Elio Chinol (Bigolino, 7 ottobre 1922Padova, 3 settembre 1996) è stato un anglista, traduttore e critico letterario italiano.

Biografia

Nato a Bigolino[1], si trasferisce a Treviso nel 1935 e qui vi trascorre la sua giovinezza. È stato calciatore del Treviso e poi della S.P.A.L.. Si laurea in Filosofia all'Università degli Studi di Padova; nel 1946 e pubblica Tre saggi sulla poesia di Poe (su Edgar Allan Poe); dal 1947 al 1953 è in Inghilterra dove lavora come ricercatore nell'Università di Reading e nell'Università di Manchester. Nel 1953 torna in Italia e viene nominato ordinario di Lingua e Letteratura inglese all'Università degli Studi di Napoli Federico II, dove rimane fino al 1968, anno in cui passa alla Università di Padova; nel 1971 si trasferisce alla Sapienza – Università di Roma. Ha insegnato anche all'Orientale di Napoli.

Tra il 1970 e il 1971 si dedica alla traduzione del Macbeth di William Shakespeare per la riduzione teatrale messa in scena dalla Compagnia dei Quattro di Franco Enriquez, protagonisti Glauco Mauri e Valeria Moriconi. Nel 1972 pubblica il romanzo La vita perduta, un amarcord veneto. Nel 1986 esce Falsi nell'arte: il caso Martini e nel 1987 La pantofola di Nerone, due libri su una delle sue grandi passioni: l'arte. Collabora anche con "L'Espresso" e con "Il Giornale". Traduce e cura l'edizione italiana di romanzi di Joseph Conrad e D. H. Lawrence.

Tra le sue opere di saggistica si ricordano: P. B. Shelley (1951)[2]; Il pensiero di S. T. Coleridge (1953); Il dramma divino e il dramma umano nel Paradiso perduto (1958); La commedia della Restaurazione (1958); T. S. Eliot (1958); English Literature (2 voll., 1974-75). Ha inoltre tradotto Principles of Literary Criticism di Ivor A. Richards, Antonio e Cleopatra e Pene d'amor perdute di Shakespeare e la Terra desolata di Eliot (1972).

Gli ultimi anni li dedica alla traduzione dei Sonetti di Shakespeare, che escono nel 1996.

Opere

Note

  1. ^ G. Callegaro, Endimione Nuovo n. 7, Tipografia Nuova Grafica, 1996, p. 27.
  2. ^ "Giudicata da Mario Praz una ben condotta e per molti versi esemplare monografia": Belfagor, XI, 2, 1956, p. 235.
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