Massi depositati su di un ghiacciaio

Il masso erratico (dal latino erràre, vagare) o masso delle streghe (spesso indicato anche col nome di trovante) è un grande blocco di roccia che è stato trasportato a fondovalle da un ghiacciaio. Questi massi, talvolta di notevoli dimensioni, dopo che il ghiacciaio si è ritirato occupano un'insolita posizione in luoghi pianeggianti per cui divengono spesso campo di attività di una particolare categoria di rocciatori, i boulderisti.

Scoperta

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La Pietra pendula, famoso masso erratico, descritto da Antonio Stoppani, nelle prealpi lombarde

Prime ipotesi

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Nel XVIII secolo, i primi geologi che giungono nelle Alpi e sul massiccio del Giura sono attratti da questi enormi blocchi di granito posti in cima a colline o isolati in mezzo a pianure alluvionali. Li chiamarono blocchi erratici perché non ne conoscevano la provenienza. Horace-Bénédict de Saussure su questo tema affermava "Il granito non si forma in terra come i tartufi, e non cresce come i pini sulla roccia calcare".

Molte furono le teorie avanzate per giustificarne la presenza. Jean-Étienne Guettard avanzò l'ipotesi nel 1762 che i massi che si trovavano sparsi nelle pianure europee del nord erano tutto quanto restava di antichi monti erosi. Ma rapidamente se ne dimostrò l'origine alpina. Scoperta l'origine restava da scoprire che cosa li aveva trasportati così lontano dai loro luoghi di provenienza.

Nel 1778, Jean-André De Luc avanza una teoria basata su possibili esplosioni che avrebbero proiettato lontano questi massi. De Saussure non aderì ad essa, ritenendola perlomeno fantasiosa, "non vi è alcun esempio di queste esplosioni e i blocchi si dovrebbero polverizzare nel loro impatto al suolo", impatto che, tra l'altro, non lasciava evidenze sotto di essi. De Saussure constatò che i blocchi si trovavano disseminati negli assi delle vallate alpine. Si pensò allora a un possibile trasporto per fiume: le rocce sarebbero state deposte da enormi alluvioni, provocate da straripamenti di laghi o da repentine fusioni di ghiacciai dovute a vulcani o altro. Christian Leopold von Buch ne calcolò persino la forza necessaria per spostarli fin sopra il Giura. Altri supposero un'origine marina: L'innalzamento della catena alpina sarebbe stato così repentino che le acque che vi si trovavano ai piedi avrebbero trascinato via i blocchi. Altri ritenevano invece responsabile di questi spostamenti la banchisa o gli iceberg che li avrebbero deposti in antichi mari che sommergevano la regione. Queste teorie hanno i loro vantaggi e le loro lacune, i loro difensori e i loro detrattori. Nessuna trovò larghi consensi.

Mappa di localizzazione: Italia
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Distribuzione geografica di alcuni massi erratici in Italia.
1. Pera Grossa.
2. Pietra Alta.
3. Masso Gastaldi.
4. Massi erratici lasciati dai ghiacciai del Monte Bianco.
5. Massi erratici del Santuario di Oropa.
6. Preja Buja.
7. Sasso Cavalaccio.
8. Pietra Pendula.
9. Sasso di Preguda.
10. Sass Negher.
11. Sasso Lentina.
12. Sasso di Guidino.
13 I "Giganti".

L'origine glaciale

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All'epoca i ghiacciai alpini erano in piena espansione tanto da inquietare le autorità svizzere che temevano la distruzione di interi villaggi a causa del loro rapido avanzamento. Il periodo che va approssimativamente dal XIV al XIX secolo è indicato infatti come la ‘'Piccola era glaciale'’.

Nel 1821, Ignaz Venetz, ingegnere svizzero, studiò i ghiacciai per capirne il comportamento. Raccolse testimonianze sull'avanzamento degli stessi e constatò un fenomeno che prima non era stato valutato con cura: sui ghiacciai giacevano grossi blocchi di roccia e materiale più minuto mentre sui fianchi e sul fronte degli stessi si formavano cumuli di detriti, poi indicati con il nome di morene laterali e frontale. Osservò inoltre che di queste morene ne esistevano altre anche molto più a valle di dove si trovavano allora e avanzò l'ipotesi, oggi unanimemente riconosciuta valida, che il fenomeno dipendeva dagli avanzamenti e dai ritiri delle lingue di ghiaccio in epoche successive.

I massi erratici sono perciò le tracce della posizione che anticamente i ghiacciai hanno occupato.

Terminologia

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Il masso avello di Negrenza a Torno.

Soprattutto nella letteratura alpina e in scritti di naturalisti legati al Club Alpino Italiano spesso ancor oggi i massi erratici sono chiamati col termine di "trovanti"[1].

Masso avello

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Per la loro natura curiosa i massi erratici hanno sempre suscitato una forte suggestione, tanto da venire usati già in epoche remote come luoghi di culto o direttamente di inumazione. I massi avelli sono appunto massi erratici usati come sepoltura. Sono tipici del territorio comasco, in nessun altro luogo esistono testimonianze paragonabili[2][3].

Distribuzione dei massi erratici in Italia

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In Italia sono presenti in quantità sia lungo o a ridosso dell'arco Alpino che negli Appennini (in particolare nell'Appennino Tosco-Emiliano, nel parco del Pollino e nel comprensorio del Gran Sasso). Tra i principali si possono ricordare:

Roc di Santa Brigida a Moncalieri
La Pera Grossa

Curiosità

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Esistono anche massi erratici sommersi: a poche decine di metri verso ovest dell'Isolino Partegora sul lago Maggiore (sass margunin o margunée).

Note

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  1. ^ F. Mauro, G. Nangeroni, I trovanti nella regione dei tre laghi, CAI, Milano, 1947
  2. ^ A. Magni, I massi avelli della regione comense, Como, 1922.
  3. ^ G. Frigerio, I massi-avelli del comasco, Ass. pro loco Torno 1979.
  4. ^ Luigi Motta e Michele Motta, Valore ambientale dei massi erratici e valutazione d'impatto ambientale dell'arrampicata, 2004. URL consultato il 25 gennaio 2022.
  5. ^ Masso erratico di Pietra Alta, su fondoambiente.it, Fondo Ambiente Italiano - I luoghi del cuore. URL consultato il 12 marzo 2021.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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