Tomaso Montanari (Firenze, 15 ottobre 1971) è uno storico dell'arte e saggista italiano, rettore dell'Università per stranieri di Siena dal 2021.
Dopo aver frequentato il liceo classico Dante di Firenze, ha studiato alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove è stato allievo di Paola Barocchi. Si è laureato nel 1994 in lettere moderne e ha conseguito nel 1998 il perfezionamento in discipline storico-artistiche. È professore ordinario di storia dell'arte moderna all'Università per stranieri di Siena,[1] dopo aver insegnato all'Università della Tuscia, a Roma Tor Vergata e alla Federico II di Napoli.
È stato docente d'arte europea dell'età barocca. È presidente del Comitato tecnico scientifico per le Belle Arti del Ministero per i Beni Culturali (cui appartiene per nomina del Consiglio Universitario Nazionale). È membro del Comitato scientifico degli Uffizi.[2] È membro della redazione della rivista scientifica Prospettiva,[3] nonché membro della giuria del Premio Sila.[4] Scrive su Il Fatto Quotidiano, e su Il Venerdì di Repubblica tiene la rubrica Ora d'Arte.
Ha scritto anche sul Corriere del Mezzogiorno; dal novembre 2014 all'agosto 2018 su la Repubblica, sul cui sito ha tenuto il blog Articolo 9.[5] Fino al 2013 ha scritto anche per il Corriere Fiorentino, il dorso locale del Corriere della Sera, col quale ha interrotto la collaborazione per incompatibilità con «la linea del giornale» (dalla lettera del direttore Paolo Ermini pubblicata per esteso da Montanari in Cassandra muta).[6][7] La rottura è stata causata dalla pubblicazione di un capitolo assai critico nei confronti dell'allora sindaco di Firenze Matteo Renzi nel libro Le pietre e il popolo (2013).
Il 17 settembre 2018 ha inaugurato una rubrica settimanale, titolata Le pietre e il popolo, su Il Fatto Quotidiano del lunedì, per il quale è tornato a collaborare, riaprendo il suo blog. Tra il giugno 2015 e il giugno 2018 ha anche tenuto un blog sulla versione italiana de L'Huffington Post.[8] Tema privilegiato della sua pubblicistica è la denuncia del degrado e dell'incuria in cui versa il patrimonio artistico e storico italiano, a cui Montanari aggiunge un nuovo tema: il suo sfruttamento economico e commerciale, riservato a una nicchia ben collaudata di formidabili poteri opachi. La reazione di Montanari è quella di opporre un nuovo sguardo alle arti, riconoscendone la loro funzione di civilizzazione da mettere a disposizione del pubblico più vasto.
Ha vinto il Premio Giorgio Bassani di Italia Nostra (novembre 2012)[9] e ha ricevuto dal Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano l'onorificenza di Commendatore «per il suo impegno a difesa del nostro patrimonio» (marzo 2013),[10] è stato membro della Commissione per la riforma del Ministero per i Beni Culturali istituita dal ministro Massimo Bray nel settembre 2013.[11] Ha ideato e condotto il programma televisivo La libertà di Bernini su Rai 5, in 8 puntate; e La vera natura di Caravaggio, 12 puntate che ripercorrono la vicenda biografica e artistica del pittore lombardo.[12] In seguito ha condotto, sempre su Rai 5, I silenzi di Vermeer e Velazquez. L'ombra della vita (2018 e 2019). L'impegno televisivo lo ha visto anche alla conduzione di Favole forme figure per Loft, la tv del Fatto Quotidiano.
È stato membro del consiglio nazionale di Italia Nostra.[13] Ha contribuito a fondare e ha coordinato il forum Emergenza Cultura. Nel giugno 2016 è diventato consigliere speciale di Lorenzo Falchi (Sinistra Italiana), eletto sindaco del comune di Sesto Fiorentino. Nello stesso mese ha rifiutato la proposta di Virginia Raggi di far parte della giunta comunale di Roma Capitale, nel ruolo di assessore alla cultura. Si è reso disponibile a far parte di un board di consiglieri per la cultura della medesima giunta, ma la cosa non ha avuto alcun seguito.[14] Come membro del Comitato per il no, tra l'estate e l'autunno del 2016 ha svolto attivamente campagna per il no al referendum costituzionale sulla riforma proposta dal governo Renzi. Su questo ha scritto il free e-book Così No.[15]
Nel 2016 ha espresso posizioni vicine al movimento No Cav schierandosi a favore della tutela delle Alpi Apuane.[16][17]
Nel marzo 2017 è diventato presidente di Libertà e Giustizia, succedendo a Nadia Urbinati. Il 13 aprile 2019 ha cessato il suo mandato di presidente e gli è subentrato nella carica lo storico Paul Ginsborg. Nel giugno 2017, con Anna Falcone, è stato fra i promotori dell'Alleanza Popolare per la Democrazia e l'Uguaglianza, giornalisticamente ribattezzato come «percorso del Brancaccio», dal nome dell'omonimo teatro romano dove si sono riunite 1 500 persone in occasione dell'assemblea nazionale per la formazione di una lista civica nazionale della sinistra; tale progetto è stato interrotto nel novembre 2017.
Nel febbraio del 2018 ha ricevuto da Luigi Di Maio la proposta di far parte della lista dei ministri presentata dal Movimento 5 Stelle, con la responsabilità dei Beni Culturali. Non ha accettato per indisponibilità ad un possibile governo con la Lega Nord e per la radicale contrarietà a introdurre in Costituzione il vincolo di mandato. Ha scritto la prefazione al libro di Antonello Caporale su Matteo Salvini. Nel giugno 2019 un brano tratto da un suo libro è stato una delle tracce della prima prova dell'esame di maturità. In quell'occasione Montanari è stato criticato dal ministro Matteo Salvini e dallo storico dell'arte Vittorio Sgarbi[18] per qualche suo giudizio negativo su due suoi celebri concittadini defunti (Franco Zeffirelli[19] e Oriana Fallaci).[20][21]
Il 19 ottobre 2020 il ministro Dario Franceschini ha nominato Tomaso Montanari presidente del consiglio di amministrazione e presidente della Fondazione Archivio Museo Richard Ginori della manifattura di Doccia, l'ente di diritto privato costituito il 19 dicembre 2019.
Il 28 giugno 2021 è stato eletto alla carica di rettore dell'Università per stranieri di Siena con l'87% dei voti.[22][23]
Il 23 agosto 2021 si è dimesso dal Consiglio superiore dei Beni Culturali per protestare contro il ministro della Cultura Dario Franceschini per la nomina di Andrea De Pasquale all'Archivio Centrale dello Stato, definendolo “un non archivista che si è prestato a una aggressiva campagna neofascista, significa privare quel cruciale istituto di ogni autorevolezza scientifica, e dunque renderlo un docile strumento della politica.”[24][25]
Nell'agosto del 2021 sono state richieste da diversi esponenti politici di destra le sue dimissioni da rettore ed è stato accusato di negazionismo per un articolo scritto su Il Fatto Quotidiano, nel quale invece ha sostenuto che il Giorno del ricordo è stato uno strumento della destra italiana di «costruire una "festa" nazionale da opporre alla Giornata della Memoria e al 25 aprile, e costruire un’antinarrazione fascista che contrasti e smonti l'epopea antifascista su cui si fonda la Repubblica».[26][27] Montanari in questo senso ha trovato la solidarietà dell'ANPI,[28] degli storici Alessandro Barbero[29] e Paolo Flores d'Arcais,[30] e del segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni il quale ha evidenziato: «Nessun negazionismo da parte sua. Solo una legittima osservazione: una buona parte della destra Italiana usa la tragedia delle Foibe e il Giorno del ricordo per equiparare fenomeni storici e storie politiche imparagonabili»,[31] venendo tuttavia criticato nel metodo dallo storico Brunello Mantelli secondo il quale «Montanari ha fatto quello che nel gergo della Marina borbonica si chiamava "ammuina", mettendo in un sol fascio cose totalmente diverse l'una dall'altra».[32]
Si considera un "cattolico radicale", influenzato dalle idee di don Lorenzo Milani.[33]