Paramenti liturgici indossati durante una Celebrazione Eucaristica tridentina.

Un paramento liturgico (dal latino parare che significa preparare) è un tipo di abbigliamento che viene utilizzato dalla Chiesa cattolica durante le celebrazioni liturgiche dai ministri o dai ministranti.

Prima della riforma liturgica avviata dal concilio Vaticano II si diceva paramento sacro; oggi si parla di paramento liturgico, in quanto si riserva il termine "sacro" a ciò che è specificamente consacrato a Dio, mentre per i paramenti non è mai stata prevista una "consacrazione", eventualmente vengono "benedetti".

Alcuni dei paramenti liturgici sono nei colori liturgici del periodo dell'anno liturgico o della particolare celebrazione.

Il termine "paramento liturgico" è riservato ai particolari tipi di abbigliamento propri della liturgia, benché in essa si adoperino anche altri abiti particolari che usano il clero (diaconi, presbiteri, vescovi) o i religiosi fuori dalla liturgia per sottolineare il loro particolare stato.

Nei secoli VIII e IX incominciò a introdursi una varietà di colori al posto dell'unico colore bianco.

Chiesa latina

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Da sinistra: piviale, dalmatica e casula

Nella Chiesa cattolica di rito latino si utilizzano i seguenti paramenti liturgici:

Alcuni dei paramenti elencati di seguito sono stati aboliti o resi facoltativi o semplicemente caduti in disuso:

Esistono inoltre indumenti ecclesiastici, che vengono utilizzati anche al di fuori delle celebrazioni liturgiche, come l'abito talare e lo zucchetto, mentre altri tipi di abbigliamento ecclesiastico come la greca, il mantello, il tabarro, il ferraiolo ed il ferraiolone, (che sono soprabiti) o il cappello romano (detto anche saturno), che si indossano sopra la veste talare, non sono mai usati nella liturgia.

Abiti inferiori
Suddiacono
Diacono
Prete
Vescovo
Papa
Abiti superiori
Suddiacono
Diacono
Prete
Vescovo
Papa

Chiese orientali

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Vescovi cattolici orientali (visti da dietro) vestono i paramenti propri del loro rito durante la canonizzazione di papa Giovanni Paolo II e papa Giovanni XXIII, celebrata da papa Francesco il 27 aprile 2014 in piazza San Pietro

Tutte le vesti liturgiche presenti nelle Chiese di rito bizantino (cattoliche e ortodosse) derivano da abbigliamenti in uso nell'Impero romano. Occidente e Oriente in questo coincidono e mostrano la loro comune origine. Nulla nella Liturgia cristiana è fine a se stesso, tanto meno i paramenti utilizzati. Gli abbigliamenti servono dunque a contraddistinguere un ufficio e una funzione all'interno della Chiesa un po' come la divisa serve a contraddistinguere il soldato dal vigile urbano. I colori dei paramenti nelle chiese orientali (cattoliche e ortodosse) non hanno un significato particolare o fisso. I colori, in Oriente, non hanno quella fissità normativa che s'è imposta in Occidente a partire dal periodo post-tridentino (XVI-XVII sec.) e la loro importanza è piuttosto relativa.[1]

Man mano che un membro del clero avanza negli ordini, conserva i paramenti che indossava. Dunque, il Lettore ha lo Sticario, il Suddiacono lo conserva aggiungendo l'Orario. Il Diacono conserva l'Orario (che viene sciolto) e lo Sticario, e si aggiungono le Epimanikia. Il Prete indossa lo Sticario, le Epimanikia, e l'Orario, indossandolo su ambe due le spalle, mentre il Diacono solo sulla spalla sinistra. Nella tradizione russa, il Presbitero riceve anche la Croce pettorale di argento. L'Epigonatio non è una distinzione dell'Archimandrita o dell'Arciprete essendo una distinzione di onore, come la croce d'Oro, il Nabedrennik (che non esiste nella Chiesa Greca), la croce rivestita di gioielli, la Skufiya e la Kamilavka (copricapi), ecc... sono tutte distinzioni che vengono date dal Vescovo per merito. Il titolo di Arciprete, o di Arciprete Mitroforo, o di Protopresbitero, sono dati dal Vescovo come distinzioni non semplicemente di merito, ma anche di tipo gerarchiale. Per esempio, un Protopresbitero è molto raro e, di solito, è il rettore di una cattedrale patriarcale, oppure è il cancelliere di una eparchia. Il titolo di Igumeno, viene dato ad un Abate di un monastero, mentre quello di Archimandrita viene dato ad un Abate di una Grande Lavra, oppure ad un Abate di tre o quattro monasteri. La distinzione dell'Archimandrita in termini di vesti è il Mandìas che è diverso da quello dei monaci, il bastone di legno e in alcuni casi il poter celebrare con il Tricherio ed il Dicherio. La distinzione del Protopresbitero (e anche dell'Archimadrita) è di poter celebrare la Divina liturgia con le Porte Regali aperte fino alla comunione del Clero. Questi sono solo alcune esempi di differenze tra le tradizioni greca e slava.

Note

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  1. ^ L'intera voce è tratta da questo articolo, su digilander.libero.it. URL consultato il 14 febbraio 2012.

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