Alberto Asor Rosa

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato20 giugno 1979 –
25 novembre 1980
LegislaturaVIII
Gruppo
parlamentare
PCI
CollegioCUN
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Comunista Italiano
Titolo di studioLaurea in Lettere
UniversitàUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"
ProfessioneDocente universitario

Alberto Asor Rosa (Roma, 23 settembre 1933Roma, 21 dicembre 2022) è stato un critico letterario, storico della letteratura, saggista e politico italiano.

Biografia e carriera

[modifica | modifica wikitesto]

Diplomatosi al liceo classico Augusto di Roma, si laureò all'Università romana degli Studi "La Sapienza", avendo come relatore Natalino Sapegno. Di formazione marxista, vicino alle posizioni operaiste di Mario Tronti, collaborò alle riviste Quaderni Rossi, Classe operaia, Laboratorio politico e Mondo Nuovo. Fu direttore della rivista Contropiano (1968-1971) e, dal 1989, del settimanale del PCI Rinascita. Progettò e diresse la collana Letteratura Italiana Einaudi.[1]

Nel 1956, a seguito della rivoluzione ungherese, fu tra i firmatari del "Manifesto dei 101", con cui numerosi intellettuali deplorarono l'intervento sovietico. Nel 1965, col saggio Scrittori e popolo, individuò e sottopose a critica quello che egli riteneva il filone populista presente nella letteratura italiana contemporanea, criticando, fra gli altri, il romanzo di Pier Paolo Pasolini Ragazzi di vita.[2]

Dal 1972 fu professore ordinario di letteratura italiana all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", dopo aver insegnato nei licei e in altre università, come quella di Cagliari. Pubblicò saggi su Niccolò Machiavelli, Alessandro Manzoni e Giuseppe Ungaretti.[3]

Eletto nel 1979 deputato alla Camera nelle liste del Partito Comunista Italiano, si dimise nel novembre 1980 per tornare all'insegnamento.[4]

Abbandonò l'attività didattica nel 2003, una volta raggiunti i limiti d'età per la pensione, e iniziò quindi a dedicarsi alla narrativa, pubblicando i romanzi L'alba di un mondo nuovo (Einaudi, 2002), Storie di animali e altri viventi (Einaudi, 2005) e Assunta e Alessandro (Einaudi, 2010).

Dal 2002 fu cittadino onorario della città di Artena, in cui, da bambino, passava ogni estate a casa della nonna materna. Nel 2004 rianimò la rivista Bollettino di italianistica, semestrale di critica, storia letteraria, filologia e linguistica, prendendone la direzione.[5] Riprese anche l'attività didattica nel 2006, come professore a contratto a titolo gratuito, presso "La Sapienza". Nel 2016 espresse posizioni vicine al movimento No Cav schierandosi a favore della tutela delle Alpi Apuane.[6][7]

Nel 2011 in un articolo, pubblicato su il manifesto, auspicò

«una prova di forza che, con l'autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall'alto, instaura quello che io definirei un normale "stato d'emergenza", si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato, congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d'interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l'Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale[8]»

Il pezzo destò scalpore e critiche. I suoi detrattori lo accusarono di auspicare un colpo di Stato contro Silvio Berlusconi, che poco tempo dopo dovette lasciare l'incarico in favore di Mario Monti.[9][10][11]

È morto a Roma il 21 dicembre 2022, all’età di 89 anni.[12] È sepolto nel cimitero del Verano.

Vita privata

[modifica | modifica wikitesto]

Aveva due figlie, Angela e Laura.

Opere

[modifica | modifica wikitesto]

Manualistica

[modifica | modifica wikitesto]

Critica letteraria

[modifica | modifica wikitesto]

Saggistica politica e memorialistica

[modifica | modifica wikitesto]

Narrativa

[modifica | modifica wikitesto]

Note

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Antonio Carioti, È morto Alberto Asor Rosa: intellettuale, saggista e voce critica della sinistra, aveva 89 anni, su Corriere della Sera, 21 dicembre 2022. URL consultato il 21 dicembre 2022.
  2. ^ A. Asor Rosa, Scrittori e popolo, Roma, Savelli, pp. 413-435
  3. ^ Alberto Asor Rosa, il comunista eretico, Il Giornale, 21 dicembre 2022
  4. ^ DIMISSIONI DI DEPUTATI: Asor Rosa Alberto (Respinte) / Dibattiti / VIII Legislatura della Repubblica italiana / Lavori, su Camera dei deputati - Portale storico. URL consultato il 15 febbraio 2019.
  5. ^ Il Bollettino di italianistica sul sito dell'editore romano Carocci
  6. ^ Carrara, in difesa delle Alpi Apuane l'appello di scrittori e intellettuali, su la Repubblica, 7 settembre 2016. URL consultato il 3 agosto 2021.
  7. ^ Appello alla Corte Costituzionale contro la privatizzazione e lo sfruttamento delle Alpi Apuane, su Il Giornale dell'arte. URL consultato il 3 agosto 2021.
  8. ^ Il testo dell'articolo, su ilmanifesto.it. URL consultato il 21 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2011).
  9. ^ Arredamento Casa e Design - ilpuntodue, su ilpuntodue.it, 13 gennaio 2022. URL consultato il 14 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2022).
  10. ^ Tecnica di un colpo di Stato Archiviato il 22 maggio 2014 in Internet Archive.
  11. ^ Blog | Il colpo di... sole di Asor Rosa, su Il Fatto Quotidiano, 14 aprile 2011. URL consultato il 14 luglio 2022.
  12. ^ Addio Alberto Asor Rosa, l'intellettuale battagliero, su ansa.it, 21 dicembre 2022. URL consultato il 21 dicembre 2022.
  13. ^ Albo vincitori "Isola di Arturo", su premioprocidamorante.it. URL consultato il 9 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2019).

Bibliografia

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN4924891 · ISNI (EN0000 0001 2118 4310 · SBN CFIV008287 · BAV 495/107735 · LCCN (ENn79006391 · GND (DE119317672 · BNE (ESXX1089387 (data) · BNF (FRcb11885662r (data) · J9U (ENHE987007275581705171 · NSK (HR000340468 · CONOR.SI (SL28769891