Apollodoro di Atene, figlio di Asclepiade (in greco antico: Ἀπολλόδωρος ὁ Ἀθηναῖος?; 180 a.C. circa – Atene, 120-110 a.C.), è stato uno storico, grammatico e lessicografo greco antico.
Originario del demo ateniese del Pireo[1], era figlio di Asclepiade il Giovane[2].
Legato allo stoicismo, Apollodoro, secondo Suda, fu discepolo di Panezio e di Diogene lo Stoico[3], ma in particolare fu collaboratore di Aristarco di Samotracia ad Alessandria, nello studio dei testi di Omero e degli autori comici; lasciò Alessandria d'Egitto nel 146 a.C. circa, a causa della cacciata dei dotti ordinata da Tolomeo VIII, per dirigersi alla volta di Pergamo; di lì si spostò definitivamente ad Atene, dove morì, probabilmente, intorno al 118 a.C.[4].
Le opere attribuite ad Apollodoro sono tutte perdute nella loro interezza, eccezion fatta per 356 frammenti[5], dai quali si evince che aveva composto lavori di erudizione storico-cronografica.
Il capolavoro dell'erudito ateniese era la Cronaca (Χρονικά), un'opera dedicata ad Attalo II Filadelfo[6], in quattro libri di cronologia universale scritti in trimetri giambici, in cui Apollodoro creava un'impalcatura che partiva dal 1184 (presa di Troia) e si concludeva, forse, al 144 a.C. Spesso, lo studioso, che seguiva il computo degli arconti di Atene, indicava, per gli autori letterari, l'acme, la fioritura dell'autore, che cadeva nel quarantesimo anno d'età [7]. Di quest'opera, che dovette esser ampiamente letta per la facilità di memorizzazione grazie al trimetro della scrittura metrica, sopravvivono circa 100 frammenti[8], la gran parte dei quali senza indicazione del libro da cui provengono. Secondo studi recenti, la scansione cronologica dell'opera[9] partiva, nel I libro, dalla caduta di Troia (1184 a.C.) al 480 a.C., con l'inizio delle guerre persiane, per poi spostarsi, nel II libro, da questo conflitto alla morte di Alessandro Magno; nel III libro, a quanto consta dai frammenti, l'ultima data certa sembra il 219 a.C., mentre nel quarto libro sembra che Apollodoro si fermasse quantomeno al 121 a.C.[10]
Di argomento geo-etnografico era, poi, l'ampio trattato Sul Catalogo delle navi (Περὶ νεῶν καταλόγου), in 12 libri, una sorta di commento storico-geografico all'omonima sezione del II libro dell'Iliade concernente la flotta greca. Di quest'opera, che trattava nel dettaglio questioni relative a toponimi e città spesso scomparse, restano 58 frammenti, spesso tramandati da Strabone e Ateneo di Naucrati.
L'opera più imponente era, comunque, Sugli Dei (Περὶ Θεῶν), un trattato in 24 libri, in cui Apollodoro ordinava i miti greci per tematiche e genealogie, oltre a spiegare gli epiteti delle divinità in base all'etimologia o agli attributi del dio, spesso con abbondanti citazioni. Del trattato restano 65 frammenti[11].
Al campo delle opere lessicografiche ed erudite appartenevano titoli come Περὶ τῶν Ἀθήνησιν ἑταίρων (Sulle etère ateniesi)[12]; Ἀντιγραφὴ πρὸς τὴν Ἀριστοκλέους ἐπιστμήν[13]; Περὶ Σώφρονος, un commento ai mimi di Sofrone di Siracusa, di cui Ateneo cita il terzo libro[14] ; Γῆς περίοδος, κωμικῷ μέτρῳ, una geografia universale in versi giambici [15]; Περὶ Ἐπιχάρμου, commento o dissertazione sulle opere del poeta comico Epicarmo, in dieci libri[16]; Ἐτυμολογίαι (Etimologie)[17].
In virtù dell'ampio lavoro sulle divinità, ad Apollodoro sarebbe stata erroneamente attribuita la cosiddetta Biblioteca (Βιβλιοθήκη), compilata forse nel II secolo, ordinata per genealogie.
Gli è stato, inoltre, dedicato un asteroide, 12609 Apollodoros.
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