I NAP non furono caratterizzati da una rigida struttura sul tipo delle Brigate Rosse, quanto piuttosto da essere costituiti da Nuclei autonomi.
In un loro documento[1], datato 1975 si può leggere:
«Noi vediamo la sigla NAP non come una firma che caratterizza un'organizzazione con un programma complessivo, ma come una sigla che caratterizza i caratteri propri della nostra esperienza. ... La nostra esperienza ha portato alla creazione di Nuclei di compagni che agiscono in luoghi e situazioni diverse, in maniera totalmente autonoma e che conservano tra di loro un rapporto organizzativo e di confronto politico.»
Nacquero nella primavera del 1974 e furono attivi fino al dicembre 1977, principalmente nell'Italia meridionale. Furono soprattutto sensibili alle problematiche carcerarie e dei disoccupati.
Il gruppo iniziale conteneva alcuni scissionisti da Lotta Continua, dopo il rifiuto del vertice di quest'ultima della scelta di lotta al di fuori della legalità decisa nel 1973. I primi due nuclei sorsero a Napoli, a partire da vari gruppi locali di estrema sinistra (tra cui esponenti di Sinistra Proletaria), e a Firenze, a partire dall'esperienza del Collettivo George Jackson, una delle prime aggregazioni di ex-detenuti politicizzati, intitolato all'attivista afroamericano che divenne marxista durante la sua reclusione in carcere.[2][3]
Ebbero una certa collaborazione con le Brigate Rosse negli ultimi anni
della loro attività, effettuando alcune azioni congiunte tra il 1975 e il 1976.[4] Alla fine i rimanenti in libertà aderirono in parte alle Brigate Rosse.
Tra i principali dirigenti dei NAP si ricordano: Ezio Rossi, Sergio Romeo, Luca Mantini, Annamaria Mantini, Nicola Pellecchia, Giovanni Gentile Schiavone, Pasquale Abatangelo, Nicola Abatangelo, Fiorentino Conti, Domenico Delli Veneri e Giorgio Panizzari
Principali atti terroristici e altri fatti relativi
sequestro del giovane studente universitario napoletano Antonino Gargiulo, figlio di un affermato professionista napoletano[5] il riscatto di 70 milioni di lire viene pagato ed il rilascio avviene lo stesso giorno alle 22:00; il sequestro non verrà mai rivendicato
[]
3
settembre
Documento
elaborazione del documento "Nuclei Armati Proletari, Autonomia Proletaria - Nucleo esterno movimento detenuti"
inizio della Campagna "Rivolta generale nelle carceri e lotta armata dei nuclei esterni" con la diffusione, di fronte alle carceri di Poggioreale (Napoli), Rebibbia (Roma) e San Vittore (Milano) di messaggi d'appoggio alle lotte dei prigionieri, allo scopo vengono impiegati altoparlanti attrezzati con cariche di esplosivo atte a distruggerli dopo l'emissione sonora
nel corso di una rapina per autofinanziamento all'agenzia di Piazza Leon Battista Alberti della Cassa di Risparmio di Firenze vengono uccisi dai carabinieri, Luca Mantini, già fondatore del Collettivo Jackson, e Giuseppe Romeo detto "Sergio"; altri 3 nappisti riescono a fuggire, ma due di loro, Pippo Sofia e Pasquale Abatangelo, feriti, verranno catturati. Rimane ferito il maresciallo dei carabinieri Luciano Arrigucci
Pasquale Abatangelo Luca Mantini Giuseppe Romeo Pietro Sofia
sequestro dell'industriale cementiero napoletano Giuseppe Moccia, il riscatto di 1 miliardo di lire viene pagato ed il rilascio avviene 4 giorni dopo; i nappisti adottarono una tecnica "copiata" da un film d'azione, modificando la segnaletica stradale per realizzare l'agguato[6]
azione terroristica contro il monumento alla vittoria di Bolzano, dove oltre a far esplodere un ordigno ad alto potenziale, vengono lasciati dei volantini con cui si condannano sia i neofascisti italiani sia i neonazisti tedeschi, e si fa un appello per una lotta di classe comune tra il proletariato italiano e tedesco in Alto Adige.
11 marzo, Napoli. Salta in aria un appartamento al primo piano in via Consalvo, 109. Nello scoppio perde la vita il nappista Vitaliano Principe, mentre Alfredo Papale rimane gravemente ferito; i due stavano confezionando un ordigno esplosivo. L'incidente permette alla forze dell'ordine di risalire, oltre ad una mole enorme di documenti ed informazioni sui NAP, anche ad altri tre appartamenti-covo. Dopo queste vicende i NAP decisero di spostare la loro attività a Roma.[2][7]
21 aprile, Roma. Ferimento del consigliere regionale Filippo De Jorio.
6 maggio, Roma. Sequestrato, in collaborazione con le Brigate Rosse, il magistrato di Cassazione Giuseppe di Gennaro, Direttore dell'Ufficio X "Centro Elettronico" della Direzione Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena del Ministero di Grazia e Giustizia; il riscatto è rappresentato dalla diffusione radiofonica di un comunicato e dal trasferimento di alcuni detenuti; il rilascio avviene l'11 maggio.
9 maggio, Viterbo. Due fondatori dei NAP (Pietro Sofia e Giorgio Panizzari) e un detenuto "comune" politicizzatosi in carcere (Martino Zicchitella) tentano l'evasione dal carcere, sequestrando un agente di custodia. Essi rivendicano il rapimento di Giuseppe di Gennaro, ad opera dei NAP, e chiedono di essere trasferiti e di trasmettere alla radio un loro proclama. Le richieste vennero accolte.
30 maggio, Aversa. Il nappista Giovanni Taras resta ucciso mentre posiziona un ordigno esplosivo collegato al registratore sul tetto del manicomio giudiziario cittadino; l'azione doveva diffondere un messaggio registrato di solidarietà con gli internati e contro la gestione di questo istituto che, all'epoca, da più parti, veniva definito un "lager"; l'azione è rivendicata dal "Nucleo Armato "Sergio Romeo".
28 gennaio, Roma, il Nucleo Armato "Sergio Romeo" dei NAP ferisce alle gambe il magistrato Pietro Margariti, consigliere di Cassazione che si occupa delle carceri e del trasferimento dei detenuti.
9 febbraio, il vicebrigadiere della polizia Antonino Tuzzolino viene ferito da colpi di arma da fuoco sparati da un commando dei NAP come atto di vendetta per la morte della nappista Annamaria Mantini avvenuta il 7 giugno 1975. Tuzzolino rimarrà paralizzato agli arti inferiori.
3 marzo, Napoli, un gruppo di 16 detenuti, militanti dei NAP, cerca di evadere dal carcere di Poggioreale. Fallito il tentativo, si barricano all'interno del Padiglione Transito e prendono in ostaggio un agente di custodia che rilasceranno dopo aver ottenuto garanzie di incolumità.
15 marzo, Pozzuoli, un attentato dinamitardo rivendicato dai NAP danneggia la caserma dei carabinieri.
5 maggio, ferimento magistrato Paolino Dell'Anno, reo - secondo il comunicato - di aver fornito «copertura legale all'assassinio della compagna Annamaria Mantini».[8]
15 luglio, Roma, viene arrestato Giovanni Gentile Schiavone, tra i più noti militanti dei NAP.
20 agosto, Lecce, evasione dal carcere di venti detenuti tra cui i nappisti Martino Zicchitella e Giuseppe Sofia (tra gli altri detenuti evasi si ricorda il bandito Graziano Mesina).
22 novembre, Napoli, si apre il processo che vede alla sbarra 26 membri dei NAP e che si concluderà il 15 febbraio 1977.
14 dicembre, Roma, l'auto del vicequestore di polizia Alfonso Noce, responsabile dei Servizi di Sicurezza per il Lazio (cioè il nucleo regionale dell'antiterrorismo), viene assalita da alcuni nappisti scesi da un furgone; vengono sparate raffiche di mitra e nel corso della sparatoria viene ucciso con un colpo alla tempia l'agente di polizia Prisco Palumbo, al volante dell'auto; nello scontro a fuoco muore anche il succitato Zicchitella, mentre restano feriti Noce e un altro agente della sua scorta.[9]
22 gennaio, evasione dal carcere femminile di Pozzuoli delle "nappiste" Maria Pia Vianale e Franca Maria Salerno.
22 marzo, Roma. Alle ore 23 su di un autobus della linea 27 dell'ATAC che percorreva Viale Trastevere verso Monteverde Nuovo l'agente di poliziaClaudio Graziosi (21 anni), del IV Reparto Celere di Napoli ma aggregato a Roma, fuori servizio, riconobbe in una giovane donna bionda la nappista Maria Pia Vianale (evasa il 28 gennaio dal carcere di Pozzuoli); l'agente si avvicinò all'autista e, dopo essersi qualificato, gli chiese di dirigersi verso il più vicino posto di polizia. L'autista si diresse verso il comando della Polizia stradale di Via Volpato, sulla Circonvallazione Gianicolense, ma i passeggeri protestarono, costringendo Claudio Graziosi a qualificarsi e a cercare di bloccare la sospetta. Un secondo nappista, Antonio Lo Muscio, raggiunse il poliziotto alle spalle, colpendolo con 6 o 7 colpi di pistola. I due nappisti fuggirono in direzione del ponte ferroviario di via Portuense; decine di equipaggi di Polizia e Carabinieri si diedero alla loro ricerca; agenti di polizia, in una successiva sparatoria, uccisero a colpi di pistola la guardia zoofila in borghese Angelo Cerrai (40 anni), che inseguiva i nappisti con la pistola in pugno, e che non sentì l'ordine di fermarsi, datogli dalla polizia[10][11].
5 aprile, Napoli. Viene rapito il politico Guido De Martino, figlio dell'ex segretario socialista Francesco De Martino, che verrà liberato il 15 maggio dopo confuse trattative e pagamento di un riscatto, di un miliardo di lire. Il rapimento è subito rivendicato da un gruppo combattente di Sesto San Giovanni vicino ai NAP, con telefonate a giornali ed agenzie di stampa, che impone la lettura di un messaggio in televisione. Questa rivendicazione venne smentita da un successivo comunicato nappista al Il Messaggero di Roma che accusava il terrorismo nero. Sul fatto, il primo che vide coinvolto direttamente un politico italiano di alto livello, non è ancora fatta piena luce[12].
2 maggio, Roma. Viene arrestato l'avvocato Saverio Senese di Soccorso rosso militante accusato di complicità con i NAP.
1º luglio, Roma. Una pattuglia dei Carabinieri individua il nappista Antonio Lo Muscio mentre si trovava seduto sulla scalinata della basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, in compagnia di Maria Pia Vianale e di Franca Salerno; segue uno scontro a fuoco in cui muore Antonio Lo Muscio, raggiunto dai colpi di mitra esplosi dalle forze dell'ordine, e vengono arrestate le due nappiste.
3 novembre, Milano. Un commando composto da quattro persone tra cui due nappisti (Alfeo Zanetti, Enzo Caputo) prendono d'assalto un ufficio delle Poste Italiane per autofinanziarsi. Nel corso dello scontro a fuoco nato con le forze dell'ordine, viene colpito a morte Giuseppe Saporito, un ignaro passante preso in ostaggio dallo Zanetti. Il colpo mortale è sparato da una guardia giurata della Mondialpol. Dopo 35 anni di oblio, nel 2012 Giuseppe Saporito viene riconosciuto Vittima del Terrorismo grazie al duro lavoro del figlio Roberto e dell'Associazione Vittime del Terrorismo. (fonti documentazione: Ministero degli Interni, DIGOS, ROS, Tribunali di Milano e Asti)
30 settembre, Bolzano. viene posizionato un ordigno ad alto potenziale che danneggia il monumento alla vittoria di Bolzano, dove vengono lasciati dei volantini in cui si condannano sia i neofascisti italiani che i neonazisti tedeschi ed in cui viene lanciato un appello per la lotta di classe contro la borghesia alto atesina.
Dopo questo attentato organizzato con l'esplosivo, i NAP rimasero inattivi.
Un totale di 65 persone venne inquisita durante le indagini sui NAP.
La Corte di Assise di Napoli emise, all'alba del 16 febbraio 1977, la sentenza[13][14] a carico dei NAP. La Corte inflisse 289 anni e 11 mesi di carcere a 22 nappisti. Ecco le pene globali (cumulando reclusione e arresto):
La magistratura rinviò a giudizio, in tutto, 65 persone appartenenti e/o fiancheggiatori dei Nuclei Armati Proletari in vari processi.
Da una analisi dei dati processuali, sui 65 appartenenti e/o fiancheggiatori, si evincono i seguenti dati statistici[15] che possono dare delle interessanti chiavi di lettura del fenomeno aggregativo dei NAP:
AA. VV., Nuclei Armati Proletari, Edizioni La virgola, Catania, Supplemento a Quaderno nº 2 di CONTROinformazione, Milano 1978
Nuclei Armati Proletari, Processo alla rivoluzione - La parola ai NAP - Diario del processo. I motivi d'appello, Collettivo Editoriale Libri Rossi, Milano, 1978
Alessandro Silj, Mai più senza fucile! - Alle origini dei NAP e delle BR, Vallecchi, Firenze, 1977
AA. VV., Criminalizzazione e lotta armata Collettivo Editoriale Libri Rossi, Milano, 1976, Capitolo 2º
Soccorso rosso napoletano (a cura di), I NAP - Storia politica dei Nuclei Armati Proletari e requisitoria del Tribunale di Napoli, Collettivo Editoriale Libri Rossi, Milano, 1976
Agenzia Giornalistica Italia, micciacorta.it. URL consultato il 15 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2008), micciacorta.it. URL consultato l'8 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2008), Torino, 30 maggio 2007