Anna Maria Ortese

Anna Maria Ortese (Roma, 13 giugno 1914Rapallo, 9 marzo 1998) è stata una scrittrice italiana. Ha ricevuto il Premio Strega per il suo romanzo più noto al grande pubblico, Poveri e semplici, e il Premio Viareggio[1].

Biografia

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«Sono lieta, in mezzo alle mie tristezze mediterranee, di essere qui. E dirvi com’è bello pensare strutture di luce, e gettarle come reti aeree sulla terra, perché essa non sia più quel luogo buio e perduto che a molti appare, o quel luogo di schiavi che a molti si dimostra»

Infanzia e giovinezza

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Anna Maria Ortese[2] nacque a Roma il 13 giugno 1914, figlia di Oreste Ortese, un funzionario prefettizio originario di Caltanissetta, e di Beatrice Vaccà, benestante napoletana discendente da una famiglia di scultori originari della Lunigiana. La scrittrice aveva cinque fratelli e una sorella, Maria, con la quale convivrà per tutta la vita.

Nel 1915, con l'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale, il padre è richiamato nell'esercito e la moglie, i figli e la nonna materna lasciano Roma e si trasferiscono dapprima in Puglia e poi in Campania, a Portici.

Nel 1919, alla fine del conflitto, la famiglia si riunisce a Potenza, nuova sede di lavoro del padre, ove soggiorna fino al 1924. Qui Ortese frequenta le prime classi della scuola elementare, che prosegue poi nell'allora Libia italiana, dove la famiglia risiede dal 1925 al 1928, anno del loro rientro definitivo in Italia, quando si stabiliscono a Napoli. Nel capoluogo campano, la scrittrice frequenta per un breve periodo un istituto commerciale; i suoi studi sono però irregolari e la sua formazione è soprattutto quella di un'autodidatta.

Nel gennaio del 1933 muore il fratello marinaio Emanuele, cadendo da un'altezza mentre sistemava le vele di un'imbarcazione presso cui era impiegato, in Martinica. La perdita dell'amato fratello le lascia un dolore cupo, uno smarrimento che la spinge a scrivere. Pubblica infatti dopo alcuni mesi, sulla rivista L'Italia letteraria, alcune poesie che le valgono qualche elogio e il primo incoraggiamento a dedicarsi pienamente alla scrittura.

L'anno successivo, sempre per la stessa rivista, scrive il suo primo racconto, Pellerossa, dove, come dichiara l'autrice stessa, «è adombrato un tema fondamentale della mia vita: lo sgomento delle grandi masse umane, della civiltà senza più spazi e innocenza, dei grandi recinti dove saranno condotti gli uomini comuni». Nel 1937 l'editore Bompiani, dietro consiglio di Massimo Bontempelli, le pubblica la raccolta di racconti Angelici dolori, accolta con favore, ma anche con riserve (soprattutto da parte di Enrico Falqui e Giancarlo Vigorelli).

Sempre nel 1937, un altro grave lutto colpisce la scrittrice: muore in Albania il fratello gemello Antonio, marinaio (Tenente di Vascello) come Emanuele, pugnalato in circostanze non del tutto chiare dal suo attendente.[3]

Dal 1938, insieme alla famiglia, la giovane Ortese incomincia a spostarsi in varie città dell'Italia centro-settentrionale: Firenze, Trieste e Venezia, dove trova un impiego come correttrice di bozze al Gazzettino. Nel 1939 si reca a Trieste e partecipa ai Littoriali Femminili, vincendoli: ciò le consente di collaborare con importanti riviste come Belvedere, L'Ateneo veneto, Il Mattino, Il Messaggero e Il Corriere della sera.

Anna Maria Ortese e Napoli

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«Ho abitato a lungo in una città veramente eccezionale. Qui, (...) tutte le cose, il bene e il male, la salute e lo spasimo, la felicità più cantante e il dolore più lacerato, (...) tutte queste voci erano così saldamente strette, confuse, amalgamate tra loro, che il forestiero che giungeva in questa città ne aveva (...) una impressione stranissima, come di una orchestra i cui istrumenti, composti di anime umane, non obbedissero più alla bacchetta intelligente del Maestro, ma si esprimessero ciascuno per proprio conto suscitando effetti di meravigliosa confusione...»

Nel 1945 ritorna a Napoli ed in questa città, per lei quasi magica, l'ispirazione e l'immaginazione della scrittrice trovano presto un correlativo oggettivo per manifestarsi appieno.

Nel dopoguerra collabora attivamente alla rivista culturale Sud, diretta da Pasquale Prunas e che vede le firme, oltreché sua, d'intellettuali, letterati ed artisti meridionali come Luigi Compagnone, Raffaele La Capria, Giuseppe Patroni Griffi, Rocco Scotellaro, Ennio Mastrostefano, Tommaso Giglio, Domenico Rea, Francesco Rosi ed altri.

Nel 1950 viene pubblicato il suo secondo libro di racconti, L'Infanta sepolta, e nel 1953 la raccolta di novelle Il mare non bagna Napoli, alla quale viene assegnato il Premio speciale per la narrativa all'edizione 1953 del Premio Viareggio[5].

Caratterizzata da un pervasivo senso di disperazione e di rovina, in cui i vari brani della raccolta rievocavano le difficili condizioni della Napoli dell'immediato secondo dopoguerra, Il mare non bagna Napoli suscitò da subito delle fortissime reazioni in città, specie l'ultimo racconto, Il silenzio della ragione, in cui l'autrice mise alla berlina l'ambiente letterario ed intellettuale napoletano (da lei stessa tra l'altro vivamente frequentato), ritraendovi molto causticamente gioie e soprattutto miserie delle personalità culturali cittadine messesi allora più in vista (facendovi candidamente riferimento, oltretutto, per nome e cognome), cosa che la portò infine a troncare drasticamente i rapporti con quasi tutti i vecchi sodali di Sud e ad abbandonare la stessa Napoli, quantomeno fisicamente, visto che la città non cesserà mai di ritornare al centro della sua opera, come testimonieranno due libri scritti molti anni più tardi: Il porto di Toledo (1975) e Il Cardillo addolorato (1993).

Dopo la pubblicazione della raccolta, inizia dunque per la scrittrice un periodo molto sofferto e problematico, caratterizzatosi dall'emarginazione e dallo strisciante ostracismo culturale riservatole a causa delle sue posizioni sempre più critiche nei confronti del mondo intellettuale e culturale dell'Italia dell'epoca.

Milano

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La Ortese riprende a viaggiare sia in Italia sia all'estero (Londra, Mosca), scrivendo reportage. In uno dei suoi trasferimenti a Milano scrive alcuni reportage che sono raccolti e pubblicati nel 1958 dalla casa editrice Laterza con il titolo Silenzio a Milano.

Nel 1963 scrive L'iguana, romanzo pubblicato dalla Vallecchi due anni dopo.

Di nuovo a Milano, nel 1967, pubblica Poveri e semplici, che vince nello stesso anno il Premio Strega.[6] Il libro avrà un seguito ne Il cappello piumato (1979).

Tra il 1967 e il 1969 va collocata la stesura del testo teatrale Il vento passa.

Anna Maria Ortese, nonostante il suo carattere individualista, ha a cuore la comunità, ma reagisce a suo modo, rifugiandosi nei ricordi dei primi racconti, e così le ritorna alla mente l'adolescenza, la Napoli che non aveva capito o veduto, tutt'altro che letteraria o angelica. La situazione non felice della città e della famiglia, la madre impazzita, la tragica morte dei fratelli e gli eventi grandiosi e disgreganti delle due guerre mondiali, sono all'origine de Il porto di Toledo, pubblicato nel 1975 da Rizzoli. La prima edizione del libro, per disavventure editoriali, viene portata al macero, ma la scrittrice con grande ostinazione e abnegazione continuerà a lavorarci fino alla fine dei suoi giorni.

Gli ultimi anni

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Nel 1975 si trasferisce con la sorella a Rapallo, in provincia di Genova, dove rimane fino alla morte.

A partire dagli anni ottanta, avvia una fitta corrispondenza con Beppe Costa che la spinge a pubblicare prima Il treno russo, con il quale viene premiata a Rapallo, e successivamente Estivi terrori.

Versante in una situazione economica tutt'altro che rosea, riesce ad usufruire della Legge Bacchelli, grazie alla raccolta di firme e interventi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri organizzata dallo stesso Costa insieme a Dario Bellezza e alla giornalista Adele Cambria.

Lo stesso Costa la convince ad accettare la proposta del direttore della casa editrice Adelphi, Roberto Calasso, di ristampare le sue vecchie opere. Tra queste L'iguana, che nel 1988 viene tradotta in francese da Gallimard, ottenendo un discreto successo anche in Francia. Un suo racconto, In sonno e in veglia, riceve il Premio Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante.[7] Riceve anche, nel 1987, il Premio Nazionale Letterario Pisa di narrativa.[8]

Nel corso degli anni novanta vengono pubblicati Il cardillo addolorato (1993), ambientato in una magica Napoli settecentesca, e Alonso e i visionari (1996), nei quali torna a parlare di sé, anche se in modo molto più velato. Nel 1997 la giuria del Campiello le assegna il Premio Speciale alla carriera.[9]

Genova, cimitero monumentale di Staglieno, tomba di Anna Maria Ortese.

Il 12 gennaio 1997 viene pubblicato un suo appello su Il Giornale,[10] in cui chiede l'assoluzione per il criminale di guerra nazista Erich Priebke, proprio in quei giorni in attesa d'esser sottoposto ad un nuovo processo per le sue responsabilità nell'eccidio delle Fosse Ardeatine, scatenando un'accesissima polemica a cui, tra gli altri, parteciperanno intellettuali e scrittori come Carlo Bo, Erri De Luca e Cesare Segre.[11]

Presso la casa editrice Empiria escono due sue raccolte di poesie, Il mio paese è la notte (1996) e La luna che trascorre (1998). La morte la coglie nella sua casa di Rapallo il 9 marzo 1998, all'età di 83 anni; le sue ceneri vengono tumulate nel cimitero monumentale di Staglieno a Genova.

Giudizi critici

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"Anna Maria Ortese muove dal "realismo magico" di Bontempelli, dei suoi primi racconti, all'invenzione fantastica di tipo surrealistico, all'argomentazione saggistica, alla documentazione neorealistica nei romanzi del dopoguerra, sino alla polemica morale delle ultime opere".[12]

"Alcuni elementi tematici ritornano ossessivamente nelle opere della Ortese, richiamandosi a volte a distanza: ad esempio il motivo della "casa" come rifugio mitico e luogo di sentimenti estremi quali la felicità e l'angoscia. Ma tutto, luoghi e oggetti, assume... una carica simbolica e lirica con cui contrasta il realismo di reportages giornalistici, come Il mare non bagna Napoli".[13]

"Nel lavoro di Ortese la descrizione dettagliata e minuta ha la capacità di dilatare i luoghi e di alimentare la percezione del fantastico e dell'irreale: l'opera letteraria mette dunque in atto tutto il proprio potere di disvelamento suggerendo, attraverso una narrazione visionaria ma precisa, l'esistenza di una realtà più complessa. Attraverso la costruzione della ′menzogna′ narrativa, che vuole però il travestimento puntuale del possibile, ci si avvicina, forse, alla comprensione del mistero.[14]

Teatro, cinema e televisione

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Intitolazioni

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Opere

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Romanzi

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Raccolte

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Racconti

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Saggistica e scritti di viaggio

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Poesie

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Teatro

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Epistolari

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Traduzioni

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Onorificenze

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Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
«Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri»
— 2 giugno 1986[19]

Note

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  1. ^ Anna Maria Ortese e la sua Napoli, su raistoria.rai.it/, Rai - Radiotelevisione Italiana. URL consultato il 25 luglio 2016.
  2. ^ Le notizie biografiche sono tratte dal volume di Monica Farnetti, Anna Maria Ortese, Bruno Mondadori Editore, Milano 1998.
  3. ^ Dacia Maraini, Ventisei interviste sull'infanzia, p. 22.
  4. ^ Mosaico Italiano
  5. ^ Albo d'oro del Premio Viareggio Archiviato il 18 luglio 2012 in Internet Archive., pagina consultata il 12 maggio 2009.
  6. ^ 1967 Anna Maria Ortese, su premiostrega.it. URL consultato il 2 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2019).
  7. ^ Albo vincitori "Isola di Arturo", su premioprocidamorante.it. URL consultato il 9 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2019).
  8. ^ Albo d'oro, su premionazionaleletterariopisa.onweb.it. URL consultato il 7 novembre 2019.
  9. ^ Premio Speciale della Giuria dei Letterati, su premiocampiello.org. URL consultato il 6 maggio 2019.
  10. ^ Anna Maria Ortese, Deponiamo i bastoni - Pietà per Priebke lupo sconfitto, in Il Giornale del 12 gennaio 1996
  11. ^ Giulia Borgese, Cara Ortese, Priebke non è un povero lupo ferito, in Corriere della Sera del 13 gennaio 1997
  12. ^ Luperini-Cataldi-Marchiani-Marchese, La scrittura e l'interpretazione, in Dal Naturalismo al postmoderno, Edizioni Palumbo, Palermo 1998, p. 338.
  13. ^ Segre-Martignoni, Testi nella storia. Il Novecento, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Milano 1992. pp. 1518-1519.
  14. ^ Tiziana Concina, Le città di Anna Maria Ortese tra sogno e realtà, in "Sulle vie della parità" - Atti del 1º convegno di Toponomastica femminile, Roma 6/7 ottobre 2012.
  15. ^ empiria.com, http://www.empiria.com/chi_siamo.asp. URL consultato il 26 ottobre 2018.
  16. ^ PREMIO DI NARRATIVA "ANNA MARIA ORTESE". Terza Edizione 2004, su empiria.com. URL consultato il 26 ottobre 2018.
  17. ^ A Citylife l’omaggio ad Anna Maria Ortese e Anna Castelli Ferrieri, su comune.milano.it, 11 dicembre 2017. URL consultato il 12 dicembre 2017.
  18. ^ Premio Anna Maria Ortese ‘L’Iguana’ 2018, su expartibus.it, 18 giugno 2018. URL consultato il 26 ottobre 2018.
  19. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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