Massimo Bontempelli

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato8 maggio 1948 –
2 febbraio 1950
LegislaturaI
Gruppo
parlamentare
  • Democratico di Sinistra (1948)
  • Comunista (1949)
CircoscrizioneToscana
CollegioSiena
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoP.N.F. (1924)
Democrazia di Sinistra (1948)
PCI (1949)
Professionescrittore
Massimo Bontempelli
NascitaComo, 12 maggio 1878
MorteRoma, 21 luglio 1960
Luogo di sepolturaRoma
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
UnitàII Reggimento
Repartoartiglieria campagna
Anni di servizio1915 - 1918
GradoSottotenente
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieSpresiano
DecorazioniMedaglia di bronzo al V. M.
Altre carichescrittore
fonti nel testo
voci di militari presenti su Wikipedia
Premio Strega 1953

Massimo Bontempelli (Como, 12 maggio 1878Roma, 21 luglio 1960) è stato uno scrittore e saggista italiano.

Accanto ai suoi amici Alberto Savinio e Giorgio de Chirico, ha rappresentato il tentativo di un'adozione degli esperimenti surrealistici nell'arte italiana, che definì realismo magico[1].

Biografia

«Le parole non sono belle. Le lingue non sono belle. La creta bella non esiste; la creta è fango, è sporca. Così le parole. Le parole generano il "letterato", pseudo-uomo, antipoeta: la più ridicola genia che l'umanità abbia conosciuta. Temo che l'Italia sia la nazione che ne ha prodotti in maggior copia. Speriamo che stia esaurendoli.»

Massimo Bontempelli nasce a Como da Alfonso e Maria Cislaghi: il padre è ingegnere delle Ferrovie dello Stato e per motivi di lavoro si trasferisce frequentemente con la famiglia in altre città. Massimo frequenta il R. Liceo Ginnasio Giuseppe Parini di Milano - dove il suo insegnante di lettere è Alfredo Panzini - e nel 1897 consegue la maturità ad Alessandria.

Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Torino, allievo di Arturo Graf e di Giuseppe Fraccaroli, laureandosi nel 1902 in Filosofia con una tesi sul libero arbitrio e poi in Lettere con una ricerca sulle origini dell'endecasillabo. Ottenuto un incarico nelle scuole medie, insegna Lettere a Cherasco e poi ad Ancona. A partire dal 1904 pubblica una serie di raccolte di poesie e di racconti, oltre che una tragedia in versi, Costanza, e una commedia, Santa Teresa, tutte opere di carattere classicista poi rinnegate. Nel 1909 sposa Amelia Della Pergola (1886-1977), dalla quale ha una figlia, morta pochi mesi dopo, e il figlio Massimo (1911-1962).

Lasciato l'insegnamento nel 1910 e stabilitosi a Firenze, Bontempelli lavora come giornalista per Il Marzocco, La Nazione, la Nuova Antologia, il settimanale Le Cronache letterarie, Il Nuovo Giornale, Il Fieramosca e Corriere della Sera, oltre che per la Casa editrice Sansoni, per la quale cura i libri scolastici Il Poliziano e il Magnifico (1910) e le Prose di fede e di vita nel primo tempo dell'Umanesimo (1914). Fa parte dei circoli carducciani, che polemizzano con la nuova critica crociana: suoi articoli già pubblicati nelle Cronache letterarie sono compresi nell'opera miscellanea pubblicata nel 1911 Polemica carducciana, mentre l'anno dopo pubblica i racconti Sette Savi.

Cardarelli, Bontempelli e Savinio nel 1920

Nel 1915 accetta l'incarico di responsabile culturale dell'Istituto Editoriale Italiano e si trasferisce a Milano, curando la pubblicazione di classici della letteratura italiana. Nello stesso tempo è collaboratore del quotidiano milanese Secolo e corrispondente di guerra per conto del giornale romano Il Messaggero.
Convinto interventista, nel 1917 è arruolato come ufficiale di artiglieria, collabora anche alla stesura del giornale militare Il Montello e ottiene due medaglie al valore e tre croci di guerra.

Congedato nel 1919, pubblica un volume di poesie scritte tra il 1916 e il 1918, di poco convinta ispirazione futurista, Il Purosangue. L'Ubriaco, che avrà un'edizione definitiva nel 1933 e rimane l'unico esempio di produzione poetica da lui riconosciuta. È tuttavia tra i fondatori del Fascio Politico Futurista di Milano, già aveva contribuito con suoi scritti a L'Italia futurista e a Roma futurista, e pubblica i romanzi La vita intensa (1920) - che aveva già pubblicato a puntate in Ardita, il supplemento mensile de Il Popolo d'Italia - e La vita operosa nel 1921.

Sono i suoi soggiorni da giornalista a Parigi negli anni 1921 e 1922 a metterlo in contatto con le nuove avanguardie francesi e a mutare profondamente la sua immagine dell'artista moderno. Infatti, nei brevi romanzi La scacchiera davanti allo specchio (1922) ed Eva ultima (1923) compare uno stile ispirato all'arbitrio irrazionale e alla casualità apparente dei sogni, un'impostazione di scrittura che coincide in gran parte con gli enunciati del Primo manifesto del Surrealismo di André Breton (1924). Nel 1924 entra nel P.N.F. insieme a Luigi Pirandello.

Stabilitosi a Roma, fa parte del Teatro degli Undici, fondato dal figlio di Pirandello, Stefano Landi, e da Orio Vergani, e stringe amicizia con Luigi Pirandello che lo spinge a scrivere anche drammi per la sua compagnia. Ne nascono Nostra Dea (1925) - protagonista è Marta Abba - e Minnie la candida (1927), la cui messa in scena è curata dallo stesso maestro siciliano. Tratto da un racconto del 1924 Minnie la candida (inizialmente pubblicato in «Comoedia», il 20 marzo 1928)[2] - forse il capolavoro teatrale di Bontempelli - è un dramma fiabesco, e pur plausibile, che si consuma in un'atmosfera sempre oscillante tra l'incubo e il gioco. Sempre a Roma entra in contatto con gli ingegni più disparati, fra cui il compositore Dante Alderighi con cui si lega di amicizia e che nel 1939 musica le sue "Cinque Liriche" (Voluttà, Amore, L'Aquila Prega, Angeli e L'Albero)[3][4].

Il duello con Ungaretti nella villetta di Pirandello, nell'agosto 1926.

L'8 agosto 1926, nella villa di Pirandello, nei pressi di Sant'Agnese, venne sfidato a duello da Giuseppe Ungaretti, a causa di una polemica nata sul quotidiano romano "Il Tevere"[1][5]. Ungaretti rimase leggermente ferito al braccio destro e il duello finì con una riconciliazione.

Con Curzio Malaparte fonda nel 1926 la rivista internazionale "900", Cahiers d'Italie et d'Europe[6] che fino al 1927 è pubblicata in francese e si rivolge a tutti gli intellettuali cosmopoliti del cosiddetto «novecentismo» o «stracittà»: su questa piattaforma espone la sua poetica innovatrice del realismo magico che, secondo il modello francese, invita l'artista moderno a scoprire l'incanto dell'inconscio e delle avventure imprevedibili, però senza rinunciare alla funzione di controllo della sua ragione umana. Come mitografo l'artista deve rivelare il «senso magico scoperto nella vita quotidiana degli uomini e delle cose» semplificando la realtà problematica e complessa nella società di massa e traducendola in favole e miti nuovi. L'edizione integrale di questo suo programma del movimento avviene nel 1938 sotto il titolo L'avventura novecentista.

Se i suoi primi romanzi e racconti di stampo "magico" hanno ancora una certa originalità ricca di idee, minore successo critico avranno le opere successive [senza fonte] , tra cui i romanzi Il figlio di due madri (1929) e Gente nel tempo (1937).

Il ministro Bottai e Bontempelli a Venezia (1940 circa)

Malaparte era già uscito dal sodalizio di «900» alla fine del 1927 e Bontempelli, che dal 1928 è divenuto segretario nazionale del Sindacato Fascista Autori e Scrittori, chiude la rivista nel 1929, anno nel quale ha l'idea di creare, all'Hôtel de Russie di Roma, il primo cineclub italiano. Insieme alla sua nuova compagna, la scrittrice Paola Masino, è spesso all'estero per viaggi, conferenze e dibattiti culturali.

Convinto assertore del fascismo, nel quale vede il mezzo politico più adatto a sostenere la nascita di una società moderna in Italia, Bontempelli è nominato il 23 ottobre 1930 Accademico d'Italia[7]. Vive per tutto l'anno a Parigi: rientrato a Milano nel 1931, pubblica Mia vita morte e miracoli. L'anno successivo si trasferisce a Frascati e nel 1933 fonda con Pier Maria Bardi la rivista d'arte Quadrante che appoggia l'architettura razionalista di Michelucci e Terragni e anche le correnti pittoriche astratte.

Avverso sia al provincialismo dello «strapaese» che all'invasività del Regime nelle scelte artistiche, il 23 agosto 1936 pubblica sulla Gazzetta del Popolo di Torino l'articolo critico I soliti spunti; nel 1938 esce l'Avventura novecentista e il 29 giugno l'articolo Le rane chiedono tanti re, che attacca la proposta di istituire un Albo nazionale dei critici d'arte.
All'istituzione delle leggi razziali rifiuta di succedere ad Attilio Momigliano, sollevato dalla cattedra di Letteratura italiana nell'Università di Firenze; anche nel discorso di commemorazione di Gabriele D'Annunzio, il 27 novembre, critica l'«obbedienza militaresca» divenuta ormai un costume nazionale. Si rivelò infine essere stato l'unico accademico a rifiutare di occupare una cattedra liberata dalla persecuzione ebraica.[8]

Espulso dal PNF e con la proibizione di scrivere per un anno[9], deve lasciare Roma e risiedere a Venezia, in una sorta di «esilio dorato»[10], presso la villa del barone Franchini, mantenendo a ogni modo la carica di Accademico d'Italia fino al 25 luglio 1943.[11]

Massimo Bontempelli
Bontempelli (a sinistra) con l'editore Arnoldo Mondadori

Alla fine del 1939 collabora con il settimanale Tempo (dove tiene una rubrica con i lettori) e con Il Corriere della Sera. Dirige anche la rivista Domus (1941-43) e ha contatti con l'opposizione comunista.

Alla caduta di Mussolini è a Roma, ma l'estrema reazione del fascismo e le minacce di morte di Alessandro Pavolini lo costringono a nascondersi con Paola Masino in casa di amici. Alla liberazione di Roma, fonda con la Masino, Moravia, Savinio e Piovene il settimanale Città.

Finita la guerra, nel 1945 torna a Milano dove dà vita, insieme con Ugo Betti, Sem Benelli, Diego Fabbri e altri autori teatrali, al Sindacato nazionale autori drammatici, con l'intento di salvaguardare il lavoro dei drammaturghi e degli scrittori teatrali. Nel 1948 viene eletto senatore nelle liste del Fronte Democratico Popolare. Siede tra le file del Gruppo Democratico di Sinistra. Nel 1950 però la nomina è invalidata poiché, nel 1935, Bontempelli aveva curato un'antologia per le scuole medie, e la legge elettorale dell'epoca prevede che non possano candidarsi «gli autori di libri e testi scolastici di propaganda fascista» per cinque anni dall'entrata in vigore della Costituzione repubblicana[12][13].

Torna definitivamente a Roma nel 1950. Accettato non senza renitenza dall'Unità visti i trascorsi fascisti, qui pubblica il suo ultimo racconto, Idoli, del 15 febbraio 1951. In questo periodo, nonostante l'adesione alle ideologie socialiste, si accentua paradossalmente nell'autore la propensione a un classicismo reazionario e la tendenza a rifugiarsi nella torre d'avorio delle lettere.[14] Nel 1953 vince il Premio Strega[15] con il suo ultimo libro L'amante fedele, una raccolta di racconti scritti già nell'immediato dopoguerra nello stile del realismo magico.

Dalla metà degli anni cinquanta una grave malattia gli impedisce di proseguire il suo lavoro e, a 82 anni, muore a Roma il 21 luglio 1960. È sepolto presso il cimitero del Verano di Roma.

Onorificenze

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di bronzo al valor militare
«Sottotenente II reggimento artiglieria campagna - Di collegamento presso un reparto in linea, durante più giorni di intense azioni, sotto violento tiro nemico, anche con proiettili a gas nocivi, si recava volontariamente oltre la prima linea della fanteria, per raccogliere informazioni sul nemico e sulle condizioni di alcuni nostri posti avanzati, sulle cui sorti si era incerti, e contribuiva validamente all'azione utile efficace delle nostre artiglierie, quando la folta nebbia e le nubi dei gas più ostacolavano le osservazioni. Spresiano, 15-25 giugno 1918»
— 15-25 giugno 1918[16]

Opere

Narrativa

Drammi

Musica

L'attività compositiva di Bontempelli, oltre alle suddette composizioni, è particolarmente pregevole soprattutto per le musiche di scena che egli scrisse per alcuni suoi drammi teatrali.

Lirica

Giornalismo di guerra

Saggistica

Traduzioni

Opere rifiutate

Edizioni delle opere

Note

  1. ^ a b Massimo Pedroni, Alla riscoperta di Bontempelli, l'intellettuale del "realismo magico" che duellò con Ungaretti, su secoloditalia.it, 6 novembre 2020. URL consultato il 16 novembre 2023.
  2. ^ Ugo Piscopo, Massimo Bontempelli - per una modernità dalle pareti lisce, Edizioni scientifiche italiane, 2001, p. 501. URL consultato il 16 novembre 2023.
  3. ^ ALDERIGHI, Dante, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988), su treccani.it.
  4. ^ Alfredo Giovine, Dante Alderighi musicista tarantino, Bari, 1971, pp. 9, 13.
  5. ^ Antonio Fichera, Breve storia della vendetta - arte, letteratura, cinema: la giustizia originaria, Castelvecchi, 2004, p. 163, ISBN 978-88-761-5003-6. URL consultato il 16 novembre 2023.
  6. ^ Le polemiche sorte intorno alla nascita di «'900» sono ricostruite in F. Pierangeli, Ungaretti e il secondo mestiere (1919-1937), premessa di E. Giachery, Loffredo, Napoli 2016. Auria, inoltre, ha sostenuto che «Il motivo che spingeva Ungaretti a frenare la nascita di «'900» non va cercato soltanto nel timore, da parte del poeta, di vedere ridotto il suo ruolo di 'ponte', per gli scrittori italiani, verso «Commerce» e «NFR». In realtà, Ungaretti sognava da sempre di fondare e dirigere una grande rivista internazionale, e l'eventuale successo dell'iniziativa di Bontempelli avrebbe infranto quel sogno» (C. Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, Le Monnier, Firenze 2019, p. 150).
  7. ^ La nomina di Bontempelli ad Accademico d'Italia suscitò anche qualche reazione negativa. Giuseppe Ungaretti, per esempio, reagì con veemenza, anche mettendosi a urlare per strada contro Bontempelli e Ojetti, altro neo Accademico d'Italia (G. Ansaldo, Il Giornalista di Ciano, Diari 1932-1943, a cura di G. Mercenaro, Il Mulino, Bologna 2000, p. 21). Ungaretti, del resto, aspirava anche lui a un seggio dell'Accademia d'Italia: «Mio Duce, redattore del Popolo d'Italia nel 1919, diciannovista, chiedo l'insigne onore di non essere dimenticato nella lista di quelli che furono fedeli fin dalla prima ora» (lettera di Ungaretti a Mussolini del 18 febbraio 1929, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del Duce, fascicolo Ungaretti).
  8. ^ Gian Antonio Stella, Soltanto Bontempelli disse no alla cattedra di un ebreo espulso, su Corriere della Sera, 28 agosto 2018. URL consultato il 31 gennaio 2024.
  9. ^ Nel febbraio 1939 a Bontempelli venne ritirata la tessera del PNF «Per aver dimostrato con scritti e discorsi di non possedere in senso assoluto le qualità che costituiscono lo spirito tradizionalmente fascista» (Archivio centrale dello Stato, Ministero della Cultura Popolare, fascicolo Bontempelli, appunto del Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura Popolare del 1º febbraio 1939). Curiosamente, da quello stesso documento relativo a Bontempelli veniamo a sapere che in quegli stessi giorni veniva ritirata la tessera fascista anche a Giuseppe Ungaretti, «con uguale motivazione senza però la dicitura "con scritti"» (Massimo Bontempelli e Giuseppe Ungaretti Archiviato il 25 marzo 2020 in Internet Archive.
  10. ^ Bo, Carlo, La scomparsa di Bontempelli, in La Stampa, 23 luglio 1960
  11. ^ Di Stefano Paolo, Niente seggio per Bontempelli, fascista ma non troppo, Corriere della Sera, 01-12-03 [1]
  12. ^ Procedura: Contestazione di Elezione, su senato.it. URL consultato il 25 febbraio 2018.
  13. ^ Pierluigi Battista, Cancellare le tracce, Milano, Rizzoli, 2006, p. 38. URL consultato il 16 novembre 2023..
  14. ^ Luigi Fontanella, Storia di Bontempelli, Ravenna, Longo, 1997, p. 101.
  15. ^ 1953, Massimo Bontempelli, su premiostrega.it. URL consultato il 9 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2019).
  16. ^ Istituto Nastro Azzurro, su decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org. URL consultato il 26 giugno 2016.

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Predecessore Fondatore e direttore di "900" Successore // da novembre del 1926 a giugno del 1929 cessata
Predecessore Fondatore e direttore di Quadrante Successore // da maggio del 1933 a ottobre del 1936 cessata
Predecessore Direttore de L'Italia Letteraria Successore Armando Ghelardini da gennaio a dicembre del 1936 sospensione delle pubblicazioni
Predecessore Direttore di Domus Successore Gio Ponti dal luglio 1941 all'ottobre 1943 Melchiorre Bega
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