento.
Giulio Cesare Lampugnani (Nerviano, 3 marzo 1827 - Palermo, ottobre 1860)
Giuseppe Lampugnani (Milano, 26 febbraio 1836), cameriere.
Carlo Malinverno (Calvatone, 4 marzo 1816), panettiere.
Rosalia Montmasson (Saint-Jorioz, 12/6/1825 - Roma 10/11/1904), nativa nella Savoia al tempo parte del regno di Sardegna (il territorio annesso alla Francia nel 1861, poco prima della spedizione) e moglie di Francesco Crispi, poi ripudiata; fu l'unica donna a far parte della spedizione.
Giovanni Enrico Mamoli (Lodi Vecchio, 25 giugno 1839)
Giacomo Miotti (Feltre, 4 agosto 1830), pensionato.
Giuseppe Missori (Bologna, 20 novembre 1829), possidente; fu uno degli eroi della spedizione, soprattutto per aver salvato Garibaldi a Milazzo; rimase sempre repubblicano.
Giuseppe Molena (Venezia, 18 aprile 1827), commesso di studio.
Giosuè Molinari (Calvisano, 21 novembre 1838), mediatore.
Giuseppe Molinari (Venezia, 5 giugno 1837), impiegato di ferrovia.
Francesco Antonio Mona (Milano, 13 giugno 1836 - 29 aprile 1870)
Enrico Moneta (Milano, 23 giugno 1841), commerciante, (già) sottotenente nel 20º fanteria. Fratello del premio Nobel per la pace Ernesto Teodoro Moneta.
Paolo Giovanni Mongardini (Bergamo, 24 febbraio 1838 - ivi, 6 luglio 1871)
Andrea Montaldo (Genova - Calatafimi, 21 maggio 1860)
Achille Giacomo Montanara (Milano, 17 novembre 1842), lavorante in oggetti di cuoio.
Francesco Montanari (Mirandola, 22 marzo 1822 - 9 giugno 1860), cospiratore mazziniano, ingegnere. Morì per le ferite di Calatafimi.
Pietro Giovanni Battista Montarsolo (Genova, 5 luglio 1842 - 16 settembre 1871)
Francesco Montegrifo (Genova, 1835 - ivi, 26 settembre 1861)
Carlo Mosto (Genova, 17 aprile 1836 - Sicilia, 25 maggio 1860), studente, fratello di Antonio Mosto, morto in combattimento a Parco.
Bartolo Mottinelli (Brescia, 10 giugno 1833), mediatore.
Giuseppe Muro (Milano, 18 agosto 1837 - San Nazaro, settembre 1878), luogotenente nel 33º fanteria, inquadrato nell'VIII Compagnia perché residente a Bergamo, pluridecorato.
Giuseppe Mustica (Palermo, 15 febbraio 1818), possidente.
Giuseppe Nodari (Castiglione delle Stiviere, 25 gennaio 1841 - ivi, 23 marzo 1898), studente, poi medico; era anche pittore (lasciò taccuini con schizzi e acquerelli delle varie fai dell'impresa).
Francesco Nullo (Bergamo, 1º marzo 1826 - Olkusz, 5 maggio 1863), con Francesco Cucchi, fu il principale artefice degli arruolamenti a Bergamo, primo garibaldino ad entrare in Palermo. Morì durante la spedizione che condusse in Polonia in aiuto degli insorti anti russi.
Marco Paccanaro (Este, 1842 - Livorno, 14 ottobre 1864)
Andrea Pacini (Bientina, 1º ottobre 1822 - Livorno, 5 luglio 1871), panettiere.
Vincenzo Padula (Padula, 16 ottobre 1831 - Barcellona di Sicilia, 29 agosto 1860), prete e cospiratore, in esilio dopo la spedizione fallita di Pisacane, morì per le ferite in battaglia.
Tito Paffetti (Orbetello, 25 aprile 1842 - Arcidosso, 15 novembre 1870)
Antonio Pagani (fu Giuseppe), (Como, 5 ottobre 1833 - ivi, 26 ottobre 1871), sottotenente nel 7º fanteria, poi tessitore.
Costantino Pagani, (Borgomanero, 15 gennaio 1837 - Calatafimi, 15 maggio 1860), ex-luogotenente di fanteria, disertore dell'esercito sabaudo, si arruolò sotto il falso nome di Costantino De Amicis e morì in battaglia.
Giovanni Pagani (Tagliuno, 4 gennaio 1845), garzone farmacista.
Lazzaro Martino Pagano (Genova, 11 novembre 1828), proprietario.
Tommaso Pagano (Genova, 22 gennaio 1838 - 4 marzo 1868)
Mario Palizzolo (Trapani, 14 gennaio 1823), colonnello di fanteria in riposo.
Palmiro Palmieri (Montalcino, 2 marzo 1841 - Orbetello, 3 aprile 1871
Antonio Panciera (Castelgomberto, 1º gennaio 1840), possidente.
Alessandro Panseri (Bergamo, 13 febbraio 1838), agente di studio.
Aristide Panseri (Bergamo, 3 settembre 1842), fabbricante di mobili.
Eligio Panseri (fu Francesco) (Bulciago, 27 maggio 1833 – morto per ferite a Palermo, 27 maggio 1860)
Giuseppe Panseri (Bergamo, 24 febbraio 1843), falegname.
Antonio Parrino, registrato erroneamente come Antonino Parini, (Palermo, 15 agosto 1838), marinaio, poi ufficiale di porto di 1ª classe.
Francesco Pesenti (Piazzo Basso, 18 ottobre 1828), lavorante in lingerie.
Giovanni Pesenti (Bergamo, 10 luglio 1825), lavandaio.
Maria Giuseppe Pessolani (Atena Lucana, 27 febbraio 1807 - ivi, 23 novembre 1871), maggiore a riposo.
Giuseppe Petrucci (Livorno, 6 luglio 1842), meccanico.
Giovanni Battista Pezza (Alleghe, 1º gennaio 1838), capitano alla Direzione del Genio militare.
Pietro Pezzuti (Polcenigo, 20 novembre 1837), calzolaio.
Pietro Piai (Treviso, 23 aprile 1842), bracciante.
Pietro Pianeri (Lograto, 10 ottobre 1828 - Palermo, 1860)
Bruce Piantanida (Bergamo, 3 settembre 1840), agente spedizioniere.
Giovanni Piantoni (Milano, 15 giugno 1839), sarto.
Giovanni Battista Picasso (Genova, 11 settembre 1839 - Custoza, 24 giugno 1861)
Daniele Piccinini (Pradalunga, 3 giugno 1830) - Tagliacozzo, 1889. Partecipò ai primi moti di Bergamo, fece scudo a Garibaldi nella battaglia di Calatafimi, pluridecorato, negoziante di terre cotte. Morì in un incidente di caccia.
Antonio Pievani (fu Giovan Battista) (Tirano, 19 settembre 1837), ivi residente, possidente e dottore in matematica, poi prese i voti ed entrò in convento.
Gian Domenico Pigazzi (Padova, 30 marzo 1836), mediatore.
Matteo Riccardo Rasia (Cornedo Vicentino, 27 gennaio 1842 - ivi, 17 gennaio 1864)
Paolo Luigi Raso (Sarzana, 3 dicembre 1832), panattiere.
Antonio Davide Ratti (Vignate, 19 marzo 1830), mediatore.
Eugenio Ravà (Reggio Emilia, 1º maggio 1840), commerciante; dopo la spedizione partì per l'America per partecipare alla guerra di secessione a fianco degli unionisti.
Luigi Isidoro Riva (Agordo, 11 ottobre 1842), fattorino della Banca Nazionale di Belluno.
Francesco Rivalta (Palmaro di Pra', 3 novembre 1833), scrivano di prima classe d'intendenza militare.
Raffaele Rivosecchi, detto Arigosetti (Cupra Marittima, 7 maggio 1829 - ivi, 16 luglio 1861), marinaio.
Luigi Rizzardi (Brescia, 16 aprile 1835), possidente.
Tommaso Attilio Rizzotti (Roncoferraro, 8 aprile 1837), possidente; dimissionario nel 1867 dal grado di ufficiale nei cavalleggeri di Lodi, ai quali apparteneva fin dal 1861.
Caterino Felice Rizzi (Isola Porcarizza, 28 agosto 1842), residente a Montagnana.
Marco Pompeo Rizzi (Milano, 29 settembre 1833), direttore della sede di Reggio Calabria della Banca Nazionale.
Antonino Rizzo (Trapani, 20 febbraio 1824 - Palermo, 21 maggio 1860)
Carlo Maria Luigi Rota (Alzano Lombardo), 9 ottobre 1842 - Bergamo, 14 novembre 1871), scrivano
Giuseppe Carlo Rota Rossi (Caprino Bergamasco, 6 maggio 1833 - Campobasso, 1863), partecipò ai primi moti di Bergamo, capitano nel 35º fanteria, trucidato con il suo plotone dai ribelli a S. Croce di Mogliano (CB).
Luigi Carlo Maria Rota (Alzano Maggiore, 12 luglio 1841 - Salerno, 20 settembre 1861), luogotenente nel 18º fanteria.
Eugenio Ajace Sacchi (fu Antonio), (Appiano Gentile, 14 novembre 1839 - Ligornetto, 9 novembre 1869), residente a Bergamo, combatté poi con Francesco Nullo in Polonia nel 1863, fratello del precedente Achille Sacchi (fu Antonio).
Simone Schiaffino (Camogli - Calatafimi, 15 maggio 1860), ufficiale di marina mercantile. Dopo la morte in battaglia fu uno degli eroi più celebrati della spedizione.
Felice Taroni (fu Giacomo) (Urio, 11 aprile 1840), residente a Milano, appaltatore.
Vittore Tasca (Brembate, 7 settembre 1821 - Seriate, 21 aprile 1891). Partecipò ai primi moti di Bergamo, avvocato, possidente. Con Francesco Nullo e Francesco Cucchi, fu il principale artefice degli arruolamenti a Bergamo.
Giuseppe Taschini (Brescia, 12 maggio 1829 - 17 maggio 1861)
Giacomo Tassani (Ostiano, 8 marzo 1819 - Brescia, 4 giugno 1878).
Federico Tessera (Mettone, 24 agosto 1840), studente; fece poi il medico.
Giovanni Battista Testa (Genova, 1º luglio 1840), scrittore.
Gian Pietro Testa (Bergamo, 12 novembre 1841 - Stazzano, 29 gennaio 1867) possidente.
Luigi Testa (Seriate, 2 aprile 1814), Bergamo, 1889. Aveva partecipato alla guerra di Crimea, poi a Solferino e poi attendente di Francesco Nullo in Polonia.
Paolo Luigi Testa (Bergamo, settembre 1842), fabbricante di bilance.
Gaspare Tibelli (Bergamo, 15 maggio 1842 - Calatafimi, 15 maggio 1860. Ucciso nel primo assalto, nel giorno del suo 18º compleanno, accanto al portaordini Adolfo Biffi di anni 13.
Nicolò Maria Velasco (Trapani, 2 novembre 1810), fu sospettato di essere una spia borbonica e privato della medaglia dei Mille.
Eugenio Giovanni Battista Ventura (Rovigo, 16 gennaio 1835), già sensale, dal 1º maggio 1873 impiegato postale governativo.
Pietro Ventura (Genova, 11 settembre 1837), ebanista.
Ernesto Venturini (Chioggia, 23 aprile 1839), impiegato ferroviario.
Venanzio Venzo (Lugo di Vicenza, 20 ottobre 1839), dopo la spedizione fu ufficiale di fanteria. In seguito divenne un agiato imprenditore edile nella Roma capitale.
Antonio Vian (Palermo, 5 marzo 1836), già luogotenente di piazza in aspettativa.
Francesco Luigi Domenico Vicini (Livorno): in realtà sembra che il nome fosse utilizzato da un'altra persona la cui vera identità è sconosciuta.
Giuseppe Viganoni (Bergamo, 28 settembre 1828 - ivi, 7 marzo 1861)
Il progetto “Alla ricerca dei garibaldini scomparsi” dell’Archivio di Stato di Torino ha per scopo il censimento dei garibaldini dimenticati[63], ricercandone i nominativi e altre informazioni tra la documentazione che è stato possibile reperire al riguardo e relativa alla costituzione di uno dei più grandi eserciti volontari della storia d’Italia.
Infatti in passato la storia ha concentrato quasi sempre tutta la sua attenzione sui nomi dei circa primi 1.000 volontari garibaldini, anche se alla fine della campagna Garibaldi aveva ai suoi ordini circa 50.000 volontari, che costituivano l’Esercito dell’Italia Meridionale[64].
Al momento sono stati registrati circa 35.000 nominativi, che è possibile rintracciare consultando la voce “Garibaldini” nel portale dell’Archivio di Stato di Torino. La ricerca dei nominativi dei volontari garibaldini è ancora in atto attraverso i dati dell’Archivio di Stato di Torino: Mille di Marsala, Esercito Italia Meridionale, Archivio Militare di Sicilia e Archivio di Stato di Genova: Prefettura di Genova, Matrici di passaporti rilasciati a Genova ai volontari partiti successivamente alla prima Spedizione di Garibaldi[65].
Nel portale sono presenti anche altre banche dati di corpi militari dell’epoca e di periodi successivi.
^L’Unità d’Italia dalle pagine della Gazzetta Ufficiale – a cura di Pierluigi Ridolfi – prefazione di Carlo Azeglio Ciampi – pag. 21-24 [1]Archiviato il 26 giugno 2013 in Internet Archive.
^nell’opera La Spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli di Mario Menghini a pag. 23 è riportata una illustrazione del tempo (Mistrali pag. 162) che mostra una delle navi dello sbarco a Marsala con diversi cannoni sulle fiancate, trattandosi di navi mercantili si deve presumere che fossero stati lì collocati successivamente alla partenza da Genova e considerando gli autori la presenza dei cannoni deve essere stata ritenuta attendibile
^La Spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli – Mario Menghini pag. 22 - (Suppl. al Movimento del 21 maggio 1860)
^Garibaldi and the making of Italy – Appendix J - pagg. 341-342-343
^Secondo Pietro Camardella, I calabresi della spedizione de I Mille, seconda edizione, anno 1976, a cura dell'Accademia Cosentina si contano 6 catanzaresi, 9 cosentini, 6 reggini.
^Formata dai marinai del Piemonte e del Lombardo, dopo lo sbarco a Marsala.
^Una colubrina da 6 libbre su affusto navale modificato con ruote da carrozza ed un cannone da 4 libbre. Altri due cannoni da 6 libbre, inizialmente privi di affusto, ne furono dotati in un improvvisato arsenale di artiglieria istituito a Salemi, ma non è chiaro se fossero già pronti alla data della battaglia. Tutte le artiglierie provenivano dal Forte Santo Stefano di Talamone ed erano state cedute alla spedizione dal Governatore di Orbetello maggiore Giorgini.
^Inizialmente al comando di (Nino Bixio), che cedette il comando della compagnia al suo luogotenente Dezza quando assunse il comando del 1º battaglione.
^Inizialmente al comando di Vincenzo Giordano Orsini, che fu quasi subito trasferito al comando dell'artiglieria della spedizione.
^Inizialmente al comando di Francesco Stocco, fervente repubblicano, che ancora durante la navigazione tra Talamone e Marsala rinunciò al comando, per protesta contro la lettera scritta da Garibaldi a re Vittorio Emanuele.
^Inizialmente al comando di Giuseppe La Masa, che su propria richiesta venne invece destinato a tenere i rapporti con i patrioti siciliani.
^Inizialmente al comando di (Giacinto Carini), che cedette il comando della compagnia al suo luogotenente Ciaccio quando assunse il comando del 2º battaglione.
^Formata principalmente da studenti dell'Università di Pavia.
^Diverso era il numero di quelli imbarcatisi a Quarto poiché durante la fermata a Talamone alcuni furono rimpatriati e altri deviati su un'azione diversiva nello Stato Pontificio e raggiunsero in seguito i Mille a Palermo; inoltre, alcuni altri raggiunsero in Sicilia i Mille per altre vie.
^Ambrogio Giupponi, in Seriate: storia, attualità, ricordi, Seriate, 1981, p. 269.
^Antonio Gili, Un «arrabbiato radicale»: Natale Imperatori (1830-1909), in Antonio Gili (a cura di), Pagine storiche luganesi, numero 6, giugno 1994, Edizioni città di Lugano 1994, 55-110.
^Il dottor Giuseppe Pupa di Valmadrera, dopo delle ricerche nel comune di Catanzaro, ha trovato il certificato di morte di Giuseppe Torri-Tarelli, il documento menziona che Giuseppe Torri-Tarelli, di 21 anni, tenente delle truppe garibaldine, è morto in Catanzaro il giorno 28 del mese di settembre dell'anno 1860 e quindi pospone di un giorno la data che fino ad ora era ascritta al nome di Giuseppe Torre-Tarelli.
^La concessione della medaglia fu confermata all'articolo unico della legge che, dopo quattro anni, riconobbe la pensione vitalizia a "per ciascun di coloro tra i mille che non percepiscano dallo Stato stipendi od altre pensioni per somme eccedenti in complesso le lire 1200 annue": v. Senato della Repubblica, allegato a MemoriaWeb (newsletter dell'Archivio storico del Senato della Repubblica), n. 26 (Nuova Serie), giugno 2019Archiviato il 30 settembre 2019 in Internet Archive., p. 15.
«È assegnata la vitalizia pensione di lire 1000 a ciascuno dei Mille fregiati della medaglia d'onore istituita per iniziativa del Municipio di Palermo a ricordo della gloriosa spedizione del Generale Garibaldi a Marsala.»
A.Pavia ,Indice completo dei Mille sbarcati a Marsala condotti dal prode Generale Giuseppe Garibaldi , Genova, Stabilimento degli artisti tipografi, 1867
A.Pavia, L'Album dei Mille sbarcati a Marsala, Genova 1870
AA. VV, I Bresciani dei Mille, a cura di F. Grassi, Geroldi, Brescia, 1960.
Supplemento al n. 266 della Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Elenco dei Mille di Marsala, 12 novembre 1878.
G. Bevilacqua, I Mille di Marsala: vita, morte, miracoli, fasti e nefasti, Manfrini editori, Calliano (Trento), 1982.
U. Baroncelli, Sul contributo di Brescia alla campagna garibaldina del 1860, in Studi Garibaldini, Bergamo, 1961.
Luciano Bianciardi, Da Quarto a Torino: breve storia della spedizione dei Mille Feltrinelli, Milano 1960.
B. Boni, Brescia e l'epopea garibaldina, Apollonio, Brescia, 1960.
Paolo Brogi, La lunga notte dei Mille. Le avventurose vite dei Garibaldini dopo la spedizione del '60, Aliberti editore, Roma, 2011, ISBN 978-88-7424-764-6
Pietro Camardella, I calabresi della spedizione de I Mille, seconda edizione, anno 1976, a cura dell'Accademia Cosentina
Antonio Fappani, Enciclopedia bresciana, La voce del popolo, Brescia, 1974.
M. Magli; R. Caffi, Giovanbattista lo scrivano. Via e lapide per Bontempo, articolo del quotidiano "BresciaOggi", 27 marzo 2007.
Santo Daniele Spina, La controversa data di nascita del garibaldino Achille Campo nella storia degli studi in Agorà, n. 85-86, luglio-dicembre 2023, pp. 64-68.
Ministero della Difesa italiano, I Mille di Marsala - Album fotografico, su esercito.difesa.it. URL consultato il 20 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2012).
Archivio di Stato di Torino, su archiviodistatotorino.beniculturali.it. URL consultato il 5 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2016).