Lirio Abbate (Castelbuono, 26 febbraio 1971) è un giornalista e saggista italiano.
Inizia nel 1990 collaborando con il Giornale di Sicilia da Termini Imerese[1], scrivendo di cronaca nera e giudiziaria. È giornalista professionista dal settembre 1998[2]. Nel 1997 è chiamato alla redazione palermitana dell'ANSA, giungendo fino alla qualifica di capo servizio aggiunto, dove si occupa principalmente di cronaca giudiziaria. Dal 1998 è corrispondente de La Stampa dalla Sicilia fino al 2008.[3] Dalla cronaca giudiziaria passa al giornalismo investigativo[4] con L'Espresso.
L'11 aprile 2006 è l'unico giornalista presente sul luogo, al seguito degli investigatori, durante l'arresto del capomafia latitante Bernardo Provenzano. Per l'attività svolta a Palermo riceve minacce di morte[5][6] a cominciare da settembre 2007 quando i poliziotti che si occupano della sua protezione sventano un attentato preparato davanti alla sua abitazione palermitana. Nell'ottobre dello stesso anno il boss stragista Leoluca Bagarella, durante l'udienza di un processo lancia ad Abbate un proclama intimidatorio[7] per notizie che il giornalista ha scritto sull'ANSA e per questo l'agenzia lo trasferisce a Roma. Per questi fatti ha la solidarietà anche dall'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che lo riceve al Quirinale.[8][9]
Nel 2009 lascia La Stampa e l'Ansa[10] e diviene inviato de L'Espresso.
Con un'inchiesta giornalistica su L'Espresso nel 2012 svela, due anni prima dell'azione giudiziaria, la presenza a Roma di intrecci che sarebbero stati oggetto dell'indagine giudiziaria detta "Mafia Capitale"[11] con "i quattro Re di Roma"[12], denunciando per primo il potere del clan di Massimo Carminati[13] che per questo motivo inizia a minacciarlo[14] come emerge dalle intercettazioni effettuate dai carabinieri del Ros.[15]
Pubblica inoltre diverse inchieste esclusive su corruzione, politica, malaffare e mafie.
L'organizzazione internazionale Reporter senza frontiere (RSF) nel 2014 lo inserisce nella lista dei "100 eroi dell'informazione nel mondo"[16] con questa motivazione: «Le minacce di morte e la sua presenza nella lista nera di Cosa nostra non lo hanno intimidito». Nel 2015 l'associazione Index on Censorship[17] di Londra lo ha candidato con altre 16 persone al mondo [per il 2015 i candidati erano 17]che lottano per la libertà di espressione, i premi sono offerti in quattro categorie: giornalismo, arti, campagne e attivismo digitale.[18][19] Nel 2014 pubblica l'inchiesta "Il business segreto della vendita dei virus che coinvolge aziende e trafficanti"[20] in cui emergono notizie di rilievo sociale e conflitti di interesse fra ricercatori e manager di industrie farmaceutiche e vengono menzionale accuse, già formulate dai magistrati, nei confronti della virologa Ilaria Capua, per la quale nel 2016 alcuni reati vengono dichiarati prescritti dal GUP, in quanto la prescrizione ha precedenza sull'assoluzione[21][22], e per il resto prosciolta.[23]
Per raccontare la 'Ndrangheta ha scritto nel 2013 un libro sulle donne che in Calabria si ribellano ai boss: Fimmine Ribelli.[24] Ed ha raccontato attraverso inchieste giornalistiche e reportage su L'Espresso le stragi delle donne in Calabria.
Per svelare i retroscena inediti del misterioso furto al caveau nella banca della città giudiziaria di Roma ha scritto[25][26] il libro La Lista - Il ricatto alla Repubblica di Massimo Carminati.
Nel maggio 2014 ha messo in scena con Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif) una rappresentazione teatrale che ironizza sulla mafia e i boss. Lo spettacolo, che ha esordito a Perugia, ha riscosso un grande successo di pubblico.[27] È stato autore e conduttore insieme a Peter Gomez della trasmissione televisiva Impronte di mafia ideata da Carlo Freccero, in onda fino a gennaio 2008 su RaiSat Premium.
Autore e conduttore per Radio Rai, ha scritto e raccontato a Wikiradio: Carlo Alberto dalla Chiesa[28], l'omicidio di Pio La Torre[29], Rosario Livatino[30], l'omicidio di Giuseppe Fava[31], Placido Rizzotto[32], Joe Petrosino[33], la strage di via dei Georgofili[34] e per gli speciali di Rai Radio Tre[35] 23 maggio 1992: l'attentato di Capaci. Un giorno nella storia d'Italia[36].
Ha ideato e scritto per LA7 il docufilm L'uomo Nero - Storia di Massimo Carminati[37], e per Sky Atalantic ha scritto e curato la docu-serie Barrio Milano[38] sulle gang latino-americane nel capoluogo lombardo.[39]
Il Presidente della Repubblica, motu proprio, nel 2015 gli ha conferito l'onorificenza di Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana[40].
Nel gennaio 2016 è nominato caporedattore responsabile delle sezioni "Inchieste" e "Attualità" de L'Espresso. Nel 2016 è stato coordinatore del team che ha realizzato per L'Espresso la piattaforma protetta RegeniLeaks[41] per raccogliere testimonianze di whistleblower sulle torture e le violazioni dei diritti umani, per chiedere giustizia per Giulio Regeni e per tutte le vittime dei servizi di sicurezza egiziani, in collaborazione con l'Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights.[42]
Dal 2016 al 2017 ha fatto parte in Vaticano della Consulta internazionale sulla giustizia del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, presieduto dal cardinale Peter K.A. Turkson.[43]
Dal 29 novembre 2017 è vicedirettore del settimanale L'Espresso[44], di cui diventa direttore dal 4 marzo 2022, sostituendo il dimissionario Marco Damilano.[45] Il 21 dicembre 2022 viene sostituito alla direzione da Alessandro Mauro Rossi.[46]
Dal 1º marzo 2023 è Caporedattore e inviato a riporto del direttore per il quotidiano La Repubblica.[47]
Durante la sua carriera, Lirio Abbate è stato più volte querelato o citato in giudizio per i suoi articoli e le sue dichiarazioni.
Premi che gli sono stati assegnati per la sua attività giornalistica