Beatrice Solinas Donghi (Serra Riccò, 29 marzo 1923Genova, 23 ottobre 2015) è stata una scrittrice e saggista italiana.

Biografia

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Nacque a Serra Riccò, nella Val Polcevera, primogenita del marchese Jack Donghi,[1] giornalista e scrittore; sua madre era una pittrice inglese. All'Università di Genova nel 1949 si laureò in lettere, indirizzo moderno. Visse a lungo in un'antica villa sulla collina di Albaro, presso Genova. Con il marito Luigi Solinas, di origine sarda, e con le due figlie si trasferì poi stabilmente nel capoluogo ligure.[2]

Tramite l'amica Anna Banti e il suo «primo estimatore» Giorgio Bassani[3], esordì da Feltrinelli con L'estate della menzogna (1959).[4]. Varie raccolte successive di racconti per adulti furono pubblicate da Feltrinelli, Rizzoli ed altri editori, tra il 1961 e il 2010: Natale non mio (1961), L'aquilone drago (1966) e, più distanziati nel tempo, Gli sguardi (1982), La bella fuga (1992), Città d'esilio (2003), Vite alternative (2010). «Il racconto è sempre stato la sua ideale misura narrativa».[5] Compare nell'antologia Racconti italiani del novecento dei Meridiani Mondadori, curata da Enzo Siciliano (2001).

L'uomo fedele (1965) fu finalista al premio Campiello.[6] Il contenuto di questo romanzo «consiste in gran parte nella rievocazione di un tipo di vita a contatto con la terra da coltivare, di cui oggi non si ha quasi più traccia».[7]

La Solinas Donghi è stata una narratrice attenta soprattutto alle varie età dell'infanzia e dell'adolescenza, con numerose fiabe e racconti e con assidua presenza anche su periodici e riviste del settore giovanile.[8]

Come saggista, si è occupata in particolare di Emily Brontë, la più appassionata delle sorelle Brontë, con la monografia Al di qua della leggenda (2001).

Tematiche e peculiarità

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Dinanzi a certi paesaggi della pittura veneta cari alla sensibilità estetica di Beatrice Solinas Donghi (e va ricordato che la madre era pittrice), la rappresentazione realistica della natura le appare trasfigurata «da un incanto che non è illusione, è anzi quella verità a cui l'abitudine rende ciechi, ma che basta un piccolo spazio di distanza a restituire».[9] A questa riflessione è riconducibile la sua ricerca narrativa - anche nei racconti per l'infanzia - dove la realtà quotidiana è proiettata «in ambienti ed epoche remoti». E dove il rischio di cadere nel moralismo è frenato da una «dosata ironia».[10]

Ha poi un ruolo centrale la capacità di osservazione. Come dice la protagonista e voce narrante de L'estate della menzogna: «Io non racconto, io giro intorno ai miei personaggi guardandoli (...); come si gira intorno a una statua per avere un'idea del tutto tondo».[11]

I caratteri salienti di questo tipo di narrativa sono stati così sintetizzati: «l'acutezza nell'osservazione dei particolari, la ricostruzione minuta degli ambienti, l'indagine psicologica anche esasperata alla luce di quel che è accaduto, dei fatti cioè cristallizzati nella memoria, eppure animati dal gioco raffinato e sottile delle "voci incrociate"».[12] Un gioco così insistito e minuzioso, da far correre il rischio della dispersione estetizzante.

Da aggiungere ancora una caratteristica, ed è l'asciutta sobrietà di uno stile di solito sorvegliato, che sa rispettare il lettore (specialmente se in età evolutiva). Questa peculiarità rinvia alla cosiddetta «inglesitudine», ossia a quel tratto caratteriale che per l'autrice era poi un dato genetico ereditato dalla madre inglese.[3]

Opere

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Narrativa per adulti

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Libri per bambini / ragazzi

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Poesia

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Saggi

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Lettere

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Note

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  1. ^ Cfr. Silvia Giacomoni, Beatrice Solinas Donghi, la forza del riserbo, in B. Solinas Donghi, La bella fuga, La Tartaruga, 1992, p. 163.
  2. ^ Marta Savini, Beatrice Solinas Donghi, in Letteratura italiana - I Contemporanei, volume sesto, Milano, Marzorati, 1974, p. 1437. Ulteriori notizie autobiografiche sono rintracciabili nel racconto breve Le parole e il tempo, (1965) e nelle Fiabe a Genova, (1972).
  3. ^ a b Beatrice Masini, Beatrice Solinas Donghi, in Andersen, 311, aprile 2014.
  4. ^ Già apparso nel periodico Paragone-Letteratura, numero 84, dicembre 1956, pp. 34-69.
  5. ^ Autori vari, Beatrice Solinas Donghi: un omaggio alla scrittrice genovese, incontro di studi organizzato da Dipartimento di Italianistica dell'università di Genova, 16 aprile 1913, in Mentelocale.it, URL consultato il 9/2/2016.
  6. ^ Premio Campiello, opere premiate nelle precedenti edizioni, su premiocampiello.org. URL consultato il 24 febbraio 2019.
  7. ^ Marta Savini, Op. cit., p. 1443.
  8. ^ Cfr. la sezione "Opere" di questa voce.
  9. ^ Beatrice Solinas Donghi, Paesaggi a Brera, in Diogene, numero 4, agosto 1961, p. 10.
  10. ^ Marta Savini, Op. cit., p. 1444.
  11. ^ Beatrice Solinas Donghi, L'estate della menzogna, Milano, Feltrinelli, 1959, p. 143.
  12. ^ Marta Savini, Op. cit., p. 1447.

Bibliografia

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Oltre alle su elencate recensioni di opere, esistono anche alcuni profili della scrittrice:

Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN62360389 · ISNI (EN0000 0003 7419 1404 · SBN CFIV017911 · BAV 495/318249 · LCCN (ENn85152867 · GND (DE119528169 · BNF (FRcb12166816w (data)