Il progetto educativo è un tipo speciale di progetto che prevede uno sviluppo simile a quello di un processo educativo o di varie forme di attività didattiche in un contesto di apprendimento.
Il termine è associato a quello di "gestione del progetto", derivante dall'inglese project management che, partendo dai precoci contributi di Henry Gantt, conosciuto come il padre delle tecniche di pianificazione e controllo[1] (e famoso per l'uso del Diagramma di Gantt come importante strumento di project management) e di Henri Fayol per la sua ideazione delle cinque funzioni di management (che formano la base del corpo di conoscenze associate alla gestione del programma e del progetto)[2][3] ha portato alle teorie di Russel D. Archibald[4][5].
Il "progetto educativo" è uno strumento di lavoro, utilizzato nel settore dell'educazione e generalmente redatto da personale docente mediante le fasi della progettazione educativa (detta anche "programmazione" o "pianificazione didattica" in italiano e instructional design in inglese). Lo strumento, partendo da bisogni (AIF, 1998 p. 188)[6] espliciti ed impliciti di un gruppo discente, descrive un percorso atto a realizzare delle finalità[7] educative mediante il raggiungimento di specifici obiettivi (Titone et al 1990 p. 33)[8] all'interno di comunità di apprendimento[9] o (learning communities)[10] o ancora, secondo la definizione di Jean Lave e Étienne Wenger "comunità di pratica" (Communities of practice).[11]
Uno tra i primi ad effettuare ricerche per ideare modelli di programmazione didattica è stato lo statunitense Ralph Tyler[12]. Tra i suoi collaboratori ricordiamo Hilda Taba[13] (estone), S. B. Robinsohn[14] (tedesco) e lo stesso Benjamin Bloom (statunitense), ideatore dell'omonima tassonomia. L'attenzione rivolta ai processi di programmazione nel settore educativo si accompagnava all'approccio, nato in Giappone e diffuso negli Stati Uniti verso gli anni cinquanta nel settore della produzione, noto come ricerca della qualità totale (in inglese Total Quality Management) e volto, in ultima analisi, alla realizzazione migliore della mission di un'organizzazione. Allo stesso tempo tali processi risentirono delle teorie della ricerca-azione o (action research), teorizzata negli anni quaranta dallo psicologo tedesco Kurt Lewin e dell'action learning, proposta dall'inglese Reg Revans (Revans, R. 1983) negli anni cinquanta. Tra la metà degli anni sessanta e la metà degli anni settanta, la "programmazione" nelle istituzioni educative era composta da elenchi di nozioni che il discente avrebbe dovuto acquisire unitamente ad attività disciplinari da svolgere. Verso la fine degli anni settanta tale strumento subì l'influenza delle correnti comportamentiste[15][16]. Il comportamentismo[17] introdusse il concetto che "le cose che fa un organismo, inclusi l'agire, il pensare ed il percepire, siano da considerarsi comportamenti"[18]. Il cognitivismo a sua volta, pose l'accento sugli obiettivi[19] e contribuì a concepire il "programma" anche come una serie di comportamenti che il discente avrebbe dovuto esplicitare al fine di dimostrare l'avvenuto raggiungimento degli obiettivi di apprendimento.
I concetti di project management, l'epistemologia genetica (proposta negli anni cinquanta da Jean Piaget)[20] nonché le correnti costruttiviste[21][22][23][24] insieme a quelle costruzioniste di Seymour Papert[25][26] contribuiscono a modificare ulteriormente il processo previsionale in ambito educativo. Questo, da programma atto a trasmettere nozioni, diventa un percorso complessivo, mirante a favorire la costruzione della conoscenza. Il termine di "progetto" viene gradualmente preferito a quello di "programma". In particolare, con la progettazione educativa per competenze[27] si descrivono non soltanto i saperi da "trasmettere" ma anche i percorsi educativi da attuare per rendere possibile la formazione delle competenze che dovranno essere acquisite dal discente. Intendendo per competenza la capacità di applicare determinate conoscenze in uno specifico contesto, al fine di raggiungere dei risultati previsti, mediante l'adozione di comportamenti adeguati.
Partendo dal concetto di scaffolding, termine usato come metafora per indicare l'intervento di una persona più esperta ed utilizzato per la prima volta in ambito psicologico da Jerome Bruner, David Wood e Gail Ross nel 1976[28] nei progetti di educazione individualizzata si afferma in Italia il cosiddetto "sfondo integratore", metodologia di progettazione educativa utilizzata nell'ambito dell'integrazione scolastica di alunni con disabilità. Tale strumento considera anche la teoria di zona di sviluppo prossimale teorizzata da Lev Semënovič Vygotskij, e rivolge particolare attenzione all'organizzazione degli elementi dell'ambiente (soprattutto spazi, materiali, tempi) e all'utilizzo di elementi mediatori o organizzatori delle attività (in linea con la pedagogia istituzionale).[29] La prima elaborazione del costrutto è contenuta in Zanelli, 1986.
Il progetto generale di un'istituzione educativa prevede inoltre la definizione del curriculum (o "curricolo"). Il primo volume pubblicato su questo soggetto fu The Curriculum (il curriculum),[30] e risale al 1918. L'autore, John Franklin Bobbitt, spiegava il curriculum come "il corso degli atti e delle esperienze attraverso le quali un bambino diventa adulto". Sebbene apparso formalmente nella definizione del Bobbitt, il termine curriculum come "corso di esperienze formative" pervade anche l'opera di John Dewey (che era in disaccordo con Bobbitt su molti punti essenziali). Anche se l'idealistica concezione di "curriculum" del Bobbitt e di Dewey era diversa da quella più ristretta che si dà oggi al termine, esperti e ricercatori generalmente la condividono come significato sostanziale di curriculum.[31][32]
Il progetto educativo pertanto:
A seconda della sua specifica destinazione e del contesto educativo di utilizzo vengono distinte vari tipi di progetti educativi:
Un progetto educativo può generalmente esplicarsi, all'interno delle istituzioni educative formali in presenza di diversi tipi di "contesti", "attori" ed "azioni":
Il progetto educativo descrive i bisogni che deve soddisfare. L'educazione considera il bisogno come la distanza esistente tra la situazione educativa che si vorrebbe ottenere e quella effettivamente presente in un contesto. L'operazione che permette di individuare i bisogni di natura educativa è definita analisi dei bisogni educativi.[43][44]
Le "finalità educative" sono "comportamenti generali attesi che riguardano la formazione dell'uomo e del cittadino. Affinché le finalità perdano il loro carattere di vaghezza, indeterminatezza e discrezionalità, dovranno essere tradotte in obiettivi.."[45]. Possono essere suddivise in:
Gli obiettivi[46], indicati anche con il termine inglese goals, sono i "risultati desiderati" che un individuo o un'organizzazione vogliono perseguire mediante l'applicazione di azioni o di un progetto in un tempo predefinito. Allo psicologo dell'educazione statunitense Benjamin Bloom (Bloom, B. 1956) si deve la più nota classificazione degli obiettivi per il settore cognitivo, la prima tassonomia fu da lui pubblicata nel 1956. Nel settore educativo gli obiettivi si riferiscono alle trasformazioni o ai cambiamenti che si vorrebbero apportare a seguito dell'espletamento di un processo finalizzato a perseguire delle finalità educative. Il raggiungimento degli obbiettivi dovrebbe portare al soddisfacimento dei bisogni educativi. Si possono distinguere principalmente (Titone, R. 1990 p. 33) in:
Gli obiettivi del progetto, sulla base della didattica per competenze, non si limitano ad elenchi di nozioni da trasmettere. Definiscono piuttosto (in via generale):
Sia nel primo che nel secondo caso individua anche le "competenze essenziali", le "core skills" imprescindibili che i discenti dovranno possedere.
Il progetto educativo contiene l'indicazione e la descrizione delle metodologie didattiche prescelte. La metodologia didattica è la tattica specifica che dirige, mediante opportune strategie, un processo educativo verso il raggiungimento dei suoi obiettivi. Promuove o consolida competenze e permette di gestire meglio quelle già possedute. Contribuisce ad organizzare le informazioni rendendole logiche, accessibili e quindi applicabili e utili. L'indicazione, nel progetto, delle metodologie didattiche utilizzate è essenziale, essendo queste uno dei componenti di base dell'educazione, con il compito importante di organizzare i processi educativi. Tali metodologie, oltre ad essere basate sulle basi scientifiche della didattica, dovranno inoltre tener conto dei principi della "matetica". Le metodologie didattiche svolgono le seguenti funzioni principali:
Oltre alla metodologia, il progetto conterrà le procedure educative. Le procedure sono le parti componenti una metodologia e sono usate in situazioni concrete. Ogni metodologia educativa si compone quindi delle sue specifiche procedure (classiche), che la distinguono dalle altre. La combinazione di "nuove procedure" determina "nuove metodologie". Le procedure possono essere divise in categorie (ad es.: a-procedure pratiche, b-procedure teoriche). Le procedure didattiche sono completate dalle tecniche e dagli strumenti che aiutano gli studenti ad assimilare più facilmente i contenuti proposti. I docenti possono scegliere di inserire nel progetto educativo diverse metodologie didattiche, per sviluppare un percorso educativo adatto al contesto e al tipo disciplinare. Tuttavia una o più metodologie proposte nel progetto ex ante potranno essere considerate efficaci soltanto se le procedure coinvolte daranno risultati positivi concreti e misurabili dopo la sua applicazione pratica (vedi le modalità di "valutazione del progetto educativo").
Le principali metodologie didattiche si riferiscono a diverse "filosofie dell'apprendimento":
Le metodologie didattiche utilizzate devono soddisfare criteri di:
Saranno inoltre:
Modelli di apprendimento (in base al tipo di relazione tra gli attori)
Il progetto potrà definire le metodologie di problem posing[52] (Freire, P. 1970) utilizzate per individuare e gestire i problemi, insieme alle decisioni messe in atto per risolverli. In pratica indicherà i metodi per il:
Il progetto educativo può contenere la descrizione degli interventi curricolari che verranno affrontati seguendo i principi dell'apprendimento cooperativo, dell'apprendimento collaborativo e dell'educazione cooperativa. L'introduzione di queste fasi nel curricolo permette il disegno di percorsi di apprendimento particolarmente adatti allo sviluppo delle competenze sociali del discente.
Il progetto educativo dovrebbe prevedere:
I progetti educativi a distanza (distance education o distance learning in inglese), quelli di formazione a distanza e di apprendimento online necessitano di perizie particolari per il loro design. I progetti di formazione a distanza richiederanno professionisti specializzati nella progettazione della formazione mentre i progetti di e-learning avranno necessità di progettisti specializzati nell'interaction design in ambienti e-learning e in learning management system.
In linea generale le metodologie utilizzate richiederanno approcci che meritano particolari attenzioni in funzione di:
Il progetto educativo descrive il curricolo suddividendolo in:
L'"educational assessment" (valutazione educativa) dei discenti (o del gruppo) è il processo di misurazione e documentazione di conoscenze, competenze, "attitudini" e credenze studiato dalla docimologia. Mario Fierli (1983) ritiene che la valutazione, in quanto processo di controllo, attraversi quattro fasi: 1) Esatta definizione di ciò che si vuol misurare, 2) Costruzione o scelta degli strumenti di misura, 3) Misurazione, 4) Interpretazione dei risultati. Di queste fasi le prime tre costituiscono ciò che viene definito "verifica". Gli strumenti di valutazione delle competenze che verranno acquisite dai discenti (Simeone, Daniela & Nirchi, Stefania, 2005), devono essere descritti dal progetto educativo. Essi variano a seconda del tipo di istituzione e dell'età degli studenti: la somministrazione di prove strutturate di valutazione, normalmente costituite da test a risposta chiusa (con domande a scelta multipla[53]) (Lutz Beckert, Tim J. Wilkinson & Richard Sainsbury, 2003), a Vero/Falso, a corrispondenze, a completamento, a sequenza logica, ma anche da test con la possibilità di risposte aperte, esercitazioni scritte od orali, ricerche o fasi di osservazione contestualizzate (ad es. osservazioni del livello e qualità dei contributi personali del discente nel gruppo, del grado di collaborazione e disponibilità, del numero di interventi nelle discussioni, del numero e qualità di nuove proposte, dei comportamenti proattivi) ecc[54].
Il progetto deve definire chiaramente quali competenze certificherà, la loro validità o equipollenza, le modalità di certificazione e di assegnazione di eventuali punteggi (se esiste un sistema a punti), il riconoscimento dei crediti formativi ed il sistema di recupero dei debiti formativi.
La predisposizione degli eventi secondo sequenze temporali (timing) determina lo schema di sviluppo delle attività previste dal progetto. L'inizio, la durata e la fine di ogni attività devono essere chiaramente indicate. Dal punto di vista della scansione temporale degli interventi didattici è possibile concepire azioni a:
Per le istituzioni educative con progetti speciali è talvolta utile che si indichino anche i tempi totali di esposizione a determinate fasi (es. tempi di esposizione alla L2 o alla L3 in caso di progetti volti all'acquisizione di lingue non materne ecc.)
Fase essenziale del progetto sarà l'identificazione delle risorse che, in sintesi dovrà prevedere la definizione di:
Definite le risorse occorrerà individuare:
Identificate le risorse esistenti, definite quelle da acquisire, stabilita la scansione temporale dei fabbisogni e le diverse fonti di finanziamento, si perverrà alla stesura del "bilancio di previsione" o budget che rientra tra gli strumenti fondamentali di programmazione per esplicitare l'impatto economico di un progetto educativo.
Per Rossi, Lipsey e Freeman, (2004) la valutazione è intesa come "la sistematica, rigorosa e meticolosa applicazione di metodi scientifici per accertare il design, l'implementazione, il miglioramento o gli esiti di un progetto o di un programma". Si tratta di un "processo ad alta intensità di risorse, che richiede valutatori esperti, molto lavoro e tempo nonché budget considerevoli". Nell'ambito delle istituzioni educative, per valutazione di un progetto si intende l'insieme di quelle tecniche e metodologie utilizzate per valutare: pertinenza, rilevanza, efficacia, efficienza, "lezioni apprese" (lessons learnt), "buone pratiche", "effetti e impatti" del progetto educativo. Si possono distinguere due fondamentali livelli di intervento valutativo:
La valutazione ex ante (o a priori) di un progetto didattico si riferisce alla valutazione, effettuata da apposite commissioni o istituti di valutazione, prima dell'applicazione pratica del progetto, al fine di una sua adozione futura e del suo finanziamento. Inizialmente si constata l'eventuale "ammissibilità" dell'elaborato in base alla completezza dei dati in esso presenti. In seguito, utilizzando specifici criteri, si analizzano i diversi aspetti del "dichiarato" per valutarne: 1) "fattibilità" (cioè la possibilità di trasformare agevolmente il "dichiarato" in "agito" in caso di approvazione del progetto), 2) "filosofia complessiva" e "finalità" dichiarate dell'intervento proposto, 3) "tempi di attuazione" previsti, 4) "costi" preventivati, 5) "obiettivi" dichiarati, 6) "processi" proposti, 7) "metodologia", 8) "risorse umane" previste, 9) "strumenti" 10) "ricadute" previste.
La valutazione ex post ("a posteriori") del progetto "agito" si riferisce alla valutazione effettuata in itinere o a seguito della sua realizzazione. La valutazione ex post di un progetto didattico può essere di tipo:
Il controllo e la ricerca continua della qualità costituiscono un'opportunità per le Istituzioni educative pubbliche e private. Lo sforzo volto ad accrescere il livello del servizio offerto, si esplicita nel tentativo di raggiungere standard stabiliti da indicatori di qualità riconosciuti a livello internazionale. L'istituzione educativa, col conseguente sviluppo delle proprie competenze, accresce in tal modo il livello di trasparenza nei confronti dell'utenza. Le finalità principali della ricerca della qualità sono: 1) garantire affidabilità, riconoscimento e quindi spendibilità e valore ai titoli di studio certificati dalla stessa istituzione, 2) restituire all'utenza i servizi rispondenti ai suoi bisogni e dichiarati nella Carta dei servizi, 3) assicurare un efficace utilizzo delle risorse (rapporto costi/benefici).
Un "sistema di valutazione" è basato sull'attività di enti di valutazione ufficialmente riconosciuti che, a livello comunale, regionale, nazionale o internazionale a seconda dei Paesi e delle istituzioni coinvolte, validano con regolarità i processi ed i progetti dei sistemi di educazione formale. La certificazione garantisce il raggiungimento degli standard di qualità (quality standards), sia a misura del singolo istituto che su ampia scala territoriale. Ciò favorisce: 1) il riconoscimento internazionale dei titoli di studio (o tra i diversi stati nei sistemi federali), 2) la mobilità degli studenti e dei lavoratori, 3) la realizzazione di partenariati tra istituzioni educative aventi standard similari.
Diversi Paesi offrono alle istituzioni educative la possibilità di finanziare in tutto o in parte progetti internazionali di vario tipo. Queste proposte mirano principalmente a favorire lo scambio di esperienze transnazionali di studenti e insegnanti al fine di potenziare l'acquisizione di specifiche competenze.
La Commissione europea, organo esecutivo dell'Unione europea, propone ogni anno, attraverso il Directorate-General For Education And Culture (Direttorato generale per l'educazione e la cultura)[57] la partecipazione a progetti di diversi tipi. Nel "Programma di Apprendimento Permanente" (Lifelong Learning Programme) viene offerta la partecipazione ai programmi Comenius[58] (per l'istruzione primaria e secondaria) Erasmus[59] (per l'istruzione superiore), Leonardo da Vinci[60] (per la formazione professionale), Grundtvig[61] (per l'educazione permanente) e Jean Monnet[62] (per l'integrazione europea) nei settori delle lingue, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, e della diffusione e valorizzazione dei risultati.
In Italia diversi organismi pubblici e privati propongono e finanziano la partecipazione a progetti internazionali. Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR)[63] lancia spesso diverse proposte. Anche il Ministero degli Affari Esteri offre la possibilità di partecipare a progetti internazionali[64] con istituzioni di altri Paesi. I progetti, le istituzioni ed i Paesi coinvolti variano di anno in anno[65].
Le istituzioni di molti Paesi offrono e finanziano proposte di partecipazione a progetti educativi di vari tipi. I principali enti proponenti fanno capo ai diversi Ministeri dell'Istruzione, ai Ministeri degli Esteri alle università e principali organismi culturali.