T. S. Eliot
Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura 1948

T. S. Eliot, pseudonimo di Thomas Stearns Eliot (Saint Louis, 26 settembre 1888Londra, 4 gennaio 1965), è stato un poeta, saggista, critico letterario e drammaturgo statunitense naturalizzato britannico.

Premiato nel 1948 con il Nobel per la letteratura[1], è stato autore di diversi poemi, alcuni dei quali destinati al teatro: Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock, La terra desolata, Gli uomini vuoti, Ash Wednesday, Quattro quartetti, Assassinio nella cattedrale e Cocktail Party. È stato autore inoltre del saggio Tradition and the Individual Talent.

Biografia

Nato in una famiglia altolocata statunitense, è stato poeta, critico e drammaturgo. Era il settimo figlio dopo cinque sorelle e un fratello di Henry Ware Eliot (morto nel 1919) e di Charlotte Champe Stearns.

Eliot s'infatuò per la letteratura già durante l'infanzia. Ciò fu dovuto in parte anche al fatto che da bambino ebbe dei problemi fisici. A causa di una doppia ernia inguinale congenita, non poteva infatti partecipare a molte attività fisiche e quindi socializzare con i coetanei. Essendo spesso isolato, sviluppò un grande amore per la letteratura. Una volta imparato a leggere, divenne subito ossessionato dai libri, prediligendo i racconti di vita selvaggia, come ad esempio il Tom Sawyer di Mark Twain[2].

Dal 1898 al 1905, Eliot frequentò una scuola di preparazione al college dell'Università di Washington, dove i suoi studi comprendevano latino, greco antico, francese e tedesco. A 14 anni iniziò a scrivere poesie sotto l'influenza della traduzione di Edward Fitzgerald del Rubaiyat di Umar Khayyam. La sua prima poesia pubblicata, "A Fable For Feasters", fu scritta come esercizio scolastico e fu pubblicata su una rivista nel 1905. Nel 1905 pubblicò anche tre racconti, "Birds of Prey", "A Tale of a Whale" e "The Man Who Was King". L'ultimo racconto citato rifletteva il suo interesse per le popolazioni indigene, precedendo quindi gli studi antropologici ad Harvard[3], università che frequentò dall'ottobre del 1906 e dove ebbe come compagni di studi il coetaneo e futuro poeta Alan Seeger[4] e Conrad Aiken.

Ad Harvard la sua cultura si arricchì di una notevole conoscenza della letteratura europea. Studiò l'italiano leggendo Dante, poeta da lui molto ammirato, a cui successivamente dedicò uno dei suoi più famosi saggi. Nel 1910 si trasferì a Parigi e poté così studiare alla Sorbona, dove frequentò le lezioni di Henri Bergson ed entrò in contatto col simbolismo francese (suo tutore era Alain-Fournier, che lo presentò al cognato, Jacques Rivière). Più tardi, nel 1911, fece ritorno ad Harvard dove conseguì una laurea in filosofia. Nel 1914 vinse una borsa di studio per studiare al Merton College dell'università di Oxford, trasferendosi quindi nel Regno Unito.

Placca commemorativa in ricordo di T. S. Eliot

Allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferì a Londra, dove nel 1917 trovò lavoro come impiegato presso la Lloyd's Bank e cominciò a pubblicare le prime poesie. L'anno successivo sposò la ballerina Vivienne Haigh-Wood, nonostante le preoccupazioni dei genitori dovute all'instabilità mentale della donna. A Londra era anche in stretti rapporti con Ezra Pound, al quale è debitore dell'inserimento all'interno dei circoli artistici della capitale.

Dopo essere diventato direttore della casa editrice Faber and Gwyer (più tardi Faber and Faber), con la quale pubblicò lavori di giovani artisti quali Ezra Pound, Wystan Hugh Auden, Stephen Spender e Ted Hughes, passò un periodo di tempo in una clinica svizzera per sottoporsi ad una cura psicologica e qui terminò la sua opera La terra desolata, che pubblicò nel 1922. La poesia era rimasta la sua unica opportunità di fuga dalla vita familiare. In quello stesso anno, da ottobre, diede vita al periodico trimestrale The Criterion (uscito sino al gennaio del 1939), al quale collaboreranno, tra gli altri, Pirandello, Yeats, Auden e Proust; negli anni dal 1936 al 1939, la rivista appoggiò la causa dei repubblicani spagnoli.

Maturò intanto una sua conversione alla religione cristiana, già evidente in alcuni passi de La terra desolata. Nel 1927 divenne suddito britannico e si definì un "classicista in letteratura, monarchico in politica, anglo-cattolico in religione". Infatti quell'anno aveva cominciato a frequentare la Chiesa anglicana, convertendosi poi all'anglicanesimo e professando idee conservatrici, cosa che lo allontanò ideologicamente dall'amico Ezra Pound, rivoluzionario, anti-monarchico e filo-fascista al tempo stesso, oltre che di tendenze religiose pagano-orientaleggianti (viceversa, Eliot è associato al filone politico-culturale del conservatorismo tradizionalista). La conversione alla confessione anglicana fu molto importante nella sua vita e influì notevolmente sulla sua produzione letteraria, che divenne più attenta ai temi religiosi e di intonazione meno amara e pessimista. Nel 1939 pubblicò uno dei suoi più importanti volumi di saggi, filosofici, dal titolo The Idea of a Christian Society, ove è formulato l'auspicio dell'avvento di una nuova società europea liberal-democratica ispirata al Vangelo.

Dopo una travagliata riflessione, Eliot decise di separarsi dalla moglie facendola ricoverare in un istituto per malati mentali, dove ella morì nel 1947. La morte della moglie lasciò per sempre un senso di colpa nell'animo del poeta, anche se nel 1957 si risposò. Tra gli anni trenta e gli anni quaranta Eliot si concentrò maggiormente sui problemi etici e filosofici della società moderna.

Nel 1948 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura "per il suo eccezionale e pionieristico contributo alla poesia contemporanea".[5] Ammiratore di Groucho Marx, con il quale intrattenne un'affettuosa amicizia epistolare, lo ospitò a cena durante il soggiorno di questi a Londra nel 1964.[6] Il 14 settembre 1964 venne insignito della Medaglia presidenziale della libertà dal Presidente Usa Lyndon B. Johnson[7]. Morì di enfisema a Londra.

Eliot e il modernismo

Firma autografa di Eliot

L'opera di Eliot appartiene al contesto del cosiddetto modernismo, movimento sviluppatosi fra il 1912 e la seconda guerra mondiale che comprese e rivoluzionò tutte le arti. I modernisti (tra i più noti, James Joyce, Virginia Woolf, lo stesso Eliot ed Ezra Pound) denunciarono:

  1. la crisi della cultura occidentale,
  2. l'alienazione e il senso di solitudine dell'artista in un mondo scientifico,
  3. il rifiuto del passato e la rottura con la tradizione.

Il nome modernismo è legato particolarmente alla novità delle tecniche letterarie degli scrittori che ne facevano parte; tutti gli autori modernisti sono accomunati dal rifiuto della tradizione letteraria vittoriana (derivazione indebolita della letteratura romantica) e dal recupero della poesia del Seicento inglese (John Donne e i poeti metafisici).

Al centro della pratica letteraria modernista c'è il particolare uso dell'immagine (derivato in parte dal precedente movimento letterario, durato pochi anni, dell'imagismo, di cui aveva fatto parte Ezra Pound assieme al poeta inglese Thomas Ernest Hulme); per i modernisti l'immagine viene intesa non più come simbolo nel senso medioevale, romantico o simbolista, ma come correlativo oggettivo[senza fonte], trasposizione di significati concettuali astratti in un'immagine oggettuale priva di dirette e logiche connessioni con essi, ma capace di suggerirli emotivamente.

Teorizzata da Eliot, questa tecnica diviene l'unico modo di esprimere emozioni: "una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi che saranno la formula di quella emozione particolare; tali che quando i fatti esterni, che devono terminare in esperienza sensibile, siano dati, venga immediatamente evocata l'emozione". Una sorta di parallelismo può essere istituito, nella letteratura italiana, con la cosiddetta linea della "poetica dell'oggetto", che fa capo a Pascoli, Gozzano, Sbarbaro e Montale. La poesia modernista è una poesia di immagini, temi, frammenti, segni evidenti della crisi cosmica del poeta moderno: il linguaggio discorsivo è soppresso.

Opere

L'opera di Eliot viene generalmente suddivisa in due fasi. La prima, più pessimista, è identificata dalle poesie contenute nella raccolta Prufrock and Other Observations (1917) e dai poemi The Waste Land (La terra desolata, 1922) e The Hollow Men (1925).

Una seconda fase, caratterizzata da toni di speranza e marcatamente religiosa, viene fatta iniziare dal poema The Journey of the Magi scritto nel 1927, anno della conversione di Eliot al cristianesimo, e comprende il poema Ash Wednesday (Mercoledì delle ceneri, 1929), la raccolta Four Quartets (Quattro quartetti, 1936-1942) e il dramma Murder in the Cathedral (Assassinio nella cattedrale, 1935).

Caratteristiche della poesia eliotiana

Sin dalle prime poesie, Eliot accosta una critica alla vacuità e alla frivolezza della società di Boston e di Londra a visioni di lirica bellezza: il bello è abbinato allo squallido. Il disinganno politico di cui è infusa la sua poesia è da relazionarsi con lo stato di shock in cui si trovava quella generazione che aveva sprecato la propria giovinezza nella prima guerra mondiale.

I contrasti tra le leggende e i miti classici, i rituali, le bellezze antiche e lo squallore delle osterie è proposto senza alcun commento, ma con versi taglienti e duri, attraverso un'alternanza di termini aulici e colloquiali.

La sua poesia propone una partecipazione dinamica e attiva, in quanto l'utilizzo dell'apparato mitologico, le citazioni da testi classici, l'uso di svariate lingue si appellano al lettore, il quale è chiamato a completare l'opera con la propria esperienza; un meccanismo, questo, che si trova anche nelle contemporanee opere di James Joyce. Eliot usa un metalinguaggio, cercando di proporre nuovi valori in un mondo in cui di fatto i criteri di credenza universalmente accettati si sono dissolti. La poesia di Eliot è modernista: non presenta, cioè, un'ordinata sequenza di pensieri o uno sviluppo logico, quanto piuttosto una serie di "fotogrammi", di frammenti non collegati l'un l'altro da connessioni logiche.

Il clima culturale in cui si inserisce l'opera eliotiana è di profonda crisi esistenziale; sono ad essa contemporanee varie espressioni della condizione dell'uomo: espressionismo, cubismo, surrealismo, dadaismo, astrattismo, futurismo, esistenzialismo, relativismo in campo scientifico, sviluppo della psicoanalisi, la scoperta della divisibilità dell'atomo. In poche parole,

(EN)

«Where is the wisdom we have lost in knowledge?
Where is the knowledge we have lost in information?»

(IT)

«Dov'è la saggezza che abbiamo perso nella conoscenza?
Dov'è la conoscenza che abbiamo perso nell'informazione?»

Il risultato è un senso di isolamento che sfocia nella definizione di Wystan Hugh Auden The Age of Anxiety.

Il metodo mitico

Il "mythical method" è un metodo con cui Eliot evidenzia il contrasto tra la fecondità di un mitico passato e la spirituale sterilità del mondo presente, caratterizzato dall'alienazione dell'uomo. Per Eliot i vecchi miti, pur essendo presenti, nella società moderna hanno perso il loro profondo significato, tanto che attraverso le mitiche allusioni appare il contrasto tra passato e presente. Eliot pone in contrasto l'insignificanza della vita con allusioni a vari miti del passato quali la leggenda di re Artù, la ricerca del santo Graal, metafora della ricerca della salvezza spirituale da parte dell'uomo. L'autore fa riferimento alle festività di Maggio che celebravano la rinascita della natura in primavera, ai miti dei Celti (in particolare quelli legati alla fertilità), alla leggenda del Re Pescatore nonché alla tradizione classica greca come in Waste Land dove, nel Sermone del fuoco, s'incontra la figura del vate tebano Tiresia.

Nel saggio Ulyxes, Order and Myth (1923) Eliot scrive che il "mythical method" "è semplicemente un modo di controllare, di ordinare, di dare una forma e un significato all'immenso panorama di vanità e anarchia che è la storia contemporanea".

Eliot saggista

In After Strange Gods e Notes Towards the Definition of Culture Eliot difende una tradizione che è necessario restaurare se non, addirittura, reinventare. Egli critica severamente la sua società, che continua ad inebriarsi di parole che illudono l'uomo e lo trascinano sempre più lontano da una perfetta organizzazione del mondo. Quest'ultima è vista da Eliot come definita attraverso una rigida organizzazione gerarchica delle classi guidate da un'élite teologica, una comunità di Cristiani che crei un sistema educativo comune capace di guidare l'intera umanità verso il perseguimento di valori veramente universali. In questo contesto si inquadra la polemica contro i "free-thinkers jews" evocati in After Strange Gods, che minerebbero la coesione della società. Secondo quanti ritengono Eliot un antisemita, questa affermazione non sarebbe che la continuazione in chiave politica di una polemica antiebraica da lui già condotta con gli strumenti della poesia, ritraendo (eminentemente in Gerontion e Burbank with a Baedeker: Bleistein with a cigar) figure di ebrei sordide e profittatrici. Nondimeno, Eliot rifiuta le visioni politiche liberali e democratiche: quelle liberali perché hanno portato a una società in cui l'uso delle risorse naturali e umane si è trasformato in loro sfruttamento per il vantaggio egoistico di pochi; quelle democratiche perché "una marmaglia non cesserà di essere marmaglia perché è ben nutrita, ben vestita, ben alloggiata e ben disciplinata".

In Tradition and the Individual Talent Eliot esprime due importanti concetti per la sua critica letteraria.

  1. Il poeta non ha una personalità da esprimere: la poesia è solo un mezzo, per cui le liriche romantiche sono rifiutate e abbandonate
  2. Le rivoluzioni si compiono con l'apporto di molteplici modificazioni minime alle opere del passato: "nessun poeta, nessun artista di nessuna arte contiene un completo significato da solo. Il suo senso, la sua comprensione è la comprensione del suo rapporto con i poeti ed artisti morti", poiché il poeta deve collocarsi all'interno del proprio tempo storico con la consapevolezza che il suo passato, "tutta la letteratura d'Europa sin da Omero", è altrettanto presente quanto ciò che sta avvenendo nello stesso ambito culturale nel tempo che gli è contemporaneo.

Eliot critico del giallo

T.S. Eliot fu anche un lettore e un critico attento del romanzo giallo[8][9]. In un breve saggio apparso sulla sua rivista letteraria The Criterion, descrisse le sue cinque regole per scrivere una buona detective story:

"Recent Detective Fiction"

Nel breve saggio "Recent Detective Fiction" (1927)[11] Eliot recensisce sedici volumi dedicati ai temi del crimine e dell'investigazione, che divide in tre gruppi. Il primo gruppo comprende romanzi che, a suo avviso, appartengono alla detective fiction vera e propria[12]; il secondo gruppo include quelle che secondo Eliot si possono definire mystery tales[13]; il terzo gruppo invece tratta di crimini reali e non di finzione.[14]. Eliot effettua quindi una chiara distinzione tra detective fiction e mystery tale, sottolineando comunque come i due generi siano intrecciati e che la differenza risiede soprattutto nella predominanza di uno o dell’altro genere all'interno di uno stesso testo. Secondo Eliot, nella detective story vera e propria non dovrebbe accadere nulla: il crimine ha già avuto luogo e il resto del racconto consiste in un raccogliere, selezionare e ricombinare gli indizi; nella mystery tale, invece, il lettore è guidato di avventura in avventura. Per il poeta si possono spesso individuare elementi della mystery tale nella detective fiction, ma questi restano subordinati all’interesse primario che è l’investigazione.

Analizzando Problems of Modern American Crime, Eliot giunge alla conclusione che nella reale attività della polizia ci sia poco spazio per l'abilità dell'investigatore così come viene descritta nella detective fiction: i crimini avvengono per lo più di fronte a testimoni e il racconto dell'inchiesta può concentrarsi solo sul processo penale. Secondo Eliot, l’unica figura reale nella quale si potrebbero individuare degli elementi di eroismo è quella della guardia carceraria. Eliot ritiene quindi che Problems of Modern American Crime dimostri quanto la detective fiction abbia ben poco a che fare con vera realtà della criminalità.

Il saggio prosegue illustrando le preferenze di Eliot per quanto riguarda le opere letterarie analizzate nel saggio, a partire da Lo strana morte del Signor Benson di S.S. Van Dine, che egli ritiene il migliore di questi romanzi. Delle opere di Van Dine Eliot sottolinea due idee innovative: in primo luogo, il protagonista non è uno scienziato o un avvocato, bensì un intenditore d’arte che applica all'investigazione dei crimini gli stessi principi che Bernard Berenson applicava all'attribuzione delle opere pittoriche; in secondo luogo, il movente del criminale non è un indizio determinante per risolvere il caso, poiché validi motivi per commettere l’omicidio sono attribuiti a tre o quattro dei personaggi diversi. L'autore passa quindi a discutere The Crime at Diana's Pool di Victor L. Whitechurch e The Three Taps di Ronald Knox, fra i quali sostiene di preferire il primo in quanto "più serio", mentre il secondo rischia di essere rovinato a causa dell'utilizzo di un elemento fantastico inadatto al genere. Allo stesso modo Eliot critica i personaggi di Know in quanto comici e quindi anch'essi fuori luogo in un romanzo poliziesco. Fra le opere che giudica di qualità inferiore, Eliot critica in particolare la struttura episodica di Mr. Fortune Please di H.C. Bailey, a suo avviso funzionale all'epoca di Arthur Conan Doyle ma ormai sorpassata. Eliot si rivela infine deluso da The Mortover Grange Mystery e The Green Rope di J. S. Fletcher nelle quali, sostiene, è assente un qualsiasi personaggio interessante. In generale, della moderna detective fiction l’autore lamenta l’assenza di austerità e puro piacere intellettuale che si trova nelle opere di Edgar Allan Poe e la mancanza della pienezza e abbondanza di vita che si riscontra nei romanzi di Wilkie Collins. Per Eliot il lettore desidererebbe che la narrazione sia interamente dedicata all'intreccio poliziesco o, viceversa, che maggior spazio fosse dedicato all'elaborazione dei personaggi e del contesto in cui essi vivono.

Eliot e S. S. Van Dine

Eliot considera S. S. Van Dine uno dei migliori esponenti del genere poliziesco. Il più grande pregio dei suoi romanzi, secondo il poeta, è la dimensione ludica del racconto che coinvolge pienamente il lettore nella sua dinamica. Ciò nonostante, Eliot critica i romanzi di Van Dine per l'eccessiva complicatezza degli espedienti narrativi che utilizza, i quali a suo avviso si allontanano dallo scopo del genere, che consisterebbe nel parlare della natura umana. Eliot considera Van Dine inferiore ad altri autori di gialli come Richard Austin Freeman e Freeman Wills Crofts, ma allo stesso livello di Lynn Brock e J. J. Connington[15]. Il poeta afferma, inoltre, che i tanti pregi del detective Philo Vance portino a un'eccessiva complicazione delle trame per poterne giustificare l'intelligenza.

In una recensione de La canarina assassinata, Eliot giudica il secondo lavoro dello scrittore americano altrettanto valido quanto il suo esordio, La strana morte del signor Benson. Il poeta individua nel romanzo una specifica debolezza, ovvero l'eccessiva complessità della trama da cui deriva a suo avviso una soluzione troppo meccanica dell'intreccio. Secondo Eliot questa caratteristica dei romanzi di Van Dine è tipica della scuola americana del romanzo poliziesco e ne rappresenta il limite, poiché a suo avviso i crimini al centro della narrazione andrebbero costruiti a partire dalla natura umana piuttosto che intorno espedienti ingegnosi e improbabili. A conferma della sua teoria, Eliot elogia la risoluzione del delitto descritta ne La canarina assassinata attraverso il racconto dell'episodio della partita di poker, che egli ritiene il più grande contributo di Van Dine all’arte del romanzo poliziesco.

In una recensione non firmata a La fine dei Greene[16] Eliot nota un’evoluzione dello stille dell'autore rispetto ai suoi primi romanzi polizieschi. Secondo il poeta, tuttavia, Van Dine continua ad elaborare troppo le sue trame, rischiando così di cadere nello stereotipo del poliziesco americano. Anche qui il metodo resta infatti lo stesso: lo scrittore costruisce un caso contro una mezza dozzina di sospettati e le complicazioni delle vicenda sono tali da dover essere risolte da uno stratagemma meccanico, la cui unica giustificazione appare l'esigenza di mettere in risalto l’intelligenza del detective. Nonostante i suoi limiti, Van Dine resta secondo Eliot il miglior autore di romanzi polizieschi.

Critiche a Eliot

Eliot subì anche pesanti critiche. Famosa l'invettiva di Elias Canetti:

«Sono stato testimone della fama di un Eliot. Qualcuno proverà mai vergogna a sufficienza per avergliela tributata?... un libertino del nulla, un galoppino di Hegel, uno stupratore di Dante... Sarà molto difficile raffigurare Eliot com'era realmente, ovvero nella sua malvagità abissale... La sua opera d'un gretto minimalismo (tante piccole sputacchiere del fallimento artistico), il poeta del moderno impoverimento inglese dei sentimenti, con lui diventato di moda.»

Dylan Thomas rispose sarcasticamente alla descrizione di sé stesso data da Eliot ("in politica sono un monarchico, in religione un anglo-cattolico, in letteratura un classicista"):

«Sono un gallese, sono un ubriacone, e amo il genere umano, specialmente la parte femminile.»

Opere

Poesia
Teatro
Saggi

Articoli

Pubblicazioni italiane

Traduzioni

In ordine cronologico per traduzione:

Onorificenze

Membro dell'Ordine al Merito del Regno Unito - nastrino per uniforme ordinaria
Membro dell'Ordine al Merito del Regno Unito
— 1º gennaio 1948
Medaglia Presidenziale della Libertà - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia Presidenziale della Libertà
— 1964

Filmografia

Note

  1. ^ (EN) T.S. Eliot, su NobelPrize.org. URL consultato il 6 agosto 2023.
  2. ^ Worthen, John., A short biography, Haus Publishing Limited, 2009, ISBN 978-1-906598-35-8, OCLC 852124540. URL consultato il 26 ottobre 2022.
  3. ^ Donald Gallup, T.S. Eliot: A Bibliography, New York, Harcourt, Brace & World, p. 195.
  4. ^ Eliot scriverà la recensione dell'opera di Alan Seeger dopo la di lui morte, avvenuta mentre combatteva nella Legione Straniera contro le truppe degli Imperi Centrali, sul fronte franco-tedesco nel 1916
  5. ^ (EN) The Nobel Prize in Literature 1948, su NobelPrize.org. URL consultato il 6 agosto 2023.
  6. ^ (EN) Lee Siegel, The Fraught Friendship of T. S. Eliot and Groucho Marx, in The New Yorker, 25 giugno 2014. URL consultato il 6 agosto 2023.
  7. ^ Informazione artenelpozzonews.it Archiviato il 23 gennaio 2012 in Internet Archive.
  8. ^ Curtis Evans, "T.S.Eliot, Crime Fiction Critic: Thoughts on Crime Writing From The Man Who Rescued Willkie Collins from Obscurity", Crime Reads, 29 aprile 2019.
  9. ^ Paul Grimstad, "What Makes Great Detective Fiction, According to T. S. Eliot", The New Yorker, 2 febbraio 2016.
  10. ^ T.S. Eliot, "Homage to Wilkie Collins: An Omnibus Review of Nine Mystery Novels", The Criterion, gennaio 1927, ora in Complete Prose of T.S. Eliot. Volume 3, Literature, politics, belief, 1927-1929, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 2015, pp. 105-109.
  11. ^ T.S. Eliot, "Recent Detective Fiction",The Criterion, vol 3, p. 359-362. ora in Complete Prose of T.S. Eliot. Volume 3, Literature, politics, belief, 1927-1929, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 2015, pp.105-109
  12. ^ I romanzi presi in considerazione da Eliot sono La strana morte del Signor Benson di S.S. Van Dine (1926), The Crime at Diana's Pool di Victor L. Whitechurch (1927), The Three Taps di Ronald Knox (1927), 'The Verdict of You all di Henry Wade (1926), The Venetian Key di Allen Upward (1927), Mr. Fortune Please di H.C.Bailey (1927), The Colfax Book-Plate di Agnes Miller (1927), The Clue in the Glass di W.B.M. Ferguson (1927), The Mortover Grange Mystery (1926) e '"The Green Rope (1927) di J.S. Fletcher, The Mellbridge Mystery di Arthur O. Cooke (1926).
  13. ^ I romanzi inseriti da Eliot in questa categoria sono The Cathra Mystery di Adam Gordon Macleod (1926), The Devil’s Tower di Oliver Ainsworth (1927), The Spider’s Den di Harrington Strong (1926) e Four Knocks on the Door di John Paul Seabrooke (1927).
  14. ^ I due volumi analizzati da Eliot sono Murder for Profit di William Bolitho (1926) e Problems of Modern American Crime di Veronica and Paul King (1926).
  15. ^ Eliot T. S. (1927). "An unsigned review of The Canary Murder Case, by S. S. Van Dine", in The Monthly Criterion: A Literary Review, 6, p. 377, ora in Complete Prose of T.S. Eliot. Volume 3, Literature, politics, belief, 1927-1929, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 2015, pp. 270.
  16. ^ Eliot T. S. (1928). "An unsigned review of The Greene Murder Case, by S. S. Van Dine", in The Criterion: A Literary Review, 8, pp. 483-84.
  17. ^ Carlo Terron, Il grande statista, in Radiocorriere TV, anno 36, n. 35, ERI, 1959, pp. 5, 44.

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

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