Diocesi di Avezzano
Dioecesis Marsorum
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi dell'Aquila
Regione ecclesiasticaAbruzzo-Molise
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
 
VescovoGiovanni Massaro
Vicario generaleGiovanni Venti
Vescovi emeritiPietro Santoro
Presbiteri93, di cui 76 secolari e 17 regolari
1.152 battezzati per presbitero
Religiosi19 uomini, 109 donne
Diaconi5 permanenti
 
Abitanti120.301
Battezzati107.200 (89,1% del totale)
StatoItalia
Superficie1.700 km²
Parrocchie100 (7 vicariati)
 
ErezioneIX secolo
Ritoromano
CattedraleSan Bartolomeo
ConcattedraleBasilica di Santa Maria delle Grazie
Santi patroniSanta Sabina
IndirizzoCorso della Libertà 54, 67051 Avezzano [L'Aquila], Italia
Sito webwww.diocesidiavezzano.it
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia

La diocesi di Avezzano o dei Marsi (in latino Dioecesis Marsorum) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi dell'Aquila e appartenente alla regione ecclesiastica Abruzzo-Molise. Nel 2020 contava 107.200 battezzati su 120.301 abitanti. È retta dal vescovo Giovanni Massaro.

Patrona della diocesi è Santa Sabina.

Territorio

Carta della diocesi dei Marsi pubblicata nel 1678 (Muzio Febonio)

Il territorio della diocesi coincide quasi per intero con la regione storico-geografica della Marsica, nella zona sud-occidentale della provincia dell'Aquila. Comprende i comuni di Aielli, Avezzano, Bisegna, Capistrello (esclusa la frazione di Pescocanale), Cappadocia, Carsoli, Castellafiume, Celano, Cerchio, Collarmele, Collelongo, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi, Luco dei Marsi, Magliano de' Marsi, Massa d'Albe, Opi, Oricola, Ortona dei Marsi, Ortucchio, Ovindoli, Pereto, Pescasseroli, Pescina, Rocca di Botte, San Benedetto dei Marsi, Sante Marie, Scurcola Marsicana, Tagliacozzo, Trasacco, Villavallelonga e la frazione di Rovere (Rocca di Mezzo).

Sede vescovile è la città di Avezzano, dove si trova la cattedrale di San Bartolomeo, mentre a Pescina sorge la concattedrale della diocesi, la basilica di Santa Maria delle Grazie[1]. Antica e prima cattedrale dei Marsi è stata dall'XI al XVI secolo la chiesa di Santa Sabina di cui resta intatta solo la facciata frontale con il portale romanico-gotico a San Benedetto dei Marsi. A Trasacco si trova la basilica dedicata ai Santi Cesidio e Rufino. Cinque sono i santuari ufficiali diocesani[2]: il santuario della Madonna dei Bisognosi tra Pereto e Rocca di Botte, il santuario della Madonna dell'Oriente a Tagliacozzo, il santuario della Madonna della Vittoria a Scurcola Marsicana, il santuario della Madonna di Pietraquaria sul monte Salviano e il santuario della Madonna del Silenzio in San Francesco ad Avezzano.

Il territorio si estende su 1.700 km² ed è suddiviso in 100 parrocchie, raggruppate in 7 zone pastorali o foranie: Avezzano, Carsoli, Celano, Magliano de' Marsi, Pescina, Tagliacozzo e Trasacco[3].

Cattedrale

Lo stesso argomento in dettaglio: Cattedrale di Avezzano.

Carta della diocesi dei Marsi del 1735 (Diego de Revillas)
Facciata dell'antica cattedrale di Santa Sabina (San Benedetto dei Marsi)

Sono almeno quattro le chiese cattedrali dedicate all'apostolo Bartolomeo edificate nel corso dei secoli nella città di Avezzano. Tutte hanno dovuto fare i conti con i frequenti terremoti che hanno devastato la zona[1].

Un'antica chiesa dedicata forse a Sant'Antonio abate e poi a San Bartolomeo fu edificata prima dell'anno mille. Quest'edificio ricevette dal re di Sicilia Guglielmo II (seconda metà del XII secolo) il titolo di "cappella reale". Essa è poi documentata nel XIII secolo in un atto notarile, che attesta il pagamento alla chiesa di vari tributi da parte della gente del luogo.

Il primo edificio fu in parte distrutto da un terremoto nel 1349 per essere ricostruito ed ingrandito in forme architettoniche rinascimentali nel XVI secolo, ricevendo il titolo di collegiata nel 1572. Anche la chiesa cinquecentesca fu distrutta da un sisma avvenuto nel 1703. Ricostruita fu nuovamente ancora rasa al suolo dal terremoto del 1915. L'attuale chiesa cattedrale, ricostruita a partire dal 1930 venne consacrata nel 1942[2][3]. In stile neorinascimentale, presenta internamente tre navate divise da pilastri.

Storia

La basilica di Santa Maria delle Grazie a Pescina
Basilica dei Santi Cesidio e Rufino a Trasacco

Secondo la tradizione, il primo evangelizzatore e vescovo dei Marsi è stato nel I secolo san Marco il galileo, discepolo di san Pietro e poi vescovo di Atina; un altro dei vescovi dei primi secoli di cui è stata tramandata memoria è stato san Rufino, poi vescovo di Assisi, che fu attivo nell'evangelizzazione della regione insieme al figlio Cesidio. Dopo Marco e Rufino la tradizione menziona i vescovi Eutichio, Elpidio e Vaticano: di tutti questi presunti vescovi, dei primi cinque secoli dell'era cristiana, non ci sono prove inconfutabili che siano stati vescovi marsicani.

La prima menzione storicamente attendibile di un episcopus Marsicanus risale alla metà del VI secolo con il vescovo Giovanni, documentato in due occasioni: la sua firma appare in una sentenza di papa Vigilio contro Teodoro di Cesarea; inoltre fu presente a Costantinopoli con lo stesso papa durante il secondo concilio ecumenico e la sua firma si trova in calce ad uno dei decreti contro i Tre Capitoli.

All'inizio del VII secolo un prete nativo della Marsica fu eletto al soglio pontificio con il nome di papa Bonifacio IV.

Durante l'epoca del vescovo Rottario (seconda metà del X secolo) si ha la conferma che la sede della diocesi marsicana era la città di Marsia, "Civitas marsicana" costruita in posizione attigua al decaduto foro italico di Marruvium (presso la contemporanea San Benedetto dei Marsi), antico capoluogo della Marsica. A Rottario succedette Alberico dei conti dei Marsi, che a detta dello storico Di Pietro «visse per molto tempo non da pastore, ma da lupo»: uomo di dubbia condotta morale, cercò di impossessarsi dell'abbazia di Montecassino, facendone accecare l'abate. Gli succedette il figlio Quinigi, imposto sulla sede marsicana dal padre.

Durante l'episcopato di Pandolfo, nel 1048, a causa della rivalità fra i conti Berardi dei Marsi, uno di questi, Attone, si creò una propria diocesi con sede a Santa Maria in Cellis a Carsoli. Lo scisma durò fino al 1057, quando il sinodo romano di quell'anno riconobbe Pandolfo come unico vescovo dei Marsi[4]; contestualmente Attone fu trasferito alla sede di Chieti e con la bolla In specula Sanctae[5] del 9 dicembre papa Stefano IX tracciò i nuovi confini della diocesi, che comprendevano anche la regione carseolana. A Pandolfo si deve la stesura di uno dei più importanti documenti storici della chiesa marsicana, un Exsultet, commissionato dal vescovo ai monaci di Montecassino.

Il 25 febbraio 1115 san Berardo dei Marsi ottenne da papa Pasquale II, con la bolla Sicut iniuxta[6], la definizione dei confini della diocesi e delle chiese soggette alla cattedrale, ponendo così fine ai diversi tentativi di autonomia ed esenzione delle chiese locali. I confini della diocesi furono confermati da papa Clemente III in una bolla indirizzata nel 1188 al vescovo Eliano[7].

Durante il periodo dello scisma d'Occidente, la diocesi si divise in due fazioni, l'una a favore dei papi di Roma, l'altra partigiana dei papi di Avignone; furono vescovi di obbedienza romana Giacomo Romano, Gentile Maccafani e Filippo; di obbedienza avignonese furono invece i vescovi Pietro Albertini e Giuliano Tomasi.

Santuario della Madonna dei Bisognosi (Pereto-Rocca di Botte)
Santuario della Madonna dell'Oriente a Tagliacozzo

Nel 1580, all'epoca del vescovo Matteo Colli, con la bolla In suprema dignitatis apostolicae specula[8] di papa Gregorio XIII, la cattedrale e la sede vescovile vennero trasferite a Pescina, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. Allo stesso vescovo si deve l'istituzione del seminario diocesano, del palazzo vescovile e la fine della ricostruzione della cattedrale. All'inizio del Seicento, il vescovo Bartolomeo Peretti consacrò la cattedrale e indisse il secondo sinodo diocesano; il primo era stato celebrato da Giambattista Milanese al ritorno dal concilio di Trento.

Il vescovo Diego Petra (1664-1680) pubblicò postume le Historiae Marsorum libri tres dell'abate Muzio Febonio, prima opera di carattere storico sulle origini e sui vescovi della diocesi dei Marsi.

Santuario della Madonna di Pietraquaria ad Avezzano

Nel Settecento, il vescovo Benedetto Mattei (1760-1776), per il cattivo stato in cui si trovava il suo palazzo episcopale, trasferì la propria sede da Pescina a Celano. Questo ridestò antichi rancori, che avevano diviso il clero delle due città nel corso del medioevo fino al termine del Cinquecento.

In seguito alla ricostruzione della zona dopo il grande terremoto del 1915 la sede provvisoria fu stabilita presso il palazzo Ducale di Tagliacozzo[9], mentre il 16 gennaio 1924 con la bolla Quo aptius di papa Pio XI la sede vescovile fu ufficialmente trasferita da Pescina ad Avezzano[10]: la chiesa di San Bartolomeo divenne la nuova cattedrale diocesana, mentre alla precedente fu assegnato il titolo di concattedrale e nel 2016 quello di basilica. Il vescovo Pio Marcello Bagnoli ebbe larga parte nell'opera di ricostruzione materiale e morale della diocesi dopo il terremoto.

La diocesi, immediatamente soggetta alla Santa Sede fin dal Medioevo, il 15 agosto 1972 entrò a far parte della nuova provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi dell'Aquila, divenendone suffraganea.

Il 30 settembre 1986 in forza del decreto Cum procedere della Congregazione per i Vescovi la diocesi ha assunto il nome attuale, pur mantenendo la denominazione latina di Dioecesis Marsorum, diocesi dei Marsi.

Cronotassi dei vescovi

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Lapide posta nel palazzo vescovile di Avezzano

Diversi sono gli autori marsicani che si sono cimentati nella stesura della cronotassi dei vescovi dei Marsi.[11] Il primo fu nel Seicento l'abate Muzio Febonio[12], che pubblicò in latino nel 1678 l'opera Historiae Marsorum libri tres, con una sezione dedicata al Marsorum episcoporum catalogus. Un secolo dopo, Pietro Antonio Corsignani, vescovo di Venosa e poi di Valva e Sulmona, tradusse in italiano e aggiornò l'opera del Febonio.[13] Nell'Ottocento Andrea Di Pietro, canonico e teologo della cattedrale di Pescina, pubblicò un catalogo dei vescovi marsicani[14] con notizie estratte dagli autori precedenti e da un manoscritto, oggi perduto, dal titolo Serie dei vescovi manoscritte esistente nell'archivio capitolare dei Marsi; inoltre poté consultare i documenti dell'archivio diocesano prima che questi venisse danneggiato nel terremoto del 1915. Infine, all'inizio del Novecento Domenico Scipioni, professore e rettore del seminario, scrisse Epitome storica della diocesi dei Marsi e Catalogo biografico dei vescovi, testo rimasto manoscritto e conservato oggi nell'archivio diocesano.

Statistiche

La diocesi nel 2020 su una popolazione di 120.301 persone contava 107.200 battezzati, corrispondenti all'89,1% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 124.700 125.000 99,8 133 105 28 937 25 125 85
1969 129.850 130.000 99,9 141 107 34 920 41 283 92
1980 113.000 113.400 99,6 133 101 32 849 39 180 98
1990 107.500 109.000 98,6 162 128 34 663 4 38 218 100
1999 118.120 120.500 98,0 119 87 32 992 5 37 186 100
2000 117.908 121.500 97,0 115 90 25 1.025 5 30 178 100
2001 115.600 118.000 98,0 103 78 25 1.122 5 25 170 97
2002 115.600 118.000 98,0 113 84 29 1.023 5 29 172 98
2003 115.000 118.000 97,5 102 80 22 1.127 5 22 172 98
2004 115.000 118.000 97,5 100 78 22 1.150 5 22 172 98
2006 109.000 115.137 94,7 109 80 29 1.000 5 30 130 95
2012 109.380 119.210 91,8 103 78 25 1.061 5 26 128 97
2015 115.186 122.241 94,2 108 82 26 1.066 5 29 129 97
2018 108.000 122.230 88,4 97 72 25 1.113 5 25 114 97
2020 107.200 120.301 89,1 93 76 17 1.152 5 19 109 100

Note

  1. ^ Magda Tirabassi, Pescina, Santa Maria delle Grazie diventa basilica, su terremarsicane.it, Terre Marsicane, 28 novembre 2016. URL consultato il 2 dicembre 2016.
  2. ^ Santuari diocesani, su diocesidiavezzano.it, Diocesi di Avezzano. URL consultato il 27 maggio 2020.
  3. ^ Parrocchie della diocesi di Avezzano, su diocesidiavezzano.it, Diocesi di Avezzano. URL consultato il 18 marzo 2019.
  4. ^ Chiesa di Santa Maria in Cellis di Carsoli, su webmarsica.it, Web Marsica. URL consultato il 24 gennaio 2021.
  5. ^ Testo della bolla in: Ughelli, op. cit., coll. 890-891.
  6. ^ Testo della bolla in: Ughelli, op. cit., coll. 92-893.
  7. ^ Bolla di Papa Clemente III, su pereto.org, Pereto.org (Copia settecentesca in Andrea Di Pietro), Agglomerazioni delle popolazioni attuali della diocesi dei Marsi, vol. I, Avezzano, 1869, pp. 311-320.). URL consultato il 23 aprile 2019.
  8. ^ Testo della bolla in: Muzio Febonio, Historiae Marsorum libri tres, Napoli, 1678, pp. 39-41 del Catalogus.
  9. ^ La Diocesi dei Marsi, su terremarsicane.it, Terre Marsicane. URL consultato il 5-11-2016.
  10. ^ Angelo Melchiorre, I Papi e la Marsica, su terremarsicane.it, Terre Marsicane. URL consultato il 5-11-2016.
  11. ^ Notizie estratte da Massimo Basilici, op, cit., pp. 4-5.
  12. ^ Muzio Febonio, Historiae Marsorum libri tres, Napoli, 1678.
  13. ^ Pietro Antonio Corsignani, Reggia Marsicana ovvero memorie topografico-storiche, Napoli, 1738. Il catalogo dei vescovi marsicani è alle pagine 533-576.
  14. ^ Andrea Di Pietro, Catalogo dei vescovi della diocesi dei Marsi, Avezzano, 1872. Ristampato nel 2011.
  15. ^ I vescovi Eutichio e Elpidio sono menzionati solo dal Di Pietro, ma le fonti agiografiche a cui si riferisce non dicono affatto che fossero vescovi dei Marsi.
  16. ^ L'attribuzione alla diocesi dei Marsi di questo vescovo, che prese parte al sinodo romano del 501, è dovuta a Lanzoni, il quale tuttavia è consapevole che la sua è solo una congettura: Vaticano potrebbe essere, secondo la sua opinione, vescovo di Celano nella Marsia, sede provvisoria dei vescovi marsicani. Infatti i manoscritti riportano varie lezioni, tra cui episcopus caeneliensis, ceneliensis, caeliniensis, celeniensis, ecc. Ughelli attribuì Vaticano alla diocesi di Cagli.
  17. ^ Di Pietro pone il vescovo Luminoso tra i partecipanti del sinodo romano del 649, all'epoca di papa Martino I; Febonio invece dice che questo vescovo prese parte ad un concilio Lateranense del 1078, di cui però non si ha nessuna conoscenza, all'epoca di papa Martino II.
  18. ^ Tuderisio secondo Febonio, Leodrisio secondo Di Pietro. Gli editori dell'edizione critica degli atti del concilio romano dell'853, preferiscono la lezione Liuderisius alla variante Tuderisius. Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, a cura di Wilfried Hartmann, in Monumenta Germaniae Historica, Concilia, Tomus III, Hannover, 1984, p. 337, 25.
  19. ^ Questo vescovo è documentato solo da Corsignani e da Gams.
  20. ^ Così Di Pietro. Ughelli pone l'elezione di Pandolfo nel 1056.
  21. ^ Attone, Dizionario biografico degli italiani, vol. IV 1962.
  22. ^ Vescovo documentato da Di Pietro, in forza di una pergamena conservata nell'archivio del capitolo, oggi perduta.
  23. ^ Documentato da tutti gli autori marsicani a partire da Febonio, secondo il quale Fra Berardo ricevette nel 1153 una lettera di papa Anastasio IV, oggi perduta.
  24. ^ Il vescovo Giovanni da Segni è documentato da Febonio e Corsignani; Gams lo inserisce nella sua cronotassi, ma con il beneficio del dubbio.
  25. ^ La sequenza dei tre vescovi di nome Benedetto, interrotta dai vescovi Berardo e Giovanni da Segni, non è riconosciuta da Norbert Kamp, il quale ammette un solo vescovo Benedetto, documentato dal 1148 al 1178, con l'esclusione degli altri nomi, ammessi invece dagli autori marsicani. Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien. Prosopographische Grundlegung. Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266. 1. Abruzzen und Kampanien, München, 1973, p. 30.
  26. ^ La data di morte in: Kamp, op. cit., p. 29.
  27. ^ Vescovo ammesso da Febonio e Corsignani nel 1192, e da Gams, ma in data incerta, fra il 1192 e il 1198. Ignoto al Kamp.
  28. ^ Il vescovo Ingeamus è collocato da Febonio nel 1195 e da Di Pietro nel 1198. Kamp invece (op. cit., pp. 28-29) documenta un vescovo Ingnitius (o Ignitius, Iggezzo, Ingecio) dal 1195 al 1207.
  29. ^ Abbastanza incerta è la sequenza dei vescovi da Tommaso I a Tommaso II. Tommaso I e Anselmo sono documentati solo da Di Pietro. Berardo e Tommaso II sono invece nomi documentati dalle carte dell'archivio diocesano, ma ignoti a tutti gli autori marsicani. Kamp (op. cit., p. 30) ammette un solo vescovo, Tommaso, documentato dal 1209 al 1219.
  30. ^ Vescovo documentato da Di Pietro e Kamp.
  31. ^ Kamp, op. cit., p. 31.
  32. ^ Kamp, op. cit., pp. 31-32.
  33. ^ Kamp, op. cit., pp. 32-33. Ad eccezione di Di Pietro, nessun autore marsicano conosce questo vescovo.
  34. ^ Documentato da Kamp (op. cit., pp. 33-34) nel 1250 e 1251.
  35. ^ Kamp, op. cit., p. 34. Documentato nel 1254 e 1255 come "vescovo eletto".
  36. ^ Kamp, op. cit., p. 35.
  37. ^ Documentato in queste date da Kamp, op. cit., p. 35.
  38. ^ Vescovo eletto forse già nel 1276 (Gams), confermato e consacrato nel 1286; in competizione con Antonio, candidato eletto dal clero di Celano (Eubel, op. cit., vol. II, p. XXIX).
  39. ^ Massimo Basilici, Monsignor Aloisio, un vescovo sconosciuto, pp. 2-4.
  40. ^ Nominato vescovo titolare di Filomelio.

Bibliografia

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